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23.11.09

Federalismo & autostrade: quasi una parabola.

Guardate questo scorcio, ripreso qualche giorno fa durante una splendida passeggiata (la scarsa definizione non rende merito alla bellezza reale del luogo).



Si trova a pochi passi da dove abito io. E' il greto del fiume Adige nei pressi di Parona, una frazione della città di Verona.
Lungo l'argine, è si snoda una stradina pedonale, che per il momento collega Verona con il caratteristico paese di Pescantina, ma la cui costruzione sta procedendo oltre.

Siamo nel Parco dell'Adige.
Tutto l'anno, ma specialmente da marzo a ottobre, centinaia di persone tutti i giorni percorrono questo sentiero per fare footing, per respirare l'aria buona lontano dalle automobili ed ammirare le varietà di uccelli acquatici che si lasciano avvicinare sempre più fiduciosi, o semplicemente per passare un momento di relax, di silenzio, per raccogliere le confidenze di un amico o amica.

Ecco come si vorrebbe ridurla tra pochi anni.





Quello che vedete è il viadotto che porterebbe la nuova autostrada urbana che si vorrebbe costruire.
Su questo tratto si prevede che transiteranno
• 4.400 veicoli/ora nelle ore di punta
• 40/60.000 veicoli/giorno
• 22 milioni di veicoli/anno

La striscia d'asfalto passerà nel cuore dei due popolosi quartieri di Pindemonte e Ponte Crencano, accanto ad asili nido, scuole materne, elementari e medie, centri sportivi, nell'attuale parcheggio di una piscina comunale, a poche centinaia di metri in linea d'aria dal centro storico visitato da tanti turisti.

Nonostante l'ostruzionismo della maggioranza che regge il Comune di Verona (anzi, solo di una sua parte: PDL e Lega), il comitato di cittadini che si batte per bloccare lo scempio di questa nuova opera, distruttiva del territorio e dannosa per la qualità di vita della gente, ha ottenuto dal tribunale di Verona il riconoscimento del diritto a svolgere un referendum consultivo sulla nuova autostrada urbana.

«Devono essere i cittadini di Verona a decidere su un’opera dal costo elevato, che stravolgerà la città e che rappresenta un impegno finanziario consistente che andrà a scapito di altre scelte. I cittadini decidono, l’amministrazione si adegua»
Queste parole, sacrosante, furono pronunciate dall'attuale Sindaco nel maggio 2006, quando era all'opposizione ed auspicava un referendum che stoppasse un'altra opera in progetto: la tramvia. Ma come si vede, arrivando al governo della città, ha ben presto cambiato idea. Ma l'autostrada richiederà ben altro impegno economico: in una trasmissione della TV nazionale il sindaco Tosi l'ha quantificato in 400 milioni di euro!!

Pochi giorni fa arriva la mazzata (da l'Arena):

Tangenziali, Comune beffato?

IL CASO. La procedura prevista dall'accordo tra Berlusconi e Galan per le grandi opere accantona gli enti locali. Sul traforo e sul nuovo sistema delle superstrade servirà l'ok del Cipe scavalcando i pareri delle amministrazioni.
(...) Ma quello che ai non addetti ai lavori potrebbe sfuggire, catalogandolo come una semplice procedura tecnica, è che il Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica, normalmente non ha nulla a che fare con le opere realizzate con fondi privati. E infatti sia le tangenziali venete,(...) sia il traforo delle Torricelle, stimato nell'intesa e da Technital intorno ai 330 milioni, sono opere che saranno sostenute con fondi privati in project financing.

Con buona pace del quotidiano l'Arena, grande sostenitore del sindaco sceriffo Tosi fin dalla campagna elettorale, anche uno sprovveduto può vedere che non è il Comune ad essere beffato, ma i cittadini. Anzi: vediamo come chiaramente i bisticci tra la Lega ed il governatore del Veneto Galan si ricompongano facilmente quando si tratta di grosse torte.

E' curioso notare quale idea di autodeterminazione locale ci sia in seno alla Lega: da una parte si strombazza di federalismo o addirittura di secessione, con lo slogan "Paroni a casa nostra" o "Roma ladrona", poi però si sottrae alla popolazione locale la possibilità di esprimersi sulle scelte che riguardano il territorio, demandandola al potere centrale.
Vorrei che Bossi, Maroni, Tosi, Zaia, Calderoli e Castelli esprimessero il loro giudizio sulle affermazioni pesanti del presidente dei sindaci del Veneto, Giorgio Dal Negro (PDL), eletto da pochi mesi primo cittadino di Negrar, nel Veronese:
"Fuori dal mio ufficio ho fatto togliere la targa di sindaco e ho messo quella di procuratore fallimentare. Chi non rispetterà il patto nel 2010 sarà commissariato? Allora il governo prepari 518 commissari, quanti sono i Comuni del Veneto" (fonte: l'Arena, 20/11/2009)

5.11.09

Intorno al crocifisso

Leggendo ieri mattina le reazioni alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che determina che i simboli religiosi esposti nelle aule scolastiche costituiscono "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni", prendo atto con stupore (eufemismo molto usato in questi casi), dolore ed indignazione che i soli esponenti politici a plaudere alla sentenza sono stati gli esponenti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, che oggi sono fuori dal Parlamento italiano, e Vincenzo Vita, voce solitaria nel PD.
Vorrei fare alcune considerazioni su due piani: uno politico e giuridico, l'altro, per così dire, confessionale.





Recita l'articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana[...]
Non credo di forzare il testo costituzionale, se vi ravvedo l'intento di mettere tutti i cittadini, nei limiti delle possibilità pratiche, nelle stesse identiche condizioni nel corpo della società, a prescindere da distinzioni “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come recita lo stesso articolo 3.


Ovviamente, non mi attendo la difesa di questi princìpi da parte delle forze politiche portatrici di idee discriminatorie, numerose all'interno dello schieramento attualmente al timone del Paese; me lo aspetterei da altre formazioni politiche, nella sinistra e tra i sindacati, che si battono per la pari dignità sociale delle donne rispetto agli uomini, di gay, lesbiche e trans rispetto agli eterosessuali, dei malati rispetto ai sani, delle coppie di fatto rispetto a quelle sposate...
Ma sarebbe stata possibile un'uguaglianza riconosciuta (ancorché non raggiunta completamente) per le donne, se non ci fossero stato il movimento femminista? Ci sarebbe stato uno Statuto dei Lavoratori senza le lotte sindacali?
Voglio dire: avrebbero potuto i soli “maschi” riconoscere l'uguaglianza delle donne senza ascoltare quel che le donne avevano da dire? E i soli padroni avrebbero forse dato voce alle istanze dei lavoratori nel loro Statuto, se questi ultimi non avessero alzato la voce?
Se auspichiamo che tutti siano uguali, dobbiamo andare a chiedere a chi è in svantaggio di cosa ha bisogno.
Nel caso del crocifisso in classe, abbiamo domandato il parere delle comunità di altre religioni? Abbiamo consultato i genitori degli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica?




Tra le varie stupidaggini sentite in questi giorni [secondo me, in gran parte sintomo più d'ignoranza che di malafede], possiamo evidenziare la visione del crocifisso come “un'antica tradizione” (Bersani), “il simbolo della nostra identità” (Cota, Gelmini, Casini), “segno culturale... patrimonio storico del popolo italiano” (i vescovi, Pasquali del PdL), “simbolo del sacrificio per la promozione umana che viene riconosciuto anche per i non credenti... la nostra identità e le nostre radici” (Sacconi), “simbolo d’amore” (Letizia Moratti), espressione di “valori di laica libertà” (Maria Rita Munizzi dell'omofobico MOvimento Italiano Genitori); la sentenza “offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo” (Zaia) ed è “un colpo mortale all’Europa dei valori e dei diritti” (Frattini).
A proposito di ignoranza e malafede, il quotidiano Il Tempo titola: "C'era anche l'italiano Gustavo Zagrebelsky, ex componente del Csm, tra i sette giudici di Strasburgo che vorrebbero far staccare il crocifisso dalle nostre aule scolastiche". Peccato che Gustavo Z., ex membro della Corte Costituzionale e del CSM, oggi molto impegnato nella lotta per la laicità in Italia, non sia che il fratello di Vladimiro Z., componente della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Quando il diavolo ci mette lo zampino...


Per fare un po' di pulizia e chiarezza, diciamo subito che il crocifisso in questione è un simbolo religioso. Chi non lo ammette o è in malafede oppure fa parte di quella gran parte di cattolici non praticanti che sono avvezzi a subire passivamente ed acriticamente la pervasiva presenza del cattolicesimo in tutti gli ambiti della vita civile, a quella massa di persone che non credono ma mandano i figli a catechismo e vanno a messa a Pasqua e Natale.
Come simbolo religioso, non è biblico, in quanto contravviene alle prescrizioni iconoclaste presenti nelle scritture, a cominciare dal Decalogo (Esodo 20:4-5), dunque non si può dire neppure cristiano in senso ampio.


La gran parte delle opinioni che ho trovato e vi ho qui sopra riassunto insistono sul crocifisso come simbolo di valori culturali (d'amore, di libertà, di sacrificio per la promozione umana) o tradizionali (delle nostre radici, della nostra identità).
Innanzitutto, si può affermare che i valori di “amore, libertà e sacrificio per la promozione umana” siano stati universalmente garantiti dal simbolo della croce? Abbiamo già dimenticato la croce effigiata sui paramenti e sulle armi dei Crociati? [Proprio così, un simbolo d'amore sulle armi!] Quella croce in nome della quale si sono sterminati milioni di nativi americani, ebrei, eretici, liberi pensatori...
Perché possa essere un simbolo di valori fondanti dell'umanità, dovrebbe innanzitutto essere un simbolo comune a tutti.


Inoltre, il cattolicesimo ha indubbiamente partecipato a formare l'identità culturale dell'Italia attuale, tuttavia sarebbe riduttivo ritenerlo l'unica componente. Innanzitutto, con buona pace di Zaia, non siamo cristiani da sempre, ma solo da quando l'imperatore Teodosio impose il cristianesimo a tutti i sudditi di Roma.
L'identità profonda determinata dalle credenze precristiane fu assorbita nel Cristianesimo, che adattò le sue festività principali al calendario preesistente ed introdusse molti rituali pagani nella sua liturgia.
Non meno fondante fu l'influsso del pensiero filosofico greco, sul quale si modellò il pensiero di Roma. Sappiamo anche quanto deve il cristianesimo a questa tradizione, prima attraverso l'apostolo Paolo, poi nelle modalità della diffusione della Chiesa in Occidente.
Vogliamo poi dimenticare l'Umanesimo? E l'Illuminismo (che qualche alto prelato ha avuto il coraggio di definire bieco)?
Allora, perché esporre il crocifisso e non la lupa capitolina?


Scrive bene Maurizio, un lettore del Corriere del Veneto:


[…] Fatto il catechismo, cresima e tutto il rituale (obbligatorio per ogni bambino) ho iniziato a ragionare con la mia testa[...]. Leggendo, ho poi saputo che l'Italia è un paese laico, che l'illuminismo ha segnato la nostra cultura e che ci impedisce di far sì che un peccato sia illegale, che tradizioni possono essere superate e rimangono solo se la gente le tiene a cuore, non se una legge lo impone! Così uno stato che si considera laico, nei luoghi dove esercita le sue funzioni, non può permettersi di imporre simboli non dello stato ai propri cittadini. Se molti non sono d'accordo, si mobilitino per una riforma costituzionale che renda l'Italia una repubblica cattolica, al pari dell'Iran, per fare un esempio.

E' corretto, dunque, imporre ai nostri bambini un simbolo così parziale che vale per alcuni e non per altri, che ha valore e significati diversi per gli uni e per gli altri? E' giusto, ad esempio, imporlo a chi ha avuto i propri antenati massacrati o perseguitati nel suo nome? E' rispettoso dell'intento del testo costituzionale?




Infine, la considerazione per così dire “confessionale” che ho annunciato all'inizio: quale bisogno c'è di simboli religiosi all'interno delle aule scolastiche?
Cerco di spiegarmi meglio: il cattolicesimo si impegna in una colonizzazione culturale dei luoghi della vita civile, ma a cosa serve? Non basta alla Chiesa di Roma l'autorità sulla massa dei suoi fedeli? Cosa le manca? Cosa le sfugge?

Non sarà che questa necessità di manifestarsi in una presenza materiale nasconda un sostanziale vuoto nella presenza invisibile di fede, di valori, di morale?
Come è successo che il crocifisso, da simbolo religioso, è sceso per i fedeli cattolici e perfino per i loro alti prelati al rango di segno culturale e patrimonio storico?
Non avrà ragione E. S., quando sostiene che la Chiesa Cattolica ha la responsabilità storica dell'impoverimento della spiritualità in Italia?

:)(:

22.5.09

Bollettino meteo del malumore di Cometa.

Ci prendo gusto. Visto il successo, continua la serie dei post autoreferenziali.

Oggi, 22 maggio, dormito poco e male. In Italia si parla di:

Cattivi studenti, che picchiano la buona polizia.  Cattivi cattivi, come dimostra il fatto che hanno osato proteggersi con scudi di plexiglass e caschi dalle affettuose carezze dei manganelli tonfa. Beh, io che non c'ero sono molto grato a chi si è rovinato i polmoni con i micidiali lacrimogeni al CS perché tutti possano godere di un sapere che non sia merce, per riprendersi la città come luogo di libera aggregazione, di incontro, di  confronto, di espressione, di abbraccio, di lotta, senza controllo da parte del potere.


Buon Politico, uno che pensa alla governabilità del Paese, alla giustizia uguale per tutti i cittadini, infine al nostro benessere. 
Le dichiarzioni prese da RaiNews24.it:
"La giustizia penale e' una patologia nel nostro sistema. I giornali oggi dicono che non e' possibile criticare i giudici, ma criticare i giudici e' un diritto di ogni cittadino": dice il premier Silvio Berlusconi dal palco dell'assemblea di Confindustria. A questo passaggio la platea ha applaudito.  (...) "la Costituzione è stata scritta dopo il ventennio fascista e tutto il potere è stato dato al Parlamento che è pletorico"(...) "La crisi ha una componente psicologica molto forte, che se alimentata come paura puo' contribuire a rendere la crisi piu' profonda. Sono profondamente addolorato quando vedo che giornali, tv e opposizione continuano a cantare la canzone del catastrofismo e del pessimismo". Per Berlusconi "il governo ha ben reagito restando a fianco di chi ha perso il lavoro e di chi ha piu' bisogno".

...sì, per rapinargli il portafoglio!

La "catastrofista e pessimista" ISTAT sostiene che  c'è stato un "calo record nelle vendite al dettaglio", mentre Confidustria dice che l'occupazione sprofonda. Alla faccia dell'ottimismo, voglio proprio vedere se alla fine della crisi tutti coloro che hanno perso il lavoro lo recupereranno. Non c'è altro ottimismo possibile, ammesso che non si muoia di fame o si vada a rubare prima.

Allora, vi ringrazio, cattivi studenti, "violenti e delinquenti", come ha detto Maroni...
Anche in Italia, come in Grecia, Francia, Spagna, pretendiamo la libertà, pretendiamo la giustizia, pretendiamo di poter tutti vivere del sudore della fronte.
Riprendiamoci la vita!



26.2.09

Il voto

Prendo spunto da questo post di Talkin' Rapper:

Torna il nucleare.
In culo, cittadini che pensavano di aver votato in merito.
...per dire che ho capito che l'opinione della gente, e di conseguenza le elezioni, non è un affare di persone adulte, mature, responsabili.

Quando il popolo italiano si esprime, c'è sempre qualcuno (politico o pretonzolo) che gli dà il voto.
Sì, in Italia non è il popolo che dà il voto ai politici, ma viceversa. Ti dicono: "Guarda, sul nucleare, sull'aborto, sui diritti dei lavoratori, guarda che disastro: è tutto sbagliato! Che ci capisci tu di economia, di etica, di giustizia? Lascia fare a noi, cretino!"
Allora, il popolo, tutto contrito per la bocciatura, si ritira a capo chino, determinato a non fare più altre brutte figure...

19.12.08

La resa dei conti

Un caro saluto a chi ancora mi viene a leggere nonostante la mia scarsa solerzia nell'aggiornare questa paginetta.

Titolo idiota, ma mi è parso assolutamente adatto a una storia idiota, storia di perdita di significato delle parole e delle cose.

Scrivo mentre si sta svolgendo la direzione del Partito Democratico. Non so ancora che dirà Veltroni e come si deciderà di affrontare questo momento.
Tutto sommato, trovo che sia una questione ininfluente.

Chi si ricorda l'epoca delle "ideologie"?
C'erano i comunisti, che credevano in una società di eguali, ma verticista (confesso che non sono mai riuscito a capire come funziona).
C'erano i fascisti, che credevano in una società diseguale e nei valori tradizionali (la patria, la romanità, la forza... mie le minuscole!).
C'erano i democristiani, che avevano difficoltà ad armonizzare ideali cattolici, solidali e sostanzialmente rispettosi delle specificità di ciascuna persona, e prassi di gestione politica.
C'erano i "laici"... per esempio i socialisti di Craxi. Per l'epoca chiamarli socialisti ci pareva scandaloso, ma non si può dire che non ci fosse dietro una visione del mondo, un progetto lucido e luccicante.
Infine, c'erano gli altri: i piccoli, le frange, gli ultra- e gli extra-, i puri e duri... e scusate se dimentico qualcuno (si dimentica sempre qualcuno).


La gestione della politica internazionale e della cosa pubblica si decideva in un iperuranio inaccessibile e opaco ai poveri elettori: servizi segreti, stragi di stato, golpismi, mafia, clientelismo a livello capillare.


Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.(...)

Pier Paolo Pasolini (
Corriere della Sera, 14 novembre 1974)
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Poi fu Tangentopoli, evento epocale di cui non ho ancora trovato un'analisi convincente. La mente andava immediatamente, a torto o a ragione, al provocatorio "Processo alla DC" di Pasolini. Per chi viveva in quel momento, era un sovvertimento di un modus vivendi che avevamo creduto eterno, immutabile. Era anche, quotidianamente, la scoperta che potevi partecipare ad un concorso senza necessariamente essere raccomandato, o chiedere a un ente pubblico un permesso senza bustarella annessa.

Intanto, cresceva la cosiddetta crisi delle ideologie.
[Come se la demonizzazione delle ideologie non fosse essa stessa un'ideologia...]
Mi sentirei di definirla molto semplicemente come una rinuncia progressiva ma irreversibile all'ideale politico, a favore di un compromesso in funzione della predisposizione a governare; e governare oggi significa amministrare una politica compatibile con linee economiche date da alcuni principali gruppi di potere economico, quindi le possibilità che governi di destra o di sinistra possano condurre una politica veramente alternativa gli uni agli altri è irrealista.
Intanto, la gente assisteva a tutto ciò approvando tacitamente (o vomitando nel suo cantuccio ancor più tacitamente), preparata adeguatamente da 30 anni di colpevole governo borbonico della DC.
"...responsabilità della degradazione antropologica degli italiani (responsabilità. questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza) [...], responsabilità dell’esplosione «selvaggia» della cultura di massa e dei mass media, responsabilità della stupidità delittuosa della televisione,"
sempre da P.P.Pasolini "Processo alla Democrazia Cristiana"
Dopo le ideologie, poco a poco anche i princìpi hanno cominciato a perdere consistenza. Viene fuori dal cilindro di tangentopoli, dalla sfiducia verso la classe politica, il mito del "tecnico", del capitano d'industria capace di raddrizzare le sorti del Paese. Una mossa abilmente orchestrata; la vittoria della P2, probabilmente...
Quello che è reale, è la sua assoluta mancanza di princìpi.
Le regole vengono cambiate, le leggi adattate alle necessità personali, lo stato diventa "cosa nostra". La Costituzione è carta straccia, i suoi cardini anticaglie.
La destra coagulata intorno al suo vate, si mimetizza in questo stile.
La sinistra, invece, si pone come garante di tutto ciò che gli altri calpestano.
Finché tocca a lei, governare.

Allora, anche qui si cercano dolorosi compromessi: alleati pericolosi, ritocchi allo stato sociale, le missioni militari internazionali con qualche se e parecchi ma, tante omissioni e promesse non mantenute. Ma è storia di oggi.
L'esperienza di governo si traduce in una profonda sofferenza proprio per quei partiti che più si ponevano come garanti dei princìpi, Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti Italiani, e che più avevano ceduto.

Ora, suona la campana dell'etica di governo.
Il dilemma del PD: farsi partito dell'italietta furbetta berlusconiana (ma questo partito c'è già) oppure rifondarsi su basi etiche (ed anche qui, c'è già l'IDV)?

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L'apparato digerente devastato da una maligna influenza, non so chiudere con una nota risolutiva, di pace interiore. Vi lascio con una canzone ironica, ma anche epica e un po' consolatoria.






3.12.08

Se lo dice lui...

Altro Maestro di vita, di morale, di cultura.
Un'opinione che pesa, non per il potere personale ed economico del personaggio, ma per la sua Alta Levatura Morale, per la sua assoluta mancanza di faziosità, per la sua Autorevolezza mai Autoritaria.

Tutti, politici e direttori dovrebbero andare a fare un altro mestiere. 
fonte: Rai News 24
Grazie, Presidente. Terremo conto.