Caro Cesare, quando ho letto il titolo del tuo pezzo avevo pensato che tu intendessi parlare di tutt'altro, cioè della realizzazione del "Piano di rinascita democratica" della P2 che vediamo svolgersi "magicamente" sotto i nostri occhi. Invece ci parli di crisi economica, di distacco della casta politica dai cittadini, in termini chiari, diretti, efficaci; mi è parso uno strumento intelligente ed utile, visto che la gente si annoia a dover impegnare il cervello nel capire qualcosa, ed è rassicurata da chi afferma che il problema non sussiste, magari ostentando disprezzo verso coloro che dissentono.
Ma vorrei tornare al titolo che mi aveva colpito. Che tu l'abbia usato con più o meno consapevolezza, il famigerato Piano della P2, che perseguiva la delega totale del potere ad un'oligarchia che non potesse essere messa in discussione, anche attraverso un uso sapiente della manipolazione mediatica, ritorna centrale nel discorso che riguarda l'isolamento della casta dei "manovratori".
Forse sarebbe perfino ingeneroso attribuire tutta la responsabilità alla P2, visto che anni prima intellettuali di valore, Pasolini in testa, avevano individuato la deriva culturale, "la scelta coatta ormai comune a tutti gli italiani".
Il bombardamento ideologico televisivo non è esplicito: esso è tutto nelle cose, tutto indiretto.
Ma mai un «modello di vita» ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo o di donna che conta, che è moderno, che è da imitare e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! Il linguaggio della televisione è per sua natura il linguaggio fisico-mimico, il linguaggio del comportamento. Che viene dunque mimato di sana pianta, senza mediazioni, nel linguaggio fisico-mimico e nel linguaggio del comportamento nella realtà. Gli eroi della propaganda televisiva -giovani su motociclette, ragazze accanto a dentifrici- proliferano in milioni di eroi analoghi nella realtà. (P.P.Pasolini, "Scritti corsari")
Per questo, caro Cesare, anche se ammiro la tua forza, la tua fede, non sono d'accordo quando dici: "l’Italia non pensa con le vostre teste, politici imbellettati, è ormai chiaro ai più, la voce dell’Italia siamo noi cittadini: si invertono i ruoli, l’Italia siamo noi "e voi non siete un cazzo". (...) Una nuova classe politica vi spazzerà via presto con la forza delle idee".
Piuttosto, concordo con Ascanio Celestini sul fatto che "il popolo è un bambino".
Questo bambino, tenuto all'oscuro di tutto, anche se ha già i capelli bianchi, prima di ribellarsi ha bisogno di prendere coscienza di sé attraverso un percorso di educazione civile, alla don Milani o alla Danilo Dolci, per intenderci.
Ritengo che non dobbiamo disperdere tutte le nostre forze nella frustrazione dell'attesa di una rivoluzione che non arriverà mai, ma piuttosto costruire giorno per giorno, mattone per mattone, ognuno nell'ambito della sua attività e della sua vita, i muri maestri di un'umanità libera. Un'umanità non massa, dedita alla sollecita cura dei valori dell'incontro, dello scambio tra persone, della creatività, della tenerezza, del rifiuto del "virus del dominio" che irretisce, allontana da sé, dal proprio corpo e desiderio, riduce "le creature come molecole di cui nel complesso sia esattamente prevedibile, controllabile e regolabile dall'esterno il movimento comportamentale: come in liquidi amorfi, aumentandone l'energia disponibile e il consumo, in vortici poveri di senso" (D. Dolci, "La creatura e il virus del dominio", L'Argonauta, Latina, 1987).
Rinforziamo le nostre difese immunitarie e, finalmente, cominciamo a crescere.