14.3.09

Corpo e rivoluzione

Cari amici,
"un blog ottimista" è l'etichetta con cui mi classifica la Sgaggio tra i suoi link. Non c'è scampo all'ironia al laser di Federica.
Mi rendo conto che sempre di più il furore mi toglie ogni leggerezza. Al massimo, rimane il sarcasmo.
Oggi però voglio fare una cosa diversa.
Scrivo qualcosa per quelli che non mi leggono, non per voi, miei pochi ma irriducibili affezionati, perché saranno in buona parte cose che vi risulteranno evidenti, forse perfino banali.

Ciò che mi ha dato fregola di scrivere è stato questo post di Alessio:
Perchè non scoppia la Rivoluzione in Italia? Consigli pratici per cambiare noi stessi e la nostra società



* In Italia (in tutto l'occidente, in forme diverse) è in atto un cambiamento culturale profondo che riguarda la percezione di sé.
Basandosi sull'umanesimo, sulla storia culturale della nostra civiltà, è stato facile introdurre (o lasciar penetrare) sempre più nella mentalità comune il concetto che noi siamo esseri immateriali: pensiero, sentimenti, anima, ma anche averi, status sociale, tutte queste cose ci definiscono più di quanto ci definisca la nostra presenza reale, il nostro corpo.
Eppure, senza quest'ultimo, tutto il resto non potrebbe neppure essere concepito. E' corpo la nostra attività cerebrale, che veicola le idee, è corpo la percezione dei sentimenti, delle emozioni, dell'amore, del piacere, del dolore.
Una buona parte della gente vive come se il corpo fosse uno strumento: è nell'uso comune dire "io ho un corpo". No: io sono quel corpo.
Molti hanno staccato ogni comunicazione con il corpo: non si rendono conto di essere malati, o deboli, o affamati (o sazi), anchilosati, stanchi. Il corpo-strumento ha come conseguenza il corpo-macchina: la produzione (produzione di beni materiali o immateriali, sfruttamento del lavoro, fannulloni immorali e stakanovismo virtuoso, il che bravo: "non si ammala mai"), lo sport (agonismo, fitness, atletificio, doping nei ragazzi e nei dilettanti), la forma fisica (diete, palestre, alimenti), dappertutto domina l'ansia di prestazione.

* Poi c'è la negazione del corpo, soprattutto non appena la macchina non è totalmente all'altezza delle aspettative sempre crescenti: ci si nega il piacere, il contatto, l'incontro fisico - magari a favore del messaggino o di facebook - dà fastidio la presenza altrui, la voce forte, l'odore di ascelle, le pacche sulle spalle... La mancanza di confidenza col proprio corpo genera diffidenza nei confronti della presenza dell'altro, che ci invade con la sua insopportabile corporeità; lo percepiamo col nostro corpo negato, ci ricorda la nostra inconfessata condizione di animali; quegli animali che si riconoscono al fiuto, che si annusano i sessi e scopano per strada. E nasce la paura, paura vera di essere aggrediti: le persone che quando chiedi l'indicazione di una via trasalgono e fanno un balzo lontano da te, gli inquilini del tuo caseggiato che nell'incrociarti sulle scale si appiattiscono sul muro, oppure allungano bruscamente il passo guardando a terra senza scansarsi, ostentando il fatto di non averti notato e mandandoti a sbattere su quello stesso muro.

Neghiamo tutto ciò che è animale come se deteriorasse la nostra umanità, come se ci tradisse.
Ognuno subisce l'imperativo di disfarsi del proprio essere animale.

* Poco male, allora, se qualche entità esterna religiosa o poliziesca reclama la propria autorità sul corpo. Manca la percezione dello strappo, dell'espropriazione di sé. Come se questa nostra carne, ossa, nervi, sangue, respiro, fossero poco più che un avatar di Second Life.


* Ma così come il sistema di dominio persegue il controllo del corpo, sottraendolo alla libertà individuale del cittadino garantita dall'art. 13 della Costituzione, così la rivoluzione deve necessariamente passare per una riappropriazione delle funzioni significative del corpo. E' questa, l'arma che non si aspettano, l'arma della sovversione.
Toccarsi, dare e ricevere piacere, abbattere i moralismi frustranti, godere la bellezza.
Toccarsi, abbracciarsi, riscoprire il piacere e la solidarietà e il fare insieme, totalmente gratuito: altro attributo sovversivo.
Muoversi, occupare uno spazio o reclamarlo per sé.

Il corpo esprime la propria irriducibile unicità, la creatività. La possibilità di sfuggire al controllo. Allo stesso tempo, riappropriarsi del corpo depista il sistema che ti presume incasellato nei binari di produzione e consumo compulsivi.
Apre alternative. Spazi di libertà, di decisione. Di condivisione.
La condivisione è l'antitesi del capitalismo, della conservazione degli interessi individuali, della paura utilizzata demagogicamente, dell'esclusione degli altri.

Non finisco. E' solo un inizio.


Vi segnalo un testo che io amo moltissimo, che qualcuno ha scritto già parecchi anni fa (ti ricordi, Pablo?):
Come fare?

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