[all'ospedale Sacco, Quarto Oggiaro, Milano]
I giovani affluiscono nel luogo nosocomiale, innaturale per l'idea che si sono formati della giovinezza assoluta. I loro percorsi esistenziali dipendono dalla casta di provenienza, i loro sogni sono preformattati da un abuso di condizionamento immaginario. Parlano di gossip e sono qui per l'appalesarsi, nei casi più fortunati, di un fastidio, o, più spesso, di una malattia che potrebbe fare deragliare le indegnità con cui si baloccano, infantili fino oltre i quarant'anni, e che provengono da una nazione intera e messa all'incanto, non incantata: sfondare, andare oltre, cioè guadagnare, per liberarsi, da cosa?, per manifestare una supremazia irreale, l'auto che sfreccia veloce sulle piste aeree sopra Quarto Oggiaro, una cinepresa televisiva che esalti il talento che non hanno. Sono i nati senza talento, riottosi all'esistenza senza talento, alla realtà che riduce noi a sòma e chi ha un sogno reale a un animale in preda alla disperazione.(...)
Aggregano finzioni di desiderio mutuate dalle riviste, dagli articoli che ormai appaiono anche sui quotidiani più prestigiosi. (...) Desiderano: la loro unica verità, che esprimono senza posa e che urge loro enunciare publicamente, è desiderare ed emozionarsi. Il desiderio e l'emozione, a cui fanno riferimento le loro vite già stracce, e, come le loro, quelle dei loro coetanei appartenenti alla casta abbiente, sono inganni del tempo: finzioni nell'attesa di arrivare ai tronchi incarboniti dei vecchi in fila, statue di indifferenza per nulla spirituale.
Questo è il tempo che ha espulso lo spirito dallo spettro di possibilità dell'uomo.
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