15.1.10

Degli Italiani, della stupidità e piccoli peccati di gola

Leggo su Arcoiris:

Gli italiani sono brava gente?

14-01-2010
di Cleophas Adrien Dioma
(...) Sento spesso dire “noi italiani non siamo razzisti”. Siamo brava gente. Sono gli stupidi che si comportano in una certa maniera. (...)
In ogni paese troviamo questa realtà. Persone aperte agli altri e persone che rifiutano l’incontro. Non è quello che mi spaventa. Quello che mi spaventa è il fatto che essere stupido, ottuso o razzista non sia più un problema. Possiamo odiare i neri, parlare male dei rumeni, dare la caccia agli altri senza avere nessun timore. Alla fine è tutto permesso. I politici possono essere razzisti, i giornalisti possono scrivere dei testi che portano all’odio verso l’altro, i tifosi possono cantare delle canzoni contro i negri, i poliziotti possono picchiare ragazzi di colore. Non è razzismo. È stupidità. Se un datore di lavoro uccide il suo lavoratore solamente perché richiede il suo salario, non è razzismo è stupidità. Poi alla fine sono atti isolati. Questi atti isolati diventano tanti però. Gli stupidi crescono molto. La stupidità sta diventando una malattia contagiosa in Italia. E non possiamo fare finta di niente. Dire sempre “non è grave”. Cos’è più grave: un senegalese ammazzato perché richiede il suo dovuto e meritato stipendio o il nostro premier aggredito da un malato mentale?. Cos’è violenza? Un ragazzo nero ammazzato perché voleva rubare dei biscotti o immigrati ubriachi che pestano un poliziotto a Parma? Quando sento alla televisione, o sulla stampa parlare di abbassare i toni dopo l’aggressione del premier, mi chiedo se questo abbassamento dei toni è solo per questa faccenda o riguarda anche tutte le parole e le scritte di violenza (qualsiasi violenza) che girano attorno alle realtà delle cosiddette persone straniere. (...)
Sul razzismo e l'integrazione, la società italiana non ha neppure iniziato una riflessione.

Così come manca una riflessione individuale, di ognuno, sui diritti dell'uomo.

Per diritto dell'uomo, non intendo quello sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ma quello che sentiamo vero dentro di noi.
Io penso che ogni uomo abbia diritto a cercare la propria felicità e la sua realizzazione, a prescindere dalla propria condizione: cioè a prescindere dal luogo di nascita, dal colore della pelle, dal sesso ecc. ecc..
Allora, ad es., se un italiano ha diritto a cercare un buon lavoro, col quale mettere da parte di che comprarsi casa, è giusto che anche un rumeno o un ghanese possa farlo, giusto? E' un diritto intrinseco alla sua umanità.

Non può essere limitato: è un diritto che viene prima di qualsivoglia limitazione. Non si può dire: "come uomo, hai diritto a questo; ma solo fino al di là del confine di Tarvisio. Al di qua, non sei più umano".

[D'altra parte, chi fa distinguo tra immigrazione regolare e clandestina, di fatto nega o colpevolmente dimentica che soprattutto nel corso del '900 gli italiani si sparsero per il mondo a cercare lavoro e solo una minima parte di loro era "regolare". Né si può dire che fossero tutti onesti: di fatto abbiamo esportato in tutta Europa e nelle Americhe le nostre istituzioni criminali più efferate]

Inoltre, è un diritto che porta con sé, come corollari, altri diritti che lo rendono possibile, realizzabile: l'uguaglianza di fronte alla giustizia, il diritto alla residenza, alla salute, all’istruzione, alla partecipazione politica…
Chi non riconosce i diritti intrinseci dell’essere umano a casa propria, limitandoli di fatto ne nega l’universalità. La nega a tutti. E crea mostri come quelli di Rosarno: stranieri (onesti o mariuoli? non lo sappiamo) che hanno lavorato e sono stati pagati 5 euro al giorno (o magari non pagati per niente) cacciati via da italiani che preferiscono la compagnia dei malavitosi del sistema mafioso più pericoloso del globo.
Io chiedo: ha senso, di fronte a queste cose, ancora pensare che esista una logica, dei diritti, una giustizia, una democrazia?




Italiani, forse "brava gente", certo un po' ingenua, è stato facile raggirarla...

"lo deve sapere il popolo che ha perso dignità e diritti per un piatto di lenticchie"! 
 (Ascanio Celestini)

5.1.10

Qui Italia, Terra dei Cachi.


Con questo capolavoro di arte grafica dedicato a Mino "Lacrima" Reitano, il Festival Internazionale della Filatelia “Italia 2009” celebra la Giornata della Musica.


In occasione dell’emanazione del francobollo in onore di Mino,presso la sala dei lampadari del comune di Reggio Calabria, davanti a tutte le autorità e a tutti i gli altri presenti, Giovanna Dattola ha voluto dedicare e recitare questa dolcissima poesia:
IL FRANCOBOLLO

Che fila oggi qui,alla Posta Centrale…
Tutti che chiedono il francobollo postale.
“Ne voglio uno…Io invece tanti…”
Saremo accontentati tutti quanti!
E’ straordinario questo evento,
Mino osserva, ed è contento.
E’ un emozione immensa che ci leva il fiato….
Veder che un francobollo gli è stato dedicato!
E’ un grande premio, un bel riconoscimento,
gioiamo tutti quanti questo bel momento.
Spediamo cartoline, scriviamo allegramente,
contagiam con euforia così tutta la gente!
Incolliamo il francobollo su busta indirizzata,
così ognun terrà, la reliquia conservata.
Perché sono sicura che presto” sparirà”
per la richiesta ampia che da oggi ci sarà !
Grazie, Poste Italiane tutti quanti ti siamo grati,
per questo bel dono che ci ha tanto onorati,
per la splendida persona a cui è stato dedicato
perché il nostro Mino è stato sempre amato!
Era assai speciale…,umano, serio e pio
Degno cristiano di stare accanto a Dio.
Ha rispettato e amato tanto la famiglia…
che desta ancor tra noi tanta meraviglia!
Un uomo buono,leale e trasparente
che amava ritrovarsi sempre tra la gente.
Fiero e orgoglioso d’essere Italiano….
Applausi fin lassù , a te Mino Reitano!






A quando Orietta Berti e Little Tony?



3.1.10

Cari amici e care amiche,

come vedete, ho quasi abbandonato questo spazio.
Il motivo è che è poco a poco venuta a cadere una delle ragioni che mi spingeva a scrivere qui.




La libertà è partecipazione”

Per me scrivere qui non è mai stato né un piacere, né un esercizio, né un bisogno, né un dovere, né qualsiasi altra cosa per me stesso.
Per me, era parte del mio agire. Della mia testimonianza. Della mia rivoluzione personale.





Vorrei essere libero come un uomo (…)
che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà”
(Giorgio Gaber)


Non credo nella democrazia rappresentativa, non credo nel sistema della delega. Credo solo nella partecipazione personale alla società, alla produzione e gestione del bene comune. Credo in un agire quotidiano che  in ogni momento ed in ogni gesto sia specchio e testimonianza del mio modo di essere, di pensare, di concepire la mia relazione con gli altri esseri viventi, il mondo, i simboli, l'immaginario.
Ogni giorno, il mio agire affetta la società e, come una piccola formica spinge il suo granello di sabbia, immette il suo apporto di inclusione, di solidarietà, di sorriso.

Rivoluzione
è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali
tra terra, cielo e uomini” (Danilo Dolci)

Poco a poco, occuparmi del blog stava traboccando dall'alveo che gli avevo riservato. Leggere altri blog, commentare, scegliere tra vari argomenti, con la presunzione di poter dire qualcosa di interessante un po' su tutto e il dovere, divenuto ossessione, di denunciare ogni violenza, ogni sopruso o ingiustizia, quasi che potessi arginare il male, quasi che il mio intervento fosse scaramanticamente necessario per evitare il peggio, il degrado.... Lo sforzo di mettere la mia personalità vera sempre defilata rispetto al fatto, alla discussione, al pensiero, al grido di dolore della società, perché il blog non diventasse un palcoscenico su cui esibirmi... Tutto ciò non è più partecipazione, ma diventa un fare che vuole esistere per se stesso.

Ecco perché ho deciso di impegnarmi su altri fronti dell'agire quotidiano.
Continuerò a tenere questo spazio - prezioso per l'incontro con altre persone che ho imparato ad apprezzare e stimare - come un luogo di sfogo, di confidenza, di ragionamento.
La rivoluzione, però, sarà preferibilmente altrove. La libertà, risvegliata, s'è levata e viaggia per il mondo.
Un caro abbraccio a tutte e tutti voi.
                                                                                                         Cometa ovvero erri