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5.6.09

Il denaro come schiavitù psicologica

Condivido con voi questo articolo che ho trovato molto interessante, da Fantapolitik.

Nell’antica Grecia era chiamato l’Essere, nel Medioevo Dio, nel Rinascimento la Natura. Nell’Illuminismo è diventato l’Individuo e nel mondo moderno il Denaro. Ogni epoca ha avuto il suo massimo referente culturale. Ma, ad ogni tappa della storia, la civiltà è scesa di un gradino, personalizzando l’archetipo, abbassandolo a principio razionale, a soggetto tangibile, infine a semplice cosa. Ma il denaro è ben più di una semplice cosa, è un simbolo, è il centro di una deforme ma seducente metafisica. Intorno al denaro si è creato un invisibile impero mondiale, cui obbediscono la cultura, la politica, la scienza, le arti, la vita quotidiana di ognuno. Si tratta di qualcosa che racchiude un richiamo alla potenza. Giacché, attraverso di esso, in una società che fa coincidere la realizzazione sociale con la quantità di denaro posseduta, l’uomo ha il potere di ottenere ciò che vuole. Compreso il potere sulle coscienze. L’avere o il volere molto denaro va oltre la semplice disponibilità materiale. Va oltre anche il dato economico. Investe gli aspetti psicologici della personalità, li condiziona, spesso li padroneggia. In questo valore metafisico attribuito al denaro, già Nietzsche individuò l’elemento tipico di un’attitudine non economica, ma appunto psicologica, presente in un certo tipo d’uomo di bassa lega. In Aurora del 1887, leggiamo: «Quel che si faceva un tempo “per amore d’Iddio”, lo si fa oggi per amore del denaro, cioè per amore di ciò che oggi dà sentimento di potenza e buona coscienza al massimo grado».
La libidine di denaro è quella specie di invasamento che ha soppiantato le figure della trascendenza, pervenendo a una pervertita disposizione all’adorazione. Una vera mistica invertita di segno, ma egualmente in grado di possedere l’anima. La patologia del vitello d’oro, in cui si era ravvisata - dall’antichità fino all’avvento della borghesia - una tipologia umana di rango inferiore, divenne a un certo punto l’anima della civiltà, il suo credo interiore, il motivo del suo esistere. Si era appena agli inizi del moderno capitalismo, quando Marx - tra i primi e i più violenti - condannò la metamorfosi del denaro da mezzo per gli scambi a idolo divinizzato, scaricandone la responsabilità sugli ebrei: «Il denaro è il geloso dio d’Israele, di fronte al quale nessun altro dio può esistere…Il dio degli ebrei si è mondanizzato, è divenuto un dio mondano. La cambiale è il dio reale dell’ebreo…». Tuttavia, l’avvento del denaro in qualità di dispotico regolatore dei destini non è stato il passaggio da un totem metafisico ad uno materiale. L’idolatria del denaro non è esattamente il culto per un oggetto: molto più sottilmente, nella società scaturita dal dominio liberaldemocratico, ciò che viene sottoposto ad adorazione non sono tanto i soldi, quanto il significato di potenza cui essi rimandano. Il potere dei soldi è soprattutto immateriale. Questo è il cuore della loro pericolosità.
Mai come oggi, queste vecchie intuizioni sono giuste: la presente dittatura mondiale della finanza, fondata sulla creazione dal nulla di denaro virtuale e sulla circolazione di ricchezza telematica, del tutto astratta dal lavoro, ne è la più schiacciante conferma. L’idea di accumulo, essenziale nella mentalità acquisitiva e utilitarista, è un’idea totalitaria. Guida gli atti e governa le menti. Di più: è come l’offerta sacrificale dell’animista, raccoglie e ammassa valore in lode di una onnipotenza. Verso la fine dell’Ottocento, il sociologo Georg Simmel [nella foto sopra] si occupò proprio di questi aspetti per così dire filosofici e trascendenti del denaro. Il mito della ricchezza crea stati d’animo, incide sugli immaginari, decide sui valori. Nel suo breve scritto risalente al 1889, La psicologia del denaro, recentemente ripubblicato dalle Edizioni di Ar, Simmel precisava le intuizioni di Marx e Nietzsche: il denaro, come un nuovo e degenere Dio assoluto, infonde pace e sicurezza nei suoi devoti, ricoprendo la stessa funzione di elemento supremo. Una divinità assolutista che non riconosce più le appartenenze storiche. Nessuna lega, associazione, classe, casta o nazione vale più di fronte all’irrompere del denaro. Principio democratico assoluto e assoluto livellatore delle differenze antropologiche, il denaro offre a ognuno, basta che lo voglia e lo sappia maneggiare, la possibilità di realizzare le proprie aspettative materiali e simboliche. Col denaro, ogni qualità umana si annulla: avendo denaro, chiunque può affermarsi, indipendentemente dal suo valore come uomo. Certo, perché si diffondesse la fede in questo mezzo di scambio elevato a idolo, c’era stato bisogno che diventasse egemone quel tipo bio-psichico particolare che è il borghese.
Alla festa del mercato riesce bene quel genere di uomo malato col cervello di bambino di cui parlava Sombart. Il capitalista come adolescente immaturo, che vuole i suoi balocchi sempre più grandi, sempre più numerosi…Una volta andato al potere questo sotto-tipo umano, la seduzione del denaro non ha trovato più ostacoli…ed oggi le figure egemoni sulla scena del capitalismo saranno altrettante controfigure dell’effimero e del fatuo, come effimeri sono i soldi e il mondo che promettono: il manager mondano, la starlette televisiva, l’intellettualino gay, i divi del pettegolezzo, lo speculatore filantropo…Simmel, già ai suoi tempi, realizzò che il denaro stava cambiando ruolo: da mezzo diventava fine, secondo un procedimento che definiva come «elevazione psicologica del mezzo alla dignità di scopo finale». Il mondo moderno è tutto giocato sull’attrezzatura psichica. Dalla cura psicanalitica somministrata alle masse borghesi per sostenerne la fragilità caratteriale fino alle manipolazioni propagandistiche del marketing, e fino ai ricatti psicologici che governano le leggi della Borsa, la psiche condizionata è oggi il luogo della decisione. La politica non esiste. Il mito comunitario è affossato. Si ha un intero sistema mondiale che si regge sulla virtualità del denaro finanziario e sulla finzione del possesso materiale ottenuto per via speculativa. E certo Simmel è stato acuto e precoce nell’osservare che l’omologazione capitalistica comprende l’azzeramento della diversità qualitativa dell’uomo, la sua riduzione a semplice oggetto casuale di possesso: «Il fatto che nel traffico monetario una persona abbia il medesimo valore di un’altra, si fonda su di una semplice circostanza: nessuna di loro vale, a valere è soltanto il denaro».
La sociologia tedesca tardo-ottocentesca è importante perché studiò la società moderna come esito del dominio. Si combinava bene con la scuola sociologica italiana, che vide nella lotta delle élites il segreto della leadership politica. Se Max Weber individuò il dominio nella dialettica verticale comando-obbedienza, Simmel studiò invece più che altro l’aspetto orizzontale dei rapporti sociali, quelli incentrati sull’interazione-scambio. E quindi assegnò al denaro, che domina l’idea di scambio, un’importanza centrale nella società liberale. Era una discesa di valore. Una perdita di qualità per l’uomo. Nel suo libro del 1908 su Il dominio, Simmel scrisse che la concezione tradizionale della supremazia sociale manteneva inalterato il valore per l’altro, sia pure subordinandolo: per dire, il feudatario proteggeva e rispettava il suo contadino, cui riconosceva il ruolo della controparte sociale. Il mercante, invece, e il capitalista finanziario di ultima generazione in specie, che riconosce importanza solo al denaro, è per eccellenza l’egoista individuale, colui che non riconosce per nulla l’altro, ma solo se stesso e la propria determinazione all’accumulo. In una conferenza del 1896 sul denaro nella cultura moderna, Simmel sostenne che i reticoli sociali delle società tradizionali, ad esempio le corporazioni, erano associazioni di mestiere che curavano i loro interessi, ma soprattutto erano comunità di vita nelle quali l’individuo riconosceva i propri valori di affinità, reciprocità, comunanza. Al contrario, la società capitalistica ha promosso associazionismi che, diceva Simmel, «pretendono dai loro membri soltanto contributi in denaro o che mirano a un mero interesse monetario». Basta pensare all’associazionismo paramassonico dei miliardari americani (e ai suoi omologhi transnazionali: i vari Lyon’s, Rotary…), nel quale si attua la classica doppia faccia della morale usuraria: la beneficenza. Al beneficato, tuttavia, mai si dava o si dà in mano il denaro…al declassato spettava - e ancora oggi, da parte delle onlus, si attua lo stesso principio discriminante…- soltanto la merce (il piatto di minestra, il vestito), oppure la struttura (l’ospizio, il ricovero). È noto come, per il puritanesimo e per lo stesso san Tommaso, l’uso del capitale usurario per beneficenza conduca diritto all’indulgenza plenaria dei peccati…su questa specie di indulto teologico, del resto, nacquero i primi Monti di Pietà, con tutto quello che è seguito in termini di acquisto in solido della buona coscienza, fino all’attuale degenerata industria dell’accoglienza…
La smania di ricchezza, scrive Simmel in La psicologia del denaro, è sempre stata la via emancipatoria dei repressi (i liberti nell’antichità, gli ugonotti, gli ebrei…), ma secondo un processo storico che Francesco Ingravalle, nella sua postfazione, definisce di omologazione e di spersonalizzazione, tanto che può dirsi che sia il denaro a maneggiare l’uomo e non più l’uomo il denaro: «Il denaro emancipa l’individuo e, al culmine di tale processo di emancipazione, lo dissolve come individuo, speciale e irripetibile, esalta le qualità individuali in termini di “fantasia imprenditoriale” e poi le “standardizza”, le riduce a funzioni di un meccanismo globale e onnipervadente». Fino all’epoca moderna, la ricchezza era comunitaria. In Europa, la regola era che il contadino viveva sulla sua terra. Il demanio pubblico era a disposizione dei bisogni collettivi. Il raro latifondo era soggetto a una pletora di servitù e limitazioni. L’indebitamento del ceto contadino e l’espropriazione dei popoli data da quando il capitalista, padrone del grande mercato urbano e della decisione politica, ha trasformato il popolo prima in proletariato da soma, poi in borghesia universale sradicata. Karl Polany scrisse che in tal modo «una popolazione di dignitosi contadini veniva trasformata in una folla di mendicanti e di ladri». Su questa folla di precari allo sbando prospera il denaro dei pochissimi. Oggi è un denaro senza terra, senza lavoro né fabbrica, senza sacrificio, senza legami, senza origine, senza rapporto con la moneta e persino senza alcun reale valore.

di Luca Leonello Rimbotti
.

14.1.09

Merci Silvio!

[Immagine rubata dal mitico DonZauker.it. Se l'uso fosse sgradito all'autore/autrice, al suo cane, alla sua colf, a qualsivoglia DonZaBoy in circolazione da queste parti, lo mi si segnali, lo-mi-si...]

La nuova Alitalia prende il volo.
Oddio, sono stati 11 i voli cancellati a Linate e 15 quelli in ritardo a Malpensa.

Ho fatto un giro tra i giornali francesi, così, per farmi 4 risate.
Condivido un paio di articoli con voi. I grassetti sono miei.

Cominciamo con la rivista economica Challenges.fr:

Buoni affari per Air France

di Francine Rivaud
Stamattina, alla presentazione ufficiale della nuova Alitalia, i dirigenti Air France ostentavano un largo sorriso. Per 323 milioni di euro, si prendono il 25% del capitale della nuova compagnia aerea, mentre i debiti (più di 2 miliardi di euro) restano a carico dei contribuenti italiani. Un buon affare, senza paragone con quello che avevano proposto nel marzo scorso. 
Il progetto dell'epoca, abbandonato a causa di un accordo coi sindacati
[solo a causa di questo? nota della cometa], era ben più oneroso per Air France. I francesi proponevano allora d'investire 750 milioni di euro per una compagnia in ben  peggiori condizioni. "L'operazione di oggi presenta cambiamenti profondi in confronto alle precedenti versioni", ricorda Jean-Cyrill Spinetta, presidente del consiglio di amministrazione di Air France-KLM.
In effetti. Non solamente il numero dei dipendenti è stato fortemente ridotto (da 21.900 a 13.500) ma il numero degli aerei è passato da da 227 (inclusa la compagnia  Air One, ormai fusa con  Alitalia) a 149. "Una flotta totalmente modernizzata, sottolinea  Pierre-Henri Gougeon, direttore generale. Gli ultimi MD 80 e 82 partiranno nel 2010". C'è di che essere ottimisti per il futuro. (...)


Passiamo a Les Echos:

Merci Silvio
di François Vidal
Finalmente.Dopo 2 anni di un
feuilleton a colpi di scena marcati da cordate abortite, interventi politici intempestivi e colpi di scena dell'ultimo minuto, Air France-KLM è infine riuscita ad entrare nel capitale di Alitalia. La tenacia di  Jean-Cyrill Spinetta, suo presidente, ha infine pagato. (...)
L'essenziale è che con questa presa di partecipazione del 25%, la compagnia franco-olandese rende più sicure le sue posizioni sul 5° mercato aereo europeo, uno dei più redditizi, con un accesso prioritario ad un vasto serbatoio di più di 24 milioni di passeggeri, tra cui circa 11 milioni di viaggiatori internazionali.  E con Roma ottiene un nuovo punto di ancoraggio sul continente, complementare alle sue piattaforme (« hubs ») di Amsterdam e Parigi. (...)
Non male, per un'operazione il cui prezzo, limitato a 300 milioni di euro, resta una somma del tutto ragionevole. A posteriori, ci si può pure domandare se Silvio Berlusconi non abbia reso un egregio  servizio a Air France-KLM nell'aprile 2008, quando affondò il progetto di acquisto di Alitalia per 1,5 miliardi di euro nel nome dell'« italianità ». (...)
A me viene da domandare se Silvio Berlusconi, oltre ad aver reso un egregio servizio a Air France, l'abbia reso anche agli italiani.
Lo domando a chi lo ha eletto, naturalmente.

10.11.08

...e se avessero ragione gli altri?

Biancaneve Tre Monti e la sua banda di nani (più che altro politicamente ed eticamente) e di ballerine ci stanno facendo pagare la crisi con tagli ai servizi ed ai salari.
Intanto, qualcuno interviene in maniera diversa.


Dal Sole24Ore.com:

Cina, piano da 460 miliardi di € per sostenere l'economia

La Cina ha annunciato un piano da 4mila miliardi di yuan, pari a 460 miliardi di euro per rilanciare l'economia reale. La notizia è stata riportata oggi sul sito del Consiglio di Stato cinese. Il piano approvato dal governo di Pechino prevede che gli investimenti saranno destinati a dieci programmi che riguardano, tra l'altro, le politiche per la casa per i meno abbienti, le infrastrutture rurali, le reti di trasporti, l'ecologia, le innovazioni tecnologiche e le ricostruzioni a seguito di disastri naturali. È previsto anche l'aumento dei prestiti per le piccole e medie imprese. (...)

Lo scopo delle misure è di stimolare la domanda interna, dopo il rallentamento dell'economia nel terzo trimestre dell'anno, quando il Pil è cresciuto del 9%, contro il 10,4% del trimestre precedente.
Nella prima metà del 2008 la Cina ha registrato un surplus di bilancio di oltre 170 miliardi di dollari, la crisi del credito che ha investito l'economia mondiale ha avuto come effetto un brusco rallentamento delle entrate fiscale. (...)
[9 novembre 2008]

21.10.08

Premio produzione


Un interessante articolo dal Guardian. Il testo integrale in inglese si può trovare qui.

Le banche di Wall Street pagheranno 70 milioni di dollari ai loro staff.
Pagamenti e premi ammontano al 10% dello stanziamento deciso dal governo USA.


Il Guardian ha appreso che gli operatori finanziari delle banche principali di Wall Street riceveranno una somma superiore a 70 milioni di dollari (circa 52 milioni di euro), di cui una sostanziale parte composta da premi discrezionali, per il loro lavoro di quest'anno - nonostante il sistema finanziario globale sia sprofondato nella peggiore crisi dal crollo del mercato del 1929.

Il personale di 6 banche tra cui Goldman Sachs e Citigroup è in attesa delle sue retribuzioni malgrado le banche siano beneficiarie di un aiuto di 700 milioni di dollari (circa 520 milioni di euro) dal governo USA, aiuto che ha già suscitato critiche. Il governo ha versato questa somma a condizione che i pagamenti eccessivi dei dirigenti fossero contenuti.
(...)
Le somme che continuano ad essere spese dalle banche di Wall Street in salari, liquidazioni e, cosa ancor più controversa, premi, sembrano non avere alcuna relazione con le perdite in cui sono incorsi coloro che hanno investito nelle banche. Le azioni di Goldman Sachs e Citigroup sono diminuite di più del 45% dall'inizio dell'anno. Merrill Lynch e Morgan Stanley sono cadute di più del 60%. JP MorganChase ha perso il 6.4% e Lehman Brothers è fallita.

A un certo punto, la settimana scorsa, in Morgan Stanley l'ammontare di pagamenti per l'anno, fino a quel momento pari a 10.7 milioni dollari, era più grande del suo intero valore di mercato. In effetti, il personale, ricevuta la sua renumerazione, associandosi avrebbe potuto comprare la banca.

Nei primi 9 mesi dell'anno, Citigroup, che impiega migliia di persone nel Regno Unito, ha maturato 25,9 milioni di dollari (circa 19,2 milioni di euro) di salari e premi, con un incremento del 4% rispetto all'anno precedente. E pensare che la banca ha accettato investimenti per 25 milioni di dollari, cioè circa 18,5 milioni di euro, da parte del governo statunitense nel quadro del suo piano di risanamento.

Alla Goldman Sachs la cifra era 11,4 milioni di dollari, alla Morgan Stanley 10,73, alla JP Morgan 6,53 e alla Merrill Lynch 11,7. Alla Merril, che era sul punto di fallire il mese scorso prima che la Bank of America ne assumesse il controllo, il totale nell'ultimo trimestre è cresciuto del 76% fino a 3,49 milioni di dollari.
Nei giorni precedenti alla bancarotta, un mese fa, Lehman Brothers ha rivelato piani di pagamento del personale per 6,12 milioni di dollari, cioè circa 4,68 milioni di euro. (...)
Nessuna delle banche che il Guardian ha contattato ha voluto commentare i documenti riguardanti i loro piani di pagamento. Ma dietro le quinte, una fonte ha detto: "Per una persona normale i salari sono molto alti e i premi sembrano ancor più elevati. Ma in questo mondo si riceve un premio top per un risultato top, un premio medio per una performance mediocre ed uno molto più piccolo se non si è lavorato molto bene."(...)

12.10.08

Ma cos'è questa crisi (para-para-pappappera)

In questo scenario di crolli dell'economia mondiale, c'è chi non perde la fiducia.

CGIL CISL UIL e i sindacati autonomi (ma non i sindacati di base) costituiscono i Fondi Pensione “Sirio” (per ministeri, parastato, agenzie fiscali) e “Perseo” (per enti locali e sanità), primo passo per andare poi alla raccolta delle adesioni. Mi pare che ci vuole proprio un bel coraggio per procedere su questa strada in un momento in cui i Fondi Pensioni già avviati sono in perdita: Cometa e Fonchim, fondi dei metalmeccanici e dei chimici, hanno perso 7 milioni di Euro in obbligazioni della Lemhan Brothers. Già nei primi mesi dell’anno, quando i mercati finanziari erano in una fase di bonaccia, i fondi avevano perso in media il 2,7%, quasi cinque punti in meno rispetto al + 2% reso dal TFR.

Silvio Berlusconi, il premier-rassicurante - La crisi è grave, è vero, riconosce il premier, "ma siccome io sono una mezza strega, come mi dicono sempre, ho l'intima serenità che riusciremo a superarla e cerca di diffonderla. Sono accusato di fare il venditore. Penso invece di fare soltanto il mio dovere di Presidente del consiglio che è quello di dare serenità tenendo i nervi saldi". E se le borse sono in preda al panico e alla follia, "noi dobbiamo essere più forti di questa follia" e, tanto per dirne una, "non vendere le azioni e se abbiamo dei soldi liquidi consiglio l'acquisto di azioni con l'aiuto di un esperto finanziario".
Il premier-broker. Tanto vale, a quel punto, che indossi lui i panni dell'esperto finanziario. "Datte retta a me, dovete comprare i titoli Eni e Enel (tra le altre entrambe a vasta partecipazione pubblica, ndr) perchè sono sottovalutati, un anno fa valevano 10, oggi 2 e con questi rendimenti dovranno per forza tornare ai valori di borsa originali. Sono aziende che fanno utili e il prossimo anno presenteranno bilanci favolosi". (da Repubblica.it)

Allora, ci risentiamo tra un anno.

7.10.08

Sull'orlo del burrone, diamogli una spinta!

Scrivevo qualche giorno fa che "vacillano i dogmi del capitalismo".
Il Giornale titola oggi "E' l'11 settembre delle Borse europee"
Piazza Affari perde l’8,24%. Giù anche Parigi (-9,04%) e Londra (-7,85%). Bruciati 444 miliardi. In calo anche Wall Street. A picco Mosca (-19,1%). È il lunedì nero delle Borse occidentali. Segno che la grande depressione Usa è ormai sbarcata a casa nostra. I governi Ue si mostrano incerti e sembrano incapaci di trovare una soluzione comune.
Tuttavia, i quotidiani e ancor di più la televisione ci stanno cercando di convincere che tutto va bene, che nonostante le apparenze il sistema è sano. Mi sfugge il motivo per cui si sta cercando ostinatamente di rimandare l'evidenza che il re è nudo e scorticato.

Tale congiuntura non doveva essere impossibile da prevedere per un analista attento. Oltre ad averne scritto l'acuto Sbancor, senza troppo clamore qualcuno era già corso ai ripari.

Il Vaticano sembra potersi permettere, in questi tempi inquieti, di guardare con una certa serenità alla crisi dei mutui e alle tempeste finanziarie: sta infatti seduto - rivela il settimanale britannico Tablet - su una “roccia d’oro” perché già nel 2007, e su consiglio di abili consulenti finanziari, aveva trasformato i suoi investimenti azionari in lingotti, oltre che obbligazioni e contanti.
(da corriere.com)

Ma il mio scopo non è di mostrare quanto ho avuto ragione. Queste sono soddisfazioni piuttosto effimere.

Invece è da quando ho scritto quel post sul mondo alla deriva ed io spettatore che mi chiedo se ai miei 3 lettori non sia sembrato folle o cinico il mio atteggiamento. Nonostante i miei sforzi di chiarezza, in un profluvio di parole spesso annego la possibilità di comunicare davvero quello che sento o penso. Perciò, voglio approfittare dell'occasione per spiegarmi meglio.

L'economia del capitale regola, pervade e domina le nostre vite. Tutto ha assunto un valore monetizzabile. Abbiamo al governo un partito "della libertà", nel quale il lemma "libertà", nella prassi, è inteso nel senso di "libertà imprenditoriale". In nome del risparmio economico impoveriamo la scuola, creiamo un esercito di disoccupati, spacchiamo l'Italia con un federalismo fiscale non solidale, aumentiamo i disequilibrii nella società. Ma soprattutto la gente trova tutto ciò normale, necessario. Una mentalità condivisa che attraversa tutti gli strati sociali, le appartenenze culturali, etniche, religiose, ideologiche, al punto da togliere finanche la capacità di sognare, di immaginare qualcos'altro.
Ci eravamo abituati a pensare che il nostro mondo (il cosiddetto "primo mondo") fosse in perpetua inarrestabile crescita, che si fosse avviato un processo inerziale. Invece, oggi ci guardiamo sbigottiti gli uni gli altri: qualcosa si è inceppato.

E' dunque una crisi globale della cultura della nostra società. Così come la prima guerra mondiale ha distrutto un mondo, una crisi economica sistemica che metta a nudo la fragilità del sistema bancario e dell'economia di borsa ha buone probabilità di distruggere questo mondo.

Ogni morte genera una rinascita. E' un occasione bellissima. Un'occasione per cambiare la visione del mondo, le relazioni tra le persone. Un'occasione per far germinare la sfiducia nell'indistruttibilità del denaro. Un'occasione per guardare in faccia le paure di perdere "la roba" (il lavoro, il capitale, la casa....) che tanta gente trasforma in paura degli altri, in razzismo, in insicurezza. Per sradicare l'avarizia di beni e di sentimenti.

2.10.08

Come funziona il mercato

Una lezione sui maledetti sub-prime. Purtroppo è solo in inglese, sottotitolato in spagnolo. Però è chiarissima, anzi...
sub-lime!


22.8.08

Il Grande Fannullone


Il Piccolo Grande Demagogo Brunetta rilascia un'intervista da pelle d'oca a Repubblica.

Tanto ci sarebbe da dire, da ragionare, a partire dalle cifre sbandierate dal governo, in contrasto con le statistiche dell'Istat, considerando le quali il numero delle giornate annue di assenza per malattia non avrebbe subito alcuna riduzione, a continuare con l'uso dei media, per proseguire con l'evidente ignoranza da parte del ministro dei compiti delle diverse tipologie di pubblica amministrazione da lui raggruppate nel lemma "fannulloni". La Sgaggio si prende la briga di fare le pulci all'aria fritta del Grande Millantatore. Ma ancora è poco, è nulla.

L'indignazione ci soffoca talmente, che non sappiamo rispondere se non in maniera frammentaria, scomposta. Perché, prima di tutto, la risposta dovrebbe venire dall'opposizione parlamentare. Quale opposizione? Beh, appunto!

Quello di cui non si parla abbastanza è la finalità politica di questa operazione. A che serve mettere in cattiva luce un milione di lavoratori, quindi creare un malcontento nei confronti del governo che potrebbe coinvolgere, considerate le famiglie colpite dai suoi provvedimenti, milioni di italiani?

Secondo me, troviamo un indizio nella frase: "Non capisco perché dobbiamo fare il miglior cachemire, il migliore artigianato, le splendide Ferrari e poi dovremmo rassegnarci ad avere dei servizi essenziali da terzo mondo, come la sicurezza, la sanità. Quale maledizione scontiamo?".

Ancora la vecchia storia trita e ritrita del privato più efficiente del pubblico. E' un mazzata senza precedenti al servizio pubblico. L'esternalizzazione gereralizzata di tutti servizi. Ci raccontano la favola che una scuola privata, una clinica privata, un consulente privato, costino di meno e rendano di più. Ancora qualcuno ci crede? Ancora qualcuno non ha capito che tutto ciò si paga?


13.8.08

Fronte di guerra

(...) Intravedo la prima linea del fronte di guerra: costeggia i confini della Grande Madre Russia: Bielorussia, Georgia, Ucraina, Armenia, Azerbaijan. Rivoluzioni Arancioni contro il nazional-bolscevismo di Putin. Qui la NATO vuole creare le sue basi avanzate. Qui passano le pipelines che portano energia all'Europa. (...)

La frase qui sopra (profetica?) è tratta da un lungo articolo di Sbancor dello scorso 9 aprile.
Siete curiosi? Il testo completo è qui

25.7.08

E' al colmo la feccia


Una lettera di Alex Zanotelli

Carissimi, è con la rabbia in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest’estate infuocata. (...)
Quando, dopo Korogocho, ho scelto di vivere a Napoli, non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori. (...) E’ stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent’anni a sversatoio nazionale dei rifiuti tossici. (...)

Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra – Nola - Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Nord di Napoli) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici “bombardano” oggi, in particolare i neonati, con diossine, nanoparticelle che producono tumori, malformazioni, leucemie……
Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto.

A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari. Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti. (...) In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di “ecoballe”, che di eco non hanno proprio nulla: sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono né incenerire (la Campania è già un disastro ecologico!) né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. (...)

Il nostro non è un disastro ecologico - lo dico con rabbia - ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari. Ne è prova il fatto che Prodi, a governo scaduto, abbia firmato due ordinanze: una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano nell’inceneritore di Acerra, l’altra che permetteva di dare il Cip 6 (la bolletta che paghiamo all’Enel per le energie rinnovabili) ai 3 inceneritori della Campania che “trasformano la merda in oro - come dice Guido Viale - “Quanto più merda, tanto più oro!”

Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto n. 90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone, con la forza militare, di costruire 10 discariche e 4 inceneritori.(...) E' chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70%), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori.(...)
Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. “Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i Campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale” - così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani. “Ciò che è definito “tossico” altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato “pericoloso” qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti hanno meno poteri che nel resto d’Italia e i nuovi tribunali speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei Campani”. (...)

E’ la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nel suo libro Shock Economy, chiama appunto l’economia di shock! Lì dove c’è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove. (New Orleans dopo Katrina insegna!). (...)

Trovo conforto nelle parole del grande resistente contro Hitler, il pastore luterano danese, Kaj Munk ucciso dai nazisti nel 1944 : “Qual è dunque il compito del predicatore oggi? Dovrei rispondere: fede, speranza e carità. Sembra una bella risposta. Ma vorrei dire piuttosto: coraggio. Ma no, neppure questo è abbastanza provocatorio per costituire l’intera verità..... Il nostro compito oggi è la temerarietà... Perché ciò di cui come Chiesa manchiamo non è certamente né di psicologia né di letteratura. Quello che a noi manca è una santa collera.” Davanti alla Menzogna che furoreggia in questa regione campana, non ci resta che una santa collera. Una collera che vorrei vedere nei miei concittadini, ma anche nella mia Chiesa. “I simboli della Chiesa Cristiana sono sempre stati il leone, l’agnello, la colomba e il pesce - diceva sempre Kaj Munk - Ma mai il camaleonte.” (...)

Non abbandonateci. E’ questione di vita o di morte per tutti. E’ con tanta rabbia che ve lo scrivo.

Resistiamo!

Alex Zanotelli



A causa della lunghezza ho barbaramente tagliato il testo. Trovate la lettera integrale qui.

14.5.08

Due morti (1)


Due corpi hanno lasciato questo suolo.

Un maestro ed amico virtuale: Sbancor, la mattina del 29 aprile.

Un giovane della mia città: Nicola Tommasoli, il 5 maggio.


Il primo è stato una presenza misteriosa, impalpabile, eppure così reale nel movimento.

Aveva una capacità incredibile di leggere la realtà, associando la sua acuta intelligenza con l'intuito economico, politico, filosofico. Pareva quasi di essere invincibili, con Sbancor che rivelava con mesi di anticipo le mosse del nemico. Il crollo delle borse asiatiche, le torri gemelle, l'invasione dell'Afghanistan, l'attacco d'Israele al Libano, la crisi sistemica causata dai mutui sub-prime.

L'ho scoperto nel 2001. Avevo passato lunghi anni chiuso in casa a dirmi che per questo mondo non c'era nulla da fare, poi qualcosa in me scattò in occasione della feroce repressione poliziesca del 17 marzo 2001 a Napoli, che aveva colpito la pacifica contestazione contro il Global Forum sull' e-government. Sentivo/sentivamo che “ce n'était qu'un début”: oggi, col senno di poi, ci rendemmo conto che erano le prove generali della sanguinosa trappola del luglio successivo a Genova. Mi era nata come un'urgenza di buttarmi alle spalle quella specie di rassegnazione depressa, e reagire. Sbancor aveva questo potere, la capacità di vedere le mosse dell'Impero ma al tempo stesso di definire un ruolo per ognuno di noi, che fosse quello della carne tritata. Sbancor credeva che il fatto di capire fosse già un granello di sabbia nell'ingranaggio che lo avrebbe, tosto o tardi, fatto inceppare.

Ecco una sua analisi del 2002:

LA FINE DEL "PENSIERO UNICO" - Dalla crisi del neo-liberismo ai nuovi scenari geo-politici


Di Sbancor, oggi ci rimane una ricca eredità di libri e scritti a volte illuminanti, a volte irritanti, ma gonfi di forza, di passione, mai banali.


American Nightmare (2003): qui il libro in pdf. E qui trovate Diario di guerra (2000).


Qui gli ultimi articoli di Sbancor su Information Guerrilla


e poi questo, sulla crisi sistemica causata dalla bolla immobiliare, che ancora oggi i media cercano di minimizzare.

Infine, l'omaggio a Sbancor da parte di Carmilla on line e del suo direttore Valerio Evangelisti.