10.12.10

Scenario del secondo decennio

di Franco Berardi Bifo 
(da Loop)
L’arresto di Julian Assange suona campane a morto per la democrazia occidentale. L’hanno acciuffato, gli hanno tagliato i fili e i fondi.   Cos’ha fatto quest’uomo? Ha semplicemente dimostrato la potenza della rete. Le autorità occidentali, che tanto si sdegnano per la censura cinese, si comportano esattamente come Hu Jintao, quando la potenza della rete pratica la glasnost, la trasparenza, mettendo a nudo la realtà del potere.
Cosa ci insegna l’esperienza Wikileaks? Che i diplomatici fossero pagati per indorare la pillola lo sapevamo, che i militari fossero pagati per sparare sui civili lo avevamo capito. Ma non è questa la lezione che viene dall’esperienza Wikileaks.

Quell’esperienza ci insegna che la rete cognitaria può battere il potere. Nelle strutture del potere (quelle militari, diplomatiche e finanziarie) ci sono dei lavoratori cognitivi: programmatori informatici, giornalisti o tecnici dell’hardware. Questi stanno scoprendo l’infinita potenza dell’intelligenza collettiva.
La battaglia contro la dittatura finanziaria del semiocapitale è cominciata.
E’ una battaglia dell’intelligenza collettiva contro la diffusione dell’ignoranza che il potere persegue in modo sistematico.
Gli studenti e i ricercatori che scendono in strada a Londra come a Roma e Milano e Bologna stanno combattendo questa battaglia.
I governi sono sempre più chiusi nella loro ossessione monetarista liberista e oscurantista. Non cedono alle pressioni della piazza. Vanno avanti verso la recessione, verso l’impoverimento generalizzato, verso la distruzione della civiltà sociale.
Sarkozy non si è fermato davanti a tre milioni di persone che hanno occupato le piazze per mesi. E’ andato avanti.
Il governo Berlusconi va in pezzi, ma il disegno di privatizzazione del sistema educativo non si ferma, la distruzione della scuola pubblica procede. Vanno avanti.
Ma noi dobbiamo saperlo: che si vinca o si perda questa battaglia sulla scuola pubblica, la lotta tra dittatura dell’ignoranza e intelligenza collettiva è solo cominciata.
Nelle lotte studentesche e operaie di questi mesi c’è l’inizio di un processo che durerà per un tempo assai lungo. Nel collasso d’Europa di cui abbiamo appena visto le prime scene, il movimento creerà le condizioni per l’autorganizzazione dell’intelligenza collettiva, per la sua autonomia dalla regola idiota del profitto.

9.12.10

Un patrimonio in fumo

Appena insediato, un paio d'anni fa, l'assessore leghista alla cultura della mia città aveva sentenziato di fronte a testimoni: "La cultura serve solo come volano dell'economia".
Ringraziandola per la lezione, ora chiediamo a lei ed a tutta la ghenga che governa la mia città, la mia regione, il mio Paese, cosa sia rimasto del patrimonio culturale in senso ampio che doveva servire da "volano all'economia".
Crollano vestigia della civiltà romana, si chiudono musei, si svendono monumenti e begli edifici, si lascia morire le nostre città d'arte, magari soffocate dall'immondizia, si chiudono teatri, si mette in cassa integrazione orchestre, non si fanno più mostre, concerti, spettacoli, la televisione ripiega sempre più verso la banalità e la volgarità...

Ecco qualche stralcio da un articolo dal Corriere di oggi. Lo riporto senza commento, e vorrei che ci contassimo.


LA NOSTRA CULTURA E L'IMMAGINE DEL PAESE

Uno straniero alla Scala

Un argentino-israeliano nato da genitori russi, prima di dirigere l'opera di un tedesco, in un teatro gestito da un francese di madre ungherese e voluto da un'austriaca, legge la Costituzione italiana. Una magnifica combinazione, se non fosse per un particolare: rischiamo di diventare comparse in casa nostra.
Daniel Barenboim ha fatto bene, in attesa di lasciare il passo a Wagner e alla sua Walkiria, a citare l'articolo 9 («La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»). (...)
Risparmiare sulla cultura, per un Paese come l'Italia, è autolesionista. Certo, il momento è economicamente difficile. Ma l'unico petrolio nazionale sta nella nostra testa. Altro, non ne abbiamo. Quando Angela Merkel è stata messa di fronte al piano di riduzione della spesa, ha detto ai suoi contabili: tagliate dovunque ma non la cultura, l'istruzione e la ricerca. Una signora tedesca cresciuta nella Germania comunista ha intuito quello che molti italiani, vissuti a bagnomaria nella bellezza, non vogliono capire. Non riusciremo a emulare i nostri precedessori, quelli che hanno arredato le nostre città, costruito i nostri teatri e scritto la colonna sonora della nostra vita insieme. Cerchiamo, almeno, di non imbarazzarli.
Era imbarazzante e imbarazzata, invece, l'assenza del ministro della Cultura alla prima della Scala. (...)
(Beppe Severgnini)

11.10.10

Guerra in Afghanistan: missione di pace?

Alpini italiani in Afghanistan (fonte: Ministero della Difesa)

[Per aderire all'appello andate a questo link]
Una riflessione e un appello di Mons. Raffaele Nogaro, Vescovo Emerito di Caserta P. Alex Zanotelli; P. Domenico Guarino - Missionari Comboniani- Sanità, Napoli Suor Elisabetta Pompeo; Suor Daniela Serafin; Suor Anna Insonia – Missionarie Comboniane Torre Annunziata Suor Rita Giaretta; Suor Silvana Mutti; Suor Maria Coccia; Suor Lorenza Dal Santo -ComunitàRut- Suore Orsoline P.Mario Pistoleri; P.Pierangelo Marchi; Padre Giorgio Ghezzi - Sacramentini - Caserta P.Antonio Bonato - missionari Comboniani - Castelvolturno (Caserta) Don Giorgio Pisano – Diocesano – Portici (Napoli)

Vignetta apparsa su Rainews24 l'11 ottobre 2010
4 ottobre 2010
Stiamo entrando nel decimo anniversario della guerra contro l’Afghanistan: è un momento importante per porci una serie di domande.
In quel lontano e tragico 7 ottobre 2001 il governo USA , appoggiato dalla Coalizione Internazionale contro il terrorismo, ha lanciato un attacco aereo contro l’Afghanistan. Questa guerra continua nel silenzio e nell’indifferenza, nonostante l’infinita processione di poco meno di 2.000 bare dei nostri soldati morti. Che si tratti di guerra è ormai certo, sia perché tutti gli eserciti coinvolti la definiscono tale, sia perché il numero dei soldati che la combattono e le armi micidiali che usano non lasciano spazio agli eufemismi della propaganda italiana che continua a chiamarla “missione di pace”. Si parla di 40.000 morti afghani (militari e civili), e il meccanismo di odio che si è scatenato non ha niente a che vedere con la pace. Come si può chiamare pace e desiderare la pace, se con una mano diciamo di volere offrire aiuti e liberazione e con l’altra impugniamo le armi e uccidiamo?
La guerra in Afghanistan ha trovato in Italia in questi quasi 10 anni unanime consenso da parte di tutti i partiti – soprattutto quando erano nella maggioranza – e di tutti i governi. Rileggere le dichiarazioni di voto in occasione dei ricorrenti finanziamenti della “missione” rivela – oltre devastanti luoghi comuni e diffuso retorico patriottismo – un’ unanimità che il nostro Parlamento non conosce su nessun argomento e problema. Perché solo la guerra trova la politica italiana tutta d’accordo? Chi ispira questo patriottismo guerrafondaio che rigetta l’articolo 11 della nostra Costituzione?
L’elenco degli strumenti di morte utilizzati è tanto lungo quanto quello dei cosiddetti “danni collaterali” cioè 10.000 civili, innocenti ed estranei alla stessa guerriglia, uccisi per errore. Ma la guerra non fa errori, poiché è fatta per uccidere e basta.

Noi vogliamo rompere le mistificazioni, le complicità e le false notizie di guerra che condannano i cittadini alla disinformazione, che orientano l’opinione pubblica a giustificare la guerra e a considerare questa guerra in Afghanistan come inevitabile e buona. La guerra in Iraq, i suoi orrori e la sua ufficiale conclusione hanno confermato negli ultimi giorni la totale inutilità di queste "missioni di morte". Le sevizie compiute nel carcere di Abu Ghraib e in quello di Guantanamo, i bombardamenti al fosforo della città di Falluja nella infame operazione Phantom Fury non hanno costruito certo né pace né democrazia, ma hanno moltiplicato in Iraq il rancore e la vendetta. Altrimenti perché sono oramai centinaia i soldati degli Stati Uniti, del Canada e del Regno Unito che si suicidano, dopo essere tornati dall’Iraq e dall’Afghanistan? Cosa tormenta la coscienza e la memoria di questi veterani? Cosa hanno visto e cosa hanno fatto che non possono più dimenticare? Dall’inizio della guerra in Afghanistan ci sono più morti fra i soldati tornati a casa che tra quelli al fronte: si susseguono i suicidi dei veterani negli USA.

Tutto il XX secolo ha visto la nostra nazione impegnata a combattere guerre micidiali ed inutili nelle quali i cattolici hanno offerto un decisivo sostegno ideologico. Ancora troppo peso grava sulla coscienza dei cattolici italiani per avere esaltato, pregato e partecipato alla I guerra mondiale e tanto più ancora all’omicida guerra coloniale in Abissinia. "Ci presentavano l’Impero come gloria della patria!", scriveva Don Milani nella celebre lettera ai giudici L’obbedienza non è più una virtù. "Avevo 13 anni. Mi pare oggi. Saltavo di gioia per l’Impero. I nostri maestri si erano dimenticati di dirci che gli Etiopici erano migliori di noi. Che andavamo a bruciare le loro capanne con dentro le loro donne e i loro bambini, mentre loro non ci avevano fatto proprio nulla. Quella scuola vile, consciamente o inconsciamente non lo so, preparava gli orrori di tre anni dopo… E dopo essere stato così volgarmente mistificato dai miei maestri... vorreste che non sentissi l’obbligo non solo morale, ma anche civico, di demistificare tutto?"
Forse conoscere la storia dei tanti eccidi criminali compiuti dai militari, dagli industriali, dai servizi segreti nella nostra storia contemporanea aiuterà i giovani a formarsi una coscienza politica e un senso critico. Tanto da renderli immuni dalla propaganda che vuole soltanto carpire consenso e impegnarli in imprese di morte come la guerra in Afghanistan, nella quale facciamo parte di una coalizione che applica sistematicamente la tortura - come nel carcere di Bagram e nelle prigioni clandestine delle basi Nato - e le esecuzioni sommarie.

Chi dunque ha voluto e vuole questa guerra afghana che ci costa quasi 2 milioni di euro al giorno? Chi decide di spendere oltre 600 milioni di euro in un anno per mantenere in Afghanistan 3300 soldati, sostenuti da 750 mezzi terrestri e 30 veicoli? Come facciamo tra poco ad aggiungere al nostro contingente altri 700 militari? Quante scuole e ospedali si potrebbero costruire? Chi sono i fabbricanti italiani di morte e di mutilazioni che vendono le armi per fare questa guerra? Chi sono gli ex generali italiani che sono ai vertici di queste industrie? Che pressioni fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’arma? Quanto lucrano su queste guerre la Finmeccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto Melara, l’Alenia Aeronautica e le banche che le finanziano? E come fanno tante associazioni cattoliche ad accettare da queste industrie e da queste banche elargizioni e benefici? Può una nazione come l’Italia che per presunte carenze economiche riduce i posti letto negli ospedali, blocca gli stipendi, tiene i carcerati in condizioni abominevoli e inumane, licenzia gli insegnanti, aumenta gli studenti per classe fino al numero di 35, riduce le ore di scuola, accetta senza scomporsi che una parte sempre più grande di cittadini viva nell’indigenza e nella povertà, impegnare in armamenti e sistemi d’arma decine di miliardi di euro? A cosa serviranno per il nostro benessere e per la pace i cacciabombardieri JSF che ci costano 14 miliardi di euro (quanto basterebbe a ricostruire tutto l’ Abruzzo terremotato)? E le navi FREM da 5,7 miliardi di euro? E la portaerei Cavour - costata quasi 1,5 miliardi e per il cui esercizio sprechiamo in media circa 150.000 euro al giorno - come contribuirà a costruire la pace? E come è possibile che il Parlamento abbia stanziato 24 miliardi di euro per la difesa nel bilancio 2010?

Chi sottoscrive questo appello vuole soltanto che in Italia si risponda a queste domande.
Rispondano i presidenti del Consiglio di questi ultimi 10 anni, i ministri della difesa e tutti parlamentari che hanno approvato i finanziamenti a questa guerra.
Dicano con franchezza che questa guerra si combatte perché l’Afghanistan è un nodo strategico per il controllo delle energie, per il profitto di alcuni gruppi industriali italiani, per una egemonia economica internazionale, per una volontà di potenza che rappresenta un neocolonialismo mascherato da intenti umanitari e democratici, poiché questi non si possono mai affermare con armi e violenza.

Facciamo nostre le parole profetiche di una grande donna indiana Arundathi Roy, scritte in quel tragico 7 ottobre 2001: "Il bombardamento dell’Afghanistan non è una vendetta per New York e Washington. E’ l’ennesimo atto di terrorismo contro il popolo del mondo. Ogni persona innocente che viene uccisa deve essere aggiunta, e non sottratta, all’orrendo bilancio di civili morti a New York e Washington. La gente raramente vince le guerre, i governi raramente le perdono. La gente viene uccisa. I governi si trasformano e si ricompongono come teste di idra. Usano la bandiera prima per cellofanare la mente della gente e soffocare il pensiero e poi, come sudario cerimoniale, per avvolgere i cadaveri straziati dei loro morti volenterosi."

[Per aderire all'appello andate a questo link]


5.10.10

Benedetto, dappertutto come il prezzemolo

Il premio Nobel 2010 per la medicina è stato assegnato al dottor Robert Edwards, i cui lavori "hanno reso possibile la cura dell'infertilità, una condizione medica che affligge larga parte dell'umanità, tra cui oltre il 10% delle coppie in tutto il mondo", motiva il Karolinska Institutet di Stoccolma.
Nei nostri media d'informazione, la notizia è quasi oscurata dalla messa in primo piano dell'opinione al proposito della Santa Sede.
Ovviamente, ci sono quelli che polemizzano contro l'irritazione vaticana, quelli che la dileggiano, quelli ancora che la gonfiano, la sostengono, la appoggiano.
Ma davvero sarebbe necessario dare conto del giudizio pontificio?
Un fedele cattolico ha molti modi per venire a sapere l'opinione del suo papa, o del suo vescovo o del suo parroco. Il Vaticano possiede e gestisce televisioni, giornali, radio, siti web, parla dai pulpiti, da trasmissioni apposite ospitate dalla RAI. E' necessario bombardarci d'informazione non richiesta?
Federico Sardelli per Il Vernacoliere

A sinistra si parla costantemente (e giustamente) dello scandalo dei media monopolizzati dal premier, della RAI lottizzata, della mancanza di libertà nell'informazione... eppure quando il soggetto della notizia o dell'opinione è la Chiesa Cattolica ci sono solo poche voci sparute a reclamare un atteggiamento più laico.

Ricordate il recente viaggio "trionfale" del papa in Gran Bretagna, che ci è stato raccontato in lungo e in largo da giornali e tv? Ricordate i toni?

Vi posto qui un articolo che, finalmente,racconta la vicenda anche in un altro modo.
A voi giudicare.


Le ferite degli anglicani
Per prima cosa, la visita papale in Scozia e Inghilterra non è stata il trionfo descritto dai giornali italiani.
In secondo luogo nessuno all’estero sorbisce le quantità industriali di papa ammannite quotidianamente agli italiani dai vari media di ogni credo e colore politico. La maggior parte dei britannici perciò non sapeva neppure che faccia avesse Benedetto XVI; grazie all’aggressiva propaganda atea di personaggi come Dawkins si aspettavano un rottweiler nazista pro pedofili e hanno visto invece un vecchietto al cui
paragone la coetanea regina pareva una giovincella. E hanno reagito educatamente, come al Dalai Lama o a qualsiasi altro notabile straniero. Il che non vuol dire approvazione. Come i leader Cameron, Clegg e Brown che l’hanno accolto pur denunciando la politica vaticana su contraccezione e diritti umani e le sue funeste conseguenze.
La defezione cattolica è stata evidente. Ovunque ci si aspettava il doppio dei partecipanti (100.000 contro i 50.000 racimolati da ogni dove in Hyde Park, entrambe cifre non da trasecolare) e dei biglietti che ogni buon cattolico avrebbe dovuto acquistare per contribuire ai costi del viaggio (30 euro ciascuno) è stato venduto solo il 20%. Lo scandalo dei preti pedofili ha avuto un impatto notevole sui cattolici: l’87% si è dichiarato colpito e umiliato e se pochi hanno protestato apertamente molti hanno espresso il proprio malessere disertando le manifestazioni. I cattolici conservatori invece non hanno apprezzato l’enfasi posta sul «liberale» John Newman in odore di eresia a cui oppongono il cardinal Manning più ortodosso e tradizionalista, anch’egli convertitosi a Roma nel medesimo periodo. Non si dimentichi a proposito che nel censimento del 1851 i cattolici in Inghilterra erano solo 165.000. Ora sono alcuni milioni, frutto dell’immigrazione di massa dall’Irlanda del Sud e di recente di quella dai paesi dell’Europa dell’Est e da varie parti dal Sud d’Europa e del mondo. Però solo 800.000 vanno regolarmente in chiesa.
Gli anglicani sono stati i più feriti per due motivi: il papa ha ignorato il fatto che Newman è stato a lungo un pastore anglicano di rilievo i cui inni sono ancora cantati in tutte le chiese protestanti. Quando poi ha parlato di ecumenismo, ha portato come esempio il fatto che la Chiesa di Roma abbia accolto pastori e vescovi transfughi da quella d’Inghilterra perché contrari alla consacrazione delle donne. Nessuna strombazzatura però del fatto che molti di quelli passati a Roma se ne siano già pentiti e siano rientrati nell’ovile e men che meno del fatto che un crescente numero di cattolici frequenta le chiese anglicane. Il discorso teologico più vasto, di sfida alla secolarizzazione e in linea con la scelta di un progressista calato nella vita di ogni giorno e aperto al progresso e al mondo moderno come Newman, è piaciuto ai noncristiani, come Jonathan Sachs, rabbino capo del Commonwealth.
Nell’insieme il paese del «tutto è consentito purché non si spaventino i cavalli» non si è smentito. In Hyde Park uno accanto all’altro due uomini esibivano i cartelli «Benedict we love you» e «The Pope is the Antichrist». La risposta dell’arcivescovo di Canterbury pochi giorni dopo la visita è stato il suo «nulla osta» ai vescovi omosessuali.


Erica Scroppo (da "Riforma", Settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste, Metodiste e Valdesi, 1° ottobre 2010)

6.8.10

La vergogna del mondo

E c'è un'altra vergogna più vasta, la vergogna del mondo. E' stato detto memorabilmente da John Donne, e citato innumerevoli volte, a proposito e non, che "nessun uomo e' un'isola", e che ogni campana di morte suona per ognuno. Eppure c'è chi davanti alla colpa altrui, o alla propria, volge le spalle, così da non vederla e non sentirsene toccato: così hanno fatto la maggior parte dei tedeschi nei dodici anni hitleriani, nell'illusione che il non vedere fosse un non sapere, e che il non sapere li alleviasse dalla loro quota di complicità o di connivenza. Ma a noi lo schermo dell'ignoranza voluta, il "partial shelter" di T. S. Eliot, e' stato negato: non abbiamo potuto non vedere. Il mare di dolore, passato e presente, ci circondava, ed il suo livello è salito di anno in anno fino quasi a sommergerci. Era inutile chiudere gli occhi o volgergli le spalle, perché era tutto intorno, in ogni direzione fino all'orizzonte. Non ci era possibile, né abbiamo voluto, essere isole; i giusti fra noi, non più né meno numerosi che in qualsiasi altro gruppo umano, hanno provato rimorso, vergogna, dolore insomma, per la colpa che altri e non loro avevano commessa, ed in cui si sono sentiti coinvolti, perché sentivano che quanto era avvenuto intorno a loro, ed in loro presenza, e in loro, era irrevocabile. Non avrebbe potuto essere lavato mai più; avrebbe dimostrato che l'uomo, il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore è la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare.
Primo Levi, I sommersi e i salvati

18.6.10

Operatori di pace vs. operatori di guerra

da Haaretz, 18:30 17.06.10

Israel announces let-up to Gaza siege - but only in English

Prime Minister's office issues two statements, one in English announcing plan to ease blockade, one in Hebrew omitting to mention the decision. 



[...] The cabinet ministers held a long discussion on Wednesday and another one Thursday morning on the topic of altering Israel's policy following the three-year siege on the Hamas ruled territory. [...] During both meetings, many ministers voiced their opinions regarding the blockade, and the defense establishment presented the plans for the "liberalization" of the blockade. However, upon concluding the discussions, the ministers did not vote on any binding practical draft of the decision. In fact, the policy by which the government is currently bound is the one decided by the security cabinet during the previous term of former prime minister Ehud Olmert, by which the blockade remains as it was. [...]
L'articolo completo  qui.


16.6.10

Baci da Italia

Cartoline dal Bel Paese

Mafia, il collaboratore di giustizia Spatuzza, accusatore di Dell'Utri, Schifani e Berlusconi, non ammesso a programma di protezione. Ora che non si può più intercettare, il governo si occupa dei testimoni in carne ed ossa.


Pomigliano, ricatto agli operai: o accettano un contratto illegale, o la fabbrica chiude. Bonanni, messo a 90°, delira: "Ritrovata l'unità del sindacato".

 

Federalismo: solo uno slogan. Il federalismo fiscale "ammazzato nella culla" (Formigoni). Ma nel sito della Lega Nord solo lodi alla manovra.

 

 




 

11.5.10

Soltanto i racconti

"Soltanto i racconti (...) potranno
impedire ai nostri figli di brancolare
come mendicanti ciechi contro
le spine della siepe di cactus"

Chinua Achebe, Termitai nella savana

E' dalle ultime elezioni che non scrivo più. Né ho intenzione di continuare.
Sono infinite le ragioni che mi hanno spinto a questa scelta. Potrei parlare all'infinito della delusione e dell'amarezza che mi hanno dato i risultati elettorali, che hanno sistematicamente premiato i peggiori (di destra o di sinistra), i più inetti, quelli che le sparano più grosse, i gruppi legati alla malavita organizzata, i più corrotti,  quelli che già hanno dimostrato una prassi opposta rispetto alle promesse elettorali...

Ma la cosa che veramente mi fa sentire l'inutilità di questo spazio di espressione è che ho preso coscienza in questi ultimi tempi di quale livello di degrado abbia raggiunto la nostra società.
Degrado di valori.

Ho già detto del premio elettorale ai disonesti, ai ladri, agli affiliati alle varie mafie. Si perde il lavoro e non si sciopera, si vede la scuola distrutta e non si protesta, neanche quando sono i nostri figli a rimetterci. La polizia massacra senza ragione, come è accaduto con tutta evidenza a Stefano Gugliotta, e con meno evidenza tante altre volte. Ci si accanisce contro i bambini: se nati qui da genitori stranieri, possono essere privati dei loro diritti, strappati ai genitori, lasciati senza assistenza sanitaria, messi nei lager dei grandi o spediti come pacchi postali in paesi che non conoscono. Oppure cacciati da casa alle 5 del mattino in pieno inverno e buttati in mezzo ad una strada, come succede in questa bella Verona, con la presenza attiva del sindaco ed un dipendente comunale preposto a filmare la scena: un'efficace pubblicità per le future  campagne elettorali!
La verità è costantemente falsificata, ed i giornalisti (anche e soprattutto quelli intelligenti e critici) proni alla menzogna, senza alcuna dignità. I dipendenti pubblici sono stangati, e votano ancora per i loro aguzzini. La gente vorrebbe tacessero i giudici che rischiano la vita per la giustizia, solo per fare il loro dovere, e parlassero quelli che condannano sulla base di leggi inique e discriminatorie, o quelli che insabbiano. La gente svende i diritti del proprio corpo: repressi i bisogni fisiologici, la dignità, l'integrità, si trasforma in un parco di macchine produttive depresse, che vengono buttate via quando non servono più; tanto, l'Inps è depredato dallo stato alla ricerca disperata di soldi per tenere in piedi il tendone dello squallido spettacolo che dà di sé; tanto, solo i giovani, che non trovano lavoro, e gli stranieri, che vengono discriminati e cacciati, potrebbero pagare i contributi per noi.
Ognuno odia il vicino, i giovani, gli anziani, gli stranieri, i settentrionali o i meridionali, gli statali o i dentisti, li odia in autobus, nelle code, per strada, al lavoro.

Si ingurgita spazzatura nello stomaco e nel cervello. Quantità infinite di alimenti OGM o inquinati, antibiotici, medicinali in infinita catena, in cui ognuno serve a  tenere sotto controllo i danni provocati da quello precedente, e alleviamo tumori e depressioni. Bulimici anche della spazzatura televisiva, assuefatti alla merda, incapaci di distinguere ciò che introiettiamo, siamo ormai allergici alle cose buone, a qualsiasi bellezza, qualsiasi verità.

Inutili gli appelli a pensare.
Il baco si è talmente infilato nel cervello che non si è più in grado neppure di scegliere ciò che è più conveniente.
E' tutto un mondo simbolico che viene a mancare. Stiamo lasciando per strada, come un vecchio abito, alcuni princìpi elementari, animali, quali la ricerca di ciò che è bene per noi, l'istinto di sopravvivenza, sublimato nella protezione dei piccoli che ci sopravviveranno...
Abbiamo perduto i racconti, come aveva predetto ai popoli africani Chinua Achebe nei suoi romanzi, e siamo mendicanti ciechi, che non sanno più vedere l'amore, la gioia, la solidarietà, la felicità, gli ideali a cui tendevano i nostri padri.
Senza i racconti, dalle favole dei bambini alle leggende alle storie sacre di qualunque tipo, abbiamo perso le nostre radici, il senso di noi, della società, del pensiero, del dialogo, della giustizia, dell'eroismo, dell'altruismo...
Ci condanniamo a vivere in un deserto, che noi stessi abbiamo desertificato da sentimenti, desideri, utopie, sogni.

Allora, è giunto il momento, per la vostra Cometa, di  tornare nella clandestinità.



E' chiaro
Che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa
E' muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perchè lo protegge il mare
Com'è profondo il mare

Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare


Addio!

13.4.10

Adige Risuona

A tutti gli appassionati della SoundArt, i detrattori della SoundArt, agli amanti e agli odianti.


Verona Risuona quest’anno si è espansa, arrivando fino a Trento e Bolzano. Le date sono:

Trento, 14 Aprile


Bolzano, 15 Aprile



Verona, 16/17 Aprile






Il programma si trova su:
http://adigerisuona.wordpress.com/

(ci sarò anch'io...)

23.3.10

Campagna elettorale

Ci sono partiti che insistono nella loro campana elettorale su una testimonianza civile e culturale del tutto particolare.

Ecco alcuni stralci dall'Arena, quotidiano di Verona:
 
Mercoledì 17 Marzo 2010, CRONACA, pagina 10
SESTA CIRCOSCRIZIONE. Vicepresidente leghista torna a offendere il consigliere Tesfaù. Respinta mozione di sfiducia

Insulti razzisti, Marini non perde il vizio

«Se non fosse extracomunitario, non si offenderebbe». (...)

-------------------------------------------------------------------------------

Martedì 16 Marzo 2010, Cronaca, pag. 10
IL CASO. Venerdì e sabato in Loggia di Fra’ Giocondo il convegno «Diversità come valore»

La Provincia dà spazio ai discriminati: è bufera

Polemiche e attacchi per la concessione della sala del Consiglio a un seminario a difesa dei diritti di gay, rifugiati, stranieri, disabili

A mandare in fibrillazione il mondo politico di centrodestra è stata ieri la notizia che la Provincia ha concesso la sala consiliare della Loggia di Fra Giocondo all’Arci di Verona per un seminario sul tema «la diversità come valore», che si terrà venerdì e sabato. (...) Un seminario promosso dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le Pari Opportunità che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
(...) alla presidenza della Provincia sono piovute mail di protesta dal mondo politico di centrodestra vicino a posizioni cattoliche. Una per tutte, la lettera del consigliere comunale Alberto zelger della Lista Tosi nella quale esprime «le mie perplessità sulla concessione di sale pubbliche prestigiose (una delle quali intitolata a Giovanni Paolo II) per iniziative di propaganda ideologica della cultura LGBT (lesbian, gay, bisexual, and trans gender), in netto contrasto con la Costituzione e con le nostre tradizioni culturali e religiose».(...)«trovo altresì molto preoccupante che la Provincia di Verona conceda spazi e patrocinio a un’iniziativa, che pone sullo stesso piano l’amore naturale tra un uomo e una donna e le deviazioni psicologiche o sessuali, sempre alla ricerca di una patente di normalità, mentre invece sono soltanto bisognose di cure o di educazione».(...)
---------------------------------------------------------------------

Sabato 20 Marzo 2010, CRONACA, pag. 12
«Valori non negoziabili» - Alleanza di centro è solidale con Zelger
(...)

---------------------------------------------------------------------------
D'altra parte, non si può parlare di un'iniziativa locale.


Da La Repubblica:

I militanti del Carroccio lo distribuiscono nei mercati di Sansepolcro e di altri paesi della provincia. L'Idv chiede l'intervento di Maroni: "E' vergognoso. Una vera e propria istigazione all'odio razziale"

Il sapone anti-immigrati l'ultima della Lega ad Arezzo
AREZZO - Sapone per lavarsi le mani dopo aver toccato un immigrato. Lo distribuiscono militanti della Lega Nord a Sansepolcro e in altri paesi della provincia di Arezzo.(...) 



[ringrazio Barbara De Dominicis per la segnalazione]
---------------------------------------------------------------------------


A fronte di questo, dalla televisione pubblica sono stati estromessi, con la scusa della par condicio, non solo i talk-show litigiosi, giocattoli nelle mani dei teleburattinai Santoro, Vespa e compagnia cantante, ma perfino la rievocazione di Vittorio Bachelet nell'anniversario del suo assassinio, a causa del divieto di trasmettere la testimonianza del figlio, oggi esponente di un partito di centrosinistra, o i servizi su Rosarno e sulla Costituzione preparati dalla redazione del programma "Protestantesimo" che avrebbe dovuto andare in onda verso l'una di notte del 22 febbraio scorso, a causa della loro "rilevanza politica".  
-----------------------------------------------------------------------------
Quello che mi preoccupa di più non è l'arroganza di chi calpesta i miei diritti, ma l'impotenza di chi dovrebbe difenderli.
.


10.3.10

La Costituzione della Terza Repubblica




La Costituzione della Terza Repubblica Italiana





Principi fondamentali



Art. 1



L'Italia è una Repubblica autoritaria, fondata sull'inuguaglianza, la mancanza di lavoro, il guadagno mafioso. La sovranità appartiene a Silvio Berlusconi, che la esercita nelle forme che egli determina e senza limiti.

Art. 2
La Repubblica non riconosce e non garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e promuove la totale mancanza di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
Non tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e infatti sono diversi davanti alla legge secondo le distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica promuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4
La Repubblica riconosce solo ad alcuni cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo privilegio.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale ed economico delle società del premier.
Art. 5
La Repubblica, una nessuna e centomila, riconosce ma impedisce le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; al tempo stesso attua misure finanziarie e politiche adeguate allo scopo di impedire di fatto l'autonomia di decisione e di governo locale.
Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche ed etniche, ad esempio schedandole, raccogliendole in ghetti, creando classi differenziate per gli studenti, riservando loro leggi differenziate che impediscono il godimento dei noiosi diritti civili, ma permettendo loro al contempo di corrispondere le imposte.

Art. 7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, con mutue ingerenze, complici e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi e dai Patti Sotterranei.

Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, con l'eccezione dell'Islamismo, dell'Induismo, del Buddismo, dell'Animismo, dei Testimoni di Geova, dell'Ebraismo, del Taoismo, di Mormon, del Confucianesimo, dell'Agnosticismo, dell'Ateismo, ecc. ecc., e di tutte le confessioni cristiane diverse dal Cattolicesimo Romano.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano e vaticano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. Quindi, è opportuno che le intese non vengano né stipulate né ratificate.
Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo del culto della personalità del premier e del Grande Fratello.
Tutela il paesaggio deturpato dal saccheggio edilizio ed industriale, promuovendo frane, allagamenti di fango, crolli, versamenti di petrolio nei fiumi e nei mari ed altre catastrofi, e vende senza eccessive pretese economiche il patrimonio storico e artistico della Nazione che altrimenti andrebbe regolarmente perduto o danneggiato.
Art. 10
L'ordinamento giuridico italiano si conforma a quelle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute dal premier.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge razziale in conformità delle necessità elettorali, e del mercato del lavoro nero, in barba alle norme e ai trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica per un massimo di 180 giorni nei lager della catena privata C.I.E. oppure al respingimento gratuito o alla eliminazione del problema alla radice, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici, in quanto si promuove l'utilizzo a questo scopo di altri più efficaci ed agili strumenti. Mai dire mai.
Art. 11
L'Italia ripudia la guerra ecc. ecc.... Questo non ci interessa.

Art. 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni, il cui uso è molteplice.
..

Uguali


Chissà se quando porterò in ritardo la documentazione della dichiarazione dei redditi faranno un decreto interpretativo per me, chissà se il presidente della Repubblica lo firmerà senza battere ciglio.
Chissà se potrò far valere il legittimo impedimento quando mi chiederanno di testimoniare ad un processo, quando verrò convocato in un ufficio pubblico, quando dovrò dimostrare alla Polstrada di aver lasciato la patente a casa.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge.

22.2.10

Se guardi questo video, poi morirai!



E invece, siamo ancora vivi.
Vivi, ma forse ancora un po' meno umani.

Come è stato possibile permettergli di dire in pubblico quelle cose?

Come ha potuto la gente dimenticare la sua Storia?
Vittorio Emanuele III e le guerre coloniali, l’apertura al Fascismo, l’entrata in guerra, la mancata difesa di Roma e la fuga a Brindisi...
Umberto II e il non riconoscimento del referendum istituzionale del ‘46...
Come può ignorare la delinquenza e l’arroganza dell’attuale Vittorio Emanuele, assassino, ladro e truffatore?

E dunque, con quale coraggio, a valle di questi fatti, quel bellimbusto si può permettere di cantare un testo simile?

Allora, siamo coerenti: il prossimo anno mandiamo a cantare, che so io, Fabrizio Corona e Roberto Fiore, oppure Dell’Utri e Tarantino (quello delle escort, non Quentin!).
Ed abbiamo il coraggio di farli vincere.

E’ piuttosto sconfortante constatare che uno straccio di parvenza democratica sia stato salvato dal benefico potere occulto di Maria De Filippi.

11.2.10

Le banane valgono una guerra?

Ora e sempre: RESISTENZA!




"...un popolo che apparentemente non scendeva per strada, un popolo tranquillo, un popolo umile, ha detto: "Adesso basta", si sono alzati tutti, dai quartieri, dalle colonie, dai villaggi, dalle com unità, dai centri di studio, dai centri di lavoro, e hanno detto: "Non accetteremo questa dittatura!"

9.2.10

Anche noi amiamo Silvio!

Da PhotoShop Disaster:



L'immagine è tratta dal libro Noi amiamo Silvio, edito da Peruzzo.
Complimenti al grafico!

La foto ingrandita si può trovare qui.

8.2.10

Memoria selettiva


Trieste, 27 gennaio. Giorno della Memoria.
La bora soffia sulla Risiera di San Sabba, le orbite vuote delle finestre sono spalancate in un urlo muto, assordante. Ogni pietra qui grida il suo monito, la sua memoria. Che oggi, però, sebra doversi far spazio a morsi in mezzo a un altro tipo di memoria che riempie il piazzale: la memoria d'ufficio, quella delle frasi di circostanza, quella che si rispolvera una volta all'anno; che a Trieste, e ancora di più qui in Risiera, stride dolorosamente. Insopportabilmente. Forse perché qui ogni sangue è stato versato, o forse perché qui la memoria affonda le unghie in ferite ancora aperte. Forse qui più che altrove la memoria è allenata a mantenere uno sguardo d'insieme, a non procedere a scompartimenti stagni, a venirsene dal passato a importunare il presente: memoria che, come nell'insegnamento biblico, non è mero ricordo degli orrori del passato, ma monito contro il rischio di comportarci oggi come i persecutori di un tempo, urgente appello alla coerenza nelle azioni del presente.
COERENZA. Il presidente del Senato, stella gialla al petto, educa la folla sul fatto che la verità sull'Olocausto vada affermata, ricordata e compresa "fino in fondo". E che "ogni ipocrisia vada smascherata". Smascherare ogni ipocrisia. Detto, fatto. Per combattere ogni ipocrisia, non vengono ricordati affatto i circa 5.000 Testimoni di Geova vittime di allora, e nemmeno la loro Intesa con lo Stato che oggi ammuffisce in attesa di approvazione da parte del Governo.
Memoria selettiva. Per evitare ogni ipocrisia, non vengono ricordate affatto le 15.000 vittime omosessuali di allora, e nemmeno come oggi si assista a un'ondata mai vista di violenza omofoba, con il silenzio-assenso del ministro delle Pari Opportunità ("L'omosessualità non è più un problema". Per gli altri, sicuramente).
Memoria selettiva. Per evitare ogni ipocrisia, non vengono ricordati i più di 220.000 Rom vittime di allora. E nemmeno la legge, che il presidente del Senato ha visto passare sotto i suoi occhi, che impone la schedatura dei bambini Rom: la prima legge basata sulla razza dalle "leggi razziali" del 1938; leggi che furono, "sbadataggine" dell'oratore, annunciate proprio a Trieste. Memoria selettiva.
"OGGI siamo tutti ebrei", è il finale a effetto del discorso. Forse, invece di affermare a parole di essere tutti ebrei per un giorno, dovremmo far uso della memoria per essere più coerenti e meno ipocriti nelle azioni di ogni giorno. Le parole che spendiamo oggi non costituiscono prova di per sé dell'aver imparato la lezione della Storia: diventano più spesso atto d'accusa a nostro carico quando smascherano la nostra stessa incoerenza. (...)

Michel Charbonnier

.

15.1.10

Degli Italiani, della stupidità e piccoli peccati di gola

Leggo su Arcoiris:

Gli italiani sono brava gente?

14-01-2010
di Cleophas Adrien Dioma
(...) Sento spesso dire “noi italiani non siamo razzisti”. Siamo brava gente. Sono gli stupidi che si comportano in una certa maniera. (...)
In ogni paese troviamo questa realtà. Persone aperte agli altri e persone che rifiutano l’incontro. Non è quello che mi spaventa. Quello che mi spaventa è il fatto che essere stupido, ottuso o razzista non sia più un problema. Possiamo odiare i neri, parlare male dei rumeni, dare la caccia agli altri senza avere nessun timore. Alla fine è tutto permesso. I politici possono essere razzisti, i giornalisti possono scrivere dei testi che portano all’odio verso l’altro, i tifosi possono cantare delle canzoni contro i negri, i poliziotti possono picchiare ragazzi di colore. Non è razzismo. È stupidità. Se un datore di lavoro uccide il suo lavoratore solamente perché richiede il suo salario, non è razzismo è stupidità. Poi alla fine sono atti isolati. Questi atti isolati diventano tanti però. Gli stupidi crescono molto. La stupidità sta diventando una malattia contagiosa in Italia. E non possiamo fare finta di niente. Dire sempre “non è grave”. Cos’è più grave: un senegalese ammazzato perché richiede il suo dovuto e meritato stipendio o il nostro premier aggredito da un malato mentale?. Cos’è violenza? Un ragazzo nero ammazzato perché voleva rubare dei biscotti o immigrati ubriachi che pestano un poliziotto a Parma? Quando sento alla televisione, o sulla stampa parlare di abbassare i toni dopo l’aggressione del premier, mi chiedo se questo abbassamento dei toni è solo per questa faccenda o riguarda anche tutte le parole e le scritte di violenza (qualsiasi violenza) che girano attorno alle realtà delle cosiddette persone straniere. (...)
Sul razzismo e l'integrazione, la società italiana non ha neppure iniziato una riflessione.

Così come manca una riflessione individuale, di ognuno, sui diritti dell'uomo.

Per diritto dell'uomo, non intendo quello sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ma quello che sentiamo vero dentro di noi.
Io penso che ogni uomo abbia diritto a cercare la propria felicità e la sua realizzazione, a prescindere dalla propria condizione: cioè a prescindere dal luogo di nascita, dal colore della pelle, dal sesso ecc. ecc..
Allora, ad es., se un italiano ha diritto a cercare un buon lavoro, col quale mettere da parte di che comprarsi casa, è giusto che anche un rumeno o un ghanese possa farlo, giusto? E' un diritto intrinseco alla sua umanità.

Non può essere limitato: è un diritto che viene prima di qualsivoglia limitazione. Non si può dire: "come uomo, hai diritto a questo; ma solo fino al di là del confine di Tarvisio. Al di qua, non sei più umano".

[D'altra parte, chi fa distinguo tra immigrazione regolare e clandestina, di fatto nega o colpevolmente dimentica che soprattutto nel corso del '900 gli italiani si sparsero per il mondo a cercare lavoro e solo una minima parte di loro era "regolare". Né si può dire che fossero tutti onesti: di fatto abbiamo esportato in tutta Europa e nelle Americhe le nostre istituzioni criminali più efferate]

Inoltre, è un diritto che porta con sé, come corollari, altri diritti che lo rendono possibile, realizzabile: l'uguaglianza di fronte alla giustizia, il diritto alla residenza, alla salute, all’istruzione, alla partecipazione politica…
Chi non riconosce i diritti intrinseci dell’essere umano a casa propria, limitandoli di fatto ne nega l’universalità. La nega a tutti. E crea mostri come quelli di Rosarno: stranieri (onesti o mariuoli? non lo sappiamo) che hanno lavorato e sono stati pagati 5 euro al giorno (o magari non pagati per niente) cacciati via da italiani che preferiscono la compagnia dei malavitosi del sistema mafioso più pericoloso del globo.
Io chiedo: ha senso, di fronte a queste cose, ancora pensare che esista una logica, dei diritti, una giustizia, una democrazia?




Italiani, forse "brava gente", certo un po' ingenua, è stato facile raggirarla...

"lo deve sapere il popolo che ha perso dignità e diritti per un piatto di lenticchie"! 
 (Ascanio Celestini)

5.1.10

Qui Italia, Terra dei Cachi.


Con questo capolavoro di arte grafica dedicato a Mino "Lacrima" Reitano, il Festival Internazionale della Filatelia “Italia 2009” celebra la Giornata della Musica.


In occasione dell’emanazione del francobollo in onore di Mino,presso la sala dei lampadari del comune di Reggio Calabria, davanti a tutte le autorità e a tutti i gli altri presenti, Giovanna Dattola ha voluto dedicare e recitare questa dolcissima poesia:
IL FRANCOBOLLO

Che fila oggi qui,alla Posta Centrale…
Tutti che chiedono il francobollo postale.
“Ne voglio uno…Io invece tanti…”
Saremo accontentati tutti quanti!
E’ straordinario questo evento,
Mino osserva, ed è contento.
E’ un emozione immensa che ci leva il fiato….
Veder che un francobollo gli è stato dedicato!
E’ un grande premio, un bel riconoscimento,
gioiamo tutti quanti questo bel momento.
Spediamo cartoline, scriviamo allegramente,
contagiam con euforia così tutta la gente!
Incolliamo il francobollo su busta indirizzata,
così ognun terrà, la reliquia conservata.
Perché sono sicura che presto” sparirà”
per la richiesta ampia che da oggi ci sarà !
Grazie, Poste Italiane tutti quanti ti siamo grati,
per questo bel dono che ci ha tanto onorati,
per la splendida persona a cui è stato dedicato
perché il nostro Mino è stato sempre amato!
Era assai speciale…,umano, serio e pio
Degno cristiano di stare accanto a Dio.
Ha rispettato e amato tanto la famiglia…
che desta ancor tra noi tanta meraviglia!
Un uomo buono,leale e trasparente
che amava ritrovarsi sempre tra la gente.
Fiero e orgoglioso d’essere Italiano….
Applausi fin lassù , a te Mino Reitano!






A quando Orietta Berti e Little Tony?



3.1.10

Cari amici e care amiche,

come vedete, ho quasi abbandonato questo spazio.
Il motivo è che è poco a poco venuta a cadere una delle ragioni che mi spingeva a scrivere qui.




La libertà è partecipazione”

Per me scrivere qui non è mai stato né un piacere, né un esercizio, né un bisogno, né un dovere, né qualsiasi altra cosa per me stesso.
Per me, era parte del mio agire. Della mia testimonianza. Della mia rivoluzione personale.





Vorrei essere libero come un uomo (…)
che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà”
(Giorgio Gaber)


Non credo nella democrazia rappresentativa, non credo nel sistema della delega. Credo solo nella partecipazione personale alla società, alla produzione e gestione del bene comune. Credo in un agire quotidiano che  in ogni momento ed in ogni gesto sia specchio e testimonianza del mio modo di essere, di pensare, di concepire la mia relazione con gli altri esseri viventi, il mondo, i simboli, l'immaginario.
Ogni giorno, il mio agire affetta la società e, come una piccola formica spinge il suo granello di sabbia, immette il suo apporto di inclusione, di solidarietà, di sorriso.

Rivoluzione
è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali
tra terra, cielo e uomini” (Danilo Dolci)

Poco a poco, occuparmi del blog stava traboccando dall'alveo che gli avevo riservato. Leggere altri blog, commentare, scegliere tra vari argomenti, con la presunzione di poter dire qualcosa di interessante un po' su tutto e il dovere, divenuto ossessione, di denunciare ogni violenza, ogni sopruso o ingiustizia, quasi che potessi arginare il male, quasi che il mio intervento fosse scaramanticamente necessario per evitare il peggio, il degrado.... Lo sforzo di mettere la mia personalità vera sempre defilata rispetto al fatto, alla discussione, al pensiero, al grido di dolore della società, perché il blog non diventasse un palcoscenico su cui esibirmi... Tutto ciò non è più partecipazione, ma diventa un fare che vuole esistere per se stesso.

Ecco perché ho deciso di impegnarmi su altri fronti dell'agire quotidiano.
Continuerò a tenere questo spazio - prezioso per l'incontro con altre persone che ho imparato ad apprezzare e stimare - come un luogo di sfogo, di confidenza, di ragionamento.
La rivoluzione, però, sarà preferibilmente altrove. La libertà, risvegliata, s'è levata e viaggia per il mondo.
Un caro abbraccio a tutte e tutti voi.
                                                                                                         Cometa ovvero erri