Nel post precedente c'era già la sensazione dell'incapacità di continuare, in quel momento, sommerso com'ero da un dolore che non potevo abitare né comunicare.
Ri-comincio oggi (o forse ritento) quest'esperienza, questa finestra con cui comunicare con persone sconosciute.
Mmmhh... in questa idea vi è qualcosa di inquietante.
Ormai siamo abituati ai blog. Eppure non è così naturale, se non sei uno scrittore o un giornalista.
Ora che tocca a me (e vi assicuro che questa determinazione ha avuto una lunga gestazione) sento vergogna, imbarazzo, come se fosse una forma moralmente riprovevole di esibizionismo.
Io faccio il musicista. Sono abituato a fare il buffone davanti ad estranei.
Eppure qui, in qualche modo, è diverso.
Potrei essere sincero oppure un imbroglione, e voi potreste benevoli o feroci... non ci vediamo in faccia. Ci immaginiamo. Con un fondo costante di dubbio: scoprirsi, scoprirsi davvero? Fidarsi?
Perché un blog non è un giornale, dove io scrivo e voi leggete. Vorrei che fosse una vera osteria virtuale, dove conoscersi, chiacchierare, bere del buon vino... Essere sé stessi.