Cari amici, non ho alcuna velleità letteraria, ma permettetemi di proporvi un piccolo racconto, un'idea. E siate indulgenti.
Lettera tra due mondi
Mia cara,
permettimi di scriverti ancora, in questo momento in cui il mio cuore non sa più trattenere il peso della mancanza di te.
La mancanza... Ho vissuto tutto questo tempo con questo vuoto attivo che morde.
Da quando mi hai lasciato, da quando mi hai detto che mi amavi come non avevi amato nessun altro, ma che non potevi stare con me, fedele a quella tua folle coerenza che mi annientava, la mancanza è stata il motore della mia vita. I compagni non sapevano, non vedevano – i compagni solo sentivano questa forza tremenda, illogica, incomprensibile – ma io ero consapevole che quella era la mia fonte segreta di energia. Una fonte praticamente inesauribile: il dolore la esacerbava, le difficoltà mi portavano alla disperazione, e ogni volta la disperazione mi dava più cieca risolutezza. Non so neppure io come resisto a questa tensione.
Di giorno sto ormai rintanato sempre in una cantina fredda e umida. E' necessario che resti qui, in questo momento, anche se è molto più pericoloso della foresta dove vivevo lassù in montagna. Hanno visto degli agenti gironzolare qui intorno. Andrò via presto, devo solo finire alcune cose.
Però non potrò mandarti i fiori, quest'anno. Sorvegliano la tua tomba e tutto il cimitero.
Non credere che non mi ricordi di quel giorno in cui te ne sei andata - come potrei dimenticare? La tua presenza è sempre stata l'assenza. Mi hai distrutto, ma non mi hai mi abbandonato. Di questo non so se ringraziarti o maledirti.
Ti amo sempre. Tuo