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1.12.09

Società della Noia

Pianeta Svizzera.
La Svizzera ha sempre avuto il complesso di dover essere più Ginevra che Ticino o Appenzeller: essere svizzeri voleva dire portare con orgoglio l'immagine di una società aperta, dove chiunque può trovare asilo, a patto che si sottoponga con rigore alle severe regole sociali.
Oggi, questo 57% di elettori pronunciatisi contro la costruzione di minareti costringe il Paese a guardarsi allo specchio ed a vedere le brutture, le piaghe della sua cultura.

Chi come la Cometa ha fatto l'esperienza di lavorare nella Confederazione sa che il razzismo, ammantato di moralismo, è parte costitutiva del carattere di questo popolo, che nel suo impegno costante di cittadinanza si sente perennemente "giusto", e per ciò stesso condanna le difformità.

Pianeta Italia.
Com'era ovvio prevedere, gli alfieri nostrani dell'integralismo, dell'esclusione sociale e del razzismo non hanno perduto l'occasione per alzare la voce, dalla Lega Nord a Gasparri.
Eppure la situazione dell'Italia e della Svizzera è lontanissima, e chi lo tace non può essere in buonafede. Se dalle città svizzere dei cantoni più poveri ancora fino al tardo '800 si emigrava in cerca di una vita economicamente sostenibile, città libere come Ginevra e Basilea, dopo l'avvento della Riforma, già erano raggiunte da coloro che fuggivano le persecuzioni dell'Inquisizione papale: un'immigrazione prevalentemente intellettuale, in cerca di libertà di pensiero e di culto.
Poi, nel tardo XIX secolo e sempre di più dopo la II guerra mondiale, la Svizzera diventa meta di persone in cerca di lavoro. Prima ancora che si concludesse, nel 1948, l’Accordo italo-svizzero d’emigrazione, gli italiani arrivavano in Svizzera a decine di migliaia. Nel 1946 ne erano giunti quasi 50.000, nel 1947 quasi il doppio e nel 1948 oltre 100.000. Oggi, si calcola che vivano e lavorino nel Paese 400.000 italiani, oltre a oltre 300.000 persone dalla ex-Yugoslavia ed altri gruppi numericamente più ridotti da altre regioni, per un totale di un milione e mezzo di persone, circa il 20% della popolazione del Paese ospitante.
Al contrario, l'Italia fino a ieri è stata esportatrice di manodopera, di persone povere che cercavano fortuna in altri Paesi. E' solo da poco tempo che siamo diventati appetibili per persone più povere di noi; le cifre parlano chiaro: tra il 1861 e il 1985 sono state registrate quasi 30 milioni di partenze d'italiani verso qualche Paese estero. Oggi, la popolazione straniera in Italia costituisce circa il 6,3% del totale.
Il complesso degli italiani, al contrario degli svizzeri, è casomai quello di essere in tutto il mondo etichettati come ladri e truffatori, donnaioli ed ignoranti.
E come in ogni luogo comune, un fondo di verità c'è. Se vi è un ambito del Made in Italy che continua a fare affari all'estero senza temere flessioni nonostante la crisi economica, questo è la malavita organizzata ed il giro internazionale del riciclaggio del denaro.

Europa Unita.
La Svizzera non si vergogna più del suo razzismo. In questo, segue l'onda europea: smette di rappresentare la parte di un paese di civiltà superiore, di un baluardo del rispetto sociale. Si tratta di un vero shock per le istituzioni elvetiche come per quelle europee.
Siamo arrivati (nel peggio) ad essere un unico continente, che non si vuole inclusivo e rende le sue società impermeabili al confronto, all'arricchimento, al cambiamento.
Un continente autoreferenziale; una civiltà morente.

E i giovani?
Di fronte alla lettera di Pier Luigi Celli su Repubblica, all'impotenza dei vecchi che hanno fatto questa società di vecchi e per vecchi, c'è un dato di speranza, un'occasione che Celli, l'Italia che conta e quella che si rimbambisce davanti alla TV potrebbero ancora non lasciarsi sfuggire.
Cresce il numero degli iscritti stranieri nelle universita’ italiane.
Oltre 50mila Provengono dall’Albania, dalla Grecia, dalla Romania e dal Camerun, aspirano a diventare medici, economisti, letterati e ingegneri, frequentano prevalentemente gli atenei del Nord d’Italia e
sono soprattutto donne.

Ne parla in una bella intervista video a RaiNews24 il prof. Patrizio Bianchi - Rettore dell’Università di Ferrara. Ve lo consiglio; è confortante ancora ascoltare queste cose.



...tornare a meravigliarsi del creato....
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23.11.09

Federalismo & autostrade: quasi una parabola.

Guardate questo scorcio, ripreso qualche giorno fa durante una splendida passeggiata (la scarsa definizione non rende merito alla bellezza reale del luogo).



Si trova a pochi passi da dove abito io. E' il greto del fiume Adige nei pressi di Parona, una frazione della città di Verona.
Lungo l'argine, è si snoda una stradina pedonale, che per il momento collega Verona con il caratteristico paese di Pescantina, ma la cui costruzione sta procedendo oltre.

Siamo nel Parco dell'Adige.
Tutto l'anno, ma specialmente da marzo a ottobre, centinaia di persone tutti i giorni percorrono questo sentiero per fare footing, per respirare l'aria buona lontano dalle automobili ed ammirare le varietà di uccelli acquatici che si lasciano avvicinare sempre più fiduciosi, o semplicemente per passare un momento di relax, di silenzio, per raccogliere le confidenze di un amico o amica.

Ecco come si vorrebbe ridurla tra pochi anni.





Quello che vedete è il viadotto che porterebbe la nuova autostrada urbana che si vorrebbe costruire.
Su questo tratto si prevede che transiteranno
• 4.400 veicoli/ora nelle ore di punta
• 40/60.000 veicoli/giorno
• 22 milioni di veicoli/anno

La striscia d'asfalto passerà nel cuore dei due popolosi quartieri di Pindemonte e Ponte Crencano, accanto ad asili nido, scuole materne, elementari e medie, centri sportivi, nell'attuale parcheggio di una piscina comunale, a poche centinaia di metri in linea d'aria dal centro storico visitato da tanti turisti.

Nonostante l'ostruzionismo della maggioranza che regge il Comune di Verona (anzi, solo di una sua parte: PDL e Lega), il comitato di cittadini che si batte per bloccare lo scempio di questa nuova opera, distruttiva del territorio e dannosa per la qualità di vita della gente, ha ottenuto dal tribunale di Verona il riconoscimento del diritto a svolgere un referendum consultivo sulla nuova autostrada urbana.

«Devono essere i cittadini di Verona a decidere su un’opera dal costo elevato, che stravolgerà la città e che rappresenta un impegno finanziario consistente che andrà a scapito di altre scelte. I cittadini decidono, l’amministrazione si adegua»
Queste parole, sacrosante, furono pronunciate dall'attuale Sindaco nel maggio 2006, quando era all'opposizione ed auspicava un referendum che stoppasse un'altra opera in progetto: la tramvia. Ma come si vede, arrivando al governo della città, ha ben presto cambiato idea. Ma l'autostrada richiederà ben altro impegno economico: in una trasmissione della TV nazionale il sindaco Tosi l'ha quantificato in 400 milioni di euro!!

Pochi giorni fa arriva la mazzata (da l'Arena):

Tangenziali, Comune beffato?

IL CASO. La procedura prevista dall'accordo tra Berlusconi e Galan per le grandi opere accantona gli enti locali. Sul traforo e sul nuovo sistema delle superstrade servirà l'ok del Cipe scavalcando i pareri delle amministrazioni.
(...) Ma quello che ai non addetti ai lavori potrebbe sfuggire, catalogandolo come una semplice procedura tecnica, è che il Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica, normalmente non ha nulla a che fare con le opere realizzate con fondi privati. E infatti sia le tangenziali venete,(...) sia il traforo delle Torricelle, stimato nell'intesa e da Technital intorno ai 330 milioni, sono opere che saranno sostenute con fondi privati in project financing.

Con buona pace del quotidiano l'Arena, grande sostenitore del sindaco sceriffo Tosi fin dalla campagna elettorale, anche uno sprovveduto può vedere che non è il Comune ad essere beffato, ma i cittadini. Anzi: vediamo come chiaramente i bisticci tra la Lega ed il governatore del Veneto Galan si ricompongano facilmente quando si tratta di grosse torte.

E' curioso notare quale idea di autodeterminazione locale ci sia in seno alla Lega: da una parte si strombazza di federalismo o addirittura di secessione, con lo slogan "Paroni a casa nostra" o "Roma ladrona", poi però si sottrae alla popolazione locale la possibilità di esprimersi sulle scelte che riguardano il territorio, demandandola al potere centrale.
Vorrei che Bossi, Maroni, Tosi, Zaia, Calderoli e Castelli esprimessero il loro giudizio sulle affermazioni pesanti del presidente dei sindaci del Veneto, Giorgio Dal Negro (PDL), eletto da pochi mesi primo cittadino di Negrar, nel Veronese:
"Fuori dal mio ufficio ho fatto togliere la targa di sindaco e ho messo quella di procuratore fallimentare. Chi non rispetterà il patto nel 2010 sarà commissariato? Allora il governo prepari 518 commissari, quanti sono i Comuni del Veneto" (fonte: l'Arena, 20/11/2009)

5.11.09

Intorno al crocifisso

Leggendo ieri mattina le reazioni alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che determina che i simboli religiosi esposti nelle aule scolastiche costituiscono "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni", prendo atto con stupore (eufemismo molto usato in questi casi), dolore ed indignazione che i soli esponenti politici a plaudere alla sentenza sono stati gli esponenti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, che oggi sono fuori dal Parlamento italiano, e Vincenzo Vita, voce solitaria nel PD.
Vorrei fare alcune considerazioni su due piani: uno politico e giuridico, l'altro, per così dire, confessionale.





Recita l'articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana[...]
Non credo di forzare il testo costituzionale, se vi ravvedo l'intento di mettere tutti i cittadini, nei limiti delle possibilità pratiche, nelle stesse identiche condizioni nel corpo della società, a prescindere da distinzioni “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come recita lo stesso articolo 3.


Ovviamente, non mi attendo la difesa di questi princìpi da parte delle forze politiche portatrici di idee discriminatorie, numerose all'interno dello schieramento attualmente al timone del Paese; me lo aspetterei da altre formazioni politiche, nella sinistra e tra i sindacati, che si battono per la pari dignità sociale delle donne rispetto agli uomini, di gay, lesbiche e trans rispetto agli eterosessuali, dei malati rispetto ai sani, delle coppie di fatto rispetto a quelle sposate...
Ma sarebbe stata possibile un'uguaglianza riconosciuta (ancorché non raggiunta completamente) per le donne, se non ci fossero stato il movimento femminista? Ci sarebbe stato uno Statuto dei Lavoratori senza le lotte sindacali?
Voglio dire: avrebbero potuto i soli “maschi” riconoscere l'uguaglianza delle donne senza ascoltare quel che le donne avevano da dire? E i soli padroni avrebbero forse dato voce alle istanze dei lavoratori nel loro Statuto, se questi ultimi non avessero alzato la voce?
Se auspichiamo che tutti siano uguali, dobbiamo andare a chiedere a chi è in svantaggio di cosa ha bisogno.
Nel caso del crocifisso in classe, abbiamo domandato il parere delle comunità di altre religioni? Abbiamo consultato i genitori degli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica?




Tra le varie stupidaggini sentite in questi giorni [secondo me, in gran parte sintomo più d'ignoranza che di malafede], possiamo evidenziare la visione del crocifisso come “un'antica tradizione” (Bersani), “il simbolo della nostra identità” (Cota, Gelmini, Casini), “segno culturale... patrimonio storico del popolo italiano” (i vescovi, Pasquali del PdL), “simbolo del sacrificio per la promozione umana che viene riconosciuto anche per i non credenti... la nostra identità e le nostre radici” (Sacconi), “simbolo d’amore” (Letizia Moratti), espressione di “valori di laica libertà” (Maria Rita Munizzi dell'omofobico MOvimento Italiano Genitori); la sentenza “offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo” (Zaia) ed è “un colpo mortale all’Europa dei valori e dei diritti” (Frattini).
A proposito di ignoranza e malafede, il quotidiano Il Tempo titola: "C'era anche l'italiano Gustavo Zagrebelsky, ex componente del Csm, tra i sette giudici di Strasburgo che vorrebbero far staccare il crocifisso dalle nostre aule scolastiche". Peccato che Gustavo Z., ex membro della Corte Costituzionale e del CSM, oggi molto impegnato nella lotta per la laicità in Italia, non sia che il fratello di Vladimiro Z., componente della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Quando il diavolo ci mette lo zampino...


Per fare un po' di pulizia e chiarezza, diciamo subito che il crocifisso in questione è un simbolo religioso. Chi non lo ammette o è in malafede oppure fa parte di quella gran parte di cattolici non praticanti che sono avvezzi a subire passivamente ed acriticamente la pervasiva presenza del cattolicesimo in tutti gli ambiti della vita civile, a quella massa di persone che non credono ma mandano i figli a catechismo e vanno a messa a Pasqua e Natale.
Come simbolo religioso, non è biblico, in quanto contravviene alle prescrizioni iconoclaste presenti nelle scritture, a cominciare dal Decalogo (Esodo 20:4-5), dunque non si può dire neppure cristiano in senso ampio.


La gran parte delle opinioni che ho trovato e vi ho qui sopra riassunto insistono sul crocifisso come simbolo di valori culturali (d'amore, di libertà, di sacrificio per la promozione umana) o tradizionali (delle nostre radici, della nostra identità).
Innanzitutto, si può affermare che i valori di “amore, libertà e sacrificio per la promozione umana” siano stati universalmente garantiti dal simbolo della croce? Abbiamo già dimenticato la croce effigiata sui paramenti e sulle armi dei Crociati? [Proprio così, un simbolo d'amore sulle armi!] Quella croce in nome della quale si sono sterminati milioni di nativi americani, ebrei, eretici, liberi pensatori...
Perché possa essere un simbolo di valori fondanti dell'umanità, dovrebbe innanzitutto essere un simbolo comune a tutti.


Inoltre, il cattolicesimo ha indubbiamente partecipato a formare l'identità culturale dell'Italia attuale, tuttavia sarebbe riduttivo ritenerlo l'unica componente. Innanzitutto, con buona pace di Zaia, non siamo cristiani da sempre, ma solo da quando l'imperatore Teodosio impose il cristianesimo a tutti i sudditi di Roma.
L'identità profonda determinata dalle credenze precristiane fu assorbita nel Cristianesimo, che adattò le sue festività principali al calendario preesistente ed introdusse molti rituali pagani nella sua liturgia.
Non meno fondante fu l'influsso del pensiero filosofico greco, sul quale si modellò il pensiero di Roma. Sappiamo anche quanto deve il cristianesimo a questa tradizione, prima attraverso l'apostolo Paolo, poi nelle modalità della diffusione della Chiesa in Occidente.
Vogliamo poi dimenticare l'Umanesimo? E l'Illuminismo (che qualche alto prelato ha avuto il coraggio di definire bieco)?
Allora, perché esporre il crocifisso e non la lupa capitolina?


Scrive bene Maurizio, un lettore del Corriere del Veneto:


[…] Fatto il catechismo, cresima e tutto il rituale (obbligatorio per ogni bambino) ho iniziato a ragionare con la mia testa[...]. Leggendo, ho poi saputo che l'Italia è un paese laico, che l'illuminismo ha segnato la nostra cultura e che ci impedisce di far sì che un peccato sia illegale, che tradizioni possono essere superate e rimangono solo se la gente le tiene a cuore, non se una legge lo impone! Così uno stato che si considera laico, nei luoghi dove esercita le sue funzioni, non può permettersi di imporre simboli non dello stato ai propri cittadini. Se molti non sono d'accordo, si mobilitino per una riforma costituzionale che renda l'Italia una repubblica cattolica, al pari dell'Iran, per fare un esempio.

E' corretto, dunque, imporre ai nostri bambini un simbolo così parziale che vale per alcuni e non per altri, che ha valore e significati diversi per gli uni e per gli altri? E' giusto, ad esempio, imporlo a chi ha avuto i propri antenati massacrati o perseguitati nel suo nome? E' rispettoso dell'intento del testo costituzionale?




Infine, la considerazione per così dire “confessionale” che ho annunciato all'inizio: quale bisogno c'è di simboli religiosi all'interno delle aule scolastiche?
Cerco di spiegarmi meglio: il cattolicesimo si impegna in una colonizzazione culturale dei luoghi della vita civile, ma a cosa serve? Non basta alla Chiesa di Roma l'autorità sulla massa dei suoi fedeli? Cosa le manca? Cosa le sfugge?

Non sarà che questa necessità di manifestarsi in una presenza materiale nasconda un sostanziale vuoto nella presenza invisibile di fede, di valori, di morale?
Come è successo che il crocifisso, da simbolo religioso, è sceso per i fedeli cattolici e perfino per i loro alti prelati al rango di segno culturale e patrimonio storico?
Non avrà ragione E. S., quando sostiene che la Chiesa Cattolica ha la responsabilità storica dell'impoverimento della spiritualità in Italia?

:)(:

28.10.09

Corrotti e contenti


In Italia, la corruzione è profondamente ancorata nei differenti settori dell'amministrazione pubblica, nella società civile come nel settore privato: il pagamento della bustarella sembra essere una pratica corrente per ottenere licenze e autorizzazioni, contratti pubblici, accordi finanziari, per facilitare l'ottenimento di diplomi universitari, praticare la medicina, concludere accordi nell'ambiente del calcio, ecc. [...] Sono molti coloro che hanno il sentimento che la corruzione sia un fenomeno corrente e generalizzato che tocca la società italiana nel suo insieme... 



Chi scrive queste cose è il GRECO, l'organismo del Consiglio d'Europa che monitora il livello di corruzione in ciascun Paese.
L'Italia vi ha aderito nel 2007, sotto il Governo di Romano Prodi, e questa è la prima volta che l'organismo pubblica una valutazione riguardante il nostro Paese. La relazione è stata approvata ed adottata nella riunione plenaria che si è svolta a Strasburgo dal 29 giugno al 2 luglio di quest'anno.
L'indice 2008 di Trasparenza Internazionale, citato dal rapporto, pone l'Italia al 55esimo posto (su 180 Paesi) nella lotta contro la corruzione e ben al 26esimo posto su 31 Paesi europei. 
La relazione termina con queste parole:
Il GRECO invita le autorità italiane ad autorizzare nel più breve tempo la pubblicazione di questo rapporto, di tradurre il rapporto nella lingua nazionale e rendere pubblica questa traduzione.
Ciononostante, la pubblicazione è stata autorizzata solamente il 16 ottobre scorso, e nessuna traduzione è stata approntata, quindi per leggerla dobbiamo accontentarci delle versioni ufficiali in inglese e francese.
Solo inefficienza?
Nutro qualche dubbio, e vi spiego perché.


Il rapporto mette in evidenza la necessità di elaborare politiche di prevenzione della corruzione, con una strategia di lungo periodo e un incisivo impegno politico.

Il governo italiano risponde a queste sollecitazioni con il lodo Alfano, il cui scopo precipuo è di salvare il premier dai suoi guai giudiziari (in particolare, in questo momento, dall'accusa di corruzione dell'avvocato Mills, proprio ieri condannato nuovamente in appello con una sentenza che ha suscitato una scomposta reazione isterica di Berlusconi in diretta tv), lo scudo fiscale, che nella forma adottata dal governo italiano apre ghiotte opportunità di riciclaggio del danaro sporco, la legge sulle intercettazioni e la ventilata riforma della giustizia, che di fatto limitano gli strumenti di cui dispongono i magistrati, senza contare il sistematico impegno mediatico dei politici che ci governano nel gettare fango sul sistema giudiziario.

Al contrario, il GRECO suona un campanello d’allarme che che interpella in primis il potere politico, ma non esclude tutte le altre realtà sociali; infatti, insiste sul fatto che la lotta alla corruzione deve diventare una questione di cultura, non solo di rispetto delle leggi.

Il rapporto si conclude con 22 raccomandazioni, la cui attuazione verrà valutata nel corso del 2° semestre del 2011.

Eccovi il testo integrale delle raccomandazioni, di cui ho approntato una rapida traduzione in italiano (chiedo scusa fin d'ora per le inesattezze).
La lettura è lunga e potrebbe risultare pesante, ma è molto interessante un raffronto tra le raccomandazioni che il Consiglio d'Europa ritiene necessarie per adeguarsi agli standard degli altri Paesi europei e quello che in Italia il governo sta effettivamente facendo.




  1. che il servizio anti-corruzione e per la trasparenza (SAeT) [Servizio Anticorruzione e Trasparenza del Governo Italiano] o altre autorità competenti elaborino e presentino pubblicamente, con la partecipazione della società civile, una politica anti-corruzione che prenda in considerazione la prevenzione, l'investigazione, l'indagine e l'azione giudiziaria in affari di corruzione, e preveda di controllarne e valutarne l'efficacia;



  2. riesaminare la legislazione già in vigore e quella nuova che deve garantire la conformità della legge italiana alle esigenze della Convenzione penale sulla corruzione (STE 173), per fare in modo che i professionisti ed i magistrati possano consultarla ed utilizzarla con la facilità voluta;



  3. mettere in atto un programma globale di formazione specializzata per gli ufficiali di polizia per inculcare loro conoscenze comuni ed un comune livello di comprensione  sul modo di trattare gli affari di corruzione e le infrazioni finanziarie che vi sono associate;

  4. i) rafforzare maggiormente il coordinamento tra le diverse forze dell'ordine implicate nell'investigazione degli affari di corruzione su tutto il territorio italiano, compresa ii) la considerazione  dell'interesse (e della possibilità legislativa) di elaborare un meccanismo orizzontale di sostegno per aiutare queste forze a condurre le indagini;

  5. al fine di garantire che si possa arrivare ad una decisione radicale negli affari di corruzione, ed entro un termine ragionevole, i) intraprendere uno studio del tasso di affari di corruzione estinti dalla prescrizione al fine d'individuare l'ampiezza e le cause di qualsiasi problema tangibile che ha permesso questa conclusione; ii) adottare un piano speciale per studiare e regolare, secondo un calendario preciso, i problemi identificati da questo studio; iii) diffondere pubblicamente i risultati di quest'esercizio;

  6. integrare alla legge 124/2008 disposizioni che permettano di abolire la sospensione delle azioni penali per fare in modo che tale sospensione non ostacoli le prosecuzioni effettive delle infrazioni di corruzione, ad esempio per quanto riguarda le infrazioni penali gravi per fatti di corruzione, in caso di flagranza di reato o allorquando la procedura ha raggiunto una fase avanzata;

  7. prevedere l'introduzione della confisca in rem per facilitare maggiormente il sequestro dei proventi della corruzione;

  8. mettere in atto misure idonee che permettano di valutare l'efficacia, nella pratica, dell'attività delle forze dell'ordine per quanto concerne i proventi della corruzione, in particolare nell'ambito dell'applicazione delle misure provvisorie e delle ordinanze di confisca ulteriore, anche nel quadro della cooperazione internazionale;

  9. i) insistere, presso i membri del personale degli organismi incaricati di trattare questi aspetti della lotta contro la corruzione, sull'importanza di fare risalire l'informazione riguardante le dichiarazioni di operazioni sospette, della cooperazione in questo settore e degli effetti benefici che ciò potrebbe avere; ii) adottare delle misure per segnalare chiaramente a quelli che hanno l'obbligo di dichiarare operazioni sospette che una dichiarazione tardiva o un'assenza di dichiarazione non sono accettabili, ad esempio ricorrendo a misure di sanzione, se necessario;

  10. dotare il Servizio Anti-corruzione e per la Trasparenza (SAeT), o qualunque un'altra entità, dell'autorità e delle risorse per valutare sistematicamente l'efficacia dei dispositivi amministrativi generali concepiti per aiutare a prevenire ed investigare gli affari di corruzione, rendere queste valutazioni pubbliche ed prenderne ispirazione per formulare raccomandazioni di riforma;

  11. per quanto riguarda l'accesso all'informazione: i) procedere ad una valutazione ed adottare le misure idonee per fare in modo che le amministrazioni locali si conformino alle esigenze in materia d'accesso alle informazioni sotto la loro autorità; ii) procedere ad una valutazione della legge per stabilire se la condizione di motivazione limita, in modo ingiustificato, la capacità del pubblico di giudicare le azioni amministrative quando la conoscenza di un sistema o di pratiche decisionali individuali fornirebbe elementi solidi d'informazione su sui casi eventuali di corruzione; inoltre, rendere pubblica questa valutazione e qualsiasi raccomandazione, e iii) per evitare che un ricorso sia portato dinanzi ai tribunali amministrativi dove si accumulano le casi in esame, prevedere di investire la Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi dell'autorità per ordinare all'organismo amministrativo, dopo averlo ascoltato, di comunicare l'informazione richiesta;

  12. che, nel quadro delle misure adottate per  evitare la lunghezza delle procedure ed l'arretrato degli appelli amministrativi, le autorità prevedono espressamente di instaurare soluzioni ufficiali di ricambio ai percorsi di ricorso giudiziario, come pure altre forme di risoluzione delle controversie;

  13. nel quadro della riforma globale dell'amministrazione pubblica, dare a tutti gli organismi che la compongono un accesso a risorse di controllo interne, sia direttamente, sia in condivisione;

  14. i) imporre norme coerenti e costrittive a tutti gli agenti della funzione pubblica (compresi i dirigenti ed i consulenti), a tutti i livelli dell'amministrazione; ii) adottare misure per prevedere procedure disciplinari esercitate in tempo utile in caso di violazione di queste norme, senza attendere una condanna penale definitiva; e iii) fornire alle persone sottoposte a queste norme mezzi per formarsi, direttive e consigli relativi alla loro applicazione;

  15. elaborare un codice di condotta specifico per i membri del governo [statale o locale] che venga annunciato pubblicamente, al quale questi aderiscano professionalmente e che sia, se possibile, costrittivo, ed integrare in questo codice restrizioni ragionevoli in materia d'accettazione di regali (escludendo quelli legati al protocollo);

  16. i) adottare norme chiare e costrittive in materia di conflitto d'interessi, applicabili ad ogni persona che esercita funzioni nell'ambito della funzione pubblica (compresi i dirigenti ed i consulenti), a tutti i livelli dell'amministrazione; ed ii) instaurare o adattare (secondo il caso) uno o più dispositivi di divulgazione del patrimonio dei titolari di posti del settore pubblico più esposti ai rischi di conflitti d'interessi per contribuire a prevenire ed individuare la possibilità di tali situazioni;

  17. adottare ed attuare restrizioni adeguate che riguardanti i conflitti d'interessi che possono prodursi con la mobilità nel settore privato degli agenti pubblici che svolgono funzioni esecutive (amministrazione pubblica);

  18. organizzare un sistema di protezione adeguato delle persone che segnalano in buona fede sospetti di corruzione nell'ambito dell'amministrazione pubblica (datori d'allarme);

  19. che la responsabilità delle imprese sia allargata per coprire le infrazioni di corruzione attiva nel settore privato;

  20. esaminare la possibilità di imporre il divieto di occupare posti di direzione in una persona giuridica alle persone condannate per infrazioni gravi di corruzione, in tutti i casi, indipendentemente dal fatto di sapere di se la commissione di queste infrazioni è associata ad un abuso di potere o alla violazione degli obblighi inerenti alla funzione esercitata;

  21. riesaminare e rafforzare gli obblighi contabili di tutte le forme d'impresa (che siano o non siano quotate in borsa) e vigilare a che le pene applicabili siano effettive, proporzionate e dissuasive;

  22. studiare, in concertazione con le organizzazioni professionali dei contabili, dei revisori dei conti e dei membri delle professioni di consulenza e giuridiche, quali misure supplementari (anche a carattere legislativo/regolamentare) possono essere adottate per migliorare la situazione in materia di dichiarazione dei sospetti di corruzione e di riciclaggio di denaro agli organismi competenti.

8.10.09

Un premier sull'orlo della crisi di nervi


"...queste cose qua a me mi caricano, agli italiani gli caricano, viva l'Italia, viva Berlusconi" 

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=16820

L'impossibile rapporto tra un anziano che non sopporta d'essere contraddetto e la sempre giovane Grammatica della lingua italiana.

20.8.09

Come si fa informazione?

Federica Sgaggio, in un recente post, ha scritto:
"La mia opinione è che a distruggere la libertà d’informazione sono in prima istanza i piccoli giornali, è la stampa locale.
È lì che nasce la falsificazione, è lì che comincia la creazione di una realtà alternativa.
Dapprima per sottrazione (tolgo fatti, tolgo notizie, tolgo piccole parti di informazione, ignoro pezzi di mondo), poi per addizione (invento cose che non sono, giro a vantaggio del potere tutti gli eventi che posso)."
A Verona si sperimenta costantemente questo fatto, nelle pagine del quotidiano locale, L'Arena, che si definisce indipendente, ma è fortemente impegnato nella sapiente gestione dell'immagine del sindaco leghista Flavio Tosi.

Vi do un saggio preso da un articolo di qualche giorno fa a proposito di una polemica tra il sindaco ed il sindacato di polizia SIULP a firma A.V. (si trova qui)

All'attacco del pezzo, ci si potrebbe legittimamente attendere una esposizione del fatto, che contestualizzi il botta-e-risposta tra le due parti.

Invece, L'Arena opta per questo incipit (i grassetti ed i commenti tra parentesi quadre sono miei):



“Invece di arrampicarsi sugli specchi per nascondere le proprie affermazioni non vere – e smentite dai dati ufficiali – sugli arresti (sono sempre 78 e non meno di 10) effettuati dalle pattuglie miste, il Siulp veronese meglio farebbe a scusarsi, per avere sminuito e messo in dubbio il loro  impegno [di chi? degli stessi siulpini? Che senso ha?], con i militari, i carabinieri e i poliziotti che ne fanno parte e sono anch’essi, come i dirigenti del Siulp, al servizio dello Stato e dei cittadini. Del resto lo stesso Questore di Verona – che con buona pace dei sindacalisti siulpini rappresenta la Polizia di Stato nella nostra provincia – ha dichiarato nell’ultima riunione del Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza di martedì scorso, il suo apprezzamento per l’operato delle pattuglie miste: e, se restasse loro ancora qualche dubbio, potrebbero chiedere ai cittadini se le ritengono utili”.
Questa la replica del sindaco Flavio Tosi all'ultimo comunicato del sindacato di polizia. “Quanto al controllo degli aspiranti assistenti civici – aggiunge il sindaco - non credo ne soffrirà l’attività complessiva della Polizia di Stato. Quanto ai posti in organico da coprire a Verona, come mai i sindacalisti veronesi fingono di non sapere che a livello nazionale sono in atto alcuni concorsi per reclutare centinaia di nuovi agenti?”. “Purtroppo – conclude Tosi – è ormai chiaro a tutti che, pur essendo normodotato, il Siulp è un po’ strabico e ci vede solo da una parte: la sinistra”.

Ci vuole un bella faccia tosta (e malafede!) per affermare che il Questore rappresenta la Polizia di Stato esattamente come il SIULP. Se ne evince che Tosi, per estensione, eliminerebbe i sindacati e delegherebbe la rappresentanza della parte dei lavoratori ai dirigenti nominati dalle aziende. D'altra parte, nonostante le numerose vertenze coi lavoratori  che si sono aperte a Palazzo Barbieri da quando è al potere, solo due volte il sindaco ha incontrato le RSU, e mai in occasione di contrattazioni "delicate" quali le minacciate esternalizzazioni di interi settori del servizio pubblico o il licenziamento dei lavoratori precari del Comune.

Ma era veramente necessario che tale dichiarazione, aggressiva, inesatta e politicamente orientata, fosse riportata testualmente?
In due lunghi capoversi, che nella versione on-line sono ingentiliti da una foto del sindaco in compagnia di un gruppo di paciosi rondaioli, che idea si sarà fatta il lettore della situazione?
Si può dichiarare impunemente che il SIULP sia orientato politicamente a sinistra? Sono malizioso, se vedo in questa insinuazione un tentativo di minare l'autorevolezza e l'imparzialità delle forze di Polizia?

L'articolo prosegue, ma ancora non mi pare che il quadro generale della situazione venga chiarito.


Il comunicato stampa del Siulp, sindacato unitario di polizia di Verona, contro il quale si è scagliato Tosi, replicava, a sua volta, alle critiche mosse dal primo cittadino al Siulp qualche giorno fa. Il Siulp aveva parlato di inutilità dei militari e delle ronde in città, di operazione di facciata e di assenza di vere politiche per sostenere le forze dell'ordine che versano in una situazione finanziaria sempre più allarmante.
Per amor di verità e completezza d'informazione, segnalo il comunicato completo del sindacato.
Invece, all'articolista parrà di aver dedicato alle posizioni del SIULP fin troppo spazio, quindi, per par condicio, torna alle dichiarazioni del primo cittadino:
 Tosi aveva respinto al mittente dicendo che i pattugliamenti misti con militari e forze dell'ordine avevano invece portato in un anno a 78 arresti. E aggiunto che “La verifica dei requisiti richiesti ai volontari delle Ronde, è demandata alla Prefettura e al comune e, non agli uffici della questura e che dunque non ci sarebbe stato nessun aggravio di lavoro per la Polizia come paventato dal sindacato».
Infine, vi è la contro-replica del SIULP:
E su quest'ultimo punto il segretario provinciale del Siulp, Battisti, questa mattina contro replicava: «Il Decreto ronde prevede sì che le domande dei volontari siano indirizzate al Prefetto ma – afferma - poiché nessun dipendente della Prefettura può accedere ai terminali di Polizia, tutti i conseguenti accertamenti devono essere svolti dal personale della Questura, così come le relative indagini e dunque ribadisce - con un ulteriore aggravio per le forze dell'Ordine». Da qui la reazione del sindaco.


Le dichiarazioni di Tosi, pur sistemate in maniera acconcia, sono state riportate integralmente nell'articolo, come si può verificare nel sito del sindacato autonomo COISP, che si è espresso in solidarietà coi colleghi del SIULP. Invece, la contro-risposta del sindacato unitario di Polizia (che si trova integralmente qui) a cui si accenna nel capoverso conclusivo, non si limita a questa ultima debole presa di posizione, che dall'articolo sembra una pallida scusa, ma affronta punto per punto in maniera molto convincente le dichiarazioni tendenziose di Tosi.

Ecco servita la notizia: il fatto è presentato in forma sgangherata, lacunosa, incomprensibile; un pretesto per l'ennesimo comizio di un personaggio piccolo piccolo, ma servito da un ufficio stampa molto accorto che ne amplifica l'immagine a dismisura.
E la strategia funziona: ha ancora un buon gradimento tra i veronesi, nonostante se chiedo a qualcuno (di destra o di sinistra) la fatidica domanda: "ma sai dirmi cosa ha fatto da quando è stato eletto?"  il pulviscolo (dis)informativo impedisca qualsiasi risposta, secchi le fauci, azzeri la memoria.
E' l'apoteosi del nulla.
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16.8.09

Cosa Nostra nello Stato

Non è mia abitudine, né amo riportare articoli da altri siti o blog, ma questo (scritto dall'ex-magistrato Luigi De Magistris) mi pare molto importante, perché affronta questioni centrali, riafferma la necessità della memoria per capire, di affrontare la nostra storia per vivere il presente, ancora e soprattutto perché per i nostri errori, la nostra superficialità, la nostra mancanza di vigilanza etica, pagheranno, e salato, i nostri figli.
In questo momento storico, il regime che ci governa (mi ostino a chiamarlo col nome che merita, e prossimamente mi prenderò il tempo di spiegare in che senso non può essere definito altrimenti) si impegna ad una riscrittura della storia, affermando che oggi si farebbe "l'antimafia delle leggi contro quella delle chiacchiere"di chi ha combattuto la mafia nel passato.
Anche rimuovere De Magistris fa parte di questa strategia?


Cosa Nostra nello Stato



Cento passi alla verità sulla stagione politico-criminale delle stragi di mafia degli anni 1992-1993. La trattativa tra pezzi di Stato e la mafia, la strage di Capaci e di via D’Amelio, la strategia della tensione degli attentati di Roma, Firenze e Milano. Si intravede lo spiraglio di luce,grazie ai magistrati di Palermo e Caltanissetta. Questo spiraglio è rincorso dalla società civile impegnata in prima linea nell’antimafia. Per la verità e la giustizia lottiamo in tanti, uno dei protagonisti di questa resistenza che ha come pilastro la sconfitta delle mafie è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo.

La forza di quest’uomo protesa in direzione di questo spiraglio è il termometro della sete di giustizia che la parte migliore del Paese pretende dallo Stato. Non consentiremo che non si persegua l’obiettivo fino in fondo, che ancora una volta rimanga la rabbia di chi procede in direzione ostinata e contraria verso la ricerca della verità che farà bene all’Italia. Potrà consentire un nuovo patto sociale tra le forze sane.

Si tratta di ricostruire un periodo criminale, mafioso, intriso di politica, con il coinvolgimento di pezzi delle Istituzioni. Cosa Nostra negli anni che hanno preceduto la stagione stragista ha fondato la sua politica criminale in una duplice direzione: avvicinare persone all’interno delle istituzioni ed attuare la strategia militare contro i servitori dello Stato incorruttibili.

In questo periodo – che è quello a cavallo della sentenza del maxiprocesso che ha confermato l’impianto accusatorio di Falcone e Borsellino – si innestano anche gli omicidi dei cugini Salvo e di Lima, da un lato, e, dall’altro lato, quello del magistrato Scopelliti che doveva rappresentare l’accusa in Cassazione. La mafia che aveva garanzie dalla politica, con gli omicidi politici colpisce la corrente andreottiana della DC in Sicilia. Manda un segnale chiaro a Giulio Andreotti (ritenuto mafioso sino al 1980 da una sentenza definitiva).

Pensare che gli omicidi Falcone e Borsellino siano vendetta di Cosa Nostra per l’esito del maxiprocesso è offrire una lettura che ridimensiona il ruolo politico della mafia. La strage di Capaci – di tipo libanese – interrompe la probabile ascesa al Quirinale di Giulio Andreotti. Il segnale è chiaro: la stagione dei pacta sunt servanda che ha caratterizzato per decenni il rapporto mafia-politica è saltato. Capaci è stata una strage politica, soprattutto per gli effetti politici che doveva determinare.

Credo che la strage di mafia di via D’Amelio abbia,in parte,una matrice diversa. Vi sia un maggiore coinvolgimento di pezzi deviati delle Istituzioni. Borsellino forse aveva scoperto che accadeva e doveva essere ucciso subito in quanto avrebbe ostacolato la nuova strategia criminale, penso avesse individuato i percorsi iniziali della nuova politica di Cosa Nostra: trattare con lo Stato per poi penetrarlo nelle sue articolazioni tanto da divenire un cancro istituzionale; mafiosi direttamente nello Stato.

E’ questa la politica di Cosa Nostra che passa anche attraverso il progetto di golpe con la nascita di liste autonomiste-separatiste per giungere, poi, al sorgere del partito di Forza Italia di cui una delle colonne, il sen. Dell’Utri, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per mafia. Servizi segreti deviati (Bruno Contrada docet) colludevano con Cosa Nostra; pezzi del ROS dei Carabinieri avrebbero iniziato una trattativa con la mafia; la politica pare sia stata coinvolta ad altissimi livelli istituzionali. La mafia con la stagione stragista ha dimostrato che poteva mettere in ginocchio il Paese manu militari. Dal 1993 ha dismesso la strategia militare ed ha iniziato a governare il Paese dall’interno delle Istituzioni.

Che cosa è avvenuto tra il “92 ed il “93? Come è possibile che il Generale Mori (ai vertici del ROS e del SISDE) – già imputato in vicende processuali per fatti di mafia attinenti l’omessa perquisizione del covo di Riina e la mancata cattura di Provenzano - possa oggi essere nominato consulente dal Presidente Formigoni quale esperto per le infiltrazioni della criminalità per l’Expo? Che cosa aveva scoperto Borsellino? Perché è stata sottratta l’agenda rossa? Perché Mancino (all’epoca Ministro dell’interno, poi Presidente del Senato e poi vicepresidente del CSM) non ricorda di aver incontrato Borsellino? Perché Violante (già Presidente della Commissione Antimafia e Presidente della Camera) solo oggi dice di aver saputo della trattativa, di Mori e di Ciancimino?

Con la trattativa con lo Stato, Cosa Nostra è penetrata nelle Istituzioni, ha consolidato il suo ruolo nell’economia, ha corroso le fondamenta della democrazia. Con gli anni si è istituzionalizzata. Non è più necessario ricorrere all’uso delle armi per eliminare i servitori dello Stato. La parte sana del Paese pretende che lo spiraglio diventi sole. La magistratura sia libera di lavorare in assoluta indipendenza. Il Paese è pronto per la verità e per un futuro migliore che si deve alle vittime delle mafie.

Luigi de Magistris (L'Unità, 15 agosto 2009)


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4.8.09

Cancrena!

Lo scorso 21 luglio, a Rovereto, ricca e colta cittadina in provincia di Trento, Stefano Frapporti, di 48 anni, viene fermato da due carabinieri in borghese perché era passato col rosso in bicicletta. I militi cominciano subito a strattonarlo e a picchiano davanti ad amici e conoscenti; lo trascinano in caserma e poi perquisiscono casa sua, dove trovano un etto di hashish. Lo arrestano immediatamente, senza permettergli – né in caserma né in carcere – di avvisare l’avvocato oppure qualche parente. La mattina dopo lo trovano impiccato in cella, al collo il cordino della tuta (che per regolamento non potrebbe avere con sé). Tutto in una notte.

Ancora un suicidio con cordini o lacci. Come per Niki Aprile Gatti

Qui si può leggere la toccante lettera che il padre di Stefano ha scritto al quotidiano l'Adige lo scorso I° agosto.

Resta il dolore, resta l'amarezza.
E poi, la rabbia.

Morti invano?
Ricordiamoci di Niki, Aldo Bianzino, Federico Aldrovandi, e ancora tante tante altre vittime anonime della ferocia di una sistema ingiusto, un sistema che ci vuole proni, annullati nella nostra personalità, passivi spettatori dei porci comodi di una classe politica corrotta e collusa con la criminalità organizzata. Anzi, ormai penetrata dalle mafie, al punto che non si può distinguere chiaramente tra politici e mafiosi, tra amministrazione della cosa pubblica e interessi mafiosi. Per esempio, chiedete pure a qualsiasi abitante di Casal di Principe chi sia Nicola Cosentino, stretto collaboratore in grande ascesa del premier Berlusconi...

Quali sono i valori fondamentali di questa società, quale modello offre alle le persone più giovani, a bambini e bambine?
Qual è questo alto modello etico, la cui trasgressione è costata la vita ad Aldo, Stefano, Federico?
La truffa, l'inciucio, la  sopraffazione, l'ingiustizia, la mancanza di umanità, la mancanza di rispetto, la violenza: ecco quello che questa società addita come ideale, ecco quello che questa classe oligarchica ci insegna, quello che tanti elettori ammirano nello stile spregiudicato e immorale del principe dei ladri che ci governa.
E allora, è questo, ORA, il momento di ribellarsi.
Fare quello che gli italiani avrebbero dovuto fare all'epoca del regime fascista: non ritirarsi in Aventini privati, non accettare passivamente l’alleanza con Hitler, le leggi razziali, lo sterminio di ebrei, rom, oppositori politici, omosessuali, la guerra… Insorgere, ribellarsi. In nome della propria coscienza.
Dobbiamo ribellarci ORA. DISOBBEDIRE ALLE LEGGI, aiutare gli stranieri, insegnare la libertà ai ragazzi e alle ragazze, spegnere la televisione, boicottare i prodotti commerciali, rifondare la nostra quotidianità in forma etica, intervenire, alzare la voce, opporci, opporci col nostro corpo a tutto quello che la nostra coscienza non può e non deve accettare.
Chi non scende in campo è responsabile per ogni Stefano Frapporti, per ogni neonato che verrà strappato alla madre “clandestina”, come vuole la nuova legge sulla sicurezza, per ogni straniero a cui non verrà rinnovato il permesso di soggiorno perché “non si è integrato”, ad ogni ragazza o ragazzo che sarà costretta/o a prostituirsi o rubare o spacciare perché senza permesso non potrà fare un lavoro “normale”…
"Per quanto voi vi sentiate assolti, siete per sempre coinvolti"

Update 5/8/09: segnalo un bel testo sul carcere dal blog della mamma di Niki.

16.7.09

WE SHALL OVERCOME!!

E' una giornata atroce, in cui mi vergogno della mia nazionalità.
Il VOSTRO presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato la famosa legge sulle “Disposizioni in materia di pubblica sicurezza”, nonostante l'ampia movimentazione della gente, intellettuali e persone comuni. [Trovate una scheda con le nuove disposizioni qui.]


Napolitano avrebbe dovuto opporre un deciso rifiuto alla firma, in quanto l'attentato ai diritti basilari della persona sanciti dalla Costituzione è palese ed evidente anche a chi non sia esperto di diritto costituzionale.

Per cominciare, con il divieto ai matrimoni misti si impedisce, in ragione della nazionalità, l'esercizio di un diritto fondamentale quale quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.

Allo stesso modo, chiedo al VOSTRO presidente se secondo lui non è lesivo dei diritti della persona la discriminazione che impedirà di curarsi o curare i propri figli e familiari, di inviare denaro all'estero, di affittare un appartamento, di ottenere atti civili.
Pensate: le madri non potranno più riconoscere i propri figli, e saranno costrette a nasconderli e a non portarli a scuola o dal medico, per evitare che il VOSTRO stato li possa rubare, rapire, per darli in adozione a coppie in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Viene sottratto ai bambini ed alle bambine il diritto basilare ad un nome (previsto dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che l'Italia si e' impegnata a rispettare), all'istruzione, alla salute, li si costringerà, insieme ai loro genitori, alla marginalità, all'invisibilità.


Mai nella storia italiana si era giunti così in basso. Mai, neppure nelle leggi razziali del 1938, era stata toccata tale barbarie: sottrarre i figli alle legittime madri. Una donna italiana ritenuta colpevole di asassinio, strage o genocidio può comunque tenere con sé il proprio figlio, ma evidentemente per il parlamento italiano il reato di clandestinità, che Napolitano, garante della Costituzione, ha avallato, è più grave ancora.


* * * * * *
A codesti politici razzisti, squallidi avvoltoi che si pongono al di fuori della Comunità internazionale, della civiltà, che vorrebbero procedere in retromarcia il cammino della Storia annullando le conquiste della razza umana...
a questo popolo da cui prendo le distanze, che è stato servo, migrante, mendicante di briciole alla mensa degli altri Paesi (e tornerà presto a mendicare), a questo popolo di ladri, truffatori e fascisti, a questo popolo che non conosce o ha dimenticato il valore della solidarietà, della libertà, dell'uguaglianza, della convivenza, dell'aiuto reciproco...
a questi tristi figuri che incontro per strada, nei negozi, negli uffici, in autobus, sub-umani, feccia del genere animale, io faccio una promessa, attraverso le parole di Peppe Sini:
Accadde molti anni fa a chi scrive queste righe di coordinare per l'Italia una campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano.
Ricordo chi mi diceva che era un impegno generoso ma inutile, che quel regime sarebbe durato mill'anni ancora.
Non e' andata cosi' in Sudafrica.
Non andra' cosi' in Italia, non si illudano i razzisti al governo.
Ancora e' nostro quell'antico canto:
WE SHALL OVERCOME.
Martin Luther King - We Shall Overcome!

19.6.09

L'eterna lotta tra Bene e Male

A leggere una buona parte dell'informazione italiana, la situazione in Iran sembra chiara, lampante: da una parte i buoni, democratici, laici, moderati, combattenti per il cambiamento, la libertà, la modernità, dall'altra i cattivi, gli ayatollah, sostenitori della sharia, liberticidi, antisemiti, ecc. ecc.



Al punto che ieri, a proposito delle elezioni in Iran, ho sentito perfino parlare di "colpo di stato".

Riporto uno stralcio di un articolo molto citato in questi giorni, scritto da Lucia Annunziata per la Stampa del 16 giungo scorso.
C’è un solo parallelo capace di descrivere la sanguinosa rivolta in corso in Iran: Tienanmen. (...) Sia la Cina allora sia l’Iran adesso sono infatti sistemi basati sullo stesso principio, lo stesso pilastro: sono cioè entrambi governi di natura teocratica, fondati sulla pretesa di rappresentare l’intera nazione, senza dubbi e senza dissidenza, in quanto espressione di una autorità superiore, intoccabile. Rompi l’intoccabilità di questa origine prepolitica o superpolitica, e rompi il pilastro stesso su cui questi governi si reggono. Il dio della Cina era allora il Partito comunista, quello di Teheran è oggi Allah, ma in entrambi i casi la pubblica rivolta indica che la loro identità di intoccabili è saltata.(...) Ieri a Teheran è avvenuta la prima rivolta della piazza contro le autorità, dalla rivoluzione del 1979. Tienanmen rivelò che nel cuore del Partito comunista stesso c’era una spaccatura, ieri a Teheran si è messa in piazza l’esistenza di due anime, e di due concetti religiosi, dentro il cuore di un sistema apparentemente granitico.
Per cominciare, non mi risulta che quelle di questi giorni siano le prime proteste di piazza contro il regime iraniano dalla rivoluzione in poi. Per esempio, in questo articolo (in inglese) del 2006 si parla della feroce repressione di alcune manifestazioni di donne nel marzo e giugno di quello stesso anno e si sostiene (ma sull'autenticità di questa notizia non metto la mano sul fuoco) che il regime sia circondato da proteste di massa di lavoratori, donne, disoccupati e studenti. Inoltre, è noto che vi furono proteste studentesche già nel 1999, culminate il 9 luglio (data divenuta simbolica per il dissenso  iraniano) con la strage compiuta dalle forze religiose nei dormitori delle università, e  di nuovo nel 2006.

Poi, non mi pare proponibile il parallelo con la Cina degli anni '80. Quello, era un paese dove libere elezioni multipartitiche erano fuori discussione. Ciò che accadeva all'interno della Cina di Deng era filtrato in maglie così strette nei media che ancora oggi non abbiamo notizie certe né della dinamica dei fatti, né delle vittime. La spaccatura all'interno del Partito Comunista fu rapidamente suturata, a spese dei civili uccisi ed incarcerati. L'élite cinese poi prese gradualmente la via dell'arrembaggio al mercato, coi risultati che conosciamo, ed oggi nessuno si prende la responsabilità di fare le pulci al governo cinese sul rispetto dei diritti umani, come si è visto in occasione delle Olimpiadi.
Ancora adesso, la Cina censura Internet.

Il regime iraniano in questi giorni ha cominciato a fare lo stesso. E' molto grave, ma non più della censura cinese.
E inoltre, ricordo anche che proprio il nostro paese, che si permette di dare lezioni di democrazia ai regimi confessionali islamici, sta approntando delle leggi per il controllo di internet: dopo l’art.60 del “pacchetto sicurezza” ddl 773, dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale, sta arrivando la legge Carlucci. Per una più ampia trattazione vi rimando a Italian Spot.

Infine, quando l'Annunziata dice "le autorità" , chi legge si immagina che le proteste di piazza a Teheran siano globalmente contro il regime degli ayatollah. Eppure, Mousavi non è un novellino: è già stato Primo Ministro dal 1981 al 1989, durante gli ultimi anni dell'era Khomeini, sotto la presidenza di colui che  succederà a Khomeini nel ruolo di Guida Suprema: Ali Khamenei. Secondo alcuni, Mousavi passò politicamente dalla parte dei riformatori solo più tardi.
Al suo fianco, combatte uno degli uomini più potenti dell'Iran: Ali Akbar Hashemi Rafsanjani . Uomo d'affari, non molto portato per la teologia, fedelissimo di Khomeini, fu uno degli uomini-chiave del Consiglio Rivoluzionario dell'Iran fin dagli esordi della Repubblica Islamica. In qualità di presidente del Consiglio d'Esame Rapido, per quanto ne so, non solo è la seconda personalità più potente d'Iran, ma anche il solo che teoricamente, in casi particolari, può destituire la Guida Suprema Khamenei.

Quanto al risultato delle elezioni in un'ottica internazionale ed alle sue conseguenze, soprattutto per quello che riguarda il dialogo con gli USA, sono abbastanza d'accordo con Lucia Annunziata:
La vittoria di Mousavi non sarebbe stata comunque serena e pacifica; avrebbe provocato in ogni caso una spaccatura in Iran, di natura molto più velenosa della attuale. Già adesso i riformisti iraniani sono identificati come fantocci dell’imperialismo Usa. Una loro affermazione avrebbe portato i conservatori a un contrattacco di delegittimazione, sollevando davanti a un popolo fieramente indipendente e religioso, come quello iraniano, lo spettro dell’intervento americano. E come in questi anni abbiamo visto tragicamente ripetersi (non possiamo che rimandare all’Iraq), la carta del golpe Usa è sempre la più efficace nella propaganda nazionalistica di molti paesi - arabi e/o africani, e non solo.
Il rischio della vittoria riformista era dunque quello di rendere apparentemente tutto più facile, ma anche più fragile.

Pur con sfaccettature diverse, non si discosta molto l'opinione di Lucio Caracciolo su Limes:
Lo scopo ultimo della trattativa con Washington che quasi tutti i leader iraniani vogliono – con toni e in modi diversi – è la piena accettazione dell´Iran come grande potenza islamica nella regione e nel mondo. Dunque, se Teheran apre il tavolo del negoziato vero, a 360 gradi, la parola d´ordine è: vietato fallire.
Lo stesso vale per Obama. Per questo evita di impelagarsi nella partita iraniana, contando che la protesta si sgonfi abbastanza in fretta. Non è uomo da "rivoluzioni colorate". Crede che il cambiamento sia necessario e possibile, ma non attraverso interventi militari o complotti dell´intelligence – in Iran nessuno ha dimenticato la defenestrazione di Mossadeq per mano della Cia, più di mezzo secolo fa. E' il dialogo che mina i regimi. Non lo scontro frontale che spesso li cementa.
E' chiaro che per Obama trattare con Ahmadinejad significa rischiare l´osso del collo. Moussavi, che nella sostanza non è così diverso dal suo eversore, ci avrebbe almeno messo una faccia nuova, non sporcata dalle contumelie antisemite del presidente attuale
.
Ancor più radicalmente di Caracciolo, io credo che ottenere qualcosa da Ahmadinejad, in un negoziato serio e non puramente di facciata, avrebbe la garanzia di essere un risultato più duraturo che non da Mousavi; quest'ultimo sarebe sicuramente più malleabile, ma un giorno che tornassero i conservatori al potere tutto il lavoro diplomatico diverrebbe carta straccia.

In tutto ciò, tutto sommato, non sappiamo ancora chi abbia ricevuto più voti in queste elezioni. Io credo che potrebbe anche essere  davvero Ahmadinejad.

-- oo + oo --

A conclusione di questa rapida panoramica su ciò che è e ciò che appare, ciò che conviene e ciò che conviene evitare, ciò che è simile e ciò che vuol sembrare diverso, vi lascio con una dichiarazione del presidente confermato, da euronews:
Il presidente iraniano Ajhmadinejad si è sentito in dovere di spiegare l’uso del termine “polvere” utilizzato nei giorno scorsi in riferimento ai dimostranti. “Sono persone che alzano la tensione - ha detto – e attaccano la gente. Non fanno parte della nazione. Sono degli alieni”
Questo perché, di nesso in nesso, quando l'ho letto mi ha ricordato, pari pari, lo stile, la modalità comunicativa, la tipica demonizzazione delle proteste di piazza da parte di un altro politico di successo.
Sì, proprio lui: il nostro amato Presidente.

 

12.6.09

L'alba di un nuovo giorno

Arrivano i primi effetti del voto europeo delle scorso week-end.

Il premier Berlusconi paga a Bossi il pedaggio per la sua fedeltà, e a valle del successo elettorale della Lega, "molla" il referendum che aveva tanto sostenuto.

Franceschini potrebbe fare lo stesso, cercando di allargare così il campo dei suoi alleati versi i piccoli partiti alla sua sinistra e l'UDC.  Potrebbe, ma non lo fa. Forse manca l'intelligenza politica, forse il coraggio e le spalle larghe. O forse la strategia è ancora e sempre quella di eliminare le formazioni minori a tutti i costi. Anche a costo del suicidio politico.

Approvato alla Camera il ddl sulle intercettazioni (il testo sintetizzato qui): meno potere di indagine ai magistrati e bavaglio alla stampa, controllo politico sulle intercettazioni agli agenti dei servizi segreti.

Mafia e affini ringraziano i loro rappresentanti in Parlamento. Anche quei 20 dell'opposizione che hanno votato a favore. Hanno perso le elezioni, ma hanno capito dove tira il vento. Bravi picciotti.

Applaude un popolo cretino dalla coscienza sporca.

-----///------

P. S. senza importanza :
Teatrino di Beppe Grillo in Parlamento.

Agli entusiasti suoi sostenitori, voglio dire una cosa.
Vi sentite tanti, una potenza.
In questo periodo avete dato Berlusconi per spacciato, stigmatizzando il fatto che i suoi comizi si sono svolti in spazi ristretti per non far notare la scarsa partecipazione, con servizi d'ordine che hanno selezionato il pubblico perché non si avessero contestazioni. Comizi televisivi, avete detto.


Spacciato...
Ora, chi non è d'accordo con lo status quo ha due alternative: o votare un partito che non abbia compromissioni col potere, o fare la rivoluzione.
Ma questi milioni di grillisti, queste masse immani di persone, dov'erano al momento del voto? Forse occupate a fare la rivoluzione?
Io temo che fossero occupate in altre attività...


....

5.6.09

Ieri, oggi e domani

Io e la mia compagna abbiamo due percezioni diverse sull'attuale svolta autoritaria della politica italiana.

Lei ritiene che non potrà mai più esserci un regime liberticida che ricalchi il ventennio fascista; la società attuale non sarebbe disponibile a vendersi la libertà di parola o di associazione, il multipartitismo e tutte le cose a cui è abituata e che considera “normali”, dovute; è certa che non torneranno le squadracce a prenderti solo perché ti sei espresso contro il regime di fronte a testimoni.
Io invece credo che il popolo italiano abbia avuto troppa fretta di autoassolversi per le malefatte della guerra e del fascismo e sarebbe pronto, in totale incoscienza, a rifare gli errori del passato; che l'impero coloniale e l'antisemitismo non sono riproducibili solo perché impresentabili nel quadro della politica internazionale.

Io penso che il razzismo sia tornato, come allora, accanto al nazionalismo (tra i nazionalismi ci metto anche quelli regionali delle varie leghe padane, montane e marine), lei che non sia altro che rivalsa di ex-poveri contro i nuovi poveri.
Ma secondo lei, quello che sta arrivando è un regime in doppiopetto forse peggiore del fascismo, infido, subliminale, che prima inibisce il bisogno di libertà della gente, annulla lo spirito critico attraverso i media, poi, eventualmente, legifera in tal senso, senza clamore né opposizione efficace. Un sistema che elimina la libertà spegnendone il desiderio dentro di noi.


Questo scenario che lei prospetta mi ha fatto venire in mente qualcosa. Anche a voi?
Ecco qui: il Piano di rinascita democratica della Loggia P2.
La manipolazione dell'informazione e dell'opinione della gente vi è espressa chiaramente:
Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente. Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti (...)
In un secondo tempo occorrerà:
a) acquisire alcuni settimanali di battaglia; b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata; c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale; d) dissovere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.”


Evidentemente, non è poi parso opportuno procedere a quest'ultima fase. Oppure è ancora da venire.
Nel piano, il quadro politico è dipinto con agghiacciante puntualità: il bipartitismo, il controllo dei media, la coincidenza tra potere economico e politico.
Si trovano espresse anche alcune istanze che hanno fatto e ancora fanno parte, guarda caso, dell'attuale agenda politica: il ritorno dei capitali dall'estero (lo “scudo fiscale”), la riforma della magistratura (riforma del CSM per porlo sotto il controllo del Parlamento, separazione e riorganizzazione delle carriere), riforma della Corte Costituzionale per limitarne le competenze e penalizzare i giudici che ne fanno parte, nuove leggi elettorali, l'abolizione delle province, la riduzione del numero dei parlamentari.
Pensiamoci, quando entriamo nella cabina elettorale.
“Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa”
(Licio Gelli, intervistato da Concita de Gregorio per Repubblica, 28/9/2003)

28.5.09

Attenti alle spalle!


Lo so, è vecchia.
D'altra parte, in questo Paese le uniche novità apprezzate davvero sono quelle a parole. Ma nei fatti, nel cuore, siamo dei nostalgici.
Tanto vale prenderne atto.
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27.5.09

Correva l'anno 2001...

E' solo una mia impressione, o queste elezioni sono sempre di più come entrare in un sex-shop e chiedersi quale vibratore farà meno male?

Daniele Luttazzi, da Satyricon

22.5.09

Bollettino meteo del malumore di Cometa.

Ci prendo gusto. Visto il successo, continua la serie dei post autoreferenziali.

Oggi, 22 maggio, dormito poco e male. In Italia si parla di:

Cattivi studenti, che picchiano la buona polizia.  Cattivi cattivi, come dimostra il fatto che hanno osato proteggersi con scudi di plexiglass e caschi dalle affettuose carezze dei manganelli tonfa. Beh, io che non c'ero sono molto grato a chi si è rovinato i polmoni con i micidiali lacrimogeni al CS perché tutti possano godere di un sapere che non sia merce, per riprendersi la città come luogo di libera aggregazione, di incontro, di  confronto, di espressione, di abbraccio, di lotta, senza controllo da parte del potere.


Buon Politico, uno che pensa alla governabilità del Paese, alla giustizia uguale per tutti i cittadini, infine al nostro benessere. 
Le dichiarzioni prese da RaiNews24.it:
"La giustizia penale e' una patologia nel nostro sistema. I giornali oggi dicono che non e' possibile criticare i giudici, ma criticare i giudici e' un diritto di ogni cittadino": dice il premier Silvio Berlusconi dal palco dell'assemblea di Confindustria. A questo passaggio la platea ha applaudito.  (...) "la Costituzione è stata scritta dopo il ventennio fascista e tutto il potere è stato dato al Parlamento che è pletorico"(...) "La crisi ha una componente psicologica molto forte, che se alimentata come paura puo' contribuire a rendere la crisi piu' profonda. Sono profondamente addolorato quando vedo che giornali, tv e opposizione continuano a cantare la canzone del catastrofismo e del pessimismo". Per Berlusconi "il governo ha ben reagito restando a fianco di chi ha perso il lavoro e di chi ha piu' bisogno".

...sì, per rapinargli il portafoglio!

La "catastrofista e pessimista" ISTAT sostiene che  c'è stato un "calo record nelle vendite al dettaglio", mentre Confidustria dice che l'occupazione sprofonda. Alla faccia dell'ottimismo, voglio proprio vedere se alla fine della crisi tutti coloro che hanno perso il lavoro lo recupereranno. Non c'è altro ottimismo possibile, ammesso che non si muoia di fame o si vada a rubare prima.

Allora, vi ringrazio, cattivi studenti, "violenti e delinquenti", come ha detto Maroni...
Anche in Italia, come in Grecia, Francia, Spagna, pretendiamo la libertà, pretendiamo la giustizia, pretendiamo di poter tutti vivere del sudore della fronte.
Riprendiamoci la vita!



11.5.09

Italiani brava gente?

Nabruka Mimuni si è uccisa. O l'abbiamo uccisa?

Scrive l'Incarcerato:
Guai a voi che puntate il dito contro le altre nazioni ove dite che i diritti dell'uomo vengono calpestati.
Guai a voi che avete il coraggio di affermare che siamo un esempio di civiltà.

Il 7 maggio, una donna tunisina di nome Nabruka Mimuni, che da ben 20 anni lavorava qui in Italia, si è impiccata nel Centro di Identificazione ed Espulsione (ex CPT) di Ponte Galeria, a Roma.
qui il racconto della sua compagna di cella
Si è ammazzata perchè l'indomani sarebbe stata tradotta in Tunisia, una terra non più sua, irriconoscibile per lei, dove sarebbe stata sola e abbandonata.
Stava facendo la fila in questura per rinnovare il permesso di soggiorno come tutti gli altri. La polizia l'ha presa e sbattuta dentro quella specie di lager.
Il 6 sera sera le hanno comunicato che sarebbe stata espulsa e la mattina seguente le sue compagne di cella l’hanno trovata impiccata in bagno. Da quel momento le recluse e i reclusi di Ponte Galeria sono in sciopero della fame per protestare contro questa morte, contro le condizioni disumane di detenzione, contro i maltrattamenti e contro i rimpatri.
Nabruka lascia un marito, e un figlio. Era in Italia da più di 20 anni. È stata catturata due settimane fa dalla polizia mentre era in coda in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno.
Se dobbiamo dare un nome a chi l’ha uccisa, non basterebbero le poche righe che ho a disposizione. Del resto, almeno qualche nome di questa lista lo conoscete già: intanto il ministro Maroni, che si è vantato della gente deportata in Libia senza neanche passare dai porti italiani; poi il partito del ministro e tutto il suo governo, che si apprestano a portare di nuovo a sei mesi il tempo di reclusione nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE, gli ex CPT); e ancora la Croce rossa italiana, che gestisce il centro di Roma Ponte Galeria e diversi altri lager in Italia; e giù giù, tutti coloro che approvano, a voce alta o in silenzio, o che non si schierano apertamente contro questa vera e propria pulizia etnica.


Italiani brava gente?
Noi creiamo il reato di clandestinità. Noi, che abbiamo riempito il mondo di immigrati regolari e soprattutto irregolari, noi che abbiamo diffuso dappertutto la fama dell'italiano ignorante e sporco, ladro e truffatore, noi che abbiamo esportato le mafie.
Noi prolunghiamo la detenzione nei CIE, lager di stato.
Noi invochiamo l'apartheid in metropolitana, negli autobus, negli ospedali, nelle scuole.
Noi, di destra o di sinistra, respingiamo coloro che arrivano dal mare, contro ogni diritto, contro ogni umanità. Contro la Convenzione di Ginevra e la Convenzione europea dei diritti umani, alle quali formalmente aderiamo. E non solo oggi: nel 2005 vi erano già stati respingimenti collettivi verso la Libia, a causa dei quali l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Noi nel 1997 abbiamo affondato una nave di poveracci che cercava di raggiungere le nostre coste, 100 persone mandate marcire sul fondo del Canale di Otranto. Noi di destra e di sinistra: il Partito Democratico ha, infatti, sostenuto fino in fondo, votandolo in Parlamento lo scorso gennaio, l’accordo firmato da Berlusconi lo scorso 30 agosto con Gheddafi a Bengasi. Un accordo che prevede esattamente questo tipo di collaborazione e di deportazioni illegali, perché sancite al di fuori di qualsiasi supervisione internazionale da parte delle Nazioni Unite. Una supervisione che non e’ un optional, ma un impegno sancito dalla legge che applica la Convenzione ONU sui Diritti dei Rifugiati.

Oggi noi dobbiamo prendere una posizione chiara.
Dire apertamente da che parte stiamo. Da quella dei torturatori, degli assassini, o da quella di chi dice "basta!".
Perché i lager sono sotto gli occhi di tutti e noi non possiamo affermare, come i tedeschi sotto il Nazismo, che "non sapevamo".

Lo possiamo gridare alla manifestazione nazionale del prossimo 23 maggio a Milano.
http://www.dachepartestare.org/

Lo possiamo e lo dobbiamo dire col nostro voto. Già il prossimo 6 e 7 giugno.
Ricordandoci che Piero Fassino, responsabile esteri del PD, ha dichiarato che il respingimento degli immigrati senza permesso «non è un’idea improvvisa, non nasce oggi. È un’azione di contrasto e di dissuasione dei clandestini che è prevista in tutti i documenti dell’Unione europea. E l’Italia l’ha applicata anche» ai tempi dei governi di centrosinistra.
E' quello di Fassino, il mondo che vogliamo?

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