28.7.09

A cosa servono le ronde: una lezione

Tratto da Tele Reggio Calabria (16/5/09):

"Se ronde devono essere ronde siano ma contro la 'ndrangheta e i delinquenti di varia natura non certo contro i migranti che chiedono solo di potersi integrare''. Non è una provocazione l'idea di Ilario Ammendolia, sindaco di Caulonia, in Calabria, comune che assieme a Riace e Stignano sta dando vita ad un modello di accoglienza attuato con il sostegno della Regione. Utilizzare come 'volontari della sicurezza', secondo la dizione data dal disegno di legge approvato ieri alla Camera, anche i nuovi cittadini di questo angolo di Locride spopolato dall'emigrazione ("anche mio nonno - confida il sindaco - si è costruito un domani per sé e per la sua famiglia partendo da un 'basso' di New York"). "Caulonia - sostiene Ammendolia, del Pd, a capo di un'amministrazione comunale di centrosinistra con dentro Rifondazione comunista - non è la Brianza ma un paese della Locride con tanti problemi dalla mancanza di lavoro all'ordine pubblico. Qui, però, hanno trovato un'occasione sessanta persone richiedenti asilo che, grazie al progetto per l'assegnazione di borse lavoro della Regione, stanno cercando la loro strada verso l'integrazione lontano dai teatri di guerra, dalla povertà e dagli stenti. Il ragionamento è semplice: perché non offrire l'opportunità anche alle tante ragazze nigeriane e eritree, richiedenti asilo, che da quasi un anno vivono nella nostra cittadina e che parlano correntemente due lingue il francese e l'inglese, di dare un contributo agendo come forza dissuasiva? Tra l'altro molte di queste giovani donne già in passato si sono distinte operando all'interno di associazioni come quella degli ex carabinieri o della Protezione civile collaborando con le forze di polizia davanti alle discoteche e nel controllo del traffico veicolare".(...)

21.7.09

Un reato assai gradito

A proposito del reato di clandestinità, voglio condividere con voi un articolo dalla rivista Confronti.



Dallo «ius migrandi» al reato di immigrazione


Agli inizi del XVI secolo i giuristi europei si cimentarono nella ricerca di titoli di legittimazione giuridica della conquista del Nuovo Mondo: risale a quell’epoca l’elaborazione dello ius migrandi, uno dei diritti che, come ha scritto Luigi Ferrajoli, erano proclamati astrattamente uguali e universali allorché erano concretamente disuguali e asimmetrici, essendo impensabile la migrazione degli indios in Occidente.
Ricordare oggi le origini dello ius migrandi può servire a mettere a fuoco il segno delle risposte date ai fenomeni migratori della nostra epoca. Sulla base dell’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo alcuni giuristi hanno cercato di ricostruire un diritto di circolazione transnazionale, uno ius migrandi per i nostri tempi, ma non si è andati oltre lo sforzo dottrinale. La condizione giuridica del migrante resta infatti sospesa tra il riconosciuto diritto di lasciare qualsiasi paese e il divieto di migrare nei paesi dell’Occidente: un paradosso che, tuttavia, fotografa bene la realtà della condizione dei migranti, una condizione di sospensione ben rappresentata da quei luoghi (i mari che circondano le nostre coste, prima di tutto) in cui la negazione dello ius migrandi si traduce in tragedie che qualche volta riescono a catturare lo sguardo altrimenti distratto delle nostre società.
E quando il suo lungo viaggio non finisce in una tragedia, il migrante – l’irregolare, ma anche quello regolare – è destinato a conoscere una nuova condizione di sospensione, in bilico tra la sua aspirazione all’integrazione e la spinta verso la clandestinizzazione, una spinta che gli orientamenti più recenti delle politiche del diritto stanno ulteriormente esasperando. Alla base di questi orientamenti vi è una doppia equazione: l’immigrazione, in generale, come problema di ordine pubblico; l’immigrazione irregolare come sinonimo di criminalità.
I risultati fallimentari delle politiche guidate da questa doppia mistificazione sono sotto gli occhi di tutti: l’assoluta ineffettività di un sistema degli ingressi incentrato sull’assurda pretesa dell’«incontro a livello planetario» tra domanda e offerta di lavoro; un governo dell’immigrazione affidato, in realtà, da un lato, a sanatorie ufficiali ed eccezionali e, dall’altro, a sanatorie ufficiose e periodiche, ossia all’utilizzo dei meccanismi di ammissione imperniati sui decreti flussi per consentire (non, come pretenderebbe la legge, l’ingresso di chi si trova all’estero al momento della richiesta di assunzione del datore di lavoro, ma) la prosecuzione legale della permanenza dello straniero già irregolarmente presente in Italia; la realtà della condizione di irregolarità del migrante come passaggio necessario verso la condizione di legalità.
A fronte di questo bilancio fallimentare il diritto speciale dell’immigrazione irregolare si espande ulteriormente e conosce nuove, più gravi, torsioni: è in questa direzione che si muove la proposta volta alla criminalizzazione di chi, essendo magari scampato a un naufragio, fa ingresso ovvero si trattiene da irregolare nel territorio dello Stato.
La finalità proclamata del nuovo reato di ingresso e soggiorno illegale è l’effettività degli allontanamenti, ma rispetto ad essa è manifestamente inutile, essendo destinato ad operare in un’area di casi già integralmente coperta dall’espulsione amministrativa. Ma l’introduzione del nuovo reato (approvata dal Parlamento il 2 luglio scorso, ndr) non resterà senza effetti: costruirà ope legis (per effetto di legge) la persona del migrante irregolare come criminale, consolidando ulteriormente nel senso comune la falsa equazione immigrazione/criminalità; inoltre, farà terrà bruciata intorno ai migranti irregolari etichettati come criminali e spingerà l’ordinamento verso il piano inclinato di una razionalità orientata alla disuguaglianza, ossia alla costruzione di doppi livelli di cittadinanza. Tutto questo non riguarda solo gli stranieri, ma la qualità della nostra democrazia. Diceva Luigi Di Liegro che nulla come la normativa sugli stranieri ci dice in maniera profonda che cosa siamo. Che cosa siamo e – possiamo aggiungere – che cosa stiamo diventando.
Angelo Caputo

A margine, vorrei puntualizzare un aspetto.
L'immigrato clandestino ha un posto fondamentale in questa nostra società che pare respingerlo.
Siamo un Paese che si è  abituato ad un certo livello di benessere; ci sono conquiste civili e sindacali che garantiscono i diritti dei lavoratori, ma questi diritti non sono funzionali al sistema di capitale, che chiede incessantemente  profitti più alti e costi più bassi. Il capitale mangia voracemente ricchezza, anche se all'apparenza ne produce. Le nostre aziende europee, già da tempo, chiudono stabilimenti qui per aprirne in Paesi dove la manodopera costa una pipa di tabacco, ed è composta preferibilmente da persone senza diritti sindacali, meglio se donne o bambini. Nei casi in cui la delocalizzazione non è possibile (agricoltura, edilizia, servizi...) l'abbattimento dei costi si ottiene utilizzando persone ricattabili, che possono essere pagate una miseria, la cui vita è sospesa ad un sì od un no. I clandestini sono questi soggetti ideali.

Angelo Caputo parla di "due livelli di cittadinanza", ed è esattamente così: abbiamo reintrodotto in modo surrettizio la schiavitù. Ed è di questi schiavi che la nostra economia si serve per conservare il nostro standard di benessere.


(nell'immagine: schiavi al lavoro ritratti su una banconota da 100 $ degli Stati Confederati d'America, 1862)
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17.7.09

Il papa non è papà

Il polso fratturato del papa vale di più dei morti di Giacarta, più della promulgazione della legge sulla sicurezza pubblica: è la prima notizia sia sul Corriere che su Repubblica.
E pensare che con tutta probabilità si poteva evitare l'incidente con una vita sessuale normale...

16.7.09

WE SHALL OVERCOME!!

E' una giornata atroce, in cui mi vergogno della mia nazionalità.
Il VOSTRO presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato la famosa legge sulle “Disposizioni in materia di pubblica sicurezza”, nonostante l'ampia movimentazione della gente, intellettuali e persone comuni. [Trovate una scheda con le nuove disposizioni qui.]


Napolitano avrebbe dovuto opporre un deciso rifiuto alla firma, in quanto l'attentato ai diritti basilari della persona sanciti dalla Costituzione è palese ed evidente anche a chi non sia esperto di diritto costituzionale.

Per cominciare, con il divieto ai matrimoni misti si impedisce, in ragione della nazionalità, l'esercizio di un diritto fondamentale quale quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.

Allo stesso modo, chiedo al VOSTRO presidente se secondo lui non è lesivo dei diritti della persona la discriminazione che impedirà di curarsi o curare i propri figli e familiari, di inviare denaro all'estero, di affittare un appartamento, di ottenere atti civili.
Pensate: le madri non potranno più riconoscere i propri figli, e saranno costrette a nasconderli e a non portarli a scuola o dal medico, per evitare che il VOSTRO stato li possa rubare, rapire, per darli in adozione a coppie in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Viene sottratto ai bambini ed alle bambine il diritto basilare ad un nome (previsto dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che l'Italia si e' impegnata a rispettare), all'istruzione, alla salute, li si costringerà, insieme ai loro genitori, alla marginalità, all'invisibilità.


Mai nella storia italiana si era giunti così in basso. Mai, neppure nelle leggi razziali del 1938, era stata toccata tale barbarie: sottrarre i figli alle legittime madri. Una donna italiana ritenuta colpevole di asassinio, strage o genocidio può comunque tenere con sé il proprio figlio, ma evidentemente per il parlamento italiano il reato di clandestinità, che Napolitano, garante della Costituzione, ha avallato, è più grave ancora.


* * * * * *
A codesti politici razzisti, squallidi avvoltoi che si pongono al di fuori della Comunità internazionale, della civiltà, che vorrebbero procedere in retromarcia il cammino della Storia annullando le conquiste della razza umana...
a questo popolo da cui prendo le distanze, che è stato servo, migrante, mendicante di briciole alla mensa degli altri Paesi (e tornerà presto a mendicare), a questo popolo di ladri, truffatori e fascisti, a questo popolo che non conosce o ha dimenticato il valore della solidarietà, della libertà, dell'uguaglianza, della convivenza, dell'aiuto reciproco...
a questi tristi figuri che incontro per strada, nei negozi, negli uffici, in autobus, sub-umani, feccia del genere animale, io faccio una promessa, attraverso le parole di Peppe Sini:
Accadde molti anni fa a chi scrive queste righe di coordinare per l'Italia una campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano.
Ricordo chi mi diceva che era un impegno generoso ma inutile, che quel regime sarebbe durato mill'anni ancora.
Non e' andata cosi' in Sudafrica.
Non andra' cosi' in Italia, non si illudano i razzisti al governo.
Ancora e' nostro quell'antico canto:
WE SHALL OVERCOME.
Martin Luther King - We Shall Overcome!

14.7.09

OGGI SCIOPERO!


La Cometa aderisce all'appello di Diritto alla Rete contro il DDL Alfano che imbavaglia la rete Internet italiana.