23.4.09

Durban II, ovvero l'opera dei pupi

Si è chiusa ieri a Ginevra la II conferenza delle Nazioni Unite contro il razzismo.
Ancora prima che la conferenza avesse inizio, l'evidenza che Israele, lo stato più bellicoso del mondo, sarebbe stato messo alla berlina, aveva provocato il boicottaggio di Stati Uniti e di alcuni altri stati incapaci di una posizione autonoma in politica estera. Tra cui l'Italia.

Poi, a Ginevra, c'è stato il teatrino di Ahmadinejad, in campagna elettorale ed in cerca di popolarità nelle zone di conflitto in Medio Oriente. Prevedibili reazioni di circostanza degli altri Paesi.

Si fatica molto a trovare nella stampa mainstream qualche serio articolo sul documento finale della conferenza.
Dappertutto non si parla che del discorso di Ahmadinejad: i più rimarcano il suo sbandierato antisemitismo, una piccola minoranza esprime l'opinione che, a parte i soliti proclami antisionisti e la concezione confessionale dello stato, non abbia dichiarato proprio nulla di strano.

Tutti questi austeri pedoni dello scacchiere politico internazionale possono tornarsene a casa soddisfatti: Ahmadinejad acclamato come un eroe, Israele ed i suoi sostenitori perché la buffonata del presidente iraniano ha scongiurato il pericolo di una condanna internazionale seria ed unanime del genocidio palestinese. L'Occidente ottiene il risultato che, nonostante soltanto 9 paesi abbiano boicottato il documento finale, le accuse di colonialismo e schiavismo sono passate completamente in secondo piano.
Ancora una volta, ne siamo usciti candidi come agnelli, alla faccia di quei Paesi che fanno da sempre il ruolo delle vittime, che da sempre attendono il momento in cui sarà resa loro giustizia.
Candidi, ma con le mani irrimediabilmente sporche di sangue.

21.4.09

L'aveva premeditato!

2 righe, solo per condividere con voi il fatto che un navigante è arrivato a questo blog attraverso la chiave di ricerca:
aveva premeditato che il 5 aprile ci sarebbe stato terremoto
Tra i tanti complottisti che girano in rete, nessuno era arrivato a tanto!

14.4.09

Lettera a Vittorio

Caro Vittorio,
questa lettera non ti arriverà mai, perché da qualche giorno non cammini più su questa terra che probabilmente hai amato troppo.

Io non ti ho conosciuto, ma ti immagino. Credo che mi perdonerai se ti immagino magari un po' diverso da com'eri davvero. Oramai sei superiore a queste cose.

Ho anch'io un figlio della tua età. Non è facile fare il padre, sai? Io vedo il mio ragazzo, ne sento gli slanci verso la vita. A 13 anni davvero tutto dovrebbe essere ancora possibile. La vita ti romba nelle vene, i primi amori ti fanno tremare il cuore, ti senti un grande grandissimo che può ancora tutto, e al tempo stesso un cucciolo, ti secca ma a volte vorresti essere abbracciato dalla mamma, protetto o aiutato dal babbo. Perché ti senti uno straccio di cielo in mezzo al letamaio di questo mondo, questa città sporca e cattiva, questa società di grandi che sono in realtà impotenti burattini, che portano dentro la frustrazione di quello che sognavano da tredicenni e a cui per vigliaccheria hanno rinunciato, grandi minuscoli burattini che diventano potenti violenti aguzzini di chi è più debole di loro. Grandi dietro l'impugnatura di una rivoltella o di un coltello. In realtà, poveri tredicenni spauriti e vigliacchi che non hanno avuto il coraggio di lottare per i loro sogni, costretti dentro il corpaccione troppo ingombrante di un trentenne, quarantenne, cinquantenne....
Grandi falliti che ad un figlio che amano più di loro stessi non sanno dare quello che si sono negati, la possibilità di un sogno, e cercano di comprargli cose e cose e cose, nell'illusione che di questi sogni ci si possa dimenticare: telefonini, computer, iPod, motorini... Per poter dire un giorno: "Com'è possibile che sia diventato depresso? (o tossico, o violento, o ....), non gli ho fatto mancare nulla!"
Ed in cosa consisterà mai questo sogno?
Sarà sicuramente qualcosa di straordinario.
Sì, lo è: giustizia, libertà, possibilità di essere quello che si sente nel cuore, di non stare nella paura. Di diventare quello che si desidera: magari pompiere o magari pittore.
Come dire ad un ragazzo di 13 anni, che si ama più della propria vita, che tutto questo non glielo puoi dare, perché l'hai negato perfino a te stesso?

Carissimo Vittorio, tutto questo tu l'avevi visto.
Avevi visto tuo padre che aveva ceduto, s'era coltivato un gran pelo sullo stomaco, ma ne aveva avuto in cambio una vita agiata.  E pretendeva ancora di spiegarti la vita!
E poi avevi visto tuo fratello naufragare, cedere, e rimanerne schiacciato: vittima di quella perversa filosofia della vita, massacrato a bastonate e giustiziato con un colpo di pistola alla nuca. Giustiziato: perché nel mondo allucinato dei grandi questa è la giustizia.

Allora hai fatto quello che nessuno ti può togliere: hai agito la più grande, la più totale delle libertà.
Giovanissimo Bartleby, tu ci hai insegnato un cosa pazzesca: ci hai mostrato che qui, ora, se tutti noi ne avessimo il coraggio, basterebbe dicessimo un no per cambiare il mondo. Per instaurare una nuova società, basata sulla lealtà, sulla verità dei rapporti umani. Che in tutti noi grandi omarini non c'è neanche un atomo del fegato, del coraggio, della grandezza che c'era in te. Ci hai mostrato che tutte le nostre incertezze, la nostra impotenza, i lamenti per la situazione, non sono altro che inerte e colpevole acquiescenza ad una situazione che ognuno, portando il suo mattoncino, ha contribuito a creare. Ognuno: povero o ricco, comunista  fascista, galantuomo o mariuolo.

Hai vissuto solo tredici brevissimi anni, un solo soffio di vento, ma di te veramente si dirà: è stato un uomo che non è vissuto invano.
Caro Vittorio, io ti piango e ti ringrazio.




BlogNews

9.4.09

Terremoto: il sentimento di un Paese

Di fronte a tanto disastro, a tanta disperazione, non me la sento di scrivere di tante cose orrende che vedo nei media e tra i politici, sciaccallaggi, sfruttamento dei sentimenti e della "distrazione" della gente. Del parlamento. Di bisticci nella maggioranza. Del disastro umanitario a Gaza.

Tuttavia vorrei fare una sola annotazione.
Sono molto impressionato nel vedere come questo Paese sia ancora una volta diviso in due polarità estreme.
Da un lato c'è la solidarietà, la compassione, la partecipazione al dolore; enormi folle di volontari, di donatori di sangue, di offerte di ospitalità, di aiuto.
Dall'altro c'è già chi "si è stufato di piagnistei", chi tira dritto, con atteggiamento "pragmatico", ben rappresentato da due esempi che vorrei segnalare.

Il primo esempio è il tono di un grande numero di commenti al post di Anna, che ho già segnalato. Anna è sfollata, ha perso tutte le sue cose. Lei manda un grido di protesta, di disperazione, di angoscia. Esprime con tutte le sue fibre il senso di ingiustizia, di solitudine, l'impossibilità di capire ed accettare quello che è successo e quello che sta vivendo ora. Alcuni le rispondono col calore, la solidarietà, la vicinanza; altri fanno le pulci alle sue affermazioni sul numero di morti o di senzatetto. Pare che non possano capire il dolore, che non abbiano mai provato la disperazione, e mettono tra loro stessi e la testimonianza di Anna un diaframma, che non faccia trapelare i sentimenti, il messaggio che veramente Anna ci manda, e ne estrapolano i "dati": quanti morti? quanti sfollati? quali sono le tue fonti? ti prendi la responsabilità dei dati?

Il secondo è l'intervista dalla tendopoli del Presidente del Consiglio Berlusconi (ancora?!) all'emittente televisiva tedesca N-TV (di cui trovate qui la versione in italiano non tradotta), nella quale, certamente con tono pesante e fronte aggrottata, si dicono le testuali parole: "Si trovano bene, qui c'è una grandissima assistenza (...) Non manca niente, qui c'è la cura medica, ci sono i medicinali, ci sono i pasti caldi e c'è... la copertura per la notte, che tuttavia deve essere assolutamente provvisoria, ecco, bisogna prendere questo come un camping da fine settimana, e poi bisogna arrivare su soluzioni che ci sono, sono pronte, e che sono gli alberghi".
Vedete, io non mi scandalizzo tanto per la solita battuta alla Berlusconi che vorrebbe sdrammatizzare ed invece sminuisce la condizione di quelli che sono lì accampati - verrebbe da chiedere al Presidente perché lui per primo non fà il cambio con quei vacanzieri, partecipando allegramente al camping e offrendo loro un soggiorno nelle sue ville sparse in giro per l'Italia.
Io mi sento profondamente ferito ed addolorato da quel "non manca niente", da quella incapacità totale di compassione, di condivisione di sentimenti.
Alle persone che stanno lì, considerato quello che hanno passato, sotto l'aspetto materiale forse non manca niente. Ma sotto l'aspetto umano, hanno perduto tutto, e nulla e nessuno può risarcirli.

Oltre a tutto il resto, è necessario essere loro vicini anche col cuore.
Il cuore, signor Presidente!
Il cuore, maggioranza degli Italiani!
No, non il muscolo.

BlogNews

8.4.09

L'Aquila non c'è più

Una volta di più, sono schifato da certe cose che ho sentito nei media nazionali, così preferisco informarmi su Radio Popolare e con il racconto di Pietro Orsatti.

Una straziante testimonianza dal blog di Anna.

Eccomi qui. Gli ultimi post sono stati scritti non di mio pugno. Era la mia amica Chiara che scriveva da Bologna. Questa sono io. La situazione è tragica. Inenarrabile. Io e la mia famiglia abbiamo perso tutto: case, lavoro, vita passata, radici. TUTTO. Ma quello che vorrei urlaste al posto mio è la rabbia di essere stati lasciati soli. Noi Abruzzesi siamo stati mandati a morte scientemente. Erano mesi e mesi di scosse, e nessuno ne ha mai parlato. Nessun giornale, nessun TG. NESSUNO. NESSUNO. NESSUNO. Nessun piano di emergenza era stato approntato. Siamo stati mandati a morte. Avrebbero dovuto farci evacuare. Il terremoto del 700 ha avuto la stessa casistica, gli stessi tempi. Identico. E loro ci rassicuravano. Parlano di 200 morti. Bugia. Al momento sono mille. E non è finita. E gli sfollati sono 60mila. Denuncio quell'imbelle del sindaco Cialente. La presidente della provincia Stefania Pezzopane. Tutte le autorità. L'Aquila non è. Fu. E noi tutti con lei. Si entra in città e non si hanno più punti di riferimento. Mio marito è entrato stamani. E' tornato al campo sfollati. Non connetteva. Non sapeva più neanche il suo nome. Sono lucida. Le cose che vi dico sono verità. A presto. Anna

Verrà il momento della rabbia. Ce ne sarà per tutti.

Intanto, però, siamo vicini alla gente che ha perso tutto, che non rivedrà più le persone amate, che ha davanti a sé l'angoscia di altri giorni ed altre notti di terrore, di minaccia.
A questa gente piegata dalla storia, dai soprusi e dalla natura, tante e tante volte.
A questa gente mai spezzata.
Non lasciamoli soli.
.

7.4.09

Una mano all'Abruzzo

Informazioni utili per chi vuole dare una mano alle persone che hanno subito il terribile terremoto QUI.

Tutta la solidarietà e la vicinanza della Cometa a tutte le persone che stanno soffrendo, che sono ferite, che hanno perso i loro familiari o la loro casa.
Un abbraccio forte! 

6.4.09

Solo 5 giorni fa....

Cari amici, non credo di fare torto a tutte le persone che sono rimaste vittima del terremoto di stanotte, se cito questo articolo di 5 giorni fa.

Quando sarà terminato il primo momento di emergenza dei soccorsi, occorrerà una riflessione veramente seria sull'attendibilità del sistema informativo, in mano ai padroni di questo Paese (come Bertolaso) ed ai grandi baroni della scienza.


1 Aprile 2009:Terremoto, il metodo di Giuliani basato sul Radon sotto accusa

Aveva previsto un evento disastroso che poi non si è verificato, adesso il ricercatore dei laboratori del Gran Sasso è stato denunciato per procurato allarme


Non bastasse lo sciame sismico che da metà febbraio ha trasformato questo angolo d’Abruzzo in una pista di rock and roll, con oltre 30 scosse di magnitudo superiori ai 2 gradi, scuole chiuse, malori, tetti pericolanti e gente sull’orlo di una crisi di nervi, a fare danni ci si è messo anche «il terremoto che non c’è»: o meglio, che sarebbe dovuto arrivare e per fortuna non c’è stato.
Annunciata con toni quasi profetici da Gioacchino, Giampaolo Giuliani, tecnico che fa ricerca ai Laboratori nazionali del Gran Sasso e che da anni sostiene di aver elaborato un metodo in grado di prevedere l’arrivo degli eventi sismici, la notizia del terremoto, che nelle previsioni di Giuliani avrebbe dovuto essere «disastroso», ha scatenato tra domenica e lunedì una psicosi collettiva, che ha mandato in tilt Sulmona e dintorni. Tale il vespaio, da costringere ieri la commissione Grandi Rischi della Protezione civile a riunirsi in fretta e furia «per rassicurare la popolazione che non c’è alcun pericolo in corso», che «la situazione è monitorata ora per ora» e che «non è possibile prevedere in alcun modo il verificarsi di un sisma». Con un diavolo per capello, il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, si è scagliato contro «quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false», chiedendo una punizione esemplare.E così è stato: Giuliani, che basa le sue previsioni sull’analisi di un gas (il Radon) sprigionato dalla crosta terrestre e che ha costruito enormi cubi in piombo per monitorare il suolo, ora si ritrova addosso una denuncia per procurato allarme. «È stato terribile». Il sindaco di Sulmona, Fabio Federico, ancora non si è ripreso. Domenica era a Roma, al congresso del Pdl. In mattinata, una scossa di magnitudo 4 aveva squassato il suo paese. «I vigili urbani— ha raccontato—mi hanno messo telefonicamente in contatto con questo signore (Giuliani, ndr.), che mi ha annunciato l’arrivo, da lì a poche ore, di un sisma devastante. Non sapevo che fare: far scattare il piano d’evacuazione o fare finta di niente?». A Sulmona intanto tutti già sapevano. Ed è stato il panico: gente in strada con i materassi, parroci che hanno svuotato le chiese, famiglie radunate nelle palestre. Poi è passata la domenica. E pure il lunedì. La terra ha tremato ancora. Ma piccole scosse. Niente al confronto del «terremoto che non c’è».


fonte: sito non ufficiale dell'Università dell'Aquila.

3.4.09

Una malattia difficile da debellare

 
Il vento razzista di regime spazza senza pietà questo sazio Nordest.
Così, un folle arrogante padrone di ristorante della provincia di Verona prima mette le mani addosso alla giovane cameriera rumena, poi, quando questa lo denuncia, la minaccia, cerca di comprare il suo silenzio, e infine le dà un appuntamento; a questo, egli si presenta armato di revolver e uccide la donna e ferisce il marito sotto gli occhi del loro piccolo di 5 anni.

Nei giornali italiani, a partire dal locale quotidiano "L'Arena", le responsabilità si capovolgono: l'assassinio efferato e premeditato diventa il gesto esasperato di un uomo ricattato.
Superfluo ogni commento. La storia è sintetizzata qui.

Volevo però fare un accenno ad un aspetto secondario della vicenda.
Dichiara padre Gabriel Codrea, prete della comunità ortodossa rumena di Verona: "Conosco decine di casi di donne che vengono molestate dai datori di lavoro, (...) loro lo raccontano, ne soffrono, ma non possono fare niente perchè perdono il lavoro."

E' storia risaputa d'altri tempi, che le ragazze di campagna che venivano "a servizio" presso famiglie facoltose dovevano subire le molestie del padrone di casa e nessuna autorità le avrebbe mai garantite.
Questa barbarie è poi stata debellata, ma evidentemente non è scomparso negli uomini il sentimento di avere diritto ad imporre la sottomissione fisica delle donne, specialmente attraverso l'umiliazione della violenza sessuale.
Non ho né le capacità, né l'interesse ad inoltrarmi in un'analisi psicologica o antropologica, ma trovo necessario far risaltare come il disprezzo delle donne è un filo rosso che attraversa tutte le culture che hanno abitato il Mediterraneo, dall'antichità ad oggi. Coloro che stigmatizzano la difficile condizione femminile nei paesi governati da partiti religiosi mussulmani, dovrebbero ricordare che la Bibbia (a parte che nei Vangeli) è pesantemente  misogina, come lo era l'antica cultura greca che ha dato luce ai grandi miti, a Socrate, a Prassitele.
La ventata civilizzatrice del femminismo ha educato questa nostra società ad una giurisprudenza più equa nei rapporti tra i due sessi; ma non ha evidentemente rimosso la causa di queste situazioni, la tara che marchia a fondo la cultura maschile.
Quello che non è stato ancora intrapreso in maniera diffusa, che rimane assolutamente necessario è una riflessione, seria e profonda, sulla nostra identità maschile. Perché, se per affermarci come uomini abbiamo bisogno della violenza sulle donne (in particolare quelle in posizione di maggior debolezza, come le straniere immigrate) o sui bambini, vuole dire che nascondiamo sotto i muscoli un terribile vuoto strutturale, assetato di rivalsa. Che mentre si brandisce l'obelisco del sesso eretto, si mostra chiaramente, inequivocabilmente, i segni dell'impotenza.

./.\.

1.4.09

Verità per Niki

Nei giorni 1, 2 e 3 aprile alle 6,45 ed alle 20,45 su Radio24
nel corso della trasmissione "Un abuso al giorno toglie il codice d'intorno", ci sarà un'intervista a Ornella, la mamma di Niki Aprile Gatti, il ragazzo che secondo la magistratura si sarebbe suicidato, senza alcun motivo, in circostanze misteriose, nel carcere di Sollicciano il 24 giugno 2008.
Per chi non potrà seguire la trasmissione, si può ascoltare in podcast qui.