28.5.08
Quell'atroce passato che può ritornare
Quell'atroce passato che può ritornare
per adesioni razzismodimassa@gmail.com
Siamo persone - storici, giuristi, antropologi, sociologi e filosofi - che da tempo si occupano di razzismo. Il nostro vissuto, i nostri studi e la nostra esperienza professionale ci hanno condotto ad analizzare i processi di diffusione del pregiudizio razzista e i meccanismi di attivazione del razzismo di massa. Per questo destano in noi vive preoccupazioni gli avvenimenti di questi giorni - le aggressioni agli insediamenti rom, le deportazioni, i roghi degenerati in veri e propri pogrom - e le gravi misure preannunciate dal governo col pretesto di rispondere alla domanda di sicurezza posta da una parte della cittadinanza. Avvertiamo il pericolo che possa accadere qualcosa di terribile: qualcosa di nuovo ma non di inedito.
La violenza razzista non nasce oggi in Italia. Come nel resto dell'Europa, essa è stata, tra Otto e Novecento, un corollario della modernizzazione del Paese. Negli ultimi decenni è stata alimentata dalla strumentalizzazione politica degli effetti sociali della globalizzazione, a cominciare dall'incremento dei flussi migratori e dalle conseguenze degli enormi differenziali salariali. Con ogni probabilità, nel corso di questi venti anni è stata sottovalutata la gravità di taluni fenomeni. Nonostante ripetuti allarmi, è stato banalizzato il diffondersi di mitologie neo-etniche e si è voluto ignorare il ritorno di ideologie razziste di chiara matrice nazifascista. Ma oggi si rischia un salto di qualità nella misura in cui tendono a saltare i dispositivi di interdizione che hanno sin qui impedito il riaffermarsi di un senso comune razzista e di pratiche razziste di massa.
Gli avvenimenti di questi giorni, spesso amplificati e distorti dalla stampa, rischiano di riabilitare il razzismo come reazione legittima a comportamenti devianti e a minacce reali o presunte. Ma qualora nell'immaginario collettivo il razzismo cessasse di apparire una pratica censurabile per assumere i connotati di un «nuovo diritto», allora davvero varcheremmo una soglia cruciale, al di là della quale potrebbero innescarsi processi non più governabili.
Vorremmo che questo allarme venisse raccolto da tutti, a cominciare dalle più alte cariche dello Stato, dagli amministratori locali, dagli insegnanti e dagli operatori dell'informazione. Non ci interessa in questa sede la polemica politica. Il pericolo ci appare troppo grave, tale da porre a repentaglio, le fondamenta stesse della convivenza civile, come già accadde nel secolo scorso - e anche allora i rom furono tra le vittime designate della violenza razzista. Mai come in questi giorni ci è apparso chiaro come avesse ragione Primo Levi nel paventare la possibilità che quell'atroce passato tornasse.
Alberto Burgio, Carlo Cartocci, Tullia Catalan, Enzo Collotti, Alessandro Dal Lago, Giuseppe Di Lello, Angelo d'Orsi, Giuseppe Faso, Mercedes Frias, Gianluca Gabrielli, Clara Gallini, Pupa Garribba, Francesco Germinario, Patrizio Gonnella, Maria Immacolata Macioti, Brunello Mantelli, Giovanni Miccoli, Giuseppe Mosconi, Grazia Naletto, Michele Nani, Salvatore Palidda, Pier Paolo Poggio, Enrico Pugliese, Anna Maria Rivera, Rossella Ropa, Emilio Santoro, Katia Scannavini, Renate Siebert, Giacomo Todeschini, Nicola Tranfaglia, Fulvio Vassallo Paleologo, Danilo Zolo
per aderire: razzismodimassa@gmail.com
27.5.08
Into the wild
Ho visto, in ennesima visione, Into the Wild di Sean Penn.
Spero lo abbiate visto anche voi, perché non farò né una recensione né un'apologia.
Vi racconto giusto qualche suggestione, delle tante che il film ha lasciato dentro di me.
Un ragazzo rifiuta il mondo preconfezionato, il mondo dei genitori. Ha l'ambizione (la tracotanza!) di vivere in un modo proprio, secondo i propri desideri, ritmi, valori, esigenze. Pare una scelta enorme. Contro tutto e tutti. L'Uomo non ne ha forse il diritto?
La nostra cultura fortemente antropocentrica ci dice che l'umano è il solo essere intelligente, che è dotato di suprema libertà, che è ad immagine di Dio, appena meno onnipotente, appena meno eterno...
Questo Uomo ha un solo padrone. Non Dio, non la morte, bensì la società!
Beh, il ragazzo sceglie di scegliere, e ci mette tutta la sua forza, ingenuamente totale, da eroe mitico, o dei cartoni animati. Sembra un essere in precario equilibrio tra le due polarità di un supereroe e di un povero fuscello alla mercé di tutti i venti. Eppure, il suo si delinea come un percorso diritto e coerente, lo spirito prende corpo dalla radicalità, non dal compromesso, dal risparmio di sè....
I genitori del film sono caricaturali. Certo. Ma lo sono anche i miei.
Penn non giudica, non dà ai genitori borghesi tutta la responsabilità, e infatti ci racconta che anche il figlio della dolcissima hippie è partito senza dare più sue notizie. Penn si permette il lusso di avere un moto di pietà e simpatia per i Genitori. Prende atto che non sappiamo comunicare, non sappiamo accettarci. William Hurt, seduto sull'asfalto in un rictus di atroce dolore è una delle scene più belle e commoventi che abbia mai visto sullo schermo. Ma per una settimana ho bloccato la lacrima in gola.
Quando il percorso nella solitudine, all'interno di sé ed in profonda comunione con l'ambiente naturale giunge alla pienezza, il giovane progetta il ritorno alla società, per condividere la sua ricchezza. Rivediamo in rapida sequenza i tanti fili d'amore lasciati sospesi. E' un momento esaltante. Eppure, sembra dirci Penn, non siamo ancora pronti alla libertà totale. Il tentativo di ritorno è un catastrofe, il ragazzo si trova, in un certo modo, intrappolato nel mondo senza padroni, senza legami, senza limitazioni che si era costruito. La scoperta dei propri limiti ultimi era completata, o si torna sui propri passi o il prossimo traguardo è la morte.
Ancora una volta, il regista non suggerisce risposte preconfezionate. Gli elementi sono tutti lì, basta coglierli.
Come Penn, sono convinto che non si può parlare di libertà senza la critica alla società, senza guardare con franchezza il labirinto dei rapporti umani, a partire dalla famiglia, senza trovare sé stessi nel silenzio interiore e nella relazione con l'ambiente naturale e umano, senza occuparsi dello spirito, in una sorta di mistica laica, come direbbe Deleuze.
A chi ha amato questo film, al fratello in questo mondo poco accogliente, consiglio il libro di Denis Johnson, Cronache anarchiche, Alet edizioni, 2004 (titolo originale: Seek: Reports from the Edges of America & Beyond, 2001)
26.5.08
Il razzismo è un fatto di massa
15/5/2008 (...) Il razzismo è diventato un fatto di massa, che coinvolge persone che mai hanno fatto politica attiva e che ora invece sono in prima fila a bruciare i campi rom e a chiedere la loro cacciata dalla propria città e dall’Italia. Ed era facile prevedere che tali fatti sarebbero successi in una città come Napoli, dove più acute ed insopportabili sono le situazioni di degrado non solo ambientale e dove è più facile trovare chi, per pochi soldi, è disponibile a buttare bottiglie molotov su povere baracche di rom, incuranti se tale atto possa o meno provocare una strage.
Sì, perché anche questo crediamo sia certo. Gli assalti ai campi rom, visto quello che abbiamo potuto leggere sui quotidiani, sono stati premeditati e scientificamente organizzati. Ed il motivo è semplice e lo abbiamo più volte ripetuto: non è da tutti realizzare bombe molotov, non è da tutti saperle utilizzare, non è da tutti saper usare armi od esplosivi. Non può farlo la casalinga o il pensionato. Per queste cose ci vuole addestramento militare per acquisire quelle capacità tecniche che consentano di portare a termine le operazioni prefisse senza rimetterci la propria vita. E l’addestramento militare si acquisisce o nelle strutture militari dello Stato a questo preposte, o nelle strutture della delinquenza organizzata, che ha proprie strutture militari, mezzi e uomini che non hanno nulla da invidiare a quelle statali. Ma ci sono anche organizzazioni politiche dell’area neonazista che hanno identiche capacità tecniche ed organizzative, messe in mostra nei mesi scorsi in occasione dell’omicidio di un tifoso laziale. Organizzazioni neonaziste sempre pronte a scendere in campo contro i migranti.
In politica noi non crediamo alle coincidenze. Sappiamo che esistono organizzazioni che studiano attentamente quello che accade e programmano iniziative di vario tipo, anche delinquenziali. Non crediamo sia un caso che i fatti di Napoli accadano quando il nuovo governo delle destre assume con il voto di fiducia i pieni poteri e quando si preannunciano provvedimenti legislativi ed azioni dure nei confronti dei migranti in genere e dei rom in particolare. Così come non è un caso che il prossimo Consiglio dei Ministri si tenga proprio a Napoli. Ciò che è successo in questi giorni ci dice con chiarezza quale tipo di idea politica si vuole promuovere a Napoli e in Campania e quale soluzione si prospetta per la “questione rifiuti”. E ci viene anche il sospetto, vista la rapidità delle azioni che si sono susseguite, che la vicenda del tentativo di rapimento del bambino di pochi mesi che ha dato il via al pogrom a Ponticelli, ex zona rossa di Napoli, sia stato anch’esso organizzato. Saremmo curiosi di conoscere la versione della vicenda fornita dalla ragazza accusata del rapimento. Ma questo forse non lo sapremo mai.
E’ grave che il Governo o il ministro dell’Interno non abbiano fatto alcuna dichiarazione contro la distruzione dei campi rom a Napoli preoccupandosi invece di nominare commissari speciali “all’emergenza rom”, avallando in sostanza ciò che gruppi terroristici, perché di questo si tratta, hanno fatto a Napoli. E’ la fine dello Stato. Da ora in poi ognuno potrà farsi giustizia da sé sapendo di trovare l’avallo politico di una destra che ha fatto della questione “sicurezza” il suo cavallo di battaglia. Se passa tale linea i reati che sono responsabilità personale di chi li commette potranno diventare un fatto collettivo, addebitabile alla comunità di appartenenza di chi delinque. Dovremmo così aspettarci che tutti i napoletani siano considerati camorristi, tutti i siciliani mafiosi, tutti i calabresi 'ndranghetisti, e via barbarizzando. Che nessuno dimentichi che quando si imbocca la strada del razzismo nessuno è più sicuro e tutti prima o poi possono finire nel mirino di chi si sente superiore agli altri. A quando l’instaurazione del coprifuoco o l’obbligatorietà della iscrizione al partito del capo del Governo? (...)
Giovanni Sarubbi (ildialogo.org)
L'articolo completo è qui: http://www.ildialogo.org/editoriali/editoriale15052008.htm
25.5.08
The Anatomy of Melancholy
Cari studenti e studiosi, per voi ancora un libro straordinario. Ho messo in linea il fac-simile in formato pdf di
Robert Burton: The Anatomy of Melancholy , nell'edizione di Oxford del 1638.
Attenzione: si tratta di ben 73 Mb!
Qui invece trovate il testo in formato elettronico.
Vi risparmio notizie bio-bibliografiche su Burton e sulla sua opera principale, L'Anatomia della Malinconia; clickando sui link immediatamente qui sopra sarete trasportati sulla relativa pagina di Wikipedia; tuttavia, a mio parere le due voci sono migliorabili e quindi invito coloro che mi leggono a prendersi carico di un loro arricchimento.
23.5.08
Giulio Caccini: Le Nuove Musiche
Con questo post, comincio a condividere alcuni testi di un certo interesse nell'ambito della musica e della cultura dei secoli passati, che è il mio ambito principale di lavoro.
Per strumentisti e cantanti interessati alla prassi esecutiva del XVII secolo, ecco un testo di grandissima importanza: Le Nuove Musiche di Giulio Caccini, pubblicato a Firenze da Marescotti nel 1601.
Lo trovate qui:
http://publishing.yudu.com
Giulio Caccini, detto Giulio Romano, nacque a Roma, nel 1551 e morì a Firenze nel 1618. Fu compositore, cantante, insegnante di canto e polistrumentista. E' importante soprattutto per "Le Nuove Musiche", un volume di brani vocali solistici con basso continuo, preceduti da un interessante saggio introduttivo.
Caccini prese parte alla Camerata de' Bardi e in particolare il contatto con Girolamo Mei e Vincenzo Galilei fu determinante per l'elaborazione del nuovo stile monodico. Egli pubblicò un cospicuo numero di arie a voce sola (tra cui la celeberrima già all'epoca "Amarilli mia bella", ripresa, ripubblicata ed arrangiata in tutta Europa) e compose, tra l'altro, l'opera "Euridice" (1602), sul libretto di Rinuccini già utilizzato due anni prima da Jacopo Peri.
Per chi desideri una buona edizione cartacea del facsimile, consiglio quella della S.P.E.S.
20.5.08
Paura di essere sani
Il fascismo non avrebbe potuto attecchire senza un forte consenso di popolo.
A Verona imperversano bande violente di ragazzi figli di famiglie "bene". La gente si sente insicura, ma invece di rivolgersi verso i responsabili delle violenze, va alla caccia dei rom e degli stranieri in genere. Questa società non vuole vedere il cancro che la rode e sposta la propria frustrazione, la propria rabbia, la propria paura, fuori di sé. Come un malato terminale che detesta tutti i sani.
Eccovi un agghiacciante articolo da Repubblica.it di oggi, 15/5/08:
Un sondaggio dell'Ipr Marketing svela una forte avversione verso gli immigrati
Per il 70% degli intervistati il problema è una priorità da risolvere con l'espulsione
I Rom peggio degli extracomunitari "Sono un pericolo. Via i campi"
Inquietanti risultati: cresce l'intolleranza per gli stranieri nel nostro Paese
di BRUNO PERSANO
ROMA - Gli italiani non li vogliono. I Rom fanno paura. La maggioranza ammette che i nomadi costituiscono un problema, molto più degli extracomunitari. Il sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it mostra che tra gli italiani si sta sviluppando un forte sentimento negativo nei confronti degli immigrati, anche se l'avversione verso i rom è maggiore.
La rivolta contro i campi nomadi a Napoli, le spranghe e le molotov lanciate sugli insediamenti campani, sembra abbiano radici profonde nell'Italia tutta, dal Nord al Sud.
LE TABELLE
Lo sgombero di cinquecento nomadi dai campi napoletani; i massicci controlli negli insediamenti romani; il blitz contro gli immigrati con centinaia di arresti e l'istituzione di commissari straordinari per il problema nomadi; il "pacchetto sicurezza" che presto il governo applicherà, sembrano trovare ragione nel sentimento comune che emerge dal sondaggio: il problema dei Rom e degli immigrati è una priorità per il 70% degli italiani.
I "diversi" fanno paura. Almeno tre intervistati su dieci temono i nomadi, il doppio di coloro che sono spaventati dagli extracomunitari. E vorrebbero che lo Stato li cacciasse, e li riaccompagnasse al confine con un foglio di via. Sono indesiderati per il 68% degli italiani. Gli intervistati non hanno fiducia nelle politiche di integrazione sociale dei nomadi: la percentuale non sale oltre il 27%.
Quello che chiedono gli italiani è smantellare al più presto i campi nomadi ed espatriare più Rom possibile, mentre i mille italiani intervistati mostrano più tolleranza verso gli extracomunitari. La percentuale che vorrebbe espellere gli immigrati senza lavoro è solo il 52%, ma coloro che sceglierebbero l'emigrazione di massa dei nomadi è un terzo di più.
Attenzione: ci sono sintomi preoccupanti di un nuovo Olocausto. Siamo chiamati e chiamate, tutti e tutte, a vigilare, a non ripetere gli atroci errori del passato.
La Storia non ci assolverà due volte di seguito per la stessa imputazione.
19.5.08
Due morti (2)
Abito a Verona ormai da diversi anni, ma anche prima la frequentavo regolarmente. Con buona pace dei grossi papaveri del clero e della politica locale, la violenza qui c'è sempre stata, ovviamente con ondate cicliche di recrudescenza, come quella che stiamo vivendo oggi. Poi ci sono gli episodi di intolleranza, i pestaggi, le scritte razziste sui muri, le piccole violenze quotidiane, anche non specificamente politiche.
I politici della città non fanno nulla, anzi: utilizzano questi episodi strumentalizzandoli cinicamente. E allora, come stupirsi che ci sia scappato il morto?
In principio c'è un fascismo diffuso. Accanto alle forme più eclatanti, più consapevoli, come il Veneto Fronte Skinheads, il gruppo nazi-rock dei Gesta Bellica, la curva dell'Hellas, il cattolicesimo tradizionalista o le buffonate delle Pasque Veronesi, c'è il fascismo interiore, quotidiano, di quel 60% di bravi veronesi che alle ultime elezioni ha votato per un sindaco che in campagna elettorale aveva promesso "pulizia etnica".
Uno slogan, certo, ma uno slogan efficace, di grande presa. Perché ogni diversità fa paura. Nel desolante vuoto interiore, la paura prende tutto lo spazio. Naturalmente, ci sono un sacco di furbetti che incanalano la paura diffusa in forme ideologiche aberranti. Ma il problema è a monte.
Nicola non c'è più. Nel luogo dov'è stato massacrato, centinaia di persone hanno lasciato poesie, ricordi, pensieri, fiori, piccoli doni del cuore. Ma il nostro beneamato sindaco ha fatto togliere tutto. Vuole far dimenticare rapidamente questo spiacevole incidente.
Al di là dell'agghiacciante mancanza di rispetto per la morte, e di conseguenza per la vita, ci inquieta il fatto che può succedere ancora, a chiunque di noi.
Nicola è ognuno di noi.
14.5.08
Scene da un interno centro-sinistro
Penati: l'obiettivo è zero campi rom
da "Corriere.it" del 13.5.2008
Ora Penati rivede i suoi piani: "Il termovalorizzatore? Serve"
Scopre che ci vuole «un nuovo impianto di termovalorizzazione». Che così può «arrivare rapidamente in Provincia di Milano alla totale autosufficienza per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti». E, bontà sua, che è indispensabile per «garantire ai cittadini che non ci sarà nessuna emergenza».
Virgolettati che sorprendono, quelli siglati da Filippo Penati. Già, a reclamare un nuovo termovalorizzatore - e, dettaglio, «di grandi dimensioni» - è il presidente della Provincia di Milano. Sì, avete letto bene: l’inquilino di Palazzo Isimbardi - con lo spettro delle urne in Provincia - sposa la linea della Regione Lombardia e del Comune di Milano. (...)
da "il Giornale.it" del 7.5.2008
Due morti (1)
Due corpi hanno lasciato questo suolo.
Un maestro ed amico virtuale: Sbancor, la mattina del 29 aprile.
Un giovane della mia città: Nicola Tommasoli, il 5 maggio.
Il primo è stato una presenza misteriosa, impalpabile, eppure così reale nel movimento.
Aveva una capacità incredibile di leggere la realtà, associando la sua acuta intelligenza con l'intuito economico, politico, filosofico. Pareva quasi di essere invincibili, con Sbancor che rivelava con mesi di anticipo le mosse del nemico. Il crollo delle borse asiatiche, le torri gemelle, l'invasione dell'Afghanistan, l'attacco d'Israele al Libano, la crisi sistemica causata dai mutui sub-prime.
L'ho scoperto nel 2001. Avevo passato lunghi anni chiuso in casa a dirmi che per questo mondo non c'era nulla da fare, poi qualcosa in me scattò in occasione della feroce repressione poliziesca del 17 marzo 2001 a Napoli, che aveva colpito la pacifica contestazione contro il Global Forum sull' e-government. Sentivo/sentivamo che “ce n'était qu'un début”: oggi, col senno di poi, ci rendemmo conto che erano le prove generali della sanguinosa trappola del luglio successivo a Genova. Mi era nata come un'urgenza di buttarmi alle spalle quella specie di rassegnazione depressa, e reagire. Sbancor aveva questo potere, la capacità di vedere le mosse dell'Impero ma al tempo stesso di definire un ruolo per ognuno di noi, che fosse quello della carne tritata. Sbancor credeva che il fatto di capire fosse già un granello di sabbia nell'ingranaggio che lo avrebbe, tosto o tardi, fatto inceppare.
Ecco una sua analisi del 2002:LA FINE DEL "PENSIERO UNICO" - Dalla crisi del neo-liberismo ai nuovi scenari geo-politici
Di Sbancor, oggi ci rimane una ricca eredità di libri e scritti a volte illuminanti, a volte irritanti, ma gonfi di forza, di passione, mai banali.
American Nightmare (2003): qui il libro in pdf. E qui trovate Diario di guerra (2000).
Qui gli ultimi articoli di Sbancor su Information Guerrilla
e poi questo, sulla crisi sistemica causata dalla bolla immobiliare, che ancora oggi i media cercano di minimizzare.
Infine, l'omaggio a Sbancor da parte di Carmilla on line e del suo direttore Valerio Evangelisti.
13.5.08
Ciao a tutte e tutti!
Ri-comincio oggi (o forse ritento) quest'esperienza, questa finestra con cui comunicare con persone sconosciute.
Mmmhh... in questa idea vi è qualcosa di inquietante.
Ormai siamo abituati ai blog. Eppure non è così naturale, se non sei uno scrittore o un giornalista.
Ora che tocca a me (e vi assicuro che questa determinazione ha avuto una lunga gestazione) sento vergogna, imbarazzo, come se fosse una forma moralmente riprovevole di esibizionismo.
Io faccio il musicista. Sono abituato a fare il buffone davanti ad estranei.
Eppure qui, in qualche modo, è diverso.
Potrei essere sincero oppure un imbroglione, e voi potreste benevoli o feroci... non ci vediamo in faccia. Ci immaginiamo. Con un fondo costante di dubbio: scoprirsi, scoprirsi davvero? Fidarsi?
Perché un blog non è un giornale, dove io scrivo e voi leggete. Vorrei che fosse una vera osteria virtuale, dove conoscersi, chiacchierare, bere del buon vino... Essere sé stessi.