Reprimono gli honduregni con i gas della polizia peruviana.
23/9/2009
La polizia del regime di fatto di Micheletti in Honduras usa i lacrimogeni per reprimere la popolazione che respinge colpo di stato e sostiene Manuel Zelaya. In ciò non ci sarebbe nulla di strano, se non per il fatto che questi gas provengono dal Perù.
Il ministero degli Interni avrebbe dovuto spiegare come questi gas possono venire in Honduras se appartengono alla polizia peruviana. In un video si vede chiaramente (a 1 min. 30 secondi) che l'etichetta sul lacrimogeno riporta: Polizia Nazionale del Perù.
Dall'agenzia d'informazione Spacio Libre (con video) e ancora da La República veniamo a sapere che "fonti della Polizia informano che oggi, lunedì 28 settembre, il Governo di fatto dell'Honduras ha chiuso i mezzi di comunicazione vicini al deposto presidente Manuel Zelaya: il Canale 36 della televisione e Radio Globo"
Micheletti rassicura il Brasile: "«la nostra Polizia ed il nostro Esercito non si introdurranno con la forza nei suoi domini, nei suoi territori, nella sua proprietà», ha detto Micheletti in una conferenza stampa."
In realtà, afferma l'emittente venezuelana TeleSur, l'ambasciata brasiliana a Tegucigalpa è stata attaccata con gas lacrimogeni lanciati dalle truppe o sganciati da aerei o elicotteri (gas che secondo una denuncia della cancelliera del governo legittimo dell'Honduras, Patricia Rodas, sono prodotti da due imprese a capitale israeliano) e con radiazioni soniche o elettromagnetiche lanciate da sofisticati apparati in possesso dell'esercito.
Secondo l'Organización Fraternal Negra Hondureña (OFRANEH), questa è la famigerata HSS (Hyper Somic Sound), considerata dagli USA "arma non letale" e tuttavia vietata dalla Convenzione di Ginevra, utilizzata dall'esercito USA in Iraq a partire dal 2004 e dall'esercito Israeliano nella striscia di Gaza nel 2005. Il produttore è la American Technology Corp., di San Diego, California.
OFRANEH ipotizza che una ragione dell'ambiguità dell'atteggiamento statunitense è nella carica di ministro della giustizia di affidata all'avvocato Eric Holder, recente difensore della Chiquita (Tela Railroad) [vedi mio post precedente] nel caso di un pagamento milionario di questa compagnia ai paramilitari colombiani e l'utilizzo del molo della compagnia per sbarcare le armi usate nei massacri perpetrati dalle AUC. Inoltre, Holder ha evitato la persecuzione degli agenti CIA che avevano istituzionalizzato le torture come procedimento ordinario negl'interrogatori.
Infine, sempre secondo la fonte OFRANEH, si segnala la presenza a Tegucigalpa del generale israeliano Israel Ziv, un esperto di controrivoluzione, utilizzato nel Plan Colombia nella repressione in Perù.
"Il terzo giorno dal ritorno di Mel Zelaya in Honduras [in questo momento Zelaya si trova rifugiato nell'ambasciata brasiliana a Tegucigalpa, insieme ad un equipe di Tele Sur, assediati dall'esercito] è stato pesante come i primi due dal punto di vista della Resistenza popolare che sta pagando senza arretrare prezzi altissimi.
Di fronte alle grandi manifestazioni popolari per il ritorno del presidente e all’isolamento internazionale, la dittatura ha risposto con l’unica arma che conosce, la repressione.
Coprifuoco quasi continuo, almeno tre morti confermati da martedì, ma c’è chi ne calcola una decina, centinaia di arresti , feriti e denunce di sparizioni, soprattutto nella periferia della capitale Tegucigalpa dove l’esercito entra con difficoltà tenuto in scacco dalla Resistenza"
Stella Spinelli scriveva il 23 settembre (da Peacereporter), riportando la mail di una cooperante italiana a Tegucigalpa:
"La situazione continua drammatica, centinaia di feriti, detenuti e desaparecidos. (...) Fino a poco fa era impossibile passare i cordoni dei militari vicini all´ambasciata brasiliana, dove sono rifugiate circa 300 persone oltre che il presidente legittimo di Honduras, la sua famiglia e il corpo diplomatico del Brasile. Da ieri sera queste persone non mangiano ed i militari impediscono che passi cibo e acqua.´ (...)
"Sto diffondendo un rapporto dal centro di detenzione extragiudiziale di Villa Olimpica, nello stadio Chochi Sosa. Ci informano che oltre 120 persone sono lì detenute illegalmente. Tra loro dei feriti, anche gravi", denuncia Radio Liberada.
"Le forze repressive del governo golpista hanno lanciato una caccia al popolo honduregno nelle strade di Comayaguela e Tegucigalpa. Nei pressi dell'ambasciata brasiliana ci sono molte persone ferite. Alcuni sono scomparsi. (...) La vita stessa del presidente e dei suoi familiari sono in pericolo. Questa repressione è brutale". Anonimo.
"Le forze repressive del governo golpista hanno lanciato una caccia al popolo honduregno nelle strade di Comayaguela e Tegucigalpa. Nei pressi dell'ambasciata brasiliana ci sono molte persone ferite. Alcuni sono scomparsi."
Gravissime notizie, eppure forse non così gravi o importanti secondo i nostri giornalisti nostrani. Tanto che la mattina del 27 settembre su Google News Italia le notizie sulla vicenda si limitano a 2 articoli dell'Unione Sarda, uno il 27 ed uno il 26, e due lanci Ansa e due articoli de Il Velino per il 25.
Né si vedono servizi video nei telegiornali o in trasmissioni di approfondimento.
Torniamo indietro per raccontare come siamo arrivati a questa situazione.
6 giugno: Il presidente dell'Honduras, Manuel Zelaya, destituisce il capo dello Stato Maggiore delle forze armate, generale Romeo Vàsquez, e il ministro della Difesa, Angel Edmundo Orellana, a causa del loro rifiuto alla collaborazione alla realizzazione di un referendum consultivo su un'assemblea costituente. Secondo quanto denuncia l'opposizione, dietro la riforma ci sarebbe l'intenzione di Zelaya di rimanere nel potere oltre il 2010.
28 giugno: il presidente Zelaya è arrestato; la Corte Suprema ordina un Colpo di Stato militare. La Corte giustifica il golpe come un atto in difesa della Costituzione.
Queste le ragioni dei golpisti, che fingono di ricevere una lettera di rinuncia alla carica da parte di Zelaya ed al suo posto nominano Roberto Micheletti.
Ancora il 22 settembre, la Reuters Italia scriveva (sotto l'eloquente titolo "Honduras in crisi dopo il ritorno di Zelaya"):
"I soldati hanno rovesciato Zelaya e lo hanno mandato in esilio il 28 giugno nell'ambito di un contrasto sui limiti della durata della carica di presidente. (...) Ma un governo eletto dal Congresso nel giorno del colpo di stato ha rifiutato di concedere a Zelaya di rientrare a meno che non affronti le accuse di corruzione e di aver tentato di cambiare la Costituzione."
Anche il Giornale esprime una posizione inequivocabile: " Il presidente deposto Manuel Zelaya ha rimesso piede in Honduras e il Paese è tornato nel caos".
Tutta la politica internazionale si esprime ufficialmente contro il governo golpista: Obama e la Clinton , l'ONU, l'Unione Europea, il ministro degli esteri Franco Frattini per l'Italia, la Banca Mondiale...
Quanto ai mezzi d'informazione, invece, come abbiamo visto, le cose sono ben diverse. Una parte, una parte molto ben definita, esprime delle chiare simpatie per il regime di Micheletti.
Abbiamo visto il Giornale della famiglia Berlusconi, ecco ora Italia1:
Anche la formale unanimità delle dichiarazioni politiche non ci convince del tutto.
Gianni Minà si domandava, sul Manifesto del 2 luglio scorso, se "il governo di Washington non ha più la minima influenza sull’apparato militare che, da quasi cinquant’anni, condiziona in modo indiscutibile la vita di un paese di radici maya che, oltretutto, dai tempi in cui il presidente nordamericano Reagan decise di appoggiare la “guerra sporca” alla rivoluzione sandinista in Nicaragua, è la base operativa, logistica delle operazioni militari del Pentagono in quella zona del mondo."
E proseguiva: "Fra “gli attori politici” nel piccolo paese centroamericano, di quasi sette milioni e mezzo di abitanti, le forze armate degli Stati Uniti sono ancora preminenti e non a caso gli alti comandi sono stati formati tutti alla famigerata Scuola delle Americhe, (...) Il generale Romeo Vazquez, leader dei golpisti, ha studiato, per esempio, in quell’inquietante ”ateneo”, e da quell’insegnamento, come ha ricordato l’altro ieri Manlio Dinucci, vengono i dittatori hondureñi degli anni ‘70/’80, Juan Castro, Policarpo Paz Garcia e Humberto Hernandez."
Insomma, davvero gli USA, che dalla base honduregna di Palmerola hanno governato le sorti della regione, non hanno oggi sufficiente influenza da ristabilire l'ordine nella regione?
Oppure dietro la facciata diplomatica vi sono altri obiettivi?
Ci sono delle cose da dire sulla Costituzione che Zelaya chiede al popolo honduregno di poter cambiare.
L'Honduras è di fatto proprietà privata della ex United Fruit Company (oggi Chiquita), che ha condizionato fin dalla fine del XIX i governi, dittatoriali o costituzionali, che hanno retto il Paese.
L'attuale Costituzione, che risale al 1982, è opera della penna del generale Policarpo Paz, dittatore immancabilmente scelto dalla United Fruit e sostenuto dalla CIA. Essa da un lato aprì la possibilità a libere elezioni, che diedero la presidenza a Roberto Suazo Cordoba, dall'altra diede ai reali padroni dello stato la possibilità di continuare far sparire impunemente le persone nelle camere di tortura, esattamente come prima.
Essa ha permesso che si mantenesse uno stato di disparità sociale in cui l'80% delle persone vive in povertà, mentre il 75% della terra appartiene a 225 latifondisti!
Inoltre, chi si scandalizza per le modifiche proposte alla Costituzione, omette il fatto che è già stata modificata nello stesso anno in cui era stata promulgata, il 1982, e di nuovo nel 1984, 1985, 1986, 1987, 1988, 1989, 1990, 1991, 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005. Lo stesso articolo 239, quello che proibisce perfino di “proporre” la rieleggibilità del presidente, è stato modificato nel 1998, quindi nel 2002 e di nuovo nel 2003 senza scandalizzare più di tanto i nostri giornalisti.
Manuel Zelaya, liberale eletto nel 2006 dalla destra moderata in un paese ostaggio della piccola a grande delinquenza, ha ritenuto che il solo strumento per risollevare il livello di sviluppo umano ed economico del Paese fosse una redistribuzione più equa delle risorse. Così, decise di aderire all’ALBA, l’Alternativa Bolivariana per i Popoli d’America, un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell’America Latina ed i paesi caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba, e successivamente da Nicaragua, Ecuador e Repubblica Dominicana, in alternativa all’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti, considerandola l'unica scelta realistica possibile.
Oggi, l'occultamento della feroce repressione della contestazione popolare in Honduras è chiara espressione di quanto ancora i potentati economici possano dettare l'agenda della politica.
Ridimensioniamo i troppo facili entusiasmi e le ancor più facili disillusioni nei confronti di Obama! Siamo sempre vigili, sempre attenti alle verità troppo facili che l'informazione ci serve in tavola, in America come in Medio Oriente, in Africa come nelle nostre città padane.
Facciamoci interrogare dalla vita, dalla storia e, soprattutto, restiamo sempre umani.
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29/9/2009: Aggiornamenti sulla situazione nel mio successivo post: L'Honduras resiste
(articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)
Noi promotori della manifestazione del 10 ottobre vogliamo rispondere alla violenza con il nostro contributo sociale e culturale. Rivendichiamo uguali diritti e doveri, pari dignità, riconoscimento giuridico di tutti gli amori, di tutte le famiglie.
Invitiamo le persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, ed eterosessuali a far sentire la loro voce impegnandosi a costruire un’Italia differente, che agisca per un cambiamento vero, profondo che riguarda la cultura e la convivenza.
Il 10 Ottobre 2009 saremo a Roma, come movimento lgbt, coscienti di convocare una manifestazione in un clima che in generale è violento, che colpisce noi, migranti, donne e altri soggetti sociali ritenuti deboli.
In questo quadro, rivendichiamo come fondamentale necessità democratica e civile interventi legislativi contro l’omofobia e la transfobia, che estendano la legge Mancino anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Sarà solo un primo passo non certo esaustivo né sufficiente. La negazione e l’opposizione al riconoscimento di diritti per le persone e le coppie lgbt è già di per se omofobia e transfobia. La Costituzione italiana e la Dichiarazione Universale dei diritti umani indicano con chiarezza il principio di uguaglianza che deve impegnare le istituzioni tutte ad agire con interventi informativi e culturali, a partire dalla scuola, dove il fenomeno del bullismo è in preoccupante espansione.
Vogliamo che il 10 ottobre sia una manifestazione in cui ogni persona lesbica, transgender, bisessuale, omosessuale, intersessuale abbia accanto le proprie famiglie, i colleghi di lavoro, i compagni di studio , i vicini di casa, perché crediamo che il dialogo e la condivisione siano gli elementi decisivi per far avanzare i nostri diritti e con essi la società italiana.
Uguali – Comitato Promotore Manifestazione Nazionale Roma 10 ottobre 2009
Chiediamo a chi parteciperà di rispettare le modalità che abbiamo deciso, che prevedono una manifestazione aperta da una enorme bandiera Rainbow, in cui sfileranno associazioni, movimenti, sindacati ciascuno con le proprie bandiere. Invitiamo i partiti a leggere con attenzione la piattaforma rivendicativa collegata a questo documento e ad aderire e partecipare solamente se la condividono in toto.
Chiediamo di rispettare la nostra decisione di escludere striscioni e bandiere dei partiti, nel pieno riconoscimento della nostra autonomia e del senso stesso della manifestazione.
Italia, paese di vittime di abusi.
Vittime di menzogna, vittime di autoritarismo politico e morale.
Vittime consenzienti.
Massa passiva che vede sottratti i diritti, distrutta la coesione sociale, la libertà, la verità.
E applaude.
Perché chi ha tanto successo dovrebbe ritirarsi dalle scene? Perché dovrebbe stare alle regole?
Berlusconi mette le mani sui media di stato e li rende propri organi di partito.
Il Parlamento nega libertà fondamentali dell'individuo, mentre si fa dettare l'agenda politica dalla criminalità organizzata.
Bande di violenti aggrediscono le persone di diversi orientamenti sessuali.
Avvengono deportazioni, respingimenti, carcerazioni di massa in carceri-lager dove si tortura e si uccide, i figli sono strappati ai genitori...
La Polizia è troppo spesso violenta, razzista, senza controllo, reprime con durezza ogni contestazione ed oggi fiancheggia la Lega.
La scuola è depredata e disfatta, perché la disgregazione culturale e civile sia mantenuta anche dalle prossime generazioni.
La Chiesa Cattolica si arroga l'autorità morale su chi è cattolico e su chi non lo è, servita e riverita da chierichetti laici o perfino atei, che siedono tra gli scranni del Parlamento, nelle redazioni dei giornali, negli studi televisivi. "La vita innanzi tutto!" tuona il seggio di Roma, ma intanto distingue tra vita e vita: quale il valore della vita di un feto malato o di un povero corpo tenuto in vita da una macchina da 17 anni, e quale il valore di quella di migliaia di disperati, cibo per i pesci del Mediterraneo? Per quale spendersi?
La massa china la testa, e applaude il più forte, il più arrogante.
E' interessante leggere quello che si pensa fuori di questo paese sulla Chiesa Cattolica, con il distacco che occorre per fare informazione corretta. A questo proposito, vi traduco ampi stralci di un'indagine di Associated Press, riportata dal New York Times.
L'Italia alle prese con gli abusi sessuali dei sacerdoti.
By THE ASSOCIATED PRESS
Published: September 14, 2009
Filed at 12:10 a.m. ET
VERONA, Italy (AP) - "Accadeva notte dopo notte", ha detto l'uomo non-udente, "a volte nella camera da letto del prete, a volte nella stanza da bagno, perfino nel confessionale."
Quando era un giovane ragazzo all'istituto Cattolico per sordomuti, ha detto Alessandro Vantini, i sacerdoti lo sodomizzavano così implacabilmente che lui era arrivato a sentirsi "come morto". Questi anno, lui e dozzine di altri ex studenti hanno fatto qualcosa di altamente insolito per l'Italia: hanno dichiarato pubblicamente di essere stati costretti ad atti di sesso con i sacerdoti.
Per decenni, una cultura del silenzio ha circondato gli abusi dei preti in Italia, dove gli studi mostrano che la Chiesa è considerata una delle istituzioni più rispettate nel Paese. (...)
Un'indagine di Associated Press durata un anno ha documentato 73 casi di accuse di abusi sessuali da parte di preti siu minori nel decennio passato in Italia, con più di 235 vittime. L'indagine è stata compilata a partire dai report dei media locali, linkati da siti web di gruppi di vittime e vari blog. Quasi tutti i casi sono usciti nei 7 anni successivi all'esplosione negli USA dello scandalo dei preti cattolici pedofili.
I numeri in Italia sono ancora appena un rivolo, se comparati alle centinaia di casi che sono esaminati nelle corti di giustizia in USA e Irlanda. E secondo l'indagine di AP, la chiesa italiana ha dovuto pagare appena qualche centinaio di migliaia di dollari in risarcimenti alle vittime, contro i 2,6 milioni di dollari della diocesi americana o i 1,1 milioni di euro corrisposto alle vittime in Irlanda.(...)
I casi italiani seguono molto le modalità degli scandali statunitensi ed irlandesi: i prelati italiani si accanivano su poveri, su disabili fisici o psichici, o su giovani tossicodipendenti affidati alle loro cure. (...)
In questo paese prevalentemente Cattolico, le chiese godono di una posizione talmente elevata, che i pronunciamenti del papa sono frequentemente presentati in cima alle notizie della sera, senza alcun commento critico. Anche coloro che hanno visioni anticlericali riconoscono l'importante ruolo che la chiesa gioca nell'educazione, servizi sociali e aiuto ai poveri.
Come risultato, pochi osano criticarla, inclusi i grandi giornali indipendenti ed i media di stato. Inoltre, vi è un certo puritanesimo nelle piccole città italiane, dove non si parla di sesso, e meno che mai di sesso tra un prete ed un bambino. (...)
Rompendo la cospirazione del silenzio, 67 ex studenti dell'istituto per sordi Antonio Provolo di Verona hanno denunciato abusi sessuali, pedofilia e punizioni corporali che si svolgevano nella scuola dagli anni '50 agli '80 da parte dei preti e dei frati della Compagnia di Maria.
Nonostante non tutti siano stati essi stessi vittime, 14 dei 67 hanno rilasciato dichiarazioni giurate e testimonianze videoregistrate in cui raccontano dettagliatamente gli abusi di cui dicono di aver subito, alcuni per anni, nei due campus della città di Giulietta e Romeo. Essi hanno fatto i nomi di 24 preti, religiosi laici e frati.
Vantini ha raccontato di essere stato in silenzio per anni: "Come avrei potuto dire al mio papà che un prete aveva fatto sesso con me?" Vantini, 59 anni, ha parlato con AP un pomeriggio, raccontando per mezzo di un interprete del linguaggio dei segni gli abusi. "Non si poteva raccontare nulla ai genitorim perché i preti ti avrebbero picchiato." Vantini ha chiamato in causa due preti e due laici -- 3 dei quali ancora viventi -- ma ha chiesto che i loro nomi non siano pubblicati per paura di azioni legali. (...) "Ho sofferto di depressione fino ai 30 anni", ha detto Vantini, che frequentò la scuola dai 6 ai 19 anni. "Mia moglie ha detto che era bene che parlassi per togliermi questo peso dal petto." Gianni Bisoli, 60 anni, antico compagno di scuola di Vantini, ha fatto gli stessi nomi in una dichiarazione scritta, insieme a quelli altri 12 preti e frati, accusandoli di averlo sodomizzato, forzato ad avere sesso orale ed a masturbarli. Nella sua dichiarazione, Bisoli ha accusato anche Mons. Giuseppe Carraro (vescovo a Verona dal dal 1958 al '78) -- di cui è in atto il processo di di beatificazione -- di averlo molestato in cinque occasioni mentre era studente al Provolo, dai 9 ai 15 anni.
Un'indagine diocesana ha scagionato Carraro dagli abusi sessuali, ma non ha intervistato nessuna delle vittime, limitando le testimonianze a membri sopravvissuti della congregazione, ad altro personale scolastico e loro affiliati, e a documentazione proveniente dalla diocesi di Verona. Il processo di beatificazione fu sospeso durante l'investigazione, ma ora sta procedentdo all'ufficio "produci-santi" del Vaticano.
5 decenni dopo, Bisoli ancora ricorda la strada che fece dall'istituto, sito in una tranquilla strada che prende il nome dal fiondatore della congregazione, Don Antonio Provolo, lungo il serpente del corso dell'Adige fino alla residenza del vescovo. (...) "Mi portarono nella curia" ricorda Bisoli in una intervista, "c'era un domestico che aprì la porta, poi qualcuno mi portò dentro. Era buio" Ricorda che apparve mons. Carraro. "Il vescovo cominciò a toccarmi, a mettermi le mani addosso", egli racconta, facendo scorrere le mani su e giù per il corpo, tirando la maglietta ed i pantaloncini per mostrare il gesto. "Io mi sottraevo, ma lui continuò a toccarmi per 15, 20 minuti. Non sapevo cosa fare."
In una successiva occasione, Bisoli dice che il vescovo tentò di sodomizzarlo con una banana. Un'altra volta, secondo Bisoli, erano su un divano e quello lo sodomizzò con un dito, offrendogli una caramella per tranquillizzarlo. Una volta successiva, dice Bisoli, il vescovo gli offrì delle croci d'oro che avevano attirato il suo sguardo. "Io dissi di darmi almeno 10-20.000 lire da potermi comprare una Coca-cola o un gelato", rispose Bisoli.
L'attuale vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, inizialmente ha accusato gli ex studenti di fabbricare le accuse, parlando in Gennaio all'Espresso. Zenti le ha definite "bugie", una calunnia che si pone all'interno di una disputa che dura da tempo su alcuni beni immobiliari tra la congregazione e l'associazione degli studenti sordomuti, a cui appartengono le sedicenti vittime.
Tuttavia, quando uno dei laici ammise le sue relazioni sessuali con gli studenti, Zenti ordinò un'investigazione all'interno della congregazione. Il risultato fu che qualche abuso fu ammesso, ma solo una piccola parte di quelli denunciati.(...)
"Se avessero voluto fare piena luce sula vicenda, non avrebbero ascoltato solamente preti e fratelli laici, ma anche i sordomuti", ha detto Marco Lodi Rizzini, portavoce delle vittime. (...)
Il Reverendo Bruno Fasani, portavoce della diocesi, ha dichiarato che gli ex-studenti sono stati manipolati perché denunciassero preti innocenti. (...) Zenti, da parte sua, ha invocato il perdono da parte delle vittime. (...)
Tra i casi raccolti da AP, ci sono accuse di induzione di ragazzi alla protituzione, partecipazione a riti satanici, e un famigerato caso in cui la chiesa stessa determinò che un anziano prete fiorentino era stato responsabile di "abusi sessuali, falso misticismo e plagio".
Dove si sono avute sentenze, queste sono andate da una sospensione di 2 anni a 8 anni di reclusione, sebbene con i processi di appello, notoriamente lunghi in Italia, non è chiaro quante di queste pene si siano effettivamente concretizzate. Dove c'è stato risarcimento, cioè di rado, le somme sono state tra 15.000 e 150.000 euro per vittima.
I casi all'esame di AP comprendono indagini civili o penali. Per questa ragione, il dato di Verona è stato omesso, in quanto non vi è procedimento civile o penale dal momento che il reato è andato in prescrizione.
Nel 2002, quando lo scandalo degli abusi scoppiò in USA, il numero 2 della CEI, mons. Giuseppe Betori, affermò che gli abusi sessuali da parte del clero in Italia erano così limitati che la direzione della Conferenza non aveva ancora discusso sull'argomento.
Ma ora pare che i prelati ed il Vaticano abbiano preso il problema più seriamente. Mons. Charles Scicluna, Promotore di Giustizia membro della Congregazione per la Dottrina della Fede -- che si occupa dei casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti -- ha riconosciuto che la conoscenza del problema in Italia si è incrementata per effetto dello uno tsunami di casi che è venuto alla luce in USA. "C'è un cambio di mentalità e noi troviamo che sia molto positivo", ha detto ad AP.
Cosa inedita per il Vaticano, Scicluna ha ammesso che gli abusi sessuali del clero erano un vecchio problema che aveva bisogno di essere estirpato. "Non penso che sia una questione di avvenimenti. E' sempre successo. E' importante che la gente ne parli perché altrimenti non possiamo portare la cura che la Chiesa può offrire a coloro che ne hanno bisogno - vittime e colpevoli."
Per approfondire la questione, segnalo un sito che si da anni sta raccogliendo notizie e riflessioni sull'argomento: Il Dialogo.org
Non sei ancora nato
- bambino -
che già t'hanno scelto un nome,
che già programmano il tuo futuro.
Sarai ingegnere, dottore, avvocato
- dicono loro -
comunque qualcosa che loro
non sono diventati e che avrebbero voluto essere:
Proiettando su di te
le loro delusioni
i loro fallimenti
le loro sconfitte.
Sconfitte accettate senza ricercare le cause.
Non sei ancora nato
- bambino -
e già costruiscono per te chilometri di catene.
Ti prenderanno
(senza chiedersi cosa penserai tu un giorno di questo)
e con acqua e sale
faranno di te un cristiano,
o forse ti taglieranno il prepuzio,
o ti faranno altre inenarrabili cose.
Dovrai comunque subire l'applicazione
della tua prima etichetta,
poi altre ne seguiranno...
Non saprai ancora leggere
ma apprenderai ugualmente
il significato di centinaia di divieti:
vietato calpestare l'erba
vietato urlare
vietato sporcarsi
vietato dire parolacce
vietato mettersi le dita nel naso
vietato dire che alla nonna puzza l'alito
e che la zia ha la barba
vietato ispezionare opposti sessi
e anche il proprio...
Vietato! Vietato! Vietato!
Certi giorni,
vedendoti pensieroso e triste,
chiameranno un medico.
Ti farà ghili-ghili e ti prescriverà una purga.
Se persisterai nel tuo atteggiamento
triste e pensieroso,
ti compreranno un giocattolo.
Tu lo romperai perché non ti piace
o perché altri hanno stabilito che deve piacerti.
Sarai considerato un "bambino difficile"
da genitori che si credono "facili".
Vecchie tartarughe,
scuotendo decrepite dita,
esclameranno: "Tu finirai male, ragazzo!"
come se loro fossero finiti bene...
"loro" che non hanno capito nulla
o che forse non si sono sforzati per farlo,
perché caire comporta responsabilità,
comporta presa di posizione,
mentre loro come posizione
hanno scelto quella dell'insulsa tranquillità.
Insulsi matrimoni
insulsi mestieri
insulsi amplessi
insulsi pensieri
insulsi programmi TV
insulsi letture
e vorrebbero
a loro immagine e somiglianza
insulsi figli.
Ma il maledetto cerchio
ha scricchiolato
e la continuità delle tradizioni s'è incrinata.
Meravigliosi ragazzi
hanno scavato nel deserto
e vi hanno trovato nuove linfe.
Qualcosa è cambiato e cambierà ancora:
leggi, istituzioni, convenzioni
- vecchi dinosauri -
stanno morendo soffocati dalle loro ragnatele.
L'uomo nuovo sta nascendo
o forse è già nato
e all'interno di sé stesso e dei gruppi
sta cercando nuove dimensioni sociali
nelle quali espandersi.