23.4.09

Durban II, ovvero l'opera dei pupi

Si è chiusa ieri a Ginevra la II conferenza delle Nazioni Unite contro il razzismo.
Ancora prima che la conferenza avesse inizio, l'evidenza che Israele, lo stato più bellicoso del mondo, sarebbe stato messo alla berlina, aveva provocato il boicottaggio di Stati Uniti e di alcuni altri stati incapaci di una posizione autonoma in politica estera. Tra cui l'Italia.

Poi, a Ginevra, c'è stato il teatrino di Ahmadinejad, in campagna elettorale ed in cerca di popolarità nelle zone di conflitto in Medio Oriente. Prevedibili reazioni di circostanza degli altri Paesi.

Si fatica molto a trovare nella stampa mainstream qualche serio articolo sul documento finale della conferenza.
Dappertutto non si parla che del discorso di Ahmadinejad: i più rimarcano il suo sbandierato antisemitismo, una piccola minoranza esprime l'opinione che, a parte i soliti proclami antisionisti e la concezione confessionale dello stato, non abbia dichiarato proprio nulla di strano.

Tutti questi austeri pedoni dello scacchiere politico internazionale possono tornarsene a casa soddisfatti: Ahmadinejad acclamato come un eroe, Israele ed i suoi sostenitori perché la buffonata del presidente iraniano ha scongiurato il pericolo di una condanna internazionale seria ed unanime del genocidio palestinese. L'Occidente ottiene il risultato che, nonostante soltanto 9 paesi abbiano boicottato il documento finale, le accuse di colonialismo e schiavismo sono passate completamente in secondo piano.
Ancora una volta, ne siamo usciti candidi come agnelli, alla faccia di quei Paesi che fanno da sempre il ruolo delle vittime, che da sempre attendono il momento in cui sarà resa loro giustizia.
Candidi, ma con le mani irrimediabilmente sporche di sangue.