22.2.10
Se guardi questo video, poi morirai!
E invece, siamo ancora vivi.
Vivi, ma forse ancora un po' meno umani.
Come è stato possibile permettergli di dire in pubblico quelle cose?
Come ha potuto la gente dimenticare la sua Storia?
Vittorio Emanuele III e le guerre coloniali, l’apertura al Fascismo, l’entrata in guerra, la mancata difesa di Roma e la fuga a Brindisi...
Umberto II e il non riconoscimento del referendum istituzionale del ‘46...
Come può ignorare la delinquenza e l’arroganza dell’attuale Vittorio Emanuele, assassino, ladro e truffatore?
E dunque, con quale coraggio, a valle di questi fatti, quel bellimbusto si può permettere di cantare un testo simile?
Allora, siamo coerenti: il prossimo anno mandiamo a cantare, che so io, Fabrizio Corona e Roberto Fiore, oppure Dell’Utri e Tarantino (quello delle escort, non Quentin!).
Ed abbiamo il coraggio di farli vincere.
E’ piuttosto sconfortante constatare che uno straccio di parvenza democratica sia stato salvato dal benefico potere occulto di Maria De Filippi.
11.2.10
Le banane valgono una guerra?
Ora e sempre: RESISTENZA!
"...un popolo che apparentemente non scendeva per strada, un popolo tranquillo, un popolo umile, ha detto: "Adesso basta", si sono alzati tutti, dai quartieri, dalle colonie, dai villaggi, dalle com unità, dai centri di studio, dai centri di lavoro, e hanno detto: "Non accetteremo questa dittatura!"
"...un popolo che apparentemente non scendeva per strada, un popolo tranquillo, un popolo umile, ha detto: "Adesso basta", si sono alzati tutti, dai quartieri, dalle colonie, dai villaggi, dalle com unità, dai centri di studio, dai centri di lavoro, e hanno detto: "Non accetteremo questa dittatura!"
9.2.10
Anche noi amiamo Silvio!
Da PhotoShop Disaster:
L'immagine è tratta dal libro Noi amiamo Silvio, edito da Peruzzo.
Complimenti al grafico!
La foto ingrandita si può trovare qui.
L'immagine è tratta dal libro Noi amiamo Silvio, edito da Peruzzo.
Complimenti al grafico!
La foto ingrandita si può trovare qui.
8.2.10
Memoria selettiva
Trieste, 27 gennaio. Giorno della Memoria.
La bora soffia sulla Risiera di San Sabba, le orbite vuote delle finestre sono spalancate in un urlo muto, assordante. Ogni pietra qui grida il suo monito, la sua memoria. Che oggi, però, sebra doversi far spazio a morsi in mezzo a un altro tipo di memoria che riempie il piazzale: la memoria d'ufficio, quella delle frasi di circostanza, quella che si rispolvera una volta all'anno; che a Trieste, e ancora di più qui in Risiera, stride dolorosamente. Insopportabilmente. Forse perché qui ogni sangue è stato versato, o forse perché qui la memoria affonda le unghie in ferite ancora aperte. Forse qui più che altrove la memoria è allenata a mantenere uno sguardo d'insieme, a non procedere a scompartimenti stagni, a venirsene dal passato a importunare il presente: memoria che, come nell'insegnamento biblico, non è mero ricordo degli orrori del passato, ma monito contro il rischio di comportarci oggi come i persecutori di un tempo, urgente appello alla coerenza nelle azioni del presente.
COERENZA. Il presidente del Senato, stella gialla al petto, educa la folla sul fatto che la verità sull'Olocausto vada affermata, ricordata e compresa "fino in fondo". E che "ogni ipocrisia vada smascherata". Smascherare ogni ipocrisia. Detto, fatto. Per combattere ogni ipocrisia, non vengono ricordati affatto i circa 5.000 Testimoni di Geova vittime di allora, e nemmeno la loro Intesa con lo Stato che oggi ammuffisce in attesa di approvazione da parte del Governo.
Memoria selettiva. Per evitare ogni ipocrisia, non vengono ricordate affatto le 15.000 vittime omosessuali di allora, e nemmeno come oggi si assista a un'ondata mai vista di violenza omofoba, con il silenzio-assenso del ministro delle Pari Opportunità ("L'omosessualità non è più un problema". Per gli altri, sicuramente).
Memoria selettiva. Per evitare ogni ipocrisia, non vengono ricordati i più di 220.000 Rom vittime di allora. E nemmeno la legge, che il presidente del Senato ha visto passare sotto i suoi occhi, che impone la schedatura dei bambini Rom: la prima legge basata sulla razza dalle "leggi razziali" del 1938; leggi che furono, "sbadataggine" dell'oratore, annunciate proprio a Trieste. Memoria selettiva.
"OGGI siamo tutti ebrei", è il finale a effetto del discorso. Forse, invece di affermare a parole di essere tutti ebrei per un giorno, dovremmo far uso della memoria per essere più coerenti e meno ipocriti nelle azioni di ogni giorno. Le parole che spendiamo oggi non costituiscono prova di per sé dell'aver imparato la lezione della Storia: diventano più spesso atto d'accusa a nostro carico quando smascherano la nostra stessa incoerenza. (...)
Michel Charbonnier
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