17.6.09

Verona sull'orlo di una crisi di nervi

Profilo basso e sornione in questo periodo per la vostra Cometa di fronte al teatrino politico: li guardo sotterrarsi, letteralmente. Con un certo gusto e soddisfazione.





Nella provincia di Verona, dove vivo, alcuni comuni nelle ultime elezioni sono passati dal centro-sinistra alla Lega. I sindaci, desiderosi di mostrare subito la loro voglia di fare, si ispirano al loro faro che siede sul seggiolone del capoluogo veronese, Flavio Tosi, ed emettono ordinanze (poco) creative e (molto) repressive a raffica.

A questo proposito, segnalo l'interessante guida al mondo dell'ordinanza creativa dell'amministrazione veronese, creata per il festival Brutti Caratteri 2009.

Il "modello Tosi", però, si dimostra assai meno accattivante se lo si vive come cittadini. Vi ho già parlato dello sgombero del ritrovo di piazza Dante. Lì si tratta di uno spazio di ritrovo spontaneo molto amato, contrapposto a quello più esclusivo (conquistato anche a suon di mazzate) dell'adiacente piazza Erbe. Solo che in quest'ultimo spazio la presenza dei bar ha determinato licenza di schiamazzo, stereo a palla, divertimento etilico a suon di frantumazione di bicchieri e bottiglie e rissa libera fino alle 2 di notte ed oltre, mentre nell'altro alle 22 scattano ammende salate e sgombero coatto.

Il bavaglio per chitarre e bonghi di cui vi avevo raccontato ha prodotto un curioso effetto domino. Perché il silenzio cala alle 22 solo sugli abitanti di piazza Dante (a occhio e croce, penso si tratti al massimo di 5 o 6 famiglie) , mentre gli altri si devono munire di doppi vetri alle finestre? A pochi giorni di distanza, da tutto il centro storico giungono proteste di rumori molesti: dalle feste private agli spettacoli al Teatro Romano o all'Arena, ogni suono è divenuto insopportabile per una bella fetta di città che si corica subito dopo Carosello.

Il sindaco si trova così schiacciato tra il tentativo di rianimare un turismo sempre più asfittico, "mordi e fuggi", mediante eventi areniani ad alto potenziale nazional-popolare nonché sonoro (i Wind Music Awards, Cocciante, i Killers, Tiziano Ferro, la Pausini, Elton John, Anastacia) e la necessità di accontentare i talebani del "decoro".



Brutta gatta da pelare.

Tanto più che i commercianti non sono mai contenti.
Una volta pretendevano che la circolazione delle auto in centro fosse liberalizzata, soprattutto nelle vie commerciali. E così, si è annunciata nel programma elettorale la rimozione delle telecamere all'ingresso della Zona a Traffico Limitato (nulla è successo: il Tosi non è tipo che mantenga d'impulso qualsiasi promessa elettorale), si sono avviati i lavori per nuovi parcheggi in centro e si è favorito il traffico privato a discapito di quello pubblico.
Ora, invece, residenti e bottegai lamentano il traffico insostenibile ed invocano a gran voce più isole pedonali.
Oltre a questo, gli esercenti della zona storica, riuniti in un coordinamento, lamentano troppi militari, troppe ronde, troppi posti di blocco, troppa rigidità: ammende per un vaso di fiori fuori posto o un tappeto srotolato, sbigottimento dei visitatori esteri di fronte alle ridicole ordinanze. Un calo generalizzato del "giro", di cui si accusa la politica del "decoro".

Intanto, sempre a garanzia del "decoro", non accennano a calare gli episodi di violenza in città. Spesso le bande sono formate da giovanissimi (era un minorenne perfino l'aggressore al procuratore capo Schinaia, titolare di alcune indagini su violenze a carico di gruppi di estrema destra); altre volte basta un po' di nervosismo, uno sguardo storto, un rallentamento stradale, per scatenare la violenza.

Giulietta ha traslocato.

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