Tutti hanno detto la loro su Obama. La maggior parte delle cose che ho letto in giro altalenavano tra: "Obama porterà un cambiamento epocale" e "Obama non può/vuole cambiare nulla".
A me pare che discutere su illazioni da sfera di cristallo sia piuttosto sterile.
Invece, ciò che mi ha emozionato è stato il senso simbolico che l'elezione di questo personaggio porta con sé. Mi ha ricordato le lotte politiche che si facevano qui in Italia, alla fine degli anni '80, contro l'apartheid in Sudafrica.
Il fatto che sia nero (abbronzato?) è un segno grandioso di una società che si è avviata ad una seria revisione dei pregiudizi razziali. Significa il superamento definitivo dell'idea di schiavitù e di etnie subalterne, un tempo così radicata nella cultura nordamericana, idea che al contrario ha d poco cominciato a penetrare la società italiana (basti pensare al fatto che sempre più ci sono lavori per italiani e lavori per stranieri).
Rovesciando la situazione, Obama è anche simbolo della fine del complesso d'inferiorità della comunità afroamericana, che al contrario delle scorse elezioni non ha disertato in massa le urne, ma si è sentita interpellata ed ha voluto partecipare.
Obama è simbolo di cambiamento anche in senso strettamente politico: vince contro la Clinton (campione dell'aristocrazia politico-economica democratica) con un programma per la prima volta piuttosto sbilanciato verso istanze di uguaglianza sociale in senso ampio.
E questo è il sintomo di un cambiamento nelle esigenze principali avvertite dalla massa degli elettori democratici e forse perfino da alcuni repubblicani.
Mi pare davvero il termometro di qualcosa che sta cambiando nella cultura e nei desideri della gente.
Con buona pace dei nostrani "grandi amici degli USA", gli stessi che poi ridono alle battute squallide del loro principe.