3.5.09

...dove il lavoro è per il pane



Non c'è commemorazione più irritante per un precario o un disoccupato del I maggio, i megaconcerti e i paraponziponzipò dei sindacati. Pare uno sberleffo da parte di chi il lavoro, bene o male, ce l'ha; e tradisce il senso autentico di questa ricorrenza, la lotta per il lavoro, dalla rivolta di Haymarket a Portella della Ginestra.
Finalmente, ho letto una bella cosa, uno scritto in cui mi riconosco, nel blog dell'incarcerato.

 


Da parte mia, aggiungo questo testo dei Gang, che ho conosciuto attraverso la recitazione del grande-cuore Massimo Totola.
A quest'ultimo mando un ringraziamento grande grande.







Il lavoro per il pane

Il popolo mio è qui
dove egli canta
dove il lavoro suo
è per il pane
Per sempre avrà la Primavera
perchè ai cieli lui appartiene
perchè di Terra è fatto
e della Terra fa col sogno
il suo giardino

Il popolo mio non ha prigioni
nè torri e nè confini
perchè la sua città di gioia è fatta
di spighe d'oro di filari d'uva
di olio e miele

Il popolo mio insorge
nell'ora prima
quando scalzo va sull'erba
che a lui di pace dona
una missione

Il popolo mio il mondo non affanna
poiché nati d'amore sono i figli suoi
Poiché cerca con un bacio
la giusta parola
quella che la Terra fa iniziare
là dove le ali si levano
senza far rumore
dove i fiori dicono i loro nomi

Il popolo mio risorge
quando consegna la sera
alla tovaglia bianca
e nell'ora che è della cena
il cuore improvviso gli appare
in mezzo al petto
così sfugge al tramonto
che cinge l'ultima rosa

E quando il popolo mio sogna
sarà la luna, il cane
sarà il ribelle a custodire
il sentiero l'argine
la trave del soffitto

Il popolo mio compie le stagioni
e non altri
non chi coi demoni soffiò
vento di sabbia sul raccolto
non chi piantò il chiodo nelle carni
non chi la spina conficcò
nella fronte
Mite erede della Terra
è il popolo mio


Il popolo mio è qui
sui campi dove ogni giorno torna
e trova ogni giorno le sue impronte

Il popolo mio offre le sue mani
alle distese di colori
all'alba che trionfa sconfinata
perchè dell'Amore la fede lui conserva

Il popolo mio è testimone
della farfalla, della foglia che cade
del violino e della pietra
e del sole che si fa sangue
dell'arcobaleno e del vento che trema
della luce che esce
da ogni ferita

Il popolo mio è qui
dove egli canta
dove il lavoro suo
è per il pane
(Marino e Sandro Severini, da Gandhi)