17.10.11

Chi è la vittima?

Esco solo un attimo dal silenzio per una considerazione.
Dopo la manifestazione di Roma degl'Indignati e le violenze del plotone organizzato di caschi neri, leggo nei giornali una somma di stupidaggini fantasiose (come al solito facilmente contestabili) mescolate a pochissime considerazioni interessanti.
Che i vandali fossero fascisti o black block, infiltrati della Polizia o dei Servizi o invece giovani addestrati in luoghi esotici, la sostanza non cambia. La sostanza è che la manifestazione è stata deviata, non una telecamera o un giornalista ne ha seguito il corso, mentre tutti si sono soffermati sulla scenografica battaglia organizzata in una piazza S. Giovanni sgombrata per l'occasione, con i caroselli dei blindati, le cariche dei caschi neri, la gragnuola di oggetti, sampietrini e lacrimogeni, l'incendio della camionetta dei carabinieri. Chi aggrediva e chi era aggredito? Chi lanciava e contro chi? Ancora una volta, i documenti video ci mostrano che i confini sono sfumati, indefinibili. In un paese dove si può fermare una donna perché nasconde il viso dietro un burqa, andare in manifestazione col casco si può. Curioso, eh?

La vittima è stata il Movimento.
Come dieci anni fa a Genova, il Movimento è seppellito dalla trappola della violenza: è troppo ingenuo, oppure è il regime italiano che utilizza sistemi da dittatore sudamericano?  

Le vicende politiche di questi ultimi giorni mostrano che non siamo in democrazia, perché in questo Paese un sistema elettorale con premio di maggioranza lascia aperto lo spazio ad una dittatura di fatto. Evidentemente non siamo abbastanza distanti dal fascismo da essere maturi per questo. Nei momenti di difficoltà, il parlamento si comporta proprio come nella I Repubblica, con la compravendita dei voti, ma oggi, se facciamo due calcoli, il governo, che ha ottenuto la fiducia con voti dei Radicali e dei responsabili comperati all'uopo, e considerati i malumori nel PDL e nella Lega, non ha più del 30% del consenso. Allora, non credo proprio di esagerare se questa la chiamo dittatura. Pensiamoci, quando auspichiamo il ritorno del Mattarellum.


Secondo me, non è affatto escluso che alle violenze non abbia partecipato qualche giovane acceso dai fatti più o meno recenti, trovatosi in mezzo o accanto al gruppo dei caschi neri organizzati.
La politica di oggi ha un'enorme responsabilità sulla violenza della società e sulla repressione della gente. Se guardiamo alle vicende politiche degli ultimi anni, ci vuole un bel pelo sullo stomaco per non vomitare. Delle molteplici attività private del premier di cui sappiamo ormai tutto: settantenne che se la fa con prostitute minorenni o quasi, circondato e ricattato da personaggi loschi che ne sfruttano il vizio perverso, colluso con la mafia (e allora, come si potrebbe combatterla?) e i peggiori speculatori finanziari, impegnato a fare le leggi che gli permettono l'impunità, impegnato a distruggere l'indipendenza del sistema giudiziario. Di una classe politica comprata a suon di milioni e cariche pubbliche: gli ex maggiordomi Fini e Casini, gli eterni camerieri che oggi alzano il prezzo, come Bossi, e quelli freschi di giornata: gli abili ex finiani, i soliti radicali "la-do-per-poco". Non è abbastanza violento tutto ciò? Non è una violenza costante e logorante le dichiarazioni mediatiche sempre arroganti, derisorie, strumentali del Banana e di molti suoi camerieri, come i La Russa, Cicchitto, Brunetta... Si può ascoltarli, senza mettere da parte tutti quei valori condivisi che hanno prodotto la civiltà umana e gettato le basi della convivenza sciale: onestà, chiarezza, intelligenza, comprensione, solidarietà? Si può leggere o ascoltare i giornalisti e sopportarne la falsità palese, l'infamità? Si può tollerare che i peggiori criminali e corruttori, mafiosi e camorristi, siano i personaggi più onorati e rispettati di questo paese? E che una persona onesta sia licenziata senza motivo, umiliata? che un bravo ragazzo non abbia prospettive o futuro (eccetto, se di bell'aspetto, prostituirsi)?
A questa scuola, sì, a QUESTA si sono educati i nostri giovani.