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5.10.11

Prove di ordinaria censura

Wikipedia si è auto-oscurata, per preparare gli utenti al fatto che con il comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni i fondamenti stessi di Wikipedia, quelli che l'hanno resa strumento preziosissimo e indispensabile nella vita di moltissime persone, non potranno più essere garantiti. E quindi, wiki in lingua italiana non avrà più ragione di esistere.
La cometa, utente e redattore di wikipedia, si associa all'appello qui sotto:


Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Il Disegno di legge - Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) del comma 29 recita:
«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»
Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l'introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l'intera pagina è stata rimossa.
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
Articolo 27
«Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici.
Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.»
L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.
Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell'onore e dell'immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall'articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione.
Con questo comunicato, vogliamo mettere in guardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all'arbitrio dei singoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo la sfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per "non avere problemi".
Vogliamo poter continuare a mantenere un'enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?
Gli utenti di Wikipedia

25.1.11

Comprateli!

Veneto profondo. L’assessore alla cultura della provincia di Venezia, l’ex-missino (oggi berlusconiano) Speranzon, ha dichiarato:
«Scriverò agli assessori alla Cultura dei Comuni del Veneziano perché queste persone siano dichiarate sgradite e chiederò loro, dato anche che le biblioteche civiche sono inserite in un sistema provinciale, che le loro opere vengano ritirate dagli scaffali [...] Chiederò di non promuovere la presentazione dei libri scritti da questi autori: ogni Comune potrà agire come crede, ma dovrà assumersene le responsabilità. Inoltre come consigliere comunale a Venezia, presenterò una mozione perché Venezia dia l’esempio per prima [...] Scriveremo agli assessori regionali Marino Zorzato e Elena Donazzan, perché estendano l’iniziativa in tutto il Veneto.»
(fonte: il Gazzettino)
Da Giap, di Wu Ming


«Non chiediamo nessun rogo di libri, intendiamoci. Semplicemente inviteremo tutte le scuole del Veneto a non adottare, far leggere o conservare nelle biblioteche i testi diseducativi degli autori che hanno firmato l´appello a favore di Cesare Battisti», dice l´assessore regionale all´istruzione Elena Donazzan, 39 anni di Bassano del Grappa, pidiellina fervente cattolica, con alle spalle una militanza nel Fronte della Gioventù e un passaggio in An. 
(fonte: Repubblica)

L’assessore della regione Veneto all’Istruzione, la pdl  Donazzan, dichiara che, con il placet dello stesso Governatore Zaia, scriverà una lettera a tutti i Presidi del Veneto (e attraverso di loro agli insegnanti), invitandoli a non diffondere tra i giovani le opere degli autori messi al bando. A chi le contesta di operare una censura, risponde che la sua non è un’imposizione  ma un “indirizzo politico”.
(fonte: Corriere Veneto)


Elenco assolutamente parziale di alcuni dei titoli che dovrebbero essere eliminati dalle biblioteche e dalle scuole tratto dal blog di Loredana Lipperini.
  • Agamben Giorgio: L’uomo senza contenuto, Rizzoli; La comunità che viene, Einaudi; L’aperto. L’uomo e l’animale, Bollati Boringhieri; Il giorno del giudizio, Nottetempo; Profanazioni, Nottetempo; Nudità, Nottetempo; La Chiesa e il Regno, Nottetempo.
  • Balestrini Nanni: Poesie pratiche, antologia 1954-1969, Einaudi: Tristano, Feltrinelli; Vogliamo tutto, Feltrinelli; Gli invisibili, Bompiani, L’editore, Bompiani, I furiosi, Bompiani, Una mattina ci siam svegliati, Baldini & Castoldi; La Grande Rivolta; Bompiani; Sandokan, Einaudi.
  • Benedetti Carla Pasolini contro Calvino: per una letteratura impura, Bollati Boringhieri; L’ombra lunga dell’autore. Indagine su una figura cancellata, Feltrinelli; Il tradimento dei critici, Bollati Boringhieri;
  • Bernardi Luigi: Erano angeli, Fernandel; Vittima facile. Una storia criminale, Zona; Atlante freddo. Trilogia criminale, Zona; Senza luce, Perdisa Pop; Fuoco sui miei passi, Senzapatria.
  • Bertante Alessandro: Al diavul, Marsilio.
  • Biondillo Gianni: Per cosa si uccide, Con la morte nel cuore, Il giovane sbirro, Nel nome del padre, Guanda.
  • Cacucci Pino: Outland rock, Transeuropa, Puerto Escondido, Mondadori; San Isidro Futbòl, Feltrinelli; Punti di fuga, Feltrinelli; In ogni caso nessun rimorso, Feltrinelli; Demasiado corazón, Feltrinelli; Nahui , Feltrinelli; Sotto il cielo del Messico, Feltrinelli; La giustizia siamo noi , Rizzoli.
  • Carlotto Massimo: Il fuggiasco, e/o; La verità dell’Alligatore, e/o; Le irregolari, e/o, Nessuna cortesia all’uscita, e/o; Arrivederci amore, ciao, e/o; L’oscura immensità della morte, Roma, Edizioni e/o; Nordest, e/o; L’amore del bandito, e/o.
  • Dazieri Sandrone: Attenti al gorilla, Mondadori, La cura del Gorilla, Mondadori, Gorilla blues, Mondadori; Il Karma del gorilla; È stato un attimo. Mondadori; La bellezza è un malinteso; Mondadori.
  • De Michele Girolamo. Tre uomini paradossali, Einaudi; Scirocco, Einaudi, La bellezza del cieco, Einaudi, La scuola è di tutti, Minimum Fax.
  • Di Monopoli Omar. Uomini e cani, Ferro e fuoco, La legge di Fonzi, ISBN
  • Evangelisti Valerio. Nicolas Eymerich, inquisitore, Le catene di Eymerich, Il corpo e il sangue di Eymerich, Il mistero dell’inquisitore Eymerich, Cherudex, Picatrix, Il castello di Eymerich, Mater Teribilis, La Sala dei Giganti, La luce di Orione, Rex tremendae maiestatis (tutti Mondadori); Metallo urlante, Black Flag, Einaudi; Il collare di fuoco, Il collare spezzato, Tortuga, Veracruz,Noi saremo tutto, Mondadori.
  • Ferrario Davide: Sangue mio, Feltrinelli.
  • Genna Giuseppe. Catrame, Nel nome di Ishmael, Non toccare la pelle del drago, Grande Madre Rossa, Hitler, Le teste, Mondadori; Assalto a un tempo devastato e vile, Minimum Fax; L’anno Luce, Marco tropea; Italia De Profundis, Minimum Fax.
  • Grimaldi Laura: La paura, Sospetto, Mondadori. Perfide storie di famiglia, Marco Tropea Editore,
  • Lipperini Loredana. La notte dei blogger, Einaudi, Ancora dalla parte delle bambine, Non è un paese per vecchie, Feltrinelli.
  • Monina Michele: Furibonde giornate senza atti d’amore, Pequod, I Demoni, Pequod, Vasco Chi?, Marco Tropea.
  • Moresco Antonio: Lettere a nessuno, Einaudi, Gli esordi, Feltrinelli, Canti del caos, Mondadori, Lo sbrego, Rizzoli, Gli incendiati, Mondadori.
  • Pennac Daniel: Il paradiso degli orchi, La fata carabina, La prosivendola, Signor Malaussène, La passione secondo Thérèse, Ultime notizie dalla famiglia, Come un romanzo, Diario di scuola, Feltrinelli.
  • Philopat Marco. Costretti a sanguinare, La Banda Bellini, I viaggi di Mel, Shake; Roma k.o. Romanzo d’amore droga e odio di classe, Agenzia X.
  • Quadruppani Serge. L’assassina di Belleville, La breve estate dei colchici, La notte di Babbo Natale, Mondadori, In fondo agli occhi del gatto, Y, Marsilio.
  • Raimo Christian. Latte, Dov’eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro? , Minimum Fax.
  • Scarpa Tiziano. Occhi sulla graticola, Einaudi, Kamikaze d’occidente, Rizzoli, Stabat Mater, le cose fondamentali, Einaudi.
  • Serino Gian Paolo Usa & getta. Fallaci e Panagulis. Storia di un amore al tritolo Aliberti
  • Vauro . La satira alla guerra, Vita e morte della DC. Foglio di via. Manifestolibri, Il papa è morto, Baldini Castoldi Dalai, Appunti di guerra. Pensieri e vignette di un mese sotto le bombe. Terre di Mezzo Editore, Kualid che non riusciva a sognare. Piemme, Sangue e cemento, con Marco Travaglio. Editori Riuniti, Farabutto. Piemme.
  • Voce Lello Singin’ Napoli cantare , Ripostes, Eroina, Transeuropa, Farfalle da combattimento, Bompiani, Il Cristo elettrico, No Reply.
  • Wu Ming. Q, Asce di guerra, 54, Manituana, Altai, Einaudi

11.2.10

Le banane valgono una guerra?

Ora e sempre: RESISTENZA!




"...un popolo che apparentemente non scendeva per strada, un popolo tranquillo, un popolo umile, ha detto: "Adesso basta", si sono alzati tutti, dai quartieri, dalle colonie, dai villaggi, dalle com unità, dai centri di studio, dai centri di lavoro, e hanno detto: "Non accetteremo questa dittatura!"

3.1.10

Cari amici e care amiche,

come vedete, ho quasi abbandonato questo spazio.
Il motivo è che è poco a poco venuta a cadere una delle ragioni che mi spingeva a scrivere qui.




La libertà è partecipazione”

Per me scrivere qui non è mai stato né un piacere, né un esercizio, né un bisogno, né un dovere, né qualsiasi altra cosa per me stesso.
Per me, era parte del mio agire. Della mia testimonianza. Della mia rivoluzione personale.





Vorrei essere libero come un uomo (…)
che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà”
(Giorgio Gaber)


Non credo nella democrazia rappresentativa, non credo nel sistema della delega. Credo solo nella partecipazione personale alla società, alla produzione e gestione del bene comune. Credo in un agire quotidiano che  in ogni momento ed in ogni gesto sia specchio e testimonianza del mio modo di essere, di pensare, di concepire la mia relazione con gli altri esseri viventi, il mondo, i simboli, l'immaginario.
Ogni giorno, il mio agire affetta la società e, come una piccola formica spinge il suo granello di sabbia, immette il suo apporto di inclusione, di solidarietà, di sorriso.

Rivoluzione
è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali
tra terra, cielo e uomini” (Danilo Dolci)

Poco a poco, occuparmi del blog stava traboccando dall'alveo che gli avevo riservato. Leggere altri blog, commentare, scegliere tra vari argomenti, con la presunzione di poter dire qualcosa di interessante un po' su tutto e il dovere, divenuto ossessione, di denunciare ogni violenza, ogni sopruso o ingiustizia, quasi che potessi arginare il male, quasi che il mio intervento fosse scaramanticamente necessario per evitare il peggio, il degrado.... Lo sforzo di mettere la mia personalità vera sempre defilata rispetto al fatto, alla discussione, al pensiero, al grido di dolore della società, perché il blog non diventasse un palcoscenico su cui esibirmi... Tutto ciò non è più partecipazione, ma diventa un fare che vuole esistere per se stesso.

Ecco perché ho deciso di impegnarmi su altri fronti dell'agire quotidiano.
Continuerò a tenere questo spazio - prezioso per l'incontro con altre persone che ho imparato ad apprezzare e stimare - come un luogo di sfogo, di confidenza, di ragionamento.
La rivoluzione, però, sarà preferibilmente altrove. La libertà, risvegliata, s'è levata e viaggia per il mondo.
Un caro abbraccio a tutte e tutti voi.
                                                                                                         Cometa ovvero erri

1.12.09

Società della Noia

Pianeta Svizzera.
La Svizzera ha sempre avuto il complesso di dover essere più Ginevra che Ticino o Appenzeller: essere svizzeri voleva dire portare con orgoglio l'immagine di una società aperta, dove chiunque può trovare asilo, a patto che si sottoponga con rigore alle severe regole sociali.
Oggi, questo 57% di elettori pronunciatisi contro la costruzione di minareti costringe il Paese a guardarsi allo specchio ed a vedere le brutture, le piaghe della sua cultura.

Chi come la Cometa ha fatto l'esperienza di lavorare nella Confederazione sa che il razzismo, ammantato di moralismo, è parte costitutiva del carattere di questo popolo, che nel suo impegno costante di cittadinanza si sente perennemente "giusto", e per ciò stesso condanna le difformità.

Pianeta Italia.
Com'era ovvio prevedere, gli alfieri nostrani dell'integralismo, dell'esclusione sociale e del razzismo non hanno perduto l'occasione per alzare la voce, dalla Lega Nord a Gasparri.
Eppure la situazione dell'Italia e della Svizzera è lontanissima, e chi lo tace non può essere in buonafede. Se dalle città svizzere dei cantoni più poveri ancora fino al tardo '800 si emigrava in cerca di una vita economicamente sostenibile, città libere come Ginevra e Basilea, dopo l'avvento della Riforma, già erano raggiunte da coloro che fuggivano le persecuzioni dell'Inquisizione papale: un'immigrazione prevalentemente intellettuale, in cerca di libertà di pensiero e di culto.
Poi, nel tardo XIX secolo e sempre di più dopo la II guerra mondiale, la Svizzera diventa meta di persone in cerca di lavoro. Prima ancora che si concludesse, nel 1948, l’Accordo italo-svizzero d’emigrazione, gli italiani arrivavano in Svizzera a decine di migliaia. Nel 1946 ne erano giunti quasi 50.000, nel 1947 quasi il doppio e nel 1948 oltre 100.000. Oggi, si calcola che vivano e lavorino nel Paese 400.000 italiani, oltre a oltre 300.000 persone dalla ex-Yugoslavia ed altri gruppi numericamente più ridotti da altre regioni, per un totale di un milione e mezzo di persone, circa il 20% della popolazione del Paese ospitante.
Al contrario, l'Italia fino a ieri è stata esportatrice di manodopera, di persone povere che cercavano fortuna in altri Paesi. E' solo da poco tempo che siamo diventati appetibili per persone più povere di noi; le cifre parlano chiaro: tra il 1861 e il 1985 sono state registrate quasi 30 milioni di partenze d'italiani verso qualche Paese estero. Oggi, la popolazione straniera in Italia costituisce circa il 6,3% del totale.
Il complesso degli italiani, al contrario degli svizzeri, è casomai quello di essere in tutto il mondo etichettati come ladri e truffatori, donnaioli ed ignoranti.
E come in ogni luogo comune, un fondo di verità c'è. Se vi è un ambito del Made in Italy che continua a fare affari all'estero senza temere flessioni nonostante la crisi economica, questo è la malavita organizzata ed il giro internazionale del riciclaggio del denaro.

Europa Unita.
La Svizzera non si vergogna più del suo razzismo. In questo, segue l'onda europea: smette di rappresentare la parte di un paese di civiltà superiore, di un baluardo del rispetto sociale. Si tratta di un vero shock per le istituzioni elvetiche come per quelle europee.
Siamo arrivati (nel peggio) ad essere un unico continente, che non si vuole inclusivo e rende le sue società impermeabili al confronto, all'arricchimento, al cambiamento.
Un continente autoreferenziale; una civiltà morente.

E i giovani?
Di fronte alla lettera di Pier Luigi Celli su Repubblica, all'impotenza dei vecchi che hanno fatto questa società di vecchi e per vecchi, c'è un dato di speranza, un'occasione che Celli, l'Italia che conta e quella che si rimbambisce davanti alla TV potrebbero ancora non lasciarsi sfuggire.
Cresce il numero degli iscritti stranieri nelle universita’ italiane.
Oltre 50mila Provengono dall’Albania, dalla Grecia, dalla Romania e dal Camerun, aspirano a diventare medici, economisti, letterati e ingegneri, frequentano prevalentemente gli atenei del Nord d’Italia e
sono soprattutto donne.

Ne parla in una bella intervista video a RaiNews24 il prof. Patrizio Bianchi - Rettore dell’Università di Ferrara. Ve lo consiglio; è confortante ancora ascoltare queste cose.



...tornare a meravigliarsi del creato....
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5.11.09

Intorno al crocifisso

Leggendo ieri mattina le reazioni alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che determina che i simboli religiosi esposti nelle aule scolastiche costituiscono "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni", prendo atto con stupore (eufemismo molto usato in questi casi), dolore ed indignazione che i soli esponenti politici a plaudere alla sentenza sono stati gli esponenti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, che oggi sono fuori dal Parlamento italiano, e Vincenzo Vita, voce solitaria nel PD.
Vorrei fare alcune considerazioni su due piani: uno politico e giuridico, l'altro, per così dire, confessionale.





Recita l'articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana[...]
Non credo di forzare il testo costituzionale, se vi ravvedo l'intento di mettere tutti i cittadini, nei limiti delle possibilità pratiche, nelle stesse identiche condizioni nel corpo della società, a prescindere da distinzioni “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come recita lo stesso articolo 3.


Ovviamente, non mi attendo la difesa di questi princìpi da parte delle forze politiche portatrici di idee discriminatorie, numerose all'interno dello schieramento attualmente al timone del Paese; me lo aspetterei da altre formazioni politiche, nella sinistra e tra i sindacati, che si battono per la pari dignità sociale delle donne rispetto agli uomini, di gay, lesbiche e trans rispetto agli eterosessuali, dei malati rispetto ai sani, delle coppie di fatto rispetto a quelle sposate...
Ma sarebbe stata possibile un'uguaglianza riconosciuta (ancorché non raggiunta completamente) per le donne, se non ci fossero stato il movimento femminista? Ci sarebbe stato uno Statuto dei Lavoratori senza le lotte sindacali?
Voglio dire: avrebbero potuto i soli “maschi” riconoscere l'uguaglianza delle donne senza ascoltare quel che le donne avevano da dire? E i soli padroni avrebbero forse dato voce alle istanze dei lavoratori nel loro Statuto, se questi ultimi non avessero alzato la voce?
Se auspichiamo che tutti siano uguali, dobbiamo andare a chiedere a chi è in svantaggio di cosa ha bisogno.
Nel caso del crocifisso in classe, abbiamo domandato il parere delle comunità di altre religioni? Abbiamo consultato i genitori degli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica?




Tra le varie stupidaggini sentite in questi giorni [secondo me, in gran parte sintomo più d'ignoranza che di malafede], possiamo evidenziare la visione del crocifisso come “un'antica tradizione” (Bersani), “il simbolo della nostra identità” (Cota, Gelmini, Casini), “segno culturale... patrimonio storico del popolo italiano” (i vescovi, Pasquali del PdL), “simbolo del sacrificio per la promozione umana che viene riconosciuto anche per i non credenti... la nostra identità e le nostre radici” (Sacconi), “simbolo d’amore” (Letizia Moratti), espressione di “valori di laica libertà” (Maria Rita Munizzi dell'omofobico MOvimento Italiano Genitori); la sentenza “offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo” (Zaia) ed è “un colpo mortale all’Europa dei valori e dei diritti” (Frattini).
A proposito di ignoranza e malafede, il quotidiano Il Tempo titola: "C'era anche l'italiano Gustavo Zagrebelsky, ex componente del Csm, tra i sette giudici di Strasburgo che vorrebbero far staccare il crocifisso dalle nostre aule scolastiche". Peccato che Gustavo Z., ex membro della Corte Costituzionale e del CSM, oggi molto impegnato nella lotta per la laicità in Italia, non sia che il fratello di Vladimiro Z., componente della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Quando il diavolo ci mette lo zampino...


Per fare un po' di pulizia e chiarezza, diciamo subito che il crocifisso in questione è un simbolo religioso. Chi non lo ammette o è in malafede oppure fa parte di quella gran parte di cattolici non praticanti che sono avvezzi a subire passivamente ed acriticamente la pervasiva presenza del cattolicesimo in tutti gli ambiti della vita civile, a quella massa di persone che non credono ma mandano i figli a catechismo e vanno a messa a Pasqua e Natale.
Come simbolo religioso, non è biblico, in quanto contravviene alle prescrizioni iconoclaste presenti nelle scritture, a cominciare dal Decalogo (Esodo 20:4-5), dunque non si può dire neppure cristiano in senso ampio.


La gran parte delle opinioni che ho trovato e vi ho qui sopra riassunto insistono sul crocifisso come simbolo di valori culturali (d'amore, di libertà, di sacrificio per la promozione umana) o tradizionali (delle nostre radici, della nostra identità).
Innanzitutto, si può affermare che i valori di “amore, libertà e sacrificio per la promozione umana” siano stati universalmente garantiti dal simbolo della croce? Abbiamo già dimenticato la croce effigiata sui paramenti e sulle armi dei Crociati? [Proprio così, un simbolo d'amore sulle armi!] Quella croce in nome della quale si sono sterminati milioni di nativi americani, ebrei, eretici, liberi pensatori...
Perché possa essere un simbolo di valori fondanti dell'umanità, dovrebbe innanzitutto essere un simbolo comune a tutti.


Inoltre, il cattolicesimo ha indubbiamente partecipato a formare l'identità culturale dell'Italia attuale, tuttavia sarebbe riduttivo ritenerlo l'unica componente. Innanzitutto, con buona pace di Zaia, non siamo cristiani da sempre, ma solo da quando l'imperatore Teodosio impose il cristianesimo a tutti i sudditi di Roma.
L'identità profonda determinata dalle credenze precristiane fu assorbita nel Cristianesimo, che adattò le sue festività principali al calendario preesistente ed introdusse molti rituali pagani nella sua liturgia.
Non meno fondante fu l'influsso del pensiero filosofico greco, sul quale si modellò il pensiero di Roma. Sappiamo anche quanto deve il cristianesimo a questa tradizione, prima attraverso l'apostolo Paolo, poi nelle modalità della diffusione della Chiesa in Occidente.
Vogliamo poi dimenticare l'Umanesimo? E l'Illuminismo (che qualche alto prelato ha avuto il coraggio di definire bieco)?
Allora, perché esporre il crocifisso e non la lupa capitolina?


Scrive bene Maurizio, un lettore del Corriere del Veneto:


[…] Fatto il catechismo, cresima e tutto il rituale (obbligatorio per ogni bambino) ho iniziato a ragionare con la mia testa[...]. Leggendo, ho poi saputo che l'Italia è un paese laico, che l'illuminismo ha segnato la nostra cultura e che ci impedisce di far sì che un peccato sia illegale, che tradizioni possono essere superate e rimangono solo se la gente le tiene a cuore, non se una legge lo impone! Così uno stato che si considera laico, nei luoghi dove esercita le sue funzioni, non può permettersi di imporre simboli non dello stato ai propri cittadini. Se molti non sono d'accordo, si mobilitino per una riforma costituzionale che renda l'Italia una repubblica cattolica, al pari dell'Iran, per fare un esempio.

E' corretto, dunque, imporre ai nostri bambini un simbolo così parziale che vale per alcuni e non per altri, che ha valore e significati diversi per gli uni e per gli altri? E' giusto, ad esempio, imporlo a chi ha avuto i propri antenati massacrati o perseguitati nel suo nome? E' rispettoso dell'intento del testo costituzionale?




Infine, la considerazione per così dire “confessionale” che ho annunciato all'inizio: quale bisogno c'è di simboli religiosi all'interno delle aule scolastiche?
Cerco di spiegarmi meglio: il cattolicesimo si impegna in una colonizzazione culturale dei luoghi della vita civile, ma a cosa serve? Non basta alla Chiesa di Roma l'autorità sulla massa dei suoi fedeli? Cosa le manca? Cosa le sfugge?

Non sarà che questa necessità di manifestarsi in una presenza materiale nasconda un sostanziale vuoto nella presenza invisibile di fede, di valori, di morale?
Come è successo che il crocifisso, da simbolo religioso, è sceso per i fedeli cattolici e perfino per i loro alti prelati al rango di segno culturale e patrimonio storico?
Non avrà ragione E. S., quando sostiene che la Chiesa Cattolica ha la responsabilità storica dell'impoverimento della spiritualità in Italia?

:)(:

9.10.09

Quello che non capisco...

Riflessioni a valle della bocciatura della Legge Alfano da parte della Corte Costituzionale e delle prime scomposte dichiarazioni di Berlusconi.


Quello che non capisco è: perché la gente dovrebbe essere favorevole al fatto che una persona, già in possesso di un grande potere personale, ottenga per legge di non essere sottoposto alla legge, di fare impunemente ogni genere di azione, anche criminosa, senza essere costretto a risponderne?


Visto che non mi illudo che se si votasse ora, a valle di questa pretesa, l'Armata Berlusconi prenderebbe solenne batosta che francamente merita, allora vorrei, forse per la centesima volta, capire cosa provoca un tale successo elettorale.
Si fa presto a parlare di individualismo, della mancanza totale di senso della società che caratterizza oggi il nostro Paese. Ma qui si è aggiunto un elemento di complessità: in che modo l'individualista passa a riconoscere ad un'altra persona il diritto di uscire dalle regole?


Il principe dei ladri
In pratica, quello che si esprime è il riconoscimento da parte di una larga fetta del Paese del ruolo di principe al nostro premier, in virtù di determinate sue caratteristiche che ne fanno un modello per molti.
Allora, cercando una difficile distanza dallo sdegno che egli suscita al mio spirito di eguaglianza e giustizia sociale, cerco di mettere in luce le sue "specialità", o almeno quelle che un'immagine mediatica sapientemente costruita ha messo in evidenza.

Potenza
Egli appare come un uomo potente.
La sua potenza, prima che politica, è stata economica: dapprima, mediante strumenti misteriosi e non necessariamente leciti, ha costruito un impero edilizio, poi con sorprendente abilità ha rivolto  i suoi interessi soprattutto verso la comunicazione ed i media, approdando infine alla politica.
E' da notare, in particolare, che  l'immagine che insistentemente Berlusconi ha voluto dare della sua carriera è che si è fatto da solo; nonostante l'ampia documentazione che fa di questa affermazione una leggenda o una favoletta, essa è ancora largamente popolare tra la gente.

"Mi sono fatto da solo"
Non voglio addentrarmi per l'ennesima volta sull'inconsistenza di questa asserzione; chi vuole trova in internet tutti gli strumenti per farsi un'idea personale: mi interessa l'immaginario movimentato da questa immagine.

Dunque, ecco un omino basso e pelato, che si vergogna del suo aspetto e della sua età (infatti si fa ritoccare le foto, si sottopone ad operazioni per capelli e pelle, calza scarpe con il rialzo interno e si mette in faccia un chilo di cerone), di cultura modesta e modi semplici (ricordate le gaffes? l'impaccio con l'inglese?), che non con eroismo o genialità ma piuttosto con tenacia, testardaggine e qualche spintarella arriva ai gradi più alti della gloria (immaginando che la gloria possa significare per l'uno la notorietà, per l'altro la ricchezza, per l'altro ancora la condizione d'impunità). Come ho scritto altre volte, è la rivalsa del Mediocre, dell'italianino alla Sordi, alla Totò e Peppino.
Una rivalsa in cui, da mediocri, è bello identificarsi.
Un mediocre che oggi fa battute da osteria con Sarkozy, cucù alla Merkel, e non paga le puttane, (lui no!), ma ospita le escort... perché si sappia quanto è potente anche sessualmente.
Ebbene sì: la rivolta dell'omino ridicolo che, per definizione, per condizione atavica, fa ridere.






Una natura superiore
Ma non c'è solo questo.
Nell'ascesa all'empireo, l'uomo comune sublima la sua natura per arrivare ad un livello superiore.
Allora ci chiediamo: in quale àmbito il nostro eroe ha raggiunto l'eccellenza?
Non in quello della virtù, o in quello della saggezza, o della spiritualità: non è un Einstein, uno Schweitzer, un Ghandi.
Non è neanche uno statista illuminato: un Gorbaciov, un Mandela...
Davvero, la sua eccellenza non è una forma qualsiasi di virtù.

Breve divagazione
Stamattina, nel corso di un'interessantissima intervista trasmessa su Radio3, Umberto Galimberti ha parlato dell'attuale difficoltà della psicanalisi classica a intervenire efficacemente sulle ferite della psiche, a fronte di una società che non è più quella della disciplina ma è divenuta della prestazione.
Ovunque si sente parlare di meritocrazia, il lavoro e la produzione sono le cose più importanti nella vita, al punto che è un gravissimo e diffuso problema l'influenza della precarietà del lavoro sulla salute mentale della gente (si veda ad esempio la catena di suicidi a France Telecom). Perfino le neo-madri (anche nell'amministrazione pubblica) sentono che il loro precipuo dovere non è porgere il seno al loro frugolo, ma rientrare al più presto al lavoro.
Secondo Galimberti, non vi è più un senso di colpa da cui liberarsi, ma piuttosto un senso d'inadeguatezza.

E allora?
Mi sembra una chiave di lettura interessante per il problema che mi ero posto.
L'eccellenza di Berlusconi non è nella virtù, bensì nella riuscita.
Egli si pone come il modello di una felice soluzione dell'ansia da prestazione: un men-che-mediocre (del quale una buona parte della gente si può sentire più piacevole esteticamente o più prestante o più giovane) che ha scalato le vette della performance ed è diventato un semidio.
Sono tanti coloro che gli riconoscono questa condizione semidivina e lo venerano, letteralmente.
A lui, ogni cosa è dovuta: anche l'impunità.
Chi è il mortale che osa giudicarlo?

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C'è una sinistra che lo venera anche se gli si contrappone.
C'è un'opposizione che vorrebbe essere divinizzata anch'essa.
C'è un Paese che anche se non è d'accordo è abituato ad adorare i vitelli d'oro che gli sono messi dinanzi.


Ma chi lo guarda senza gli occhiali di Tommy, non vede che un pagliaccio che vive del potere che gli si dà.
Un re nudo.
Vi lascio con il pezzo grandioso di Sharp Shard.
.

27.9.09

Come ti servo il golpe


Gennaro Carotenuto scriveva il 25 settembre:
"Il terzo giorno dal ritorno di Mel Zelaya in Honduras [in questo momento Zelaya si trova rifugiato nell'ambasciata brasiliana a Tegucigalpa, insieme ad un equipe di Tele Sur, assediati dall'esercito] è stato pesante come i primi due dal punto di vista della Resistenza popolare che sta pagando senza arretrare prezzi altissimi.
Di fronte alle grandi manifestazioni popolari per il ritorno del presidente e all’isolamento internazionale, la dittatura ha risposto con l’unica arma che conosce, la repressione.
Coprifuoco quasi continuo, almeno tre morti confermati da martedì, ma c’è chi ne calcola una decina, centinaia di arresti , feriti e denunce di sparizioni, soprattutto nella periferia della capitale Tegucigalpa dove l’esercito entra con difficoltà tenuto in scacco dalla Resistenza"

Stella Spinelli scriveva il 23 settembre (da Peacereporter), riportando la mail di una cooperante italiana a Tegucigalpa:
"La situazione continua drammatica, centinaia di feriti, detenuti e desaparecidos. (...) Fino a poco fa era impossibile passare i cordoni dei militari vicini all´ambasciata brasiliana, dove sono rifugiate circa 300 persone oltre che il presidente legittimo di Honduras, la sua famiglia e il corpo diplomatico del Brasile. Da ieri sera queste persone non mangiano ed i militari impediscono che passi cibo e acqua.´ (...)
"Sto diffondendo un rapporto dal centro di detenzione extragiudiziale di Villa Olimpica, nello stadio Chochi Sosa. Ci informano che oltre 120 persone sono lì detenute illegalmente. Tra loro dei feriti, anche gravi", denuncia Radio Liberada.
"Le forze repressive del governo golpista hanno lanciato una caccia al popolo honduregno nelle strade di Comayaguela e Tegucigalpa. Nei pressi dell'ambasciata brasiliana ci sono molte persone ferite. Alcuni sono scomparsi. (...) La vita stessa del presidente e dei suoi familiari sono in pericolo. Questa repressione è brutale". Anonimo.
"Le forze repressive del governo golpista hanno lanciato una caccia al popolo honduregno nelle strade di Comayaguela e Tegucigalpa. Nei pressi dell'ambasciata brasiliana ci sono molte persone ferite. Alcuni sono scomparsi."

Gravissime notizie, eppure forse non così gravi o importanti secondo i nostri giornalisti nostrani. Tanto che la mattina del 27 settembre su Google News Italia le notizie sulla vicenda si limitano a 2 articoli dell'Unione Sarda, uno il 27 ed uno il 26, e due lanci Ansa e due articoli de Il Velino per il 25.
Né si vedono servizi video nei telegiornali o in trasmissioni di approfondimento.

Torniamo indietro per raccontare come siamo arrivati a questa situazione.
6 giugno: Il presidente dell'Honduras, Manuel Zelaya, destituisce il capo dello Stato Maggiore delle forze armate, generale Romeo Vàsquez, e il ministro della Difesa, Angel Edmundo Orellana, a causa del loro rifiuto alla collaborazione alla realizzazione di un referendum consultivo su un'assemblea costituente. Secondo quanto denuncia l'opposizione, dietro la riforma ci sarebbe l'intenzione di Zelaya di rimanere nel potere oltre il 2010.
28 giugno:  il presidente Zelaya è arrestato; la Corte Suprema ordina un Colpo di Stato militare. La Corte giustifica il golpe come un atto in difesa della Costituzione.
Queste le ragioni dei golpisti, che fingono di ricevere una lettera di rinuncia alla carica da parte di Zelaya ed al suo posto nominano Roberto Micheletti.

Ancora il 22 settembre, la Reuters Italia scriveva (sotto l'eloquente titolo "Honduras in crisi dopo il ritorno di Zelaya"):
"I soldati hanno rovesciato Zelaya e lo hanno mandato in esilio il 28 giugno nell'ambito di un contrasto sui limiti della durata della carica di presidente. (...) Ma un governo eletto dal Congresso nel giorno del colpo di stato ha rifiutato di concedere a Zelaya di rientrare a meno che non affronti le accuse di corruzione e di aver tentato di cambiare la Costituzione."
Anche il Giornale esprime una posizione inequivocabile: " Il presidente deposto Manuel Zelaya ha rimesso piede in Honduras e il Paese è tornato nel caos".
Tutta la politica internazionale si esprime ufficialmente contro il governo golpista: Obama e la Clinton , l'ONU, l'Unione Europea, il ministro degli esteri Franco Frattini per l'Italia, la Banca Mondiale...
Quanto ai mezzi d'informazione, invece, come abbiamo visto, le cose sono ben diverse. Una parte, una parte molto ben definita, esprime delle chiare simpatie per il regime di Micheletti.
Abbiamo visto il Giornale della famiglia Berlusconi, ecco ora Italia1:




Anche la formale unanimità delle dichiarazioni politiche non ci convince del tutto.
Gianni Minà si domandava, sul Manifesto del 2 luglio scorso, se "il governo di Washington non ha più la minima influenza sull’apparato militare che, da quasi cinquant’anni, condiziona in modo indiscutibile la vita di un paese di radici maya che, oltretutto, dai tempi in cui il presidente nordamericano Reagan decise di appoggiare la “guerra sporca” alla rivoluzione sandinista in Nicaragua, è la base operativa, logistica delle operazioni militari del Pentagono in quella zona del mondo."
E proseguiva:  "Fra “gli attori politici” nel piccolo paese centroamericano, di quasi sette milioni e mezzo di abitanti, le forze armate degli Stati Uniti sono ancora preminenti e non a caso gli alti comandi sono stati formati tutti alla famigerata Scuola delle Americhe, (...) Il generale Romeo Vazquez, leader dei golpisti, ha studiato, per esempio, in quell’inquietante ”ateneo”, e da quell’insegnamento, come ha ricordato l’altro ieri  Manlio Dinucci, vengono i dittatori hondureñi degli anni ‘70/’80, Juan Castro, Policarpo Paz Garcia e Humberto Hernandez."
Insomma, davvero gli USA, che dalla base honduregna di Palmerola hanno governato le sorti della regione, non hanno oggi sufficiente influenza da ristabilire l'ordine nella regione?
Oppure dietro la facciata diplomatica vi sono altri obiettivi?

Ci sono delle cose da dire sulla Costituzione che Zelaya chiede al popolo honduregno di poter cambiare.
L'Honduras è di fatto proprietà privata della ex United Fruit Company (oggi Chiquita), che ha condizionato fin dalla fine del XIX i governi, dittatoriali o costituzionali, che hanno retto il Paese.
L'attuale Costituzione, che risale al 1982, è opera della penna del generale Policarpo Paz, dittatore immancabilmente scelto dalla United Fruit e sostenuto dalla CIA. Essa da un lato aprì la possibilità a libere elezioni, che diedero la presidenza a Roberto Suazo Cordoba, dall'altra diede ai reali padroni dello stato la possibilità di continuare far sparire impunemente le persone nelle camere di tortura, esattamente come prima.
Essa ha permesso che si mantenesse uno stato di disparità sociale in cui l'80% delle persone vive in povertà, mentre il 75% della terra appartiene a 225 latifondisti!

Inoltre, chi si scandalizza per le modifiche proposte alla Costituzione, omette il fatto che è già stata modificata nello stesso anno in cui era stata promulgata, il 1982, e di nuovo nel 1984, 1985, 1986, 1987, 1988, 1989, 1990, 1991, 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005. Lo stesso articolo 239, quello che proibisce perfino di “proporre” la rieleggibilità del presidente, è stato modificato nel 1998, quindi nel 2002 e di nuovo nel 2003 senza scandalizzare più di tanto i nostri giornalisti.


Manuel Zelaya, liberale eletto nel 2006 dalla destra moderata in un paese ostaggio della piccola a grande delinquenza, ha ritenuto che il solo strumento per risollevare il livello di sviluppo umano ed economico del Paese fosse una redistribuzione più equa delle risorse. Così, decise di aderire all’ALBA, l’Alternativa Bolivariana  per i Popoli d’America, un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell’America Latina ed i paesi caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba, e successivamente da Nicaragua, Ecuador e Repubblica Dominicana, in alternativa all’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti, considerandola l'unica scelta realistica possibile.

Oggi, l'occultamento della feroce repressione della contestazione popolare in Honduras è chiara espressione di quanto ancora i potentati economici possano dettare l'agenda della politica.
Ridimensioniamo i troppo facili entusiasmi e le ancor più facili disillusioni nei confronti di Obama! Siamo sempre vigili, sempre attenti alle verità troppo facili che l'informazione ci serve in tavola, in America come in Medio Oriente, in Africa come nelle nostre città padane.
Facciamoci interrogare dalla vita, dalla storia e, soprattutto, restiamo sempre umani.

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29/9/2009: Aggiornamenti sulla situazione nel mio successivo post: L'Honduras resiste

22.9.09

UGUALI



Liberi e eguali in dignità e diritti
(articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)
 
Noi promotori della manifestazione del 10 ottobre vogliamo rispondere alla violenza con il nostro contributo sociale e culturale. Rivendichiamo uguali diritti e doveri, pari dignità, riconoscimento giuridico di tutti gli amori, di tutte le famiglie.
Invitiamo le persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, ed eterosessuali a far sentire la loro voce impegnandosi a costruire un’Italia differente, che agisca per un cambiamento vero, profondo che riguarda la cultura e la convivenza.
Il 10 Ottobre 2009 saremo a Roma, come movimento lgbt, coscienti di convocare una manifestazione in un clima che in generale è violento, che colpisce noi, migranti, donne e altri soggetti sociali ritenuti deboli.

In questo quadro, rivendichiamo come fondamentale necessità democratica e civile interventi legislativi contro l’omofobia e la transfobia, che estendano la legge Mancino anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Sarà solo un primo passo non certo esaustivo né sufficiente. La negazione e l’opposizione al riconoscimento di diritti per le persone e le coppie lgbt è già di per se omofobia e transfobia. La Costituzione italiana e la Dichiarazione Universale dei diritti umani indicano con chiarezza il principio di uguaglianza che deve impegnare le istituzioni tutte ad agire con interventi informativi e culturali, a partire dalla scuola, dove il fenomeno del bullismo è in preoccupante espansione.
Vogliamo che il 10 ottobre sia una manifestazione in cui ogni persona lesbica, transgender, bisessuale, omosessuale, intersessuale abbia accanto le proprie famiglie, i colleghi di lavoro, i compagni di studio , i vicini di casa, perché crediamo che il dialogo e la condivisione siano gli elementi decisivi per far avanzare i nostri diritti e con essi la società italiana.
Uguali – Comitato Promotore Manifestazione Nazionale Roma  10 ottobre 2009

Chiediamo a chi parteciperà di rispettare le modalità che abbiamo deciso, che prevedono una manifestazione aperta da una enorme bandiera Rainbow, in cui sfileranno associazioni, movimenti, sindacati ciascuno con le proprie bandiere.  Invitiamo i partiti a leggere con attenzione la piattaforma rivendicativa collegata a questo documento e ad aderire e partecipare solamente se la condividono in toto.
Chiediamo di rispettare la nostra decisione di escludere striscioni e bandiere dei partiti, nel pieno riconoscimento della nostra autonomia e del senso stesso della manifestazione.
Portavoce: Fabianna Tozzi Daneri     portavoce.uguali@gmail.com
Adesioni e informazioni sul sito:   http://uguali.wordpress.com
 

10.9.09

Generazioni a confronto

Non sei ancora nato
- bambino -
che già t'hanno scelto un nome,
che già programmano il tuo futuro.
Sarai ingegnere, dottore, avvocato
- dicono loro -
comunque qualcosa che loro
non sono diventati e che avrebbero voluto essere:
Proiettando su di te
le loro delusioni
i loro fallimenti
le loro sconfitte.
Sconfitte accettate senza ricercare le cause.
Non sei ancora nato
- bambino -
e già costruiscono per te chilometri di catene.
Ti prenderanno
(senza chiedersi cosa penserai tu un giorno di questo)
e con acqua e sale
faranno di te un cristiano,
o forse ti taglieranno il prepuzio,
o ti faranno altre inenarrabili cose.
Dovrai comunque subire l'applicazione
della tua prima etichetta,
poi altre ne seguiranno...
Non saprai ancora leggere
ma apprenderai ugualmente
il significato di centinaia di divieti:
vietato calpestare l'erba
vietato urlare
vietato sporcarsi
vietato dire parolacce
vietato mettersi le dita nel naso
vietato dire che alla nonna puzza l'alito
e che la zia ha la barba
vietato ispezionare opposti sessi
e anche il proprio...
Vietato! Vietato! Vietato!
Certi giorni,
vedendoti pensieroso e triste,
chiameranno un medico.
Ti farà ghili-ghili e ti prescriverà una purga.
Se persisterai nel tuo atteggiamento
triste e pensieroso,
ti compreranno un giocattolo.
Tu lo romperai perché non ti piace
o perché altri hanno stabilito che deve piacerti.
Sarai considerato un "bambino difficile"
da genitori che si credono "facili".
Vecchie tartarughe,
scuotendo decrepite dita,
esclameranno: "Tu finirai male, ragazzo!"
come se loro fossero finiti bene...
"loro" che non hanno capito nulla
o che forse non si sono sforzati per farlo,
perché caire comporta responsabilità,
comporta presa di posizione,
mentre loro come posizione
hanno scelto quella dell'insulsa tranquillità.
Insulsi matrimoni
insulsi mestieri
insulsi amplessi
insulsi pensieri
insulsi programmi TV
insulsi letture
e vorrebbero
a loro immagine e somiglianza
insulsi figli.
Ma il maledetto cerchio
ha scricchiolato
e la continuità delle tradizioni s'è incrinata.
Meravigliosi ragazzi
hanno scavato nel deserto
e vi hanno trovato nuove linfe.
Qualcosa è cambiato e cambierà ancora:
leggi, istituzioni, convenzioni
- vecchi dinosauri -
stanno morendo soffocati dalle loro ragnatele.
L'uomo nuovo sta nascendo
o forse è già nato
e all'interno di sé stesso e dei gruppi
sta cercando nuove dimensioni sociali
nelle quali espandersi.

A Loris
Perugia, luglio 1974
Horst Fantazzini
(1939-2001)

21.7.09

Un reato assai gradito

A proposito del reato di clandestinità, voglio condividere con voi un articolo dalla rivista Confronti.



Dallo «ius migrandi» al reato di immigrazione


Agli inizi del XVI secolo i giuristi europei si cimentarono nella ricerca di titoli di legittimazione giuridica della conquista del Nuovo Mondo: risale a quell’epoca l’elaborazione dello ius migrandi, uno dei diritti che, come ha scritto Luigi Ferrajoli, erano proclamati astrattamente uguali e universali allorché erano concretamente disuguali e asimmetrici, essendo impensabile la migrazione degli indios in Occidente.
Ricordare oggi le origini dello ius migrandi può servire a mettere a fuoco il segno delle risposte date ai fenomeni migratori della nostra epoca. Sulla base dell’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo alcuni giuristi hanno cercato di ricostruire un diritto di circolazione transnazionale, uno ius migrandi per i nostri tempi, ma non si è andati oltre lo sforzo dottrinale. La condizione giuridica del migrante resta infatti sospesa tra il riconosciuto diritto di lasciare qualsiasi paese e il divieto di migrare nei paesi dell’Occidente: un paradosso che, tuttavia, fotografa bene la realtà della condizione dei migranti, una condizione di sospensione ben rappresentata da quei luoghi (i mari che circondano le nostre coste, prima di tutto) in cui la negazione dello ius migrandi si traduce in tragedie che qualche volta riescono a catturare lo sguardo altrimenti distratto delle nostre società.
E quando il suo lungo viaggio non finisce in una tragedia, il migrante – l’irregolare, ma anche quello regolare – è destinato a conoscere una nuova condizione di sospensione, in bilico tra la sua aspirazione all’integrazione e la spinta verso la clandestinizzazione, una spinta che gli orientamenti più recenti delle politiche del diritto stanno ulteriormente esasperando. Alla base di questi orientamenti vi è una doppia equazione: l’immigrazione, in generale, come problema di ordine pubblico; l’immigrazione irregolare come sinonimo di criminalità.
I risultati fallimentari delle politiche guidate da questa doppia mistificazione sono sotto gli occhi di tutti: l’assoluta ineffettività di un sistema degli ingressi incentrato sull’assurda pretesa dell’«incontro a livello planetario» tra domanda e offerta di lavoro; un governo dell’immigrazione affidato, in realtà, da un lato, a sanatorie ufficiali ed eccezionali e, dall’altro, a sanatorie ufficiose e periodiche, ossia all’utilizzo dei meccanismi di ammissione imperniati sui decreti flussi per consentire (non, come pretenderebbe la legge, l’ingresso di chi si trova all’estero al momento della richiesta di assunzione del datore di lavoro, ma) la prosecuzione legale della permanenza dello straniero già irregolarmente presente in Italia; la realtà della condizione di irregolarità del migrante come passaggio necessario verso la condizione di legalità.
A fronte di questo bilancio fallimentare il diritto speciale dell’immigrazione irregolare si espande ulteriormente e conosce nuove, più gravi, torsioni: è in questa direzione che si muove la proposta volta alla criminalizzazione di chi, essendo magari scampato a un naufragio, fa ingresso ovvero si trattiene da irregolare nel territorio dello Stato.
La finalità proclamata del nuovo reato di ingresso e soggiorno illegale è l’effettività degli allontanamenti, ma rispetto ad essa è manifestamente inutile, essendo destinato ad operare in un’area di casi già integralmente coperta dall’espulsione amministrativa. Ma l’introduzione del nuovo reato (approvata dal Parlamento il 2 luglio scorso, ndr) non resterà senza effetti: costruirà ope legis (per effetto di legge) la persona del migrante irregolare come criminale, consolidando ulteriormente nel senso comune la falsa equazione immigrazione/criminalità; inoltre, farà terrà bruciata intorno ai migranti irregolari etichettati come criminali e spingerà l’ordinamento verso il piano inclinato di una razionalità orientata alla disuguaglianza, ossia alla costruzione di doppi livelli di cittadinanza. Tutto questo non riguarda solo gli stranieri, ma la qualità della nostra democrazia. Diceva Luigi Di Liegro che nulla come la normativa sugli stranieri ci dice in maniera profonda che cosa siamo. Che cosa siamo e – possiamo aggiungere – che cosa stiamo diventando.
Angelo Caputo

A margine, vorrei puntualizzare un aspetto.
L'immigrato clandestino ha un posto fondamentale in questa nostra società che pare respingerlo.
Siamo un Paese che si è  abituato ad un certo livello di benessere; ci sono conquiste civili e sindacali che garantiscono i diritti dei lavoratori, ma questi diritti non sono funzionali al sistema di capitale, che chiede incessantemente  profitti più alti e costi più bassi. Il capitale mangia voracemente ricchezza, anche se all'apparenza ne produce. Le nostre aziende europee, già da tempo, chiudono stabilimenti qui per aprirne in Paesi dove la manodopera costa una pipa di tabacco, ed è composta preferibilmente da persone senza diritti sindacali, meglio se donne o bambini. Nei casi in cui la delocalizzazione non è possibile (agricoltura, edilizia, servizi...) l'abbattimento dei costi si ottiene utilizzando persone ricattabili, che possono essere pagate una miseria, la cui vita è sospesa ad un sì od un no. I clandestini sono questi soggetti ideali.

Angelo Caputo parla di "due livelli di cittadinanza", ed è esattamente così: abbiamo reintrodotto in modo surrettizio la schiavitù. Ed è di questi schiavi che la nostra economia si serve per conservare il nostro standard di benessere.


(nell'immagine: schiavi al lavoro ritratti su una banconota da 100 $ degli Stati Confederati d'America, 1862)
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16.7.09

WE SHALL OVERCOME!!

E' una giornata atroce, in cui mi vergogno della mia nazionalità.
Il VOSTRO presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato la famosa legge sulle “Disposizioni in materia di pubblica sicurezza”, nonostante l'ampia movimentazione della gente, intellettuali e persone comuni. [Trovate una scheda con le nuove disposizioni qui.]


Napolitano avrebbe dovuto opporre un deciso rifiuto alla firma, in quanto l'attentato ai diritti basilari della persona sanciti dalla Costituzione è palese ed evidente anche a chi non sia esperto di diritto costituzionale.

Per cominciare, con il divieto ai matrimoni misti si impedisce, in ragione della nazionalità, l'esercizio di un diritto fondamentale quale quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.

Allo stesso modo, chiedo al VOSTRO presidente se secondo lui non è lesivo dei diritti della persona la discriminazione che impedirà di curarsi o curare i propri figli e familiari, di inviare denaro all'estero, di affittare un appartamento, di ottenere atti civili.
Pensate: le madri non potranno più riconoscere i propri figli, e saranno costrette a nasconderli e a non portarli a scuola o dal medico, per evitare che il VOSTRO stato li possa rubare, rapire, per darli in adozione a coppie in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Viene sottratto ai bambini ed alle bambine il diritto basilare ad un nome (previsto dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che l'Italia si e' impegnata a rispettare), all'istruzione, alla salute, li si costringerà, insieme ai loro genitori, alla marginalità, all'invisibilità.


Mai nella storia italiana si era giunti così in basso. Mai, neppure nelle leggi razziali del 1938, era stata toccata tale barbarie: sottrarre i figli alle legittime madri. Una donna italiana ritenuta colpevole di asassinio, strage o genocidio può comunque tenere con sé il proprio figlio, ma evidentemente per il parlamento italiano il reato di clandestinità, che Napolitano, garante della Costituzione, ha avallato, è più grave ancora.


* * * * * *
A codesti politici razzisti, squallidi avvoltoi che si pongono al di fuori della Comunità internazionale, della civiltà, che vorrebbero procedere in retromarcia il cammino della Storia annullando le conquiste della razza umana...
a questo popolo da cui prendo le distanze, che è stato servo, migrante, mendicante di briciole alla mensa degli altri Paesi (e tornerà presto a mendicare), a questo popolo di ladri, truffatori e fascisti, a questo popolo che non conosce o ha dimenticato il valore della solidarietà, della libertà, dell'uguaglianza, della convivenza, dell'aiuto reciproco...
a questi tristi figuri che incontro per strada, nei negozi, negli uffici, in autobus, sub-umani, feccia del genere animale, io faccio una promessa, attraverso le parole di Peppe Sini:
Accadde molti anni fa a chi scrive queste righe di coordinare per l'Italia una campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano.
Ricordo chi mi diceva che era un impegno generoso ma inutile, che quel regime sarebbe durato mill'anni ancora.
Non e' andata cosi' in Sudafrica.
Non andra' cosi' in Italia, non si illudano i razzisti al governo.
Ancora e' nostro quell'antico canto:
WE SHALL OVERCOME.
Martin Luther King - We Shall Overcome!

14.7.09

OGGI SCIOPERO!


La Cometa aderisce all'appello di Diritto alla Rete contro il DDL Alfano che imbavaglia la rete Internet italiana.

19.6.09

L'eterna lotta tra Bene e Male

A leggere una buona parte dell'informazione italiana, la situazione in Iran sembra chiara, lampante: da una parte i buoni, democratici, laici, moderati, combattenti per il cambiamento, la libertà, la modernità, dall'altra i cattivi, gli ayatollah, sostenitori della sharia, liberticidi, antisemiti, ecc. ecc.



Al punto che ieri, a proposito delle elezioni in Iran, ho sentito perfino parlare di "colpo di stato".

Riporto uno stralcio di un articolo molto citato in questi giorni, scritto da Lucia Annunziata per la Stampa del 16 giungo scorso.
C’è un solo parallelo capace di descrivere la sanguinosa rivolta in corso in Iran: Tienanmen. (...) Sia la Cina allora sia l’Iran adesso sono infatti sistemi basati sullo stesso principio, lo stesso pilastro: sono cioè entrambi governi di natura teocratica, fondati sulla pretesa di rappresentare l’intera nazione, senza dubbi e senza dissidenza, in quanto espressione di una autorità superiore, intoccabile. Rompi l’intoccabilità di questa origine prepolitica o superpolitica, e rompi il pilastro stesso su cui questi governi si reggono. Il dio della Cina era allora il Partito comunista, quello di Teheran è oggi Allah, ma in entrambi i casi la pubblica rivolta indica che la loro identità di intoccabili è saltata.(...) Ieri a Teheran è avvenuta la prima rivolta della piazza contro le autorità, dalla rivoluzione del 1979. Tienanmen rivelò che nel cuore del Partito comunista stesso c’era una spaccatura, ieri a Teheran si è messa in piazza l’esistenza di due anime, e di due concetti religiosi, dentro il cuore di un sistema apparentemente granitico.
Per cominciare, non mi risulta che quelle di questi giorni siano le prime proteste di piazza contro il regime iraniano dalla rivoluzione in poi. Per esempio, in questo articolo (in inglese) del 2006 si parla della feroce repressione di alcune manifestazioni di donne nel marzo e giugno di quello stesso anno e si sostiene (ma sull'autenticità di questa notizia non metto la mano sul fuoco) che il regime sia circondato da proteste di massa di lavoratori, donne, disoccupati e studenti. Inoltre, è noto che vi furono proteste studentesche già nel 1999, culminate il 9 luglio (data divenuta simbolica per il dissenso  iraniano) con la strage compiuta dalle forze religiose nei dormitori delle università, e  di nuovo nel 2006.

Poi, non mi pare proponibile il parallelo con la Cina degli anni '80. Quello, era un paese dove libere elezioni multipartitiche erano fuori discussione. Ciò che accadeva all'interno della Cina di Deng era filtrato in maglie così strette nei media che ancora oggi non abbiamo notizie certe né della dinamica dei fatti, né delle vittime. La spaccatura all'interno del Partito Comunista fu rapidamente suturata, a spese dei civili uccisi ed incarcerati. L'élite cinese poi prese gradualmente la via dell'arrembaggio al mercato, coi risultati che conosciamo, ed oggi nessuno si prende la responsabilità di fare le pulci al governo cinese sul rispetto dei diritti umani, come si è visto in occasione delle Olimpiadi.
Ancora adesso, la Cina censura Internet.

Il regime iraniano in questi giorni ha cominciato a fare lo stesso. E' molto grave, ma non più della censura cinese.
E inoltre, ricordo anche che proprio il nostro paese, che si permette di dare lezioni di democrazia ai regimi confessionali islamici, sta approntando delle leggi per il controllo di internet: dopo l’art.60 del “pacchetto sicurezza” ddl 773, dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale, sta arrivando la legge Carlucci. Per una più ampia trattazione vi rimando a Italian Spot.

Infine, quando l'Annunziata dice "le autorità" , chi legge si immagina che le proteste di piazza a Teheran siano globalmente contro il regime degli ayatollah. Eppure, Mousavi non è un novellino: è già stato Primo Ministro dal 1981 al 1989, durante gli ultimi anni dell'era Khomeini, sotto la presidenza di colui che  succederà a Khomeini nel ruolo di Guida Suprema: Ali Khamenei. Secondo alcuni, Mousavi passò politicamente dalla parte dei riformatori solo più tardi.
Al suo fianco, combatte uno degli uomini più potenti dell'Iran: Ali Akbar Hashemi Rafsanjani . Uomo d'affari, non molto portato per la teologia, fedelissimo di Khomeini, fu uno degli uomini-chiave del Consiglio Rivoluzionario dell'Iran fin dagli esordi della Repubblica Islamica. In qualità di presidente del Consiglio d'Esame Rapido, per quanto ne so, non solo è la seconda personalità più potente d'Iran, ma anche il solo che teoricamente, in casi particolari, può destituire la Guida Suprema Khamenei.

Quanto al risultato delle elezioni in un'ottica internazionale ed alle sue conseguenze, soprattutto per quello che riguarda il dialogo con gli USA, sono abbastanza d'accordo con Lucia Annunziata:
La vittoria di Mousavi non sarebbe stata comunque serena e pacifica; avrebbe provocato in ogni caso una spaccatura in Iran, di natura molto più velenosa della attuale. Già adesso i riformisti iraniani sono identificati come fantocci dell’imperialismo Usa. Una loro affermazione avrebbe portato i conservatori a un contrattacco di delegittimazione, sollevando davanti a un popolo fieramente indipendente e religioso, come quello iraniano, lo spettro dell’intervento americano. E come in questi anni abbiamo visto tragicamente ripetersi (non possiamo che rimandare all’Iraq), la carta del golpe Usa è sempre la più efficace nella propaganda nazionalistica di molti paesi - arabi e/o africani, e non solo.
Il rischio della vittoria riformista era dunque quello di rendere apparentemente tutto più facile, ma anche più fragile.

Pur con sfaccettature diverse, non si discosta molto l'opinione di Lucio Caracciolo su Limes:
Lo scopo ultimo della trattativa con Washington che quasi tutti i leader iraniani vogliono – con toni e in modi diversi – è la piena accettazione dell´Iran come grande potenza islamica nella regione e nel mondo. Dunque, se Teheran apre il tavolo del negoziato vero, a 360 gradi, la parola d´ordine è: vietato fallire.
Lo stesso vale per Obama. Per questo evita di impelagarsi nella partita iraniana, contando che la protesta si sgonfi abbastanza in fretta. Non è uomo da "rivoluzioni colorate". Crede che il cambiamento sia necessario e possibile, ma non attraverso interventi militari o complotti dell´intelligence – in Iran nessuno ha dimenticato la defenestrazione di Mossadeq per mano della Cia, più di mezzo secolo fa. E' il dialogo che mina i regimi. Non lo scontro frontale che spesso li cementa.
E' chiaro che per Obama trattare con Ahmadinejad significa rischiare l´osso del collo. Moussavi, che nella sostanza non è così diverso dal suo eversore, ci avrebbe almeno messo una faccia nuova, non sporcata dalle contumelie antisemite del presidente attuale
.
Ancor più radicalmente di Caracciolo, io credo che ottenere qualcosa da Ahmadinejad, in un negoziato serio e non puramente di facciata, avrebbe la garanzia di essere un risultato più duraturo che non da Mousavi; quest'ultimo sarebe sicuramente più malleabile, ma un giorno che tornassero i conservatori al potere tutto il lavoro diplomatico diverrebbe carta straccia.

In tutto ciò, tutto sommato, non sappiamo ancora chi abbia ricevuto più voti in queste elezioni. Io credo che potrebbe anche essere  davvero Ahmadinejad.

-- oo + oo --

A conclusione di questa rapida panoramica su ciò che è e ciò che appare, ciò che conviene e ciò che conviene evitare, ciò che è simile e ciò che vuol sembrare diverso, vi lascio con una dichiarazione del presidente confermato, da euronews:
Il presidente iraniano Ajhmadinejad si è sentito in dovere di spiegare l’uso del termine “polvere” utilizzato nei giorno scorsi in riferimento ai dimostranti. “Sono persone che alzano la tensione - ha detto – e attaccano la gente. Non fanno parte della nazione. Sono degli alieni”
Questo perché, di nesso in nesso, quando l'ho letto mi ha ricordato, pari pari, lo stile, la modalità comunicativa, la tipica demonizzazione delle proteste di piazza da parte di un altro politico di successo.
Sì, proprio lui: il nostro amato Presidente.

 

22.5.09

Bollettino meteo del malumore di Cometa.

Ci prendo gusto. Visto il successo, continua la serie dei post autoreferenziali.

Oggi, 22 maggio, dormito poco e male. In Italia si parla di:

Cattivi studenti, che picchiano la buona polizia.  Cattivi cattivi, come dimostra il fatto che hanno osato proteggersi con scudi di plexiglass e caschi dalle affettuose carezze dei manganelli tonfa. Beh, io che non c'ero sono molto grato a chi si è rovinato i polmoni con i micidiali lacrimogeni al CS perché tutti possano godere di un sapere che non sia merce, per riprendersi la città come luogo di libera aggregazione, di incontro, di  confronto, di espressione, di abbraccio, di lotta, senza controllo da parte del potere.


Buon Politico, uno che pensa alla governabilità del Paese, alla giustizia uguale per tutti i cittadini, infine al nostro benessere. 
Le dichiarzioni prese da RaiNews24.it:
"La giustizia penale e' una patologia nel nostro sistema. I giornali oggi dicono che non e' possibile criticare i giudici, ma criticare i giudici e' un diritto di ogni cittadino": dice il premier Silvio Berlusconi dal palco dell'assemblea di Confindustria. A questo passaggio la platea ha applaudito.  (...) "la Costituzione è stata scritta dopo il ventennio fascista e tutto il potere è stato dato al Parlamento che è pletorico"(...) "La crisi ha una componente psicologica molto forte, che se alimentata come paura puo' contribuire a rendere la crisi piu' profonda. Sono profondamente addolorato quando vedo che giornali, tv e opposizione continuano a cantare la canzone del catastrofismo e del pessimismo". Per Berlusconi "il governo ha ben reagito restando a fianco di chi ha perso il lavoro e di chi ha piu' bisogno".

...sì, per rapinargli il portafoglio!

La "catastrofista e pessimista" ISTAT sostiene che  c'è stato un "calo record nelle vendite al dettaglio", mentre Confidustria dice che l'occupazione sprofonda. Alla faccia dell'ottimismo, voglio proprio vedere se alla fine della crisi tutti coloro che hanno perso il lavoro lo recupereranno. Non c'è altro ottimismo possibile, ammesso che non si muoia di fame o si vada a rubare prima.

Allora, vi ringrazio, cattivi studenti, "violenti e delinquenti", come ha detto Maroni...
Anche in Italia, come in Grecia, Francia, Spagna, pretendiamo la libertà, pretendiamo la giustizia, pretendiamo di poter tutti vivere del sudore della fronte.
Riprendiamoci la vita!