21.9.08

dom taty tomka


Nei giorni mi è caduto tra le mani un disco che non ascoltavo da tanto tempo: “dom taty tomka” di Alfredo Lacosegliaz, uscito nel 1997 per la collana dei dischi del Manifesto.

Ho deciso di scriverne perché, contrariamente alla maggior parte delle produzioni discografiche che ho “consumato” da troppi ascolti appena acquistate, questa mi ha ancora sorprendentemente emozionato e commosso.

Il suono è atroce, anche per me che sono poco sensibile all'approccio estetico. I suoni sono secchi, rasposi, stridenti, non c'è spazio, non c'è profondità, e il laborioso ordito dell'arrangiamento non è molto chiaro, perché spesso i livelli degli strumenti sono squilibrati.

A parte questo, il suono da registrazione “sul campo” alla De Martino o Carpitella non manca di un suo fascino urticante. D'altra parte, la scrittura musicale non indulge in romanticherie. Eccettuato lo struggente “legkaja nostal'gija” che chiuse il disco, le altre 13 tracce non cedono mai la pulsazione ritmica sempre sorprendente e tormentata. Su questa pista accidentata di basso e percussioni, la scrittura personalissima di Lacosegliaz (che è stato arrangiatore delle cose più belle di Moni Ovadia) snocciola linee intricate, improvvisazioni, sciabolate.
Si sentono reminiscenze balcaniche, slave, russe, adriatiche...

I testi sono in italiano, furlan, greco, serbo, sloveno, polacco. Le fonti d'ispirazione sono eterogenee: popolari, letterarie, originali.

Voglio qui riportare il testo, scritto dello stesso Lacosegliaz, di “etsi pame embrós” (tradotto dall'originale in greco)

Sempre non si può
essere all'altezza delle proprie sensazioni non si può.
Se allusione c'è
inutile spiegarla a chi non la sa già.
Gente mia che mai
si è chinata serva a poter dire "è sacrosanto tutto ciò"
Adesso va così
tra spintoni e urti e gioie quasi mai.

Ironia partì
a dispetto che
ebbra tra di noi scalciando in estasi passò
ma Dio ne decretò
l'esilio e ancor di più
spogliata di virtù infierendo la prostituì.

Si va un po' così
in questa valle d'ombra o sabbia o perlomeno grande caos.
Autoanalisi
psicodrammi e in più meditazioni zen.
Avanti un po' così
tra menti confuse, niente misticismi, orgogli, volontà
si va un po' così
tra bambini orrendi e orrende verità.

La mia gente che
ribelle esagerò
ha energie semmai per ricordare che fallì.
Vitelli d'oro e poi
pagani e filistei
masse senza dei, lerciame, fecce e brutti eroi.

Peccati chi non ha
la prima pietra scagli e veda dove imparziale colpirà.
Detto tutto ciò
eserciti feroci, morti, atrocità.
Certo il saggio sa
che sperare è vano tanto quanto ci riserva l'aldilà.
Possibilità
si può intrasognare forse in santità.

Ma Dio tu ci stai
giocando a scacchi con
chi vomita con noi la più malsana umanità.
Ma Dio di pietà
risvegliati se puoi.
Responsabilità, lo sai, la devi a tutti noi.

Lacosegliaz porta con sé, nel suo bagaglio di cittadino del mondo, l'eredità di orgoglio, dignità e dolore di un mondo sospeso nella sua storia di crocevia di lingue e culture che rimangono in potenza, represse come sono in un mondo che è passato dalla follia della dittature nazionaliste a quella della globalizzazione forzata. "Si è perso il sonno per la troppa banalità / non certo pazzi nell'annaspare in questa melma." (Big Bang)


Scarica la traccia 11: dom taty tomka.mp3