19.5.08
Due morti (2)
Abito a Verona ormai da diversi anni, ma anche prima la frequentavo regolarmente. Con buona pace dei grossi papaveri del clero e della politica locale, la violenza qui c'è sempre stata, ovviamente con ondate cicliche di recrudescenza, come quella che stiamo vivendo oggi. Poi ci sono gli episodi di intolleranza, i pestaggi, le scritte razziste sui muri, le piccole violenze quotidiane, anche non specificamente politiche.
I politici della città non fanno nulla, anzi: utilizzano questi episodi strumentalizzandoli cinicamente. E allora, come stupirsi che ci sia scappato il morto?
In principio c'è un fascismo diffuso. Accanto alle forme più eclatanti, più consapevoli, come il Veneto Fronte Skinheads, il gruppo nazi-rock dei Gesta Bellica, la curva dell'Hellas, il cattolicesimo tradizionalista o le buffonate delle Pasque Veronesi, c'è il fascismo interiore, quotidiano, di quel 60% di bravi veronesi che alle ultime elezioni ha votato per un sindaco che in campagna elettorale aveva promesso "pulizia etnica".
Uno slogan, certo, ma uno slogan efficace, di grande presa. Perché ogni diversità fa paura. Nel desolante vuoto interiore, la paura prende tutto lo spazio. Naturalmente, ci sono un sacco di furbetti che incanalano la paura diffusa in forme ideologiche aberranti. Ma il problema è a monte.
Nicola non c'è più. Nel luogo dov'è stato massacrato, centinaia di persone hanno lasciato poesie, ricordi, pensieri, fiori, piccoli doni del cuore. Ma il nostro beneamato sindaco ha fatto togliere tutto. Vuole far dimenticare rapidamente questo spiacevole incidente.
Al di là dell'agghiacciante mancanza di rispetto per la morte, e di conseguenza per la vita, ci inquieta il fatto che può succedere ancora, a chiunque di noi.
Nicola è ognuno di noi.