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23.2.11

Edonismo «tollerato»

di Fulvio Ferrario

da "Riforma" del 2/2/2011


«Che cosa dice, sugli italiani, la tolleranza nei confronti dell’edonismo di Silvio Berlusconi?»
A chiederselo è il sito del New York Times, nell’ambito di un dibattito dal titolo Decadenza e democrazia in Italia. A parte il termine «edonismo», piuttosto improprio, nella sua eleganza, per indicare una vicenda di lenocinio, la domanda non solo è pertinente, ma anche più interessante di quelle relative ai dettagli (spesso definiti «piccanti»: in realtà semplicemente disgustosi) del cosiddetto «Rubygate».
Accanto alle quotidiane menzogne, infatti, il presidente del Consiglio (e del Milan; e di molto altro) ripete una verità: che egli è stato regolarmente eletto e che, a quanto pare, una consistente componente dell’opinione pubblica ritiene che il suo comportamento non sia incompatibile con la carica che egli ricopre. Di più: negli ultimi sedici anni, sia dal governo, sia dall’opposizione, egli è stato l’indiscusso protagonista della vita politica del Paese, determinandola con una costanza e un’intensità probabilmente uniche nella storia della Repubblica. Le innumerevoli vicende giudiziarie nelle quali è stato coinvolto, gestite sia attraverso una copiosa produzione di leggi su misura, sia mediante un uso disinvolto del proprio potere mediatico, non sono state ritenute, dai nostri concittadini, motivo sufficiente per revocargli la fiducia. Anzi, gli analisti concordano nell’affermare che il suo personale fascino (sono riluttante a utilizzare il termine, dopotutto biblico, di «carisma») è stato decisivo anche per la vittoria di esponenti locali del suo schieramento, trascinati dall’«effetto Silvio».
Il punto non è tanto l’«edonismo» né, per paradossale che appaia l’osservazione, il «solo» lenocinio, qualora fosse provato. Tutta l’epopea berlusconiana è attraversata da scandali, malversazioni, conflitti istituzionali di ogni specie, amicizie nazionali e internazionali imbarazzanti, compravendita di deputati, spettacolari gaffe diplomatiche e dichiarazioni catastrofiche, evidentemente dovute al supremo disprezzo di ogni norma e consuetudine di correttezza, non solo politica. Alcuni che oggi criticano, anche aspramente, questo «stile» lo hanno reso possibile, a esempio votando per quasi tre lustri le leggi ad personam. E, appunto, il popolo sovrano lo ha avallato con il voto e con la rinuncia all’indignazione. È chiaro che esiste anche un’Italia che si ribella, ma lo è altrettanto la sterilità di questa reazione, a fronte di una maggioranza di italiani che ciondola tra indifferenza, ammiccamento e vera e propria approvazione.
Singolare anche l’atteggiamento di esponenti di rilievo della gerarchia cattolica. Dopo essersi compiaciuti della difesa dei «valori cristiani» (cioè: lotta dura senza paura al testamento biologico, alle unioni diverse dal matrimonio, alla procreazione assistita, difesa del crocifisso nei luoghi pubblici, ruolizzazione dei professori di religione, promozione della scuola privata mentre si fa a pezzi quella pubblica, ecc. ecc.) da parte di chi governa il Paese, essi si inquietano ora per «notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro»; subito dopo, però, notano che «qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine» (così il card. Bagnasco): insomma, Berlusconi è un birbantello, ma anche questi giudici potrebbero occuparsi d’altro. Che cosa unisce la «difesa dei valori cristiani» alla pseudodemocrazia da lupanare? Uno slogan come «meglio donnaiolo che gay»? O la conversione della «nipote di Mubarak» (impagabile, anche questa trovata!) dall’islam al cattolicesimo? [*]
In questo clima, l’Italia celebra i centocinquant’anni della propria unità. Sembra che il lavoro necessario per «fare gli italiani» sia ancora parecchio.
(...)
[*] Il 27 gennaio scorso, a pochi giorni dall'esplosione nei giornali del "caso Ruby", nel l'ultima versione del testo sul federalismo fiscale presentata dal min. Calderoli alla Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale, magicamente appare una novità: l'IMU (il sostituto dell'ICI) non si applicherà agli immobili del Vaticano e a scuole, ospedali, alberghi e oratori legati alla Chiesa Cattolica. Fonte: Casa & Clima. (nota della Cometa)
Per approfondire, si veda:
Vaticano, ma quanto ci costi?
 

5.10.10

Benedetto, dappertutto come il prezzemolo

Il premio Nobel 2010 per la medicina è stato assegnato al dottor Robert Edwards, i cui lavori "hanno reso possibile la cura dell'infertilità, una condizione medica che affligge larga parte dell'umanità, tra cui oltre il 10% delle coppie in tutto il mondo", motiva il Karolinska Institutet di Stoccolma.
Nei nostri media d'informazione, la notizia è quasi oscurata dalla messa in primo piano dell'opinione al proposito della Santa Sede.
Ovviamente, ci sono quelli che polemizzano contro l'irritazione vaticana, quelli che la dileggiano, quelli ancora che la gonfiano, la sostengono, la appoggiano.
Ma davvero sarebbe necessario dare conto del giudizio pontificio?
Un fedele cattolico ha molti modi per venire a sapere l'opinione del suo papa, o del suo vescovo o del suo parroco. Il Vaticano possiede e gestisce televisioni, giornali, radio, siti web, parla dai pulpiti, da trasmissioni apposite ospitate dalla RAI. E' necessario bombardarci d'informazione non richiesta?
Federico Sardelli per Il Vernacoliere

A sinistra si parla costantemente (e giustamente) dello scandalo dei media monopolizzati dal premier, della RAI lottizzata, della mancanza di libertà nell'informazione... eppure quando il soggetto della notizia o dell'opinione è la Chiesa Cattolica ci sono solo poche voci sparute a reclamare un atteggiamento più laico.

Ricordate il recente viaggio "trionfale" del papa in Gran Bretagna, che ci è stato raccontato in lungo e in largo da giornali e tv? Ricordate i toni?

Vi posto qui un articolo che, finalmente,racconta la vicenda anche in un altro modo.
A voi giudicare.


Le ferite degli anglicani
Per prima cosa, la visita papale in Scozia e Inghilterra non è stata il trionfo descritto dai giornali italiani.
In secondo luogo nessuno all’estero sorbisce le quantità industriali di papa ammannite quotidianamente agli italiani dai vari media di ogni credo e colore politico. La maggior parte dei britannici perciò non sapeva neppure che faccia avesse Benedetto XVI; grazie all’aggressiva propaganda atea di personaggi come Dawkins si aspettavano un rottweiler nazista pro pedofili e hanno visto invece un vecchietto al cui
paragone la coetanea regina pareva una giovincella. E hanno reagito educatamente, come al Dalai Lama o a qualsiasi altro notabile straniero. Il che non vuol dire approvazione. Come i leader Cameron, Clegg e Brown che l’hanno accolto pur denunciando la politica vaticana su contraccezione e diritti umani e le sue funeste conseguenze.
La defezione cattolica è stata evidente. Ovunque ci si aspettava il doppio dei partecipanti (100.000 contro i 50.000 racimolati da ogni dove in Hyde Park, entrambe cifre non da trasecolare) e dei biglietti che ogni buon cattolico avrebbe dovuto acquistare per contribuire ai costi del viaggio (30 euro ciascuno) è stato venduto solo il 20%. Lo scandalo dei preti pedofili ha avuto un impatto notevole sui cattolici: l’87% si è dichiarato colpito e umiliato e se pochi hanno protestato apertamente molti hanno espresso il proprio malessere disertando le manifestazioni. I cattolici conservatori invece non hanno apprezzato l’enfasi posta sul «liberale» John Newman in odore di eresia a cui oppongono il cardinal Manning più ortodosso e tradizionalista, anch’egli convertitosi a Roma nel medesimo periodo. Non si dimentichi a proposito che nel censimento del 1851 i cattolici in Inghilterra erano solo 165.000. Ora sono alcuni milioni, frutto dell’immigrazione di massa dall’Irlanda del Sud e di recente di quella dai paesi dell’Europa dell’Est e da varie parti dal Sud d’Europa e del mondo. Però solo 800.000 vanno regolarmente in chiesa.
Gli anglicani sono stati i più feriti per due motivi: il papa ha ignorato il fatto che Newman è stato a lungo un pastore anglicano di rilievo i cui inni sono ancora cantati in tutte le chiese protestanti. Quando poi ha parlato di ecumenismo, ha portato come esempio il fatto che la Chiesa di Roma abbia accolto pastori e vescovi transfughi da quella d’Inghilterra perché contrari alla consacrazione delle donne. Nessuna strombazzatura però del fatto che molti di quelli passati a Roma se ne siano già pentiti e siano rientrati nell’ovile e men che meno del fatto che un crescente numero di cattolici frequenta le chiese anglicane. Il discorso teologico più vasto, di sfida alla secolarizzazione e in linea con la scelta di un progressista calato nella vita di ogni giorno e aperto al progresso e al mondo moderno come Newman, è piaciuto ai noncristiani, come Jonathan Sachs, rabbino capo del Commonwealth.
Nell’insieme il paese del «tutto è consentito purché non si spaventino i cavalli» non si è smentito. In Hyde Park uno accanto all’altro due uomini esibivano i cartelli «Benedict we love you» e «The Pope is the Antichrist». La risposta dell’arcivescovo di Canterbury pochi giorni dopo la visita è stato il suo «nulla osta» ai vescovi omosessuali.


Erica Scroppo (da "Riforma", Settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste, Metodiste e Valdesi, 1° ottobre 2010)

5.11.09

Intorno al crocifisso

Leggendo ieri mattina le reazioni alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che determina che i simboli religiosi esposti nelle aule scolastiche costituiscono "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni", prendo atto con stupore (eufemismo molto usato in questi casi), dolore ed indignazione che i soli esponenti politici a plaudere alla sentenza sono stati gli esponenti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, che oggi sono fuori dal Parlamento italiano, e Vincenzo Vita, voce solitaria nel PD.
Vorrei fare alcune considerazioni su due piani: uno politico e giuridico, l'altro, per così dire, confessionale.





Recita l'articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana[...]
Non credo di forzare il testo costituzionale, se vi ravvedo l'intento di mettere tutti i cittadini, nei limiti delle possibilità pratiche, nelle stesse identiche condizioni nel corpo della società, a prescindere da distinzioni “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come recita lo stesso articolo 3.


Ovviamente, non mi attendo la difesa di questi princìpi da parte delle forze politiche portatrici di idee discriminatorie, numerose all'interno dello schieramento attualmente al timone del Paese; me lo aspetterei da altre formazioni politiche, nella sinistra e tra i sindacati, che si battono per la pari dignità sociale delle donne rispetto agli uomini, di gay, lesbiche e trans rispetto agli eterosessuali, dei malati rispetto ai sani, delle coppie di fatto rispetto a quelle sposate...
Ma sarebbe stata possibile un'uguaglianza riconosciuta (ancorché non raggiunta completamente) per le donne, se non ci fossero stato il movimento femminista? Ci sarebbe stato uno Statuto dei Lavoratori senza le lotte sindacali?
Voglio dire: avrebbero potuto i soli “maschi” riconoscere l'uguaglianza delle donne senza ascoltare quel che le donne avevano da dire? E i soli padroni avrebbero forse dato voce alle istanze dei lavoratori nel loro Statuto, se questi ultimi non avessero alzato la voce?
Se auspichiamo che tutti siano uguali, dobbiamo andare a chiedere a chi è in svantaggio di cosa ha bisogno.
Nel caso del crocifisso in classe, abbiamo domandato il parere delle comunità di altre religioni? Abbiamo consultato i genitori degli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica?




Tra le varie stupidaggini sentite in questi giorni [secondo me, in gran parte sintomo più d'ignoranza che di malafede], possiamo evidenziare la visione del crocifisso come “un'antica tradizione” (Bersani), “il simbolo della nostra identità” (Cota, Gelmini, Casini), “segno culturale... patrimonio storico del popolo italiano” (i vescovi, Pasquali del PdL), “simbolo del sacrificio per la promozione umana che viene riconosciuto anche per i non credenti... la nostra identità e le nostre radici” (Sacconi), “simbolo d’amore” (Letizia Moratti), espressione di “valori di laica libertà” (Maria Rita Munizzi dell'omofobico MOvimento Italiano Genitori); la sentenza “offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo” (Zaia) ed è “un colpo mortale all’Europa dei valori e dei diritti” (Frattini).
A proposito di ignoranza e malafede, il quotidiano Il Tempo titola: "C'era anche l'italiano Gustavo Zagrebelsky, ex componente del Csm, tra i sette giudici di Strasburgo che vorrebbero far staccare il crocifisso dalle nostre aule scolastiche". Peccato che Gustavo Z., ex membro della Corte Costituzionale e del CSM, oggi molto impegnato nella lotta per la laicità in Italia, non sia che il fratello di Vladimiro Z., componente della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Quando il diavolo ci mette lo zampino...


Per fare un po' di pulizia e chiarezza, diciamo subito che il crocifisso in questione è un simbolo religioso. Chi non lo ammette o è in malafede oppure fa parte di quella gran parte di cattolici non praticanti che sono avvezzi a subire passivamente ed acriticamente la pervasiva presenza del cattolicesimo in tutti gli ambiti della vita civile, a quella massa di persone che non credono ma mandano i figli a catechismo e vanno a messa a Pasqua e Natale.
Come simbolo religioso, non è biblico, in quanto contravviene alle prescrizioni iconoclaste presenti nelle scritture, a cominciare dal Decalogo (Esodo 20:4-5), dunque non si può dire neppure cristiano in senso ampio.


La gran parte delle opinioni che ho trovato e vi ho qui sopra riassunto insistono sul crocifisso come simbolo di valori culturali (d'amore, di libertà, di sacrificio per la promozione umana) o tradizionali (delle nostre radici, della nostra identità).
Innanzitutto, si può affermare che i valori di “amore, libertà e sacrificio per la promozione umana” siano stati universalmente garantiti dal simbolo della croce? Abbiamo già dimenticato la croce effigiata sui paramenti e sulle armi dei Crociati? [Proprio così, un simbolo d'amore sulle armi!] Quella croce in nome della quale si sono sterminati milioni di nativi americani, ebrei, eretici, liberi pensatori...
Perché possa essere un simbolo di valori fondanti dell'umanità, dovrebbe innanzitutto essere un simbolo comune a tutti.


Inoltre, il cattolicesimo ha indubbiamente partecipato a formare l'identità culturale dell'Italia attuale, tuttavia sarebbe riduttivo ritenerlo l'unica componente. Innanzitutto, con buona pace di Zaia, non siamo cristiani da sempre, ma solo da quando l'imperatore Teodosio impose il cristianesimo a tutti i sudditi di Roma.
L'identità profonda determinata dalle credenze precristiane fu assorbita nel Cristianesimo, che adattò le sue festività principali al calendario preesistente ed introdusse molti rituali pagani nella sua liturgia.
Non meno fondante fu l'influsso del pensiero filosofico greco, sul quale si modellò il pensiero di Roma. Sappiamo anche quanto deve il cristianesimo a questa tradizione, prima attraverso l'apostolo Paolo, poi nelle modalità della diffusione della Chiesa in Occidente.
Vogliamo poi dimenticare l'Umanesimo? E l'Illuminismo (che qualche alto prelato ha avuto il coraggio di definire bieco)?
Allora, perché esporre il crocifisso e non la lupa capitolina?


Scrive bene Maurizio, un lettore del Corriere del Veneto:


[…] Fatto il catechismo, cresima e tutto il rituale (obbligatorio per ogni bambino) ho iniziato a ragionare con la mia testa[...]. Leggendo, ho poi saputo che l'Italia è un paese laico, che l'illuminismo ha segnato la nostra cultura e che ci impedisce di far sì che un peccato sia illegale, che tradizioni possono essere superate e rimangono solo se la gente le tiene a cuore, non se una legge lo impone! Così uno stato che si considera laico, nei luoghi dove esercita le sue funzioni, non può permettersi di imporre simboli non dello stato ai propri cittadini. Se molti non sono d'accordo, si mobilitino per una riforma costituzionale che renda l'Italia una repubblica cattolica, al pari dell'Iran, per fare un esempio.

E' corretto, dunque, imporre ai nostri bambini un simbolo così parziale che vale per alcuni e non per altri, che ha valore e significati diversi per gli uni e per gli altri? E' giusto, ad esempio, imporlo a chi ha avuto i propri antenati massacrati o perseguitati nel suo nome? E' rispettoso dell'intento del testo costituzionale?




Infine, la considerazione per così dire “confessionale” che ho annunciato all'inizio: quale bisogno c'è di simboli religiosi all'interno delle aule scolastiche?
Cerco di spiegarmi meglio: il cattolicesimo si impegna in una colonizzazione culturale dei luoghi della vita civile, ma a cosa serve? Non basta alla Chiesa di Roma l'autorità sulla massa dei suoi fedeli? Cosa le manca? Cosa le sfugge?

Non sarà che questa necessità di manifestarsi in una presenza materiale nasconda un sostanziale vuoto nella presenza invisibile di fede, di valori, di morale?
Come è successo che il crocifisso, da simbolo religioso, è sceso per i fedeli cattolici e perfino per i loro alti prelati al rango di segno culturale e patrimonio storico?
Non avrà ragione E. S., quando sostiene che la Chiesa Cattolica ha la responsabilità storica dell'impoverimento della spiritualità in Italia?

:)(:

15.9.09

I cattivi maestri

Italia, paese di vittime di abusi.
Vittime di menzogna, vittime di autoritarismo politico e morale.
Vittime consenzienti.
Massa passiva che vede sottratti i diritti, distrutta la coesione sociale, la libertà, la verità.
E applaude.

Perché chi ha tanto successo dovrebbe ritirarsi dalle scene? Perché dovrebbe stare alle regole?
Berlusconi mette le mani sui media di stato e li rende propri organi di partito.
Il Parlamento nega libertà fondamentali dell'individuo, mentre si fa dettare l'agenda politica dalla criminalità organizzata.
Bande di violenti aggrediscono le persone di diversi orientamenti sessuali.
Avvengono deportazioni, respingimenti, carcerazioni di massa in carceri-lager dove si tortura e si uccide, i figli sono strappati ai genitori...
La Polizia è troppo spesso violenta, razzista, senza controllo, reprime con durezza ogni contestazione ed oggi fiancheggia la Lega.
La scuola è depredata e disfatta, perché la disgregazione culturale e civile sia mantenuta anche dalle prossime generazioni.

La Chiesa Cattolica si arroga l'autorità morale su chi è cattolico e su chi non lo è, servita e riverita da chierichetti laici o perfino atei, che siedono tra gli scranni del Parlamento, nelle redazioni dei giornali, negli studi televisivi. "La vita innanzi tutto!" tuona il seggio di Roma, ma intanto distingue tra vita e vita: quale il valore della vita di un feto malato o di un povero corpo tenuto in vita da una macchina da 17 anni, e quale il valore di quella di migliaia di disperati, cibo per i pesci del Mediterraneo? Per quale spendersi?
La massa china la testa, e applaude il più forte, il più arrogante.

E' interessante leggere quello che si pensa fuori di questo paese sulla Chiesa Cattolica, con il distacco che occorre per fare informazione corretta. A questo proposito, vi traduco ampi stralci di un'indagine di Associated Press, riportata dal  New York Times.




L'Italia alle prese con gli abusi sessuali dei sacerdoti.  


Published: September 14, 2009
Filed at 12:10 a.m. ET
VERONA, Italy (AP) - "Accadeva notte dopo notte", ha detto l'uomo non-udente, "a volte nella camera da letto del prete, a volte nella stanza da bagno, perfino nel confessionale."
Quando era un giovane ragazzo all'istituto Cattolico per sordomuti, ha detto Alessandro Vantini, i sacerdoti lo sodomizzavano così implacabilmente che lui era arrivato a sentirsi "come morto". Questi anno, lui e dozzine di altri ex studenti hanno fatto qualcosa di altamente insolito per l'Italia: hanno dichiarato pubblicamente di essere stati costretti ad atti di sesso con i sacerdoti.
Per decenni, una cultura del silenzio ha circondato gli abusi dei preti in Italia, dove gli studi mostrano che la Chiesa è considerata una delle istituzioni più rispettate nel Paese. (...)
Un'indagine di Associated Press durata un anno ha documentato 73 casi di accuse di abusi sessuali da parte di preti siu minori nel decennio passato in Italia, con più di 235 vittime. L'indagine è stata compilata a partire dai report dei media locali, linkati da siti web di gruppi di vittime e vari blog. Quasi tutti i casi sono usciti nei 7 anni successivi all'esplosione negli USA dello scandalo dei preti cattolici pedofili.
I numeri in Italia sono ancora appena un rivolo, se comparati alle centinaia di casi che sono esaminati nelle corti di giustizia in USA e Irlanda. E secondo l'indagine di AP, la chiesa italiana ha dovuto pagare appena qualche centinaio di migliaia di dollari in risarcimenti alle vittime, contro i 2,6 milioni di dollari della diocesi americana o i 1,1 milioni di euro corrisposto alle vittime in Irlanda.(...)
I casi italiani seguono molto le modalità degli scandali statunitensi ed irlandesi: i prelati italiani si accanivano su poveri, su disabili fisici o psichici, o su giovani tossicodipendenti affidati alle loro cure. (...)
In questo paese prevalentemente Cattolico, le chiese godono di una posizione talmente elevata, che i pronunciamenti del papa sono frequentemente presentati in cima alle notizie della sera, senza alcun commento critico. Anche coloro che hanno visioni anticlericali riconoscono l'importante ruolo che la chiesa gioca nell'educazione, servizi sociali e aiuto ai poveri.
Come risultato, pochi osano criticarla, inclusi i grandi giornali indipendenti ed i media di stato. Inoltre, vi è un certo puritanesimo nelle piccole città italiane, dove non si parla di sesso, e meno che mai di sesso tra un prete ed un bambino. (...)
Rompendo la cospirazione del silenzio, 67 ex studenti dell'istituto per sordi Antonio Provolo di Verona hanno denunciato abusi sessuali, pedofilia e punizioni corporali che si svolgevano nella scuola dagli anni '50 agli '80 da parte dei preti e dei frati della Compagnia di Maria.
Nonostante non tutti siano stati essi stessi vittime, 14 dei 67 hanno rilasciato dichiarazioni giurate e testimonianze videoregistrate in cui raccontano dettagliatamente gli abusi di cui dicono di aver subito, alcuni per anni, nei due campus della città di Giulietta e Romeo. Essi hanno fatto i nomi di 24 preti, religiosi laici e frati.

Vantini ha raccontato di essere stato in silenzio per anni: "Come avrei potuto dire al mio papà che un prete aveva fatto sesso con me?"  Vantini, 59 anni, ha parlato con AP un pomeriggio, raccontando per mezzo di un interprete del  linguaggio dei segni gli abusi. "Non si poteva raccontare nulla ai genitorim perché i preti ti avrebbero picchiato." Vantini ha chiamato in causa due preti e due laici -- 3 dei quali ancora viventi -- ma ha chiesto che i loro nomi non siano pubblicati per paura di azioni legali. (...) "Ho sofferto di depressione fino ai 30 anni", ha detto Vantini, che frequentò la scuola dai 6 ai 19 anni. "Mia moglie ha detto che era bene che parlassi per togliermi questo peso dal petto." Gianni Bisoli, 60 anni, antico compagno di scuola di Vantini, ha fatto gli stessi nomi in una dichiarazione scritta, insieme a quelli altri 12 preti e frati, accusandoli di averlo sodomizzato, forzato ad avere sesso orale ed a masturbarli. Nella sua dichiarazione, Bisoli ha accusato anche Mons. Giuseppe Carraro (vescovo a Verona dal dal 1958 al '78) -- di cui è in atto il processo di di beatificazione -- di averlo molestato in cinque occasioni mentre era studente al Provolo, dai 9 ai 15 anni.
Un'indagine diocesana ha scagionato Carraro dagli abusi sessuali, ma non ha intervistato nessuna delle vittime, limitando le testimonianze a membri sopravvissuti della congregazione, ad altro personale scolastico e loro affiliati, e a documentazione proveniente dalla diocesi di Verona. Il processo di beatificazione fu sospeso durante l'investigazione, ma ora sta procedentdo all'ufficio "produci-santi" del Vaticano.
5 decenni dopo, Bisoli ancora ricorda la strada che fece dall'istituto, sito in una tranquilla strada che prende il nome dal fiondatore della congregazione, Don Antonio Provolo, lungo il serpente del corso dell'Adige fino alla residenza del vescovo. (...) "Mi portarono nella curia" ricorda Bisoli in una intervista, "c'era un domestico che aprì la porta, poi qualcuno mi portò dentro. Era buio" Ricorda che apparve mons. Carraro. "Il vescovo cominciò a toccarmi, a mettermi le mani addosso", egli racconta, facendo scorrere le mani  su e giù per il corpo, tirando la maglietta ed i pantaloncini per mostrare il gesto. "Io mi sottraevo, ma lui continuò a toccarmi per 15, 20 minuti. Non sapevo cosa fare."
In una successiva occasione, Bisoli dice che il vescovo tentò di sodomizzarlo con una banana. Un'altra volta, secondo Bisoli, erano su un divano e quello lo sodomizzò con un dito, offrendogli una caramella per tranquillizzarlo. Una volta successiva, dice Bisoli, il vescovo gli offrì delle croci d'oro che avevano attirato il suo sguardo. "Io dissi di darmi almeno 10-20.000 lire da potermi comprare una Coca-cola o un gelato", rispose Bisoli.

L'attuale vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, inizialmente ha accusato gli ex studenti di fabbricare le accuse, parlando in Gennaio all'Espresso. Zenti le ha definite "bugie", una calunnia che si pone all'interno di una disputa che dura da tempo su alcuni beni immobiliari tra la congregazione e l'associazione degli studenti sordomuti, a cui appartengono le sedicenti vittime.
Tuttavia, quando uno dei laici ammise le sue relazioni sessuali con gli studenti, Zenti ordinò un'investigazione all'interno della congregazione. Il risultato fu che qualche abuso fu ammesso, ma solo una piccola parte di quelli denunciati.(...)
"Se avessero voluto fare piena luce sula vicenda, non avrebbero ascoltato solamente preti e fratelli laici, ma anche i sordomuti", ha detto Marco Lodi Rizzini, portavoce delle vittime. (...)
Il Reverendo Bruno Fasani, portavoce della diocesi, ha dichiarato che gli ex-studenti sono stati manipolati perché denunciassero preti innocenti. (...) Zenti, da parte sua, ha invocato il perdono da parte delle vittime. (...)
Tra i casi raccolti da AP, ci sono accuse di induzione di ragazzi alla protituzione, partecipazione a riti satanici, e un famigerato caso in cui la chiesa stessa determinò che un anziano prete fiorentino era stato responsabile di "abusi sessuali, falso misticismo e plagio".
Dove si sono avute sentenze, queste sono andate da una sospensione di 2 anni  a 8 anni di reclusione, sebbene con i processi di appello, notoriamente lunghi in Italia, non è chiaro quante di queste pene si siano effettivamente concretizzate. Dove c'è stato risarcimento, cioè di rado, le somme sono state tra 15.000 e 150.000 euro per vittima.

I casi all'esame di AP comprendono indagini civili o penali. Per questa ragione, il dato di  Verona  è stato omesso, in quanto non vi è procedimento civile o penale dal momento che il reato è andato in prescrizione.  
Nel 2002, quando lo scandalo degli abusi scoppiò in USA, il numero 2 della CEI, mons. Giuseppe Betori, affermò che gli abusi sessuali da parte del clero in Italia erano così limitati che la direzione della Conferenza non aveva ancora discusso sull'argomento.
Ma ora pare che i prelati ed il Vaticano abbiano preso il problema più seriamente. Mons. Charles Scicluna, Promotore di Giustizia membro della Congregazione per la Dottrina della Fede -- che si occupa dei casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti -- ha riconosciuto che la conoscenza del problema in  Italia si è incrementata per effetto dello uno tsunami di casi che è venuto alla luce in USA. "C'è un cambio di mentalità e noi troviamo che sia molto positivo", ha detto ad AP.
Cosa inedita per il Vaticano, Scicluna ha ammesso che gli abusi sessuali del clero erano un vecchio problema che aveva bisogno di essere estirpato. "Non penso che sia una questione di avvenimenti. E' sempre successo. E' importante che la gente ne parli perché altrimenti non possiamo portare la cura che la Chiesa può offrire a coloro che ne hanno bisogno - vittime e colpevoli."


Per approfondire la questione, segnalo un sito che si da anni sta raccogliendo notizie e riflessioni sull'argomento: Il Dialogo.org
.

18.5.09

Cometa e gli atei

Una buona parte dei o delle blogger con cui dialogo si definiscono atei.
Spesso mi sorprendo per le affinità di vedute con loro, nonostante dentro di me mi senta quasi uno spiritualista, lontano anni luce da una visione razionalista del mondo.



Quello che non posso condividere è l'assunto, a cui si rifanno riduttivamente molti atei "radicali", secondo cui si può affermare solamente ciò che è sperimentabile coi 5 sensi principali ed elaborato attraverso la logica; una posizione ben rappresentata dalla celebre battuta di Gagarin nello spazio: "Non vedo nessun dio quassù."

A mio parere, non ci sarebbe alcun bisogno di stabilire una teoria per escludere lo spirituale. La conseguenza di questo principio è una rete con un sacco di smagliature: l'ateo, se posso generalizzare, ha spesso un grande rispetto per il "fattore umano", per tutto ciò che determina la specificità umana, e quindi anche per un'ampia serie di manifestazioni dell'animo o dell'intuito (la poesia, l'arte, il sentimento, la vita psichica) che sono fatti più della materia dello spirito che di quella del fegato.
Facendo di ogni erba un fascio, in genere trovo più rispetto delle diversità tra coloro che si dicono atei, che tra quelli che si definiscono "credenti".

Quello che manca alla sensibilità umana e democratica degli atei, generalmente, è il rispetto per la religiosità o la vita spirituale del singolo.
Ho subito spesso l'irrisione di chi mi accusava di credere in superstizioni o fantasmi, senza rendersi conto di quanta parte delle facoltà umane  siano implicate in attività altrettanto simboliche, quali la poesia o la filosofia.


E poi, rovescio la medaglia: l'ateo ha per definizione un forte senso laico dello stato. Ma qual è il genere di laicismo di chi non professa alcuna religione? Il suo laicismo spesso è dogmatico, non è passato attraverso alcuna riflessione, alcun dibattito, perché lo ritiene superfluo. Tuttavia, non può capire i pericoli di uno stato confessionale chi considera con lo stesso disprezzo o disinteresse qualsiasi forma religiosa, da quella che si conforma all'etica umana e la completa (per esempio, arricchendola della componente di compassione, oppure con il riconoscimento del principio divino in ogni persona, aspetti presenti in varie confessioni e filosofie) a quella sbandierata o imposta col solo scopo di farne uno strumento di controllo delle coscienze.
Non faccio alcun esempio: a ciascuno lascio la possibilità di avvicinare le mie considerazioni alle situazioni reali nella Storia e nell'attualità.

In questo atteggiamento che ho appena descritto percepisco una forma di dogmatismo. Parrebbe un paradosso, ma non lo è: lo dico serissimamente.
Esempio: ricordate i bus con la pubblicità dell'UAAR, quelli con la scritta "LA CATTIVA NOTIZIA E' CHE DIO NON ESISTE"? Quale differenza (e non solo di forma) col modello inglese a cui si sono ispirati: "THERE'S PROBABLY NO GOD"! La mancanza di quel probably non è solo meno polite, ma rispecchia un modo di ragionare che trancia, senza sfumature, senza discussione.

In questa forma dogmatica, io vedo una reminiscenza degli effetti nefasti dell'educazione cattolica che tutti gli italiani (ahimè, anche i non cattolici) hanno ricevuto e subito.
In mancanza di un argine quale la rivoluzione francese, che ha prodotto il modello di citoyen  (cioè il livello di condivisione sociale comune a tutti, a prescindere dalla provenienza etnica, religiosa o politica), la struttura gerarchica autoritaria del cattolicesimo romano, con a capo nientemeno che un personaggio infallibile a prescindere da quello che dice (salvo venire contraddetto dal suo successore) ha penetrato profondamente la cultura italiana, vi si è diffusa capillarmente, ha innervato il carattere della società, favorendone gli aspetti di passività, di unanimismo, di esclusione del diverso.
Aspetti che immediatamente rivelano il carattere non evangelico del sistema cattolico, dal momento che sono in palese contrasto con l'imitazione di Gesù, per come è ritratto nei libri canonici ed in quelli apocrifi (militante, sovvertitore, stimolatore del percorso individuale, fortemente egualitario, anzi sbilanciato verso i reietti, i deviati, le donne, gli stranieri); l'autorità papale si configura come un riferimento non spirituale, ma morale, e quindi fortemente conservatore, anacronistico e censorio.

E allora? Allora, secondo me, c'è bisogno di un atto di liberazione personale che vada oltre il solito trito e ritrito anticlericalismo, la minestrina lunga e riscaldata del supposto coraggio dell'ateo di fronte alla morte: coraggio che non può in nessun caso dipendere da una teoria, da una posizione ideologica. Non c'è liberazione dalla religione imposta senza una critica delle radici profonde che hanno determinato ciò che siamo oggi.

Attendo vostre reazioni.
:-)

19.3.09

La Chiesa si rinnova

 
Gesù: "Dopo la moltiplicazione dei pani, la moltiplicazione dei preservativi."
B. XVI: "Buffonate!"
Vescovo Williamson: "E poi, l'AIDS non è mai esistito!" 


(vignetta di Plantu, da Le Monde)

4.3.09

Lasciate che i bimbi vengano a me

Vi somministro un lungo post che ho trovato molto interessante, con l'aggiunta solo di un paio di mie chiose.


dire, fare, baciare, lettera, testamento: "padre", non sento, non vedo, non parlo

QUELLI DELLE JENE hanno mandato in giro una donna a chiedere consiglio a vari preti sul fatto che il suo bambino piccolo era stato molestato sessualmente dal parroco.
La risposta di 5 preti su 6 è stata di tacere, evitare lo scandalo, non denunciare alla polizia, rivolgersi all'autorità ecclesiastica. Cercare di riportare sulla retta via il figliol prodigo. Addirittura citando San Paolo.
I preti hanno parlato di perdono, di siamo tutti peccatori, sostanzialmente minimizzando l'entità della colpa del prete immaginario.
Lo stesso don Mazzi, intervistato sulla questione ha detto che lui non si rivolgerebbe alla polizia, perché il carcere peggiora comunque le persone e che in due casi simili è riuscito a convincere i preti molestatori a rinchiudersi in un convento di clausura.
Viene da chiedersi se don Mazzi è a conoscenza di altri molestatori che invece non è riuscito a convincere ad andare in clausura e che sono ancora in giro a piede libero a molestare i bambini.
La cosa è ancor più stupefacente visto che tutti gli intervistati hanno ammesso che per una simile colpa la pena inflitta dal clero non sarebbe stata l'espulsione o altro ma una ramanzina e il trasferimento.
E' da notare che l'unico prete che ha consigliato alla madre di denunciare il pedofilo era un giovane. Il che è un ottimo segno. Significa che anche nel clero si sta infiltrando il senso delle parole di Gesù.
Dategli qualche anno e vedrete che anche in Vaticano arriveranno persone che hanno percepito il senso del Vangelo. Non solo i divieti e le eccezioni ai divieti.

Quelli che ho sentito fare nell'inchiesta delle Jene sono discorsi vergognosi dal mio punto di vista, che mostrano che la Chiesa Cattolica è dominata dal gruppo di potere della casta dei preti, che hanno come primo obiettivo proteggere la casta stessa.

E' proprio il potere la chiave della loro intoccabilità. Il clero cattolico romano rivendica il dominio sulle anime, sulle menti e perfino sui corpi (come nei casi di aborto, di stupro, di alimentazione forzata del malato, anche non consenziente: do you remember Piergiorgio Welby?) e con ciò automaticamente si pone su un piano più elevato dei semplici fedeli (e questo passi pure: ognuno è libero di scegliersi la propria gogna) ma anche di quelli che con la zuppa cattolica non c'entrano: non credenti ed appartenenti ad altre religioni.
Io davvero vorrei capire in che modo la sua influenza può condizionare la politica e la società in forma così pervasiva.
Da parte della classe politica, forse si tratta di pura convenienza. Ma da parte della gente?

E questo è stato dimostrato da decine di processi in Usa che hanno pesantemente colpito le casse del clero cattolico con condanne severe per danni.
(In Italia aspettiamo ancora una legge sulle cause collettive..)
Il ragionamento secondo cui denunciare un prete pedofilo è sbagliato perché ne nasce uno scandalo e lui finisce in galera è assurdo. Miglioriamo le galere, certo, ma i pedofili devono essere rinchiusi e messi nell'impossibilità di nuocere ad altri bambini.

Sulla questione dei preti pedofili, vi segnalo un sito giornalistico molto informato: Il Dialogo.

Invece il clero si è raramente e fiaccamente adoperato negli anni per la realizzazione di un sistema carcerario umano. Anzi dobbiamo alla cultura dell'Inquisizione se le nostre carceri sono vergognose.
La logica del clero italiano è sempre stata punitiva al massimo. Tant'è che i carceri del mondo più umani sono in paesi che hanno rifiutato la logica cattolica del dolore, come i paesi scandinavi.
E attenzione: c'è un filo che lega brutalità carceraria, disinformazione sessuale, sessuofobia, paura del nudo, cultura dello stupro.
Il nostro clero è intimamente legato a canoni mentali orrendi e devastanti. E non a caso i cattolici italiani hanno resistito fino al 1996 alla modifica della legge sullo stupro. Grazie anche all'ideologia maschilista del papato fino al 1996 lo stupro era considerato non un reato contro la persona ma contro la morale, con pene irrisorie. Il peccato MORALE cancellava la violenza privata e il sequestro di persona insiti nello stupro... E ancora oggi stupri una donna e poi ti danno gli arresti domiciliari.

Su questo, mi permetto di far notare che gli arresti domiciliari, in ossequio alla legge, sono stati assegnati recentemente a persone effettivamente accusate di violenza sessuale, ma ancora in attesa di processo e ritenute non in grado di inquinare le prove.
Si dovrebbe accelerare i processi e giungere rapidamente ad una sentenza definitiva, invece che condannare le persone in attesa di giudizio.
Fino a prova contraria, c'è per tutti, TUTTI, secondo la legge, la presunzione d'innocenza. Questo principio, di altissimo valore civile, deve essere un baluardo invalicabile dalla vendetta della società.
Update 6/3/09
È di ieri la conferma che non vi sarebbe alcun elemento a carico di Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz, i due romeni arrestati con l’accusa di aver stuprato una ragazzina di 14 anni al parco romano della Caffarella. Né il DNA sui mozziconi delle sigarette fumate dai violentatori né quello sui fazzolettini usati dopo l’aggressione corrisponde a quello dei due indagati; non sono compatibili inoltre i frammenti di DNA trovati sulle impronte rilevate sulle schede telefoniche, rimosse dagli stupratori dai telefonini delle due giovani vittime; non corrispondono infine l’identikit e le descrizioni degli stupratori rilasciate dalla vittima, secondo la quale gli aggressori avrebbero addirittura parlato italiano, con un leggero accento straniero. Inoltre, la donna violentata recentemente nel quartiere di Primavalle, che secondo i mezzi d'informazione avrebbe riconosciuto nel Racz il suo aguzzino, ieri sera, durante la trasmissione televisiva "Anno Zero", ha dichiarato di non essere sicura dell'identificazione.
Questa notizia stamattina non è stata data da alcun telegiornale nazionale. Ed i due uomini, per quello che ne so, non sono ancora stati rilasciati.

E non a caso tra le chiese cristiane è quella cattolica quella dove si sono rifugiati il maggior numero di pedofili. In quale altro posto trovano una protezione più potente?
Vorrei vedere se si chiedesse a don Mazzi se è giusto denunciare uno che prende a bastonate un prete. Ovvio che la risposta sarebbe che si deve denunciarlo... perché è un atto violento. E qui sta il problema, la logica doppia sul peccato che ancora nutre il clero cattolico.
MOLESTARE UN BAMBINO È MENO GRAVE CHE PICCHIARE UN PRETE.
Eppure sappiamo che i danni dello stupro sono altrettanto gravi e duraturi di quelli di un pestaggio.
Ma evidentemente questi religiosi non la pensano così. Uno stupro è meno grave. O forse non considerano approfittare di un bambino e mettergli le mani addosso uno stupro. Tradizione antica che nasce dalla cultura dell'acquisto del perdono che diede origine alla scissione tra cattolici e protestanti.
Cari cattolici. Io rispetto la vostra fede ma dovreste fare qualche cosa per svecchiare questa gerontocrazia che governa la Chiesa e che infanga il buon nome di Dio...
(Abbiamo tutti un po' lo stesso problema... Ognuno spera che arrivi un Obama anche per lui....)

E per capire da dove viene l'ipocrisia blasfema maggioritaria nel clero può essere utile oggi leggere il testo originale che stabiliva i prezzi delle INDULGENZE. Cioè si poteva pagare per espiare un peccato. Incredibile l'idea di pagare denaro per andare in Paradiso, e allucinante la scala di valori che venne usata per stabilire il costo del perdono a seconda dei peccati commessi. Stuprare un bambino era considerato un reato minore (!!!!), costava molto di più diventare prete essendo ciechi da un occhio. Lo so che e' assurdo ma questo aveva stabilito il Papa. Non voleva preti guerci a meno che non fossero disposti a pagarlo profumatamente. Stuprare una donna era considerata una colpa solo leggermente più grave dello stupro di un bambino. Uccidere era molto più grave ma ce la si cavava con una spesa ragionevole. Quel che costava una vera fortuna era ottenere il perdono dopo aver ammazzato un vescovo. Ed e' da notare che si poteva persino pagare in anticipo per ottenere il perdono preventivo per uno o più ammazzamenti. Fu questo testo che fece incazzare Martin Lutero e provoco' la nascita del movimento Protestante. Gente che ha una tanticchia di rispetto in più per la Parola di Dio. I preti protestanti si sposano, fanno sesso e ovviamente sono molto meno impestati da pedofili e stupratori.

Caro Papa, cari Vescovi, Arcivescovi e Cardinali, inginocchiatevi e chiedete perdono a Dio. Se e' misericordioso come dite forse vi perdonerà. Ma dovete inginocchiarvi. SUBITO!!!

P.S.
Riportiamo qui di seguito il testo della Taxa Camarae, un elenco delle indulgenze previste per i vari peccati, con relativo tariffario:

1. L'ecclesiastico che incorresse in peccato carnale, sia con suore, sia con cugine, nipoti o figliocce, sia, infine, con un'altra qualsiasi donna, sara' assolto, mediante il pagamento di 67 libbre, 12 soldi.
2. Se l'ecclesiastico, oltre al peccato di fornicazione chiedesse d'essere assolto dal peccato contro natura o di bestialita', dovra' pagare 219 libbre, 15 soldi. Ma se avesse commesso peccato contro natura con bambini o bestie e non con una donna, paghera' solamente 131 libbre, 15 soldi.
3. Il sacerdote che deflorasse una vergine, paghera' 2 libbre, 8 soldi.
4. La religiosa che ambisse la dignita' di abbadessa dopo essersi data a uno o piu' uomini simultaneamente o successivamente, all'interno o fuori del convento, paghera' 131 libbre, 15 soldi.
5. I sacerdoti che volessero vivere in concubinato con i loro parenti, pagheranno 76 libbre, 1 soldo
6. Per ogni peccato di lussuria commesso da un laico, l'assoluzione costera' 27 libbre, 1 soldo. Per gli incesti si aggiungera' a coscienza 4 libbre.
7. La donna adultera che chieda l'assoluzione per restare libera da ogni processo e avere ampie dispense per proseguire i propri rapporti illeciti, paghera' al Papa 87 libbre, 3 soldi. In un caso analogo, il marito paghera' uguale somma; se avessero commesso incesto con i propri figli aggiungeranno a coscienza 6 libbre.
8. L'assoluzione e la sicurezza di non essere perseguiti per i crimini di rapina, furto o incendio, costera' ai colpevoli 131 libbre, 7 soldi.
9. L'assoluzione dell'assassinio semplice commesso sulla persona di un laico si stabilisce in 15 libbre, 4 soldi, 3 denari.
10. Se l'assassino avesse dato la morte a due o piu' uomini in uno stesso giorno, paghera' come se ne avesse assassinato uno solo.
11. Il marito che infliggesse maltrattamenti a sua moglie, paghera' alle casse della cancelleria 3 libbre, 4 soldi; se fosse uccisa, paghera' 17 libbre, 15 soldi, e se le avesse dato morte per sposarsi con un'altra, paghera', inoltre, 32 libbre, 9 soldi. Coloro che avessero aiutato il marito a perpetrare il crimine saranno assolti mediante il pagamento di 2 libbre a testa.
12. Chi affogasse suo figlio, paghera' 17 libbre, 15 soldi (ossia 2 libbre in piu' che per uccidere uno sconosciuto), e se a uccidere fossero il padre e la madre di comune accordo, pagheranno 27 libbre, 1 soldo per l'assoluzione.
13. La donna che distruggesse il figlio che porta nel suo ventre, e il padre che avesse contribuito alla realizzazione del crimine, pagheranno 17 libbre, 15 soldi ognuno. Colui che facilitasse l'aborto di una creatura che non fosse suo figlio, paghera' 1 libbra di meno.
14. Per l'assassinio di un fratello, una sorella, una madre o un padre, si paghera' 17 libbre, 5 soldi.
15. Colui che uccidesse un vescovo o un prelato di gerarchia superiore, paghera' 131 libbre, 14 soldi, 6 denari.
16. Se l'assassino avesse dato morte a piu' sacerdoti in varie occasioni, paghera' 137 libbre, 6 soldi, per la prima uccisione, e la meta' per quelle successive.
17. Il vescovo o abate che commettesse omicidio per imboscata, incidente o per necessita', paghera', per raggiungere l'assoluzione, 179 libbre, 14 soldi.
18. Colui che in anticipo volesse comperare l'assoluzione di ogni omicidio incidentale che potesse perpetrare in futuro, paghera' 168 libbre, 15 soldi.
19. L'eretico che si convertisse, paghera' per l'assoluzione 269 libbre. Il figlio dell'eretico arso, impiccato o giustiziato in qualsiasi altra forma potra' essere riabilitato solo mediante il pagamento di 218 libbre, 16 soldi, 9 denari.
20. L'ecclesiastico che non potendo pagare i propri debiti volesse liberarsi dall'essere processato dai creditori, consegnera' al Pontefice 17 libbre, 8 soldi, 6 denari, e gli sara' perdonato il debito.
21. Sara' concessa la licenza per installare posti di vendita di vari generi sotto i portici delle chiese, sara' concesso mediante il pagamento di 45 libbre, 19 soldi, 3 denari.
22. Il delitto di contrabbando e frode ai diritti dei principe costera' 87 libbre, 3 denari.
23. La citta' che ambisse per i suoi abitanti o per i suoi sacerdoti, frati o monache, la licenza di mangiare carne e latticini in epoche in cui e' proibito, paghera' 781 libbre, 10 soldi.
24. Il monastero che volesse variare la regola e vivere con minore astinenza di quella prescritta, paghera' 146 libbre, 5 soldi.
25. Il frate che per migliore convenienza o gusto volesse passare la vita in un eremo con una donna, consegnera' al tesoro pontificio 45 libbre, 19 soldi.
26. L'apostata vagabondo che volesse vivere senza ostacoli, paghera' uguale quantita' per l'assoluzione.
27. Uguale quantita' pagheranno i religiosi, siano questi secolari o regolari, che volessero viaggiare in abiti da laico.
28. Il figlio bastardo di un sacerdote che volesse essere preferito per succedere nella cura al padre, paghera' 27 libbre, 1 soldo.
29. Il bastardo che volesse ricevere ordini sacri e goderne i benefici, paghera' 15 libbre, 18 soldi, 6 denari.
30. Il figlio di genitori sconosciuti che voglia entrare negli ordini, paghera' al tesoro pontificio 27 libbre, 1 soldo.
31. I laici contraffatti o deformi che vogliano ricevere ordini sacri e possedere benefici, pagheranno alla cancelleria apostolica 58 libbre e 2 soldi.
32. Uguale somma paghera' il guercio dell'occhio destro, mentre il guercio dell'occhio sinistro paghera' al Papa 10 libbre, 7 soldi. Gli strabici pagheranno 45 libbre, 3 soldi.
33. Gli eunuchi che volessero entrare negli ordini, pagheranno la quantita' di 310 libbre, 15 soldi.
34. Colui che per simonia volesse acquistare uno o molti benefici, s'indirizzera' ai tesorieri del Papa, che gli venderanno il diritto a un prezzo modico.
35. Colui che per avere mancato un giuramento volesse evitare ogni persecuzione e liberarsi di ogni tipo d'infamia, paghera' al Papa 131 libbre, 15 soldi. Inoltre consegnera' 3 libbre per ognuno di coloro che erano stati garantiti.

21.2.09

Una particolare concezione della vita

Ritorna, di tanto in tanto, morto vivente, la domanda: quale concezione della vita ha la nostra società? Quale il potere politico?
Il cattolicesimo, che oggi condiziona così fortemente le scelte del governo e del parlamento, tollera la pena capitale (vedi Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, parte III, sez. II, cap. II, 2267) ed al contempo sbandiera la sacralità della vita ogniqualvolta vuole imporre il suo controllo sopra le teste delle persone: aborto,eutanasia, sospensione delle terapie o dell'alimentazione forzata.
[Non si può dire che il famoso "comandamento dell'amore" proclamato da Gesù Cristo sia completamente familiare a questo autorevole consesso.]

Inizio e fine della vita sembrano aver preso tutto lo spazio di dibattito.
Lungi da me discettare sul senso della vita, ma rimane l'evidenza che la vita vissuta, quella compresa tra nascita e morte, non entra oggi negli interessi di legislatori e moralisti.
Non vedo assistenza e aiuto ai neo-genitori in difficoltà, ai ragazzi e alle ragazze, alle persone che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese; anzi: ci si avvia verso uno stato sociale all'americana, cioè inesistente, chi ha i soldi si fa l'assicurazione sanitaria e gli altri si attaccano.


Scriveva Adriano Sofri sulla La Repubblica del 4 gennaio 2009
La bioetica ha a che fare coi progressi spettacolosi della medicina, della biologia, dell' ingegneria genetica, gli inseguimenti trafelati della filosofia e del diritto, e le supervisioni delle chiese. Una sua esemplare dichiarazione è che "la vita umana è sacra e va difesa dal concepimento alla morte". La cito non per ridiscuterla qui, ma per osservare che la nostra fresca sensibilità bioetica si concede il lusso di concentrarsi sui due poli, il concepimento, o almeno la nascita, e la morte, il capo e la coda, riservando un' attenzione minore a quello che sta fra l' inizio e la fine, cioè alla vita nella sua durata, che poi è la vita. Così, benché le innovazioni che la scienza introduce e la filosofia insegue col fiato corto e la religione rilega in pergamena, valgano per tutte le disgrazie che investono l' intermezzo fra nascita e morte - la fame, le malattie, le guerre - ce ne commuoviamo meno. La nostra guerra (di religione) sulla trovata secondo cui la vita è così sacra da essere "indisponibile" alla stessa singola persona vivente sta ai luoghi in cui la vita viene mietuta all' ingrosso, come i nostri botti di Capodanno, adorati da tutti tranne i cani i bambini e chi ha conosciuto una sola notte di guerra, stanno ai bombardamenti su Gaza. Così vicino, oltretutto - due sponde dirimpettaie- che si potevano sentire reciprocamente, e raddoppiare l' allegria degli uni e lo spavento degli altri.
Quella che pone Sofri è anche una questione quantitativa: quanto vale una vita nella striscia di Gaza, rispetto ad una sull'altra sponda del Mediterraneo?

Legittimo chiedersi, giudicando dai testi delle leggi in via di approvazione sui trattamenti sanitari e sull'ordine pubblico: quanto vale la vita di ognuno e ognuna di noi? quanto vale se ci ammaliamo? se siamo stranieri? se perdiamo il lavoro? se incontriamo un poliziotto di cattivo umore?
Quali diritti? Quali garanzie? Quale libertà?

Quello che alcuni chiamano "rispetto per la vita", a me pare piuttosto "disprezzo della vita".

Ancora un volta, vi consiglio la lettura di Marco Cattaneo.

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13.2.09

Repressione!

Vorrei abbozzare alcuni punti di riflessione a margine della “crisi di nervi” della società suscitata dalla storia di Eluana Englaro, ma le questioni che mi interpellano sono molte, per cui vedrò di non tirarvele addosso tutte insieme.


Cos'era, Eluana Inglaro, dopo 17 anni di coma irreversibile?
Riusciamo ad immaginarlo?
Di sicuro non era la giovane dal sorriso contagioso e esplosivo delle foto che il padre ha dato alla stampa, forse per tenere lontani i giornalisti, o forse perché per lui quella era Eluana, e non quell'altro bozzolo senz'anima.

Nell'immaginario della gente, si è cercato di riempirla di quelle caratteristiche eminentemente umane che rendessero possibile al clero cattolico ed ai loro supporter in Parlamento definire l'interruzione della sua insensata artificiale agonia come "condanna a morte". Si è detto che solo la stessa Eluana avrebbe potuto esprimersi per un'interruzione della sua alimentazione forzata.

Quanto questo argomento sia prestestuoso è evidente. Chi ha avuto un parente affetto da malattia terminale molto dolorosa, sa quanto spesso la forza di vivere viene meno a chi si trova in quelle miserevoli condizioni.
A tal proposito, vi segnalo questo toccante post di Marco Cattaneo (consiglio di prendersi il tempo di leggere anche i commenti).
Di più: vogliamo dimenticare l'atroce vicenda di Piergiorgio Welby, la sua richiesta lucida di smettere l'alimentazione forzata, la sua atroce agonia? Forse che in quel caso sussistevano dubbi sulla sua volontà?
Eppure, si arrivò perfino all'incriminazione per l'anestesista che pietosamente eseguì le sue volontà, come oggi si vorrebbe incriminare Beppino Englaro del crimine più orrendo, l'assassinio della propria figlia.

In realtà, il potere politico si pone, del tutto arbitrariamente, come proprietario del corpo, configurandosi come “braccio esecutivo” dei dettami della nuova onda preconciliare della Chiesa Cattolica Romana.
Appropriarsi dei corpi, è una vecchia storia dei regimi totalitari. Qualcosa di enormemente simbolico.

Il corpo è rivoluzionario. Il corpo è sovversivo.
Col corpo si ama.
Col corpo si desidera.
Col corpo si può sfuggire. perché il corpo crea, naturalmente, supera i confini, le definizioni, le etichette sociali. Crea vicinanze incontrollabili.

Non per niente nel carcere di Abu Ghraib si cercava l'umiliazione dei prigionieri attraverso l'umiliazione dei loro corpi, oltre che col vero e proprio massacro.
Non per niente, nel momento epico del movimento di contestazione del 2001, non si è scelto tanto di evitare scontri diretti col movimento, quanto di reprimerlo in modo sanguinoso.

Il disprezzo del corpo, il controllo del corpo per sancire la propria supremazia provoca un effetto nella vita agìta delle persone più fragili, meno indipendenti e responsabili. Lo faceva notare Lele parlando della teoria della "finestra rotta": le storture della politica ricadono a valanga sull'agire delle persone. Ecco a voi, nella cronaca dei quotidiani inferni, un moltiplicarsi di stupri di donne, di minori, una recrudescenza di violenze ancora contro donne (anche in famiglia), contro senzatetto, contro stranieri. Il debole che afferma la sua supremazia sul più debole.

Riberallarsi. Ora e sempre

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6.2.09

Vuoto di carità, vuoto di cultura

A proposito dell'agonia nell'agonia della famiglia Englaro in questi giorni, della loro sistematica criminalizzazione (non so immaginare quali nuove perversioni vedremo oggi), vi segnalo questo toccante post di Federica Sgaggio.


A commento di questi momenti atroci e scandalosi per chi crede nella civiltà e nell'intelligenza umana, riesumo uno stralcio dagli Scritti Corsari del mio amato Pasolini.

Marzo 1974. Vuoto di carità, vuoto di cultura. Un linguaggio senza origini  (prefazione ad una raccolta di sentenze della Sacra Rota, a cura di Francesco Perego)
"posso dire che queste Sentenze della Sacra Rota mi hanno scandalizzato. Ma sia chiaro: non per la loro aberrazione morale e politica, il loro strisciante servilismo verso i tradizionali alleati (uomini di potere democristiani e fascisti), non per l’aria dell’imbroglio, dell’intrallazzo, dell’ipocrisia, della malafede, dell’untuosità, del privilegio che mai come qui appaiono in tutta la loro ripugnante evidenza. Esse mi hanno scandalizzato per due ragioni che potrebbero essere piuttosto definite culturali che moralistiche.
Primo: l’assenza totale di ogni forma di Carità. (...) Essa è una offesa brutale a quella dignità umana che non viene nemmeno presa in considerazione. L’esperienza umana su cui queste sentenze si fondano nell’esaminare i casi è perfettamente irreligiosa : il pessimismo del suo pragmatismo è senza fondo. La vita interiore degli uomini è ridotta a mero calcolo e miserabile riserva mentale: a cui si aggiungono, naturalmente, le azioni, ma nella loro pura nudità formale.
Seconda ragione di scandalo : l’assenza totale di ogni forma di Cultura. Gli estensori di queste sentenze sembrano non conoscere altro che gli uomini – visti in un orribile intrico di azioni dettate da sentimenti bruti o da infantili interessi – ché, quanto a libri, essi sembrano conoscere solo quelli di diritto canonico e San Tommaso.(...)

Tale assenza di cultura diviene anch’essa a sua volta offensiva della dignità dell’uomo quando essa si manifesta esplicitamente come disprezzo della cultura moderna, e altro non esprime dunque che la violenza e l’ignoranza di un mondo repressivo come totalità."
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2.2.09

Cattive compagnie

Le aberranti dichiarazioni revisioniste di tal don Floriano Abrahamovicz, esponente lefebvriano ben ambientato nel NordEst, non hanno preso in contropiede chi segue attentamente le vicende di questo disgraziato Veneto.

Questo signore, riammesso con i suoi sodali nel seno della Chiesa Cattolica
(d'altra parte, ricordo che lo stesso Lefèbvre, dopo la scomunica, dichiarò di avere ancora buoni amici e sostenitori in Vaticano, tra i quali il card. Oddi ed il card. [non indovinate?] Ratzinger)
si era già distinto in un breve cameo all'interno di una puntata di Anno Zero del 2006, in cui, commentando la sua lettura dell'autobiografia di Priebke, disse: "Non lo chiamerei boia". Ma a Verona aveva più volte sfilato accanto ai leghisti locali, in primo luogo l'attuale sindaco della città scaligera, Flavio Tosi.
Oggi, il primo cittadino cerca di rifarsi una verginità.

Ecco una stralcio da L'Arena - il Quotidiano di Verona di ieri, I febbraio 09:


IL CASO. Il sindaco spara a zero su don Floriano Abrahamowicz dopo le sue frasi negazioniste sulle camere a gas
Tosi «scarica» il prete dei raduni leghisti
(...) Per la Lega, don Abrahamovicz non è certo uno sconosciuto, visto che ha partecipato a molte iniziative del Carroccio. A Vicenza, davanti ai ministri Maroni e Calderoli, aveva benedetto il crocifisso destinato al Parlamento del Nord. E a Verona, su invito di Matteo Castagna - «La chiesa dell’unico messia non chiede scusa a Caifa», scrive quest’ultimo sul suo sito - responsabile di Padania cristiana, don Floriano è venuto spesso. Nel 2005 guidò un rosario contro il Gay pride cui partecipò anche l’allora consigliere comunale Tosi, il quale, ora, distingue tra un’iniziativa contro una manifestazione «per molti versi eccessiva» e il celebrante che non aveva ancora detto frasi riduttive sulla Shoah.


Qui si trova qualche notizia in più sull'idillio ora terminato tra i politici locali veronesi e don Floriano.

Tuttavia, la scarsa cautela di Tosi nello scegliersi i compagni di campagna politica non si esaurisce qui. Di nuovo, vi segnalo, tra i consiglieri comunali eletti nella lista civica del sindaco, Andrea Miglioranzi, esponente di Fiamma Tricolore, cantante dei Gesta Bellica, gruppo nazirock autore di pezzi che inneggiano a Rudolf Hess ("Senza colpe l'han rinchiuso e alla fine l'hanno ucciso"), a Priebke, agli Afrikaner dell'apartheid. Una canzone recita: "Io sono camicia nera la mia Patria é la mia bandiera".

Ed io che credevo che la bandiera di un amministratore fosse la democrazia.

...

28.1.09

Dottore... ho un doloretto qui, all'infallibilità...

Da RaiNews 24:
Il rabbinato d'Israele ha rotto indefinitamente i rapporti ufficiali con il Vaticano in seguito alla revoca della scomunica del vescovo lefebvriano Richard  Williamson, che nega la Shoah. Lo scrive il Jerusalem Post, aggiungendo che il rabbinato ha anche cancellato un incontro fissato a Roma il 2-4 marzo con la Commissione della Santa Sede per i rapporti con gli ebrei. "Auspichiamo un ripensamento del rabbinato di Israele", ha detto padre Lombardi a nome della Santa Sede.
Del rabbinato di Israele. Non del Papa.

21.1.09

Benedetto XVI al centro commerciale

Ci sono stati commenti belli e toccanti al mio post precedente su Eluana ed il diritto a morire.


A me, però, in tutto questo, c'è una cosa che mi manda in bestia.
Siamo in un paese cattolico, no? Cioè cristiano. Giusto?

Per cui il rispetto laico per la vita, per gli altri, non si sa dove stia.
Ok.  Più o meno, a questo ci siamo rassegnati.

Ma questi benedetti sedicenti cristiani, a cominciare da quello tutto in bianco con la gonna che sta sempre in tv, e le sue sue fide milizie, non hanno un comandamento più grande ed importante degli altri che recita "ama il tuo prossimo come te stesso"?

Quale amore stanno ora dimostrando per Eluana e per la sua famiglia?
Quale amore dimostrano per la società, per le persone, per i sofferenti, per gli "assetati di giustizia"?

Come possono dei veri cristiani rispettare un capo morale/spirituale che esclude sistematicamente l'amore e la comprensione dai suoi proclami?
Se esistono veri cristiani in questo paese, (compresi i vari frati, suore, sacerdoti, Zanotelli, comunità di base e di altezza, scout, baciapile, genitori che fanno battezzare comunicare cresimare i figli) questi veri cristiani, dicevo, dovrebbero ora essere per strada, a dire che Eluana deve essere lasciata tranquilla, che tutte le persone sono uguali e degne d'amore, e che il Vaticano deve vendere tutti i suoi beni e darli ai poveri.
Se ci credono.
Altrimenti, basta con le menate sul Cristianesimo.
Basta! Almeno, cari sedicenti cristiani, abbiate il coraggio di togliervi questa maschera impudica, dietro la quale si sono commesse le peggio nefandezze: dai furti alle guerre, dalle scomuniche alle sentenze senza processo, dalle violenze pubbliche a quelle private, in totale impunità.


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7.1.09

La legge è uguale per tutti gli altri

Ieri sono andato ad ascoltare un concerto di musica sacra presso una chiesa cattolica di Verona. Il concerto doveva svolgersi in coda ad una messa serale, perciò, per non prendere troppo freddo, mi sono già rifugiato nella chiesa poco prima della benedizione finale, mentre il parroco stava accingendosi a dare un avviso.
Questo:
"Come sapete, in questa strada c'è divieto di sosta. Ora, io sono andato dal capo dei vigili, per parlargli. Lui ha detto che non lo può levare. Mi ha assicurato però che ordinerà ai suoi vigili di passare altrove durante le funzioni."

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Avrei voluto applaudire il rigore, la coerenza egualitaria, l'aderenza cristiana al suo Vangelo che dice:
"Egli ha operato potentemente con il suo braccio; ha disperso quelli che erano superbi nel loro cuore; ha detronizzato i potenti, ed ha innalzato gli umili; ha colmato di beni gli affamati e ha rimandato a mani vuote i ricchi".

Avrei voluto applaudire questa arrogante maggioranza che crea a proprio piacimenti le leggi per la convivenza sociale... e poi le impone agli altri!

Update: una mia lettrice, presente nella cricostanza che ho raccontato, mi ha aggiornato sulla fine del sermoncino, che evidentemente per disgusto avevo smesso di ascoltare: il ministro di culto lamentava il fatto che nonostante lui avesse comunicato gli orari di tutte le messe le multe erano riapparse e raccomandava ai parrocchiani di non fidarsi.
Così, con un sospiro di sollievo, cancello qui sopra il rabbuffo contro il dirigente dei vigili.

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3.12.08

Nulla di nuovo

«NULLA DI NUOVO» - La mancata ratifica da parte della Santa Sede della Convenzione Onu sui disabili, era nota da tempo, «non c'è assolutamente nulla di nuovo». È quanto ha affermato il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
fonte: corriere.it

Non avevamo dubbi

5.8.08

Spirito di carità


Tratto da L'Arena, giovedì 31 luglio 2008 cronaca pag. 7

Intervista a mons. ZENTI, VESCOVO di Verona.

Non è l’elemosina che elimina i poveri

(...) La gente non deve impietosirsi di fronte a chi per la strada chiede l'elemosina. Spesso il povero che allunga la mano ha alle spalle dei delinquenti o comunque un mondo adulto che sfrutta le persone più indifese e di fronte alle quali è più facile commuoversi. (...) Io faccio un ragionamento dal punto di vista umano e pastorale: l'accattonaggio non è degno di un cittadino. Indipendentemente dall'azione o meno del racket, la presenza di persone costrette a chiedere l'elemosina è sinonimo di una società malata, che deve trovare i mezzi affinché un uomo o una donna non tocchi più una simile abiezione. (...) Ho sempre raccomandato alla mia gente di non dare nulla a chi chiedeva l'elemosina davanti alla chiesa proprio per scoraggiare l'accattonaggio. Invece la sollecitavo ad essere sempre attenta alle situazioni di povertà e indirizzarle alla Caritas. (...) Qui a Verona non esiste il problema della fame e di un tetto sotto il quale dormire. Le possibilità sono offerte a tutti, se poi per qualcuno è più comodo chiedere l'elemosina è un altro discorso. Ma non è dignitoso farlo né è un gesto di pietà donare qualche soldo. (...) L'immigrato non può permettersi di diventare un elemento di squilibrio della convivenza sociale. Nei riguardi di chi delinque è necessario essere determinati.

[nota mia: se capisco bene, la giustapposizione di queste due frasi vuol dire che immigrazione = delinquenza]

Io chiedo ai cattolici che mi leggono: sono queste le parole di un capo spirituale? E cosa c'è di spirituale in queste parole?
Dov'è la carità?
Non dice forse la Bibbia, di cui questo signore dovrebbe essere l'alfiere:

"Chi ha pietà del povero presta al Signore, che gli ricambierà l'opera buona" (Proverbi, 19:17)

"Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli. " (Matteo, 19:21)

e l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo....