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18.6.10

Operatori di pace vs. operatori di guerra

da Haaretz, 18:30 17.06.10

Israel announces let-up to Gaza siege - but only in English

Prime Minister's office issues two statements, one in English announcing plan to ease blockade, one in Hebrew omitting to mention the decision. 



[...] The cabinet ministers held a long discussion on Wednesday and another one Thursday morning on the topic of altering Israel's policy following the three-year siege on the Hamas ruled territory. [...] During both meetings, many ministers voiced their opinions regarding the blockade, and the defense establishment presented the plans for the "liberalization" of the blockade. However, upon concluding the discussions, the ministers did not vote on any binding practical draft of the decision. In fact, the policy by which the government is currently bound is the one decided by the security cabinet during the previous term of former prime minister Ehud Olmert, by which the blockade remains as it was. [...]
L'articolo completo  qui.


23.4.09

Durban II, ovvero l'opera dei pupi

Si è chiusa ieri a Ginevra la II conferenza delle Nazioni Unite contro il razzismo.
Ancora prima che la conferenza avesse inizio, l'evidenza che Israele, lo stato più bellicoso del mondo, sarebbe stato messo alla berlina, aveva provocato il boicottaggio di Stati Uniti e di alcuni altri stati incapaci di una posizione autonoma in politica estera. Tra cui l'Italia.

Poi, a Ginevra, c'è stato il teatrino di Ahmadinejad, in campagna elettorale ed in cerca di popolarità nelle zone di conflitto in Medio Oriente. Prevedibili reazioni di circostanza degli altri Paesi.

Si fatica molto a trovare nella stampa mainstream qualche serio articolo sul documento finale della conferenza.
Dappertutto non si parla che del discorso di Ahmadinejad: i più rimarcano il suo sbandierato antisemitismo, una piccola minoranza esprime l'opinione che, a parte i soliti proclami antisionisti e la concezione confessionale dello stato, non abbia dichiarato proprio nulla di strano.

Tutti questi austeri pedoni dello scacchiere politico internazionale possono tornarsene a casa soddisfatti: Ahmadinejad acclamato come un eroe, Israele ed i suoi sostenitori perché la buffonata del presidente iraniano ha scongiurato il pericolo di una condanna internazionale seria ed unanime del genocidio palestinese. L'Occidente ottiene il risultato che, nonostante soltanto 9 paesi abbiano boicottato il documento finale, le accuse di colonialismo e schiavismo sono passate completamente in secondo piano.
Ancora una volta, ne siamo usciti candidi come agnelli, alla faccia di quei Paesi che fanno da sempre il ruolo delle vittime, che da sempre attendono il momento in cui sarà resa loro giustizia.
Candidi, ma con le mani irrimediabilmente sporche di sangue.

25.3.09

La trappola


Closed Zone


Traduco per voi un articolo dal Guardian di ieri, 24 marzo 09. L'originale si trova qui.



Indagine del Guardian scopre le prove dei presunti crimini di guerra di Israele a Gaza
I Palestinesi denunciano che bambini sono stati usati come scudi umani e ospedali sono stati bombardati durante il conflitto dei 23 giorni


Guarda tutti i 3 documentari

Clancy Chassay e Julian Borger, 24 marzo 09


Clancy Chassay investiga sulle denunce di 3 fratelli che sarebbero stati usati dagli Israeliani come scudi umani durante l'invasione di Gaza.
Il video è qui.


Il Guardian ha accumulato prove dettagliate del presunti crimini di guerra commessi da Israele durante l'offensiva di 23 giorni nella striscia di Gaza, tra i quali l'uso di bambini palestinesi come scudi umani e la scelta di colpire ospedali e medici.

Un'indagine durata un mese ha anche ottenuto prove di civili feriti dal fuoco di aerei telecomandati talmente precisi che i loro operatori possono dire il colore dei vestiti indossati dal loro bersaglio.
Le testimonianze si basano sui 3 film del Guardian che aggiungono peso agli appelli di questa settimana ad aprire un'inchiesta sugli eventi che circondano l'operazione Piombo Fuso, che era diretta contro Hamas ma ha lasciato sul campo circa 1400 morti palestinesi, di cui più di 300 bambini.
Le forze di di fesa israeliane (IDF) hanno rifiutato di rispondere direttamente alle accuse fatte contro le sue truppe, ma hanno pubblicato dichiarazioni che respingono le imputazioni ed hanno insistito sul fatto che le leggi internazionali sono state applicate.
Le ultime rivelazioni seguono le tetimonianze pubblicate dalla stampa israeliana sulle uccisioni di civili palestinesi e le denunce dei soldati coinvolti nelle operazioni militari sul fatto che le regole d'ingaggio fossero troppo elastiche [lax].

Amnesty International ha dichiarato che Hamas dovrebbe essere inquisita per l'esecuzione di almeno due dozzine di uomini palestinesi in un apparente regolamento di conti con rivali e presunti collaborazionisti mentre era in corso l'operazione Piombo Fuso.
I gruppi per i diritti umani affermano che la grande maggioranza delle colpe sono state commesse da Israele, e che l'offensiva di Gaza è stata una rispposta sproporzionata agli attacchi di razzi di Hamas. Dal 2002, vi sono stati 21 israeliani morti per i razzi di Hamas lanciati da Gaza, e durante l'operazione Piombi Fuso sono morti 3 civili israeliani, 6 soldati israeliani sono stati uccisi dal fuoco palestinese e 4 dal fuoco amico.
"Solo un mandato investigativo del Consiglio di Sicurezza dell'ONU può assicurare la cooperazione di Israele, e questo è il solo modo per permettere un qualche tipo di azione legale" Ha detto Donatella Rovera di Amnesty, che hapassato due settimane a gaza in cerca di prove dei crimini di guerra, "senza un'indagine seria non vi è deterrente. Il messaggio rimane lo stesso: Queste cose si possono fare, non ci sarà alcuna reale conseguenza."

Alcune delle più drammatiche testimonianze raccolte dal Guardian venivano da 3 fratelli adolescenti della famiglia al-Attar. Essi descrivono come sono stati prelevati da casa sotto la minaccia delle armi, messi in ginocchio di fronte ai carri armati israeliani per dissuadere Hamas da fare fuoco e mandati nelle case palestinesi per sgomberarle. "Loro ci costringevano ad andare per primi così che se qualche combattente avesse sparato a loro avrebbe ferito noi", ci ha detto il quattordicenne Al'a al-Attar.
Medici e guidatori delle ambulanze hanno raccontato di essere stati bersagliati quando cercavano di avvicinarsi ai feriti; 16 di loro sono stati uccisi. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, più di metà dei 27 ospedali e 44 cliniche di Gaza sono state danneggiate dalle bombe israeliane.(...)
"Noi abbiamo notato un forte declino dell'attitudine morale nell'IDF verso la popolazione palestinese a Gaza, che in realtà equivale a disprezzo per le vite palestinesi" ha detto Dani Filc, presidente dei Physicians for Human Rights Israel.
Il Guardian ha trovato testimonianze di attacchi missilistici portati da droni israeliani contro bersagli civili chiaramente distinguibili. In un caso, una famiglia di 6 persone è rimasta uccisa quando un missile ha centrato il cortile della loro casa. Israele non ha [neppure] ammesso di usare droni, ma gli esperti hanno detto che il loro equipaggiamento ottico è così potente da individuare elementi individuali d'abbigliamento indossati dai bersagli. La Convenzione di Ginevra mette bene in chiaro che staff medici ed ospedali non sono bersagli legittimi e proibisce che la persone siano usate come scudi umani contro la loro volontà.
L'esercito ha risposto alle accuse. "IDF ha operato in accordo con le regole di guerra ed ha fatto il possibile per rendere minimi i danni alla popolazione civile non coinvolta nei combattimenti. IDF utilizza armi conformi alle leggi internazionali". IDF ha affermato di avere aperto un'inchiesta sui presunti [sic!] bombardamenti degli ospedali; ha detto che i soldati israeliani avevano l'ordine di evitare di colpire i medici, ma "comunque, vista la difficile realtà della guerra nelle zone densamente popolate della Striscia di Gaza, i medici che operavano nell'area se ne prendevano i rischi".
(...)
Un caposquadra dell'IDF è citato dal quotidiano Ha'aretz per aver affemato che i suoi soldati interpretavano le regole in questo modo: "si deve uccidere ognuno nel centro di Gaza. Chiunque qui è un terrorista".
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21.2.09

Una particolare concezione della vita

Ritorna, di tanto in tanto, morto vivente, la domanda: quale concezione della vita ha la nostra società? Quale il potere politico?
Il cattolicesimo, che oggi condiziona così fortemente le scelte del governo e del parlamento, tollera la pena capitale (vedi Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, parte III, sez. II, cap. II, 2267) ed al contempo sbandiera la sacralità della vita ogniqualvolta vuole imporre il suo controllo sopra le teste delle persone: aborto,eutanasia, sospensione delle terapie o dell'alimentazione forzata.
[Non si può dire che il famoso "comandamento dell'amore" proclamato da Gesù Cristo sia completamente familiare a questo autorevole consesso.]

Inizio e fine della vita sembrano aver preso tutto lo spazio di dibattito.
Lungi da me discettare sul senso della vita, ma rimane l'evidenza che la vita vissuta, quella compresa tra nascita e morte, non entra oggi negli interessi di legislatori e moralisti.
Non vedo assistenza e aiuto ai neo-genitori in difficoltà, ai ragazzi e alle ragazze, alle persone che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese; anzi: ci si avvia verso uno stato sociale all'americana, cioè inesistente, chi ha i soldi si fa l'assicurazione sanitaria e gli altri si attaccano.


Scriveva Adriano Sofri sulla La Repubblica del 4 gennaio 2009
La bioetica ha a che fare coi progressi spettacolosi della medicina, della biologia, dell' ingegneria genetica, gli inseguimenti trafelati della filosofia e del diritto, e le supervisioni delle chiese. Una sua esemplare dichiarazione è che "la vita umana è sacra e va difesa dal concepimento alla morte". La cito non per ridiscuterla qui, ma per osservare che la nostra fresca sensibilità bioetica si concede il lusso di concentrarsi sui due poli, il concepimento, o almeno la nascita, e la morte, il capo e la coda, riservando un' attenzione minore a quello che sta fra l' inizio e la fine, cioè alla vita nella sua durata, che poi è la vita. Così, benché le innovazioni che la scienza introduce e la filosofia insegue col fiato corto e la religione rilega in pergamena, valgano per tutte le disgrazie che investono l' intermezzo fra nascita e morte - la fame, le malattie, le guerre - ce ne commuoviamo meno. La nostra guerra (di religione) sulla trovata secondo cui la vita è così sacra da essere "indisponibile" alla stessa singola persona vivente sta ai luoghi in cui la vita viene mietuta all' ingrosso, come i nostri botti di Capodanno, adorati da tutti tranne i cani i bambini e chi ha conosciuto una sola notte di guerra, stanno ai bombardamenti su Gaza. Così vicino, oltretutto - due sponde dirimpettaie- che si potevano sentire reciprocamente, e raddoppiare l' allegria degli uni e lo spavento degli altri.
Quella che pone Sofri è anche una questione quantitativa: quanto vale una vita nella striscia di Gaza, rispetto ad una sull'altra sponda del Mediterraneo?

Legittimo chiedersi, giudicando dai testi delle leggi in via di approvazione sui trattamenti sanitari e sull'ordine pubblico: quanto vale la vita di ognuno e ognuna di noi? quanto vale se ci ammaliamo? se siamo stranieri? se perdiamo il lavoro? se incontriamo un poliziotto di cattivo umore?
Quali diritti? Quali garanzie? Quale libertà?

Quello che alcuni chiamano "rispetto per la vita", a me pare piuttosto "disprezzo della vita".

Ancora un volta, vi consiglio la lettura di Marco Cattaneo.

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9.1.09

Pari diritti

"Noi dovremmo ampliare la rappresentazione della Palestina in senso geografico e demografico compiendo una narrazione storica degli avvenimenti del 1948, e richiedere pari diritti umani e civili per tutte le persone che vivono, o un tempo vivevano, in quelli che oggi sono Israele e i Territori Palestinesi Occupati."

Tratto da un interessantissimo intervento dello storico israeliano Ilan Pappé, docente all'Università di Exeter.

L'articolo completo in italiano si trova su Carmilla on line.

7.1.09

Utile

"Incapace di distruggere Hamas, Israele ora sta considerando l’idea di vivere a fianco del gruppo armato.
Hamas ha dimostrato di poter imporre il suo predominio su Gaza come fece una volta Arafat su entrambi i territori occupati. Il problema in discussione nel governo israeliano e nella stanza dei bottoni della guerra è se, come Arafat, Hamas può essere colluso con l’occupazione. Si è dimostrato forte, ma può rendersi utile anche ad Israele?"
Tratto da un interessante articolo di  Jonathan Cook.
Il testo completo lo potete trovare su Fantapolitik.

31.12.08

Piovono bombe

Piovono bombe dal cielo di Gaza.
Bombe molto intelligenti, destinate a scovare ed annientare i pericolosi terroristi (molti dei quali sono anziani e bambini) appartenenti al movimento politico che ha vinto regolari elezioni: Hamas.
Daranno a Israele la tanto agognata "sicurezza"?





Facciamo un passetto all'indietro.
Cos'è Gaza? Edward Said, l'intellettuale pacifista, fondatore con Daniel Barenboim della West-Eastern Divan Orchestra, la definisce come una grande gabbia per animali, circondata da tre lati da filo elettrico, spazzata dai raid dell'aviazione israeliana, esposta ai tiri dei carri armati, senza possibilità di scampo. Una specie di grande ghetto dal quale non si può uscire, isolato dal resto del paese. Se poi l'Egitto chiude il valico di Rafah, allora si trasforma in una trappola mortale.
I politici e l'opinione pubblica, in Europa e Nordamerica, ci restituiscono un'immagine del successo di Hamas in questo territorio come una piaga islamista da estirpare con decisione per trovare una soluzione pacifica per questa zona. Ma per poter credere a questa favola occorre davvero essere ingenui/e, o non aver mai seguito gli avvenimenti di questi anni in Medioriente.
Nel 1993 Arafat firmò con Shimon Peres gli Accordi di Oslo. Questi si basavano unicamente sulla risoluzione 242 delle Nazioni Unite, la quale riconosceva solo i diritti degli Stati esistenti, senza alcun riconoscimento dei diritti nazionali dei palestinesi garantiti da altre risoluzioni della stessa ONU. Anche il ritiro dai territori occupati non ricevette alcuna garanzia dall'accordo, rimanendo completamente a discrezione di Israele e USA. In cambio della firma, Arafat ed il suo gruppo di potere godettero dei privilegi della creazione dell'ANP e poté opporsi efficacemente alle istanze democratiche che si stavano sviluppando all'interno della nazione palestinese. Ma nella sostanza il popolo palestinese era stato svenduto. Quale follia spinse a credere che avrebbe accettato passivamente tutto questo?
E allora fu la fine di decenni di attesa di riconoscimento, di possibilità di vita, di giustizia. Fu l'intifada e fu l'inizio del successo di un movimento politico e militare che dava voce a questo grido e dimorava tra la gente, invece di esercitare briciole di potere contro gli oppositori politici e dilapidare i fondi nel suo lontano quartier generale di Rāmallāh, in Cisgiordania.
E che dire della speranza rappresentata per un periodo dalla "Road Map"? Fu un tentativo serio da parte di una parte qualitativamente rilevantissima del mondo israeliano ebraico di dialogare con i palestinesi e di riconoscerne il diritto ad uno stato. Al tempo stesso, però, sanciva ancora una volta che la pacificazione dei due popoli poteva passare solo attraverso un colpo di spugna al passato e la presa d'atto dello status quo. Scrive Edward Said (AA.VV., The politics of antisemitism, a cura di Alexander Cockburn e Jeffrey St. Clair, CounterPunch and AK Press, 2003):
La road map non è un piano di pace, ma piuttosto un piano di pacificazione, per mettere fine al problema Palestina. Ecco il perché della ripetizione del termine "performance" nel documento, ossia quale comportamento si pretende dai Palestinesi. Basta con la violenza, basta con le proteste, più democrazia, migliori leaders ed istituzioni, il tutto basato sul principio che il problema che sta all'origine è la ferocia della resistenza palestinese, e non l'occupazione che l'ha generata. Israele non è accusato di nulla di simile, fatta eccezione per pochi piccoli insediamenti, definiti "avamposti illegali" (recentissima classificazione che sta a suggerire che ci sono insediamenti legali in terra palestinese) che devono essere eliminati e, certo, insediamenti più grandi che devono essere " congelati", ma sicuramente non smantellati. Non una parola su quanto, a partire dal 1948, e di nuovo dal 1967, i Palestinesi hanno dovuto subire per mano di Israele e degli USA. Non una parola sul soffocamento dell'economia palestinese, sulla demolizione delle case, lo sradicamento di alberi, i 5000 e più prigionieri (ogni palestinese è diventato un prigioniero [...]), non una parola sulla politica degli assassinî mirati, non una parola sui posti di blocco insediati a partire dal 1993, sulla totale distruzione delle infrastrutture, l'incredibile numero di morti e mutilati: non una parola su tutto questo.
Tra i promotori di questa iniziativa ci fu il grande scrittore Amos Oz.
Ecco cosa pensa oggi della situazione in atto (dal Corriere della Sera):
Gaza è stata sequestrata da una banda di estremisti islamici che si muovono sulla falsariga dei talebani e sono sostenuti dall’Iran, il quale a sua volta da tempo proclama la necessità di perpetrare un grande genocidio ai danni di Israele. La Cisgiordania è controllata dall’Autorità palestinese, che si è dimostrata pragmatica e moderata. Detto ciò, va però anche ricordato che Gaza resta un luogo di immense povertà, disperazione e miseria. Ed appare dunque ancora più assurdo e tragico che questa comunità di profughi palestinesi sia controllata da un gruppo di cinici assetati di guerra dediti alla causa della distruzione di Israele e che considerano qualsiasi cittadino israeliano come una loro vittima più che legittima.
Con buona pace di Oz, 10 anni fa un giornalista chiese a Ehud Barak cosa avrebbe fatto se fosse nato palestinese, ed egli rispose "Mi sarei unito ad un'organizzazione terroristica".
Ancora, nella catastrofe umana dei bombardamenti nella striscia di Gaza, ecco la reazione della Casa Bianca dello scorso 29 dicembre, come riportata dall'agenzia ANSA:
(ANSA)-WASHINGTON, 29 DIC -La Casa Bianca ha detto oggi che Hamas deve cessare di lanciare razzi contro Israele e deve accettare di rispettare una tregua "durevole". La Casa Bianca ha aggiunto che Hamas "ha mostrato la sua vera natura di organizzazione terrorista". Il portavoce Johndroe ha detto che Hamas "ha violato per mesi la tregua" lanciando razzi contro Israele e ha concluso dicendo che una "tregua durevole e praticabile" deve adesso essere il traguardo principale delle parti coinvolte nel conflitto.

Voglio mettere in evidenza come questo atteggiamento pesantemente unilaterale, e di conseguenza qualsiasi tipo di piano di pacificazione finora considerato praticabile dalle potenze mondiali, sottendano il principio del vae victis, le legge immutabile del più forte. Ma a partire dal Vietnam, e come hanno dimostrato le recenti campagne di guerra in Afghanistan ed Iraq, popolazioni sconfitte, schiacciate e condannate a morte lenta rimangono fastidiosi irriducibili sassolini nelle scarpe dei vincitori.
Non è più il tempo della Pax Romana. Quello che è messo qui in discussione è la validità e forza del (neo-neo-)colonialismo attuale. Ancora Said (L'umanesimo, ultimo argine contro la barbarie, Le monde diplomatique-Manifesto, settembre 2003):
C'è una profonda differenza tra il desiderio di comprendere altre culture per convivere con esse e allargare i propri orizzonti, e la volontà di dominarle e controllarle. Oggi stiamo sicuramente vivendo una delle catastrofi intellettuali della storia.
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