10.6.09

Massacro in Amazzonia

PERCHÉ GLI INDIGENI DEL PERÙ CI RIGUARDANO

Gennaro Carotenuto
(09 giugno 2009)

È finora di una quarantina di morti e di centinaia di feriti il bilancio dell’uso della forza da parte del governo peruviano di Alan García, uno degli ultimi in America latina che al consenso degli elettori continua ad anteporre, come se fossimo ancora nei decenni neri di fine XX secolo, quello di Washington.
 
Il conflitto tra gli indigeni dell’Amazzonia e il governo di Lima (del quale demmo conto qui e qui) ha avuto così lo sviluppo più sanguinoso possibile che in queste ore sta provocando una vera e propria caccia all’uomo con almeno uno dei dirigenti indigeni più in vista, Alberto Pizango (nella foto), costretto a chiedere asilo politico in Nicaragua. Non poteva averne altro in un paese come il Perù, tra gli ultimi ad essere retto da un governo ortodossamente neoliberale e che si è legato mani e piedi firmando un trattato di libero commercio che è all’origine dell’attuale crisi.

È infatti il TLC tra Perù e Stati Uniti che “privatizza” una dei patrimoni mondiali più importanti per biodiversità dell'intera umanità, aprendolo allo sfruttamento da parte delle multinazionali del petrolio, del gas, dell’acqua e del legname e sottraendolo alle popolazioni indigene che lo considerano loro assegnato per diritto ancestrale. È sempre il TLC che sottrae completamente alla sovranità peruviana il territorio. Le compagnie multinazionali, sono infatti libere di sfruttare il territorio senza essere obbligate ad alcuna mediazione con chi, come gli indigeni, su quel territorio ci vive. Siamo così al muro contro muro, con il governo di Lima che usa la violenza perché non ha altra scelta che rispettare i patti con Washington e le comunità indigene che stanno combattendo una battaglia per la loro sopravvivenza.

Continua su Latinoamerica.