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3.6.09

Veneto (s)profondo

Rosolina Mare.
Incredibile, un posto con questo nome esiste davvero.
Stretta tra l'estuario dell'Adige ed il delta del Po, lascia alle spalle una triste ex-palude, comprendente l'isola di Albarella, proprietà della Marcegaglia, e si affaccia su un Adriatico asmatico, puzzolente, una brodaglia di sapori variegati a seconda di come butta la corrente.



Tardo pomeriggio. Afrore di corpi ancora malpreparati alla frittura estiva. Il sole sta abbassandosi dietro le file di ombrelloni, verso Occidente. Il mare a Levante. Nulla di nuovo, si dirà.



Arriva una coppia che si esprime in puro dialetto  lingua basso-veneta.
Magro e allampanato lui, dinoccolato fino alla disarticolazione, magra e ossuta lei, una femminilità conchiusa in un corpo duro, aspro, un volto non brutto ma scialbo, fissato in un'espressione da spasmo di colite,  con davanti i due enormi capolavori siliconici di qualche mago della chirurgia plastica.

Distendono gli asciugamani sulla spiaggia libera e si sistemano di fronte al mare. Insoddisfazione evidente. Lui estrae da una fiammante borsa da fotografo vari aggeggi ottici ed elettronici che dispone davanti a sé come giocasse ai soldatini, lei si spalma la crema.

Incapace di trasmettervi le sfumature del veneto, eccovi il loro dialogo in dialetto italico.
Lei, lamentevole: "Abbiamo sbagliato. Il sole non è dalla parte giusta!"
Lui, competente: "No. E' la spiaggia che sta dalla parte sbagliata."

......

Intanto, a Verona il procuratore capo Mario Schinaia veniva aggredito in una strada secondaria
Schinaia è il responsabile, tra l'altro, dell'inchiesta sull'aggressione di una ragazza in pieno centro storico ad opera di una banda composta di giovani appartenenti a Forza Nuova, della quale facevano parte anche gli assassini di Nicola Tommasoli.
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15.9.08

Parabola laica

...ovvero una visione del futuro.

---===Antefatto===---
Il fesso (il nostro eroe) qualche mese fa ha avuto un cedimento. Invece di ordinare i libri di scuola dal solito giornalaio del paese , ha seguito l'esempio di altri più brillanti genitori e si è rivolto ad un noto centro commerciale della zona.
A sua parziale discolpa possiamo incidentalmente notare qui alcuni fatti:
. il centro commerciale suddetto prometteva un ghiotto sconto sul prezzo di copertina
. il giornalaio in questione non fa alcuno sforzo per rendersi non dico simpatico, ma almeno tollerabile nella sua acida depressione che lo spinge coattivamente a criticare i genitori paganti di fronte ai ragazzi che conservano ancora (ancora per poco) un barlume di fiducia in babbo e mamma.

---===Primo approccio===---
Siamo ancora al parcheggio davanti al Megaemporio del Desiderio, quindi è una specie di antefatto posteriore. Attendo con calma (sono appena tornato dalle vacanze, da un luogo dove il fair play stradale è decisamente riposante: no, non la Danimarca!) l'elaborata manovra di una vettura in uscita. Sto per prendere il suo posto, quando un disperato, che evidentemente aveva trascorso le sue vacanze altrove, forse sugli autoscontri, suona le trombe del giudizio, si sbraccia, urla, mi minaccia: è 10 minuti che sta aspettando!! (forse si era addormentato: scherzi dell'insonnia!) Alzo le braccia fatalisticamente e mi avvio ad un altro posto, 10 metri più in là, facendogli notare il fatto che non lo avevo visto perché stava in contromano. Quello mi intima di fermarmi e fa per scendere per darmi un bacio... credo...
Io non sono portato alle smancerie e prendo rapidamente il largo, verso uno dei 10.000 posti ancora liberi.
---===Banco libri===---
Lo so che il mio racconto è ozioso. Tuttavia se hai il profilo tipico del lettore del mio blog forse non disprezzerai questo racconto di vita che è anche un manuale di sopravvivenza; anche se come me passi in un centro commerciale una volta l'anno, quando troppo tardi ti accorgi che quello che hai imboccato non era lo svincolo per l'autostrada, potrai dire "Ci sono stato anch'io!" e citare la mia esperienza senza citare la fonte né pagare i diritti d'autore. Dunque, torniamo in argomento.
E' una placida metà pomeriggio del venerdì (ho deliberatamente evitato il sabato) e mi aspetto che chiunque sia pacifico e bendisposto quanto me. La commessa del banco libri invece ha un diavolo per capello, e (al contrario di me) un sacco di capelli. E due libri in meno di quelli previsti. Come dirle che la scuola comincia di lì a tre giorni e che i figli di genitori più assennati e più tolleranti nei confronti del perfido giornalaio hanno già da tempo tutta la loro dotazione di testi?
Ci provo, sfoderando il famoso sorriso seduttivo che già tante vittime mieteva. Ma forse sulle racchie è meno efficace. Il mio ragazzo ci prova anche lui, mi considera troppo anziano per certe cose. Ma l'arpia detesta gli adolescenti, forse perché non ha mai trovato un uomo con cui avere dei bambini, forse semplicemente perché è racchia. Mi sorbisco una ramanzina sull'educazione di mio figlio. Anche in questo ho nostalgia del giornalaio.

---===Sorpresa!===---
Passo alla cassa. Scontrino. Ma non c'è traccia di sconto!
"Ecco a lei un buono acquisto pari al 15% del prezzo di copertina"
Fregato!
[Il senso di giustizia mi spinge a non tacere che anche la cassiera è fregata. Il bus per tornare a casa sua parte alle 16.48, proprio l'ora marcata sullo scontrino, ma la persona destinata a sostituirla non c'è. Una piccola smagliatura organizzativa: che direbbe il Brunetta?]

---===Chi è causa del suo mal...===---
Mi addentro con dignità tra i corridoi illuminati al neon. Con dignità ostentata, ma senza alcuna idea di cosa comperare.
La mia compagna, illuminata dentro, si ricorda che la vecchia bilancia del bagno non va più, allora ci concediamo un attrezzo con display digitale 8 memorie ed un computer interno che calcola la quantità di materia grassa di cui sei composto escluso il cervello (che comunque nel mio caso ha valore trascurabile).
---===In fondo è... cassa!===---
Potremmo sceglierne una qualsiasi, ce ne sono 33! Per fortuna, siccome si sa che scegliere è un fastidio di cui l'italiano medio fa volentieri a meno, ne funzionano solo 6. Mancando la cassa rapida per chi ha un numero limitato di articoli, mi accodo dove la cassiera è più rilassata e sorridente e dove la fila è più corta.
Corta... beh, comunque sempre 40 minuti!
E' bello perché, se si mantiene l'ansia ed il furore entro limiti accettabili, c'è spazio per scambiare idee, opinioni, visioni del mondo. Il signore dietro a me, che ha in mano un quaderno ed una scatola di Cotton fioc ripete come un mantra "Mai più... mai più...", che sintetizza mirabilmente una serie di riflessioni che sto macinando silenziosamente dentro di me.
E poi, improvvisa, giunge l'ILLUMINAZIONE!
Ma ve ne parlerò in un post paragrafo a parte, perché devo ancora dire una cosa. Quando è il mio turno di pagare, passo alla cassiera il buono (ve lo ricordate?), lei lo avvicina al lettore ottico, bip... lo guarda, di nuovo bip..., lo riguarda, bip..bip bip....
Allora si guarda intorno, anzi guarda con intensità la fila di gladiatori... e sospirando accende una luce rossa che gira come quella di un'ambulanza, sopra di lei. Ed ecco, in men che non si dica (5 minuti) arriva La Cassiera e prende in mano la situazione. E' fatta: ho i libri, la bilancia, il mal di testa, e soprattutto meno soldi di quanti ne avrei se fossi andato dal giornalaio.


---===Ma ho capito===---
Ho capito cosa intende il ministro Brunetta quando parla di efficienza del privato rispetto al pubblico.
Ho capito quanto cresce l'efficienza diminuendo gli stipendi, aumentando le ore di lavoro e vessando i dipendenti.
Ho capito che se uno sta a lavorare qui per 8 ore più straordinari, poi va in un altro negozio e si fa 40 minuti di coda, quando poi chiede un documento all'anagrafe ha una giusta collera per quella ingiustificata pigrizia del personale.
Soprattutto, ho capito come saranno gli uffici pubblici, la scuola, i servizi, la sanità, dopo la "cura" dei nostri governanti.

---===||===---

18.7.08

La mia Barcellona




Una settimana di lavoro a Barcellona.
Ho trovato la città letteralmente invasa dai turisti. Ma cos'è quella che si offre ai loro occhi? E' una immagine di città lucida, plastificata, perfetta ad incarnare il cliché dell'ibericità da cartolina: sangria, divertimento, tirar tardi. Fiesta sicura, con preservativo. Muri puliti, vetrine anonime, negozi uguali a quelli di Londra Milano Zurigo, pieni di oggetti scialbi, senza personalità, originalità, colore, oppure paccottiglia pseudo-orientale. Si mangia panini in locali sterilizzati, oppure sciape insalate in ossequio al naturismo di moda. Anche l'aria non ha altro odore che lo scarico delle auto.








Ma la mia Barcellona non è morta, solo si fa cercare fuori da quelle quattro vie percorse dalla massa degli stranieri in vacanza. La ritrovo nei gruppetti cospiratori seduti sui gradini di Sant Felipe Neri, nel sorriso suadente e nella carezza lieve di una giovane prostituta, nelle onde tiepide di un bagno notturno, acqua matriciale, e nel fiato marcio del porto, che mi rincuora e mi sicura nel simbolo sensibile della fine comune, dolcemente naturale, delle cose e degli uomini, dei sentimenti, delle invenzioni. Barcellona è le sedie di alluminio fuori dai bar della Rambla del Raval, la variopinta odorosa umanità del quartiere di Sant Pau, le sue donne che attendono, i ragazzi e le ragazze sulla porta di uno squat, teneri e duri, che si passano la canna mattinale, i piccioni che cercano refrigerio in una pozzanghera fangosa del'Hospital de la Santa Creu, i 3 ragazzi pasoliniani, ingenui e sfacciati, che discutono di amore e ragazze tra le birre, Barcellona è anche le alici fritte di Josepa, l'omosessuale che incrociandomi sulle ramblas mi fa la corte con occhio languido, è perdersi negli infiniti dettagli di un'opera di Gaudì o del Palau de la Musica... Barcellona esiste ancora.