Dall'intervista dell'autore a minimum fax:
E che cos'è (o chi è) invece il "personaggio Italia", questo infinito ventre molle, questo deserto di euforia e disperazione in cui si aggira l'io narrante?
"E' il Paese che non c'è più. E' il Paese più all'avanguardia del mondo occidentale, la sua punta di zircone, poiché si sta sporgendo per primo in una selva di istanze antiumane che preludono a un rovesciamento totale e impensabile dello stato del regno umano sul pianeta. E' la propaggine del Drive In, la nazione che non risolve i propri nodi che riguardano il passato o il presente. E' lo Stivale che ha pestato la cacca e ne ha subìto il contagio. E' la congerie qualunquista, giacobina, teleschermizzata, priva di empatia. E' una non-comunità che andrebbe sottoposta a una terapia: di umanismo, non dello hitlerismo sotto false spoglie che continua ad autopropinarsi senza rendersene conto. E' lo Stato privo di politica perché si è fottuta l'idea stessa della pietà, dell'amore, dell'alterità. E' il carcere geriatrico dove si sono cristallizzate le generazioni, dove i padri non hanno passato la staffetta ai figli e dove i figli non hanno potuto contare su figure generosamente magistrali. Paradossalmente, questo stato di cose induce una generazione (la mia) a uno sviluppo apparentemente tardivo ma violentissimo, che, quanto alla letteratura, opera nella "lingua morta" - la più letteraria e antica di quelle moderne. Il Boomerang lanciato dal Boom dei Sessanta sta tornando indietro. Credo che l'Italia esprima la letteratura più all'avanguardia dei Paesi industrializzati. Il suo contesto incivile implica una resistenza attiva, inventiva, una guerriglia umanistica che sta facendo vedere sintomi esaltanti per me, deprimenti e pericolosi per molti altri".