30.1.09

Distinguo, sostantivo maschile plurale

Oggi, pensieri in libertà.

La giornata della memoria di quest'anno mi è parsa più "vivace" che altre volte nel passato. Vivace in tutti i sensi.

Da RaiNews24:
Giorno della memoria, per Frattini "Santoro esempio di anti semitismo"
Ho visto solo 2-3 volte una trasmissione di Santoro, nell'epoca in cui si chiamava diversamente, forse Sciuscià. Mi disgustò veramente il suo modo di condurre, quel suo imporsi agli ospiti impedendo loro di parlare (stile Ferrara), quel suo subdolo macchinare per suscitare, far emergere ed far esplodere i conflitti. Tuttavia, non ho potuto ravvisare elementi antisemiti in tutto quello che è stato raccontato dai media sulla conduzione di quella trasmissione.

Frattini è un bel furbetto: distribuisce un'accusa infamante (sì, perché per un democratico è un'accusa sicuramente infamante) ad un conduttore scomodo per questa maggioranza, quando all'interno della sua stessa maggioranza, dello stesso governo di cui fa parte, del suo stesso partito, ci sono personcine sulle quali si possono avanzare ragionevolissimi dubbi.

Cominciamo con i nostalgici del fascismo: Ignazio Benito Maria La Russa, Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, tanto per citare alcuni tra i più noti, non hanno mai nascosto la loro simpatia ed il loro convinto apprezzamento per la politica interna del Duce.
Questi stessi personaggi, nel contempo, hanno ostentato la loro indignazione per le leggi razziali ed il genocidio degli Ebrei.
Come è possibile?
Il sofisma, il distinguo, è presentato nelle parole di Alemanno in una nota intervista:
Per lei il fascismo fu il male assoluto? "Il fascismo fu un fenomeno più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale"

Si procede con i compiaciuti razzisti: tutta la Lega Nord, con in testa i noti Calderoli e Borghezio. Ma non solo loro.
Anche qui si distingue: non ce l'abbiamo con gli Ebrei,  ma con gli stranieri, non con i non-cattolici, ma con gli islamici...
Negli anni '90 da esponenti di punta della Lega Nord arrivavano disinvolte affermazioni antisemite che facevano accapponare la pelle (basta fare un rapido giretto negli archivi online di Repubblica o del Corriere per trovare interventi che non lasciano alcun dubbio in merito). Oggi, l'opportunità politica ha diretto altrove le crociate dei nordisti. [alla faccia di quelli che con superficialità li considerano un gruppo di senza controllo di boccaloni, tanto fumo e niente arrosto]

Cito un passaggio del bel discorso di Claudio Magris al Quirinale in occasione della giornata della memoria:
La Shoah è stata non solo ebraica, ma universale; l'abiezione dell'odio e del disprezzo per gli ebrei mostra l'infamia e l'imbecillità di odiare e disprezzare qualsiasi comunità umana.
Come dire: il razzismo verso i Rom o i Romeni o gli Islamici può in un momento scegliere un altro bersaglio, i Buddisti o i Peruviani. O gli Ebrei, ancora.

Mi si obietterà che la Sho'ah, epilogo di 19 secoli di persecuzioni terribili, ha caratteristiche uniche nella Storia, diverse da tutti gli altri genocidi su base etnica o religiosa, anche quelli molto più sanguinosi, come lo sterminio pressoché totale dei Nativi Americani o la tratta dei Neri. Che questi erano avvenuti per motivi economici e di potere, mentre gli Ebrei furono sempre il capro espiatorio dell'Occidente.

A questa obiezione, io oppongo una domanda: perché, storicamente, l'Ebraismo politico ha sempre cercato appoggi politici "pericolosi"? Perché oggi in USA si fa sostenere dai teocons di Bush ed in Italia dai fieri eredi di Mussolini?

A me pare che il motivo sia il sionismo. Dice Gianni Alemanno, nel corso dell'intervista sopra citata: "Adesso l'antisionismo è una variante dell'antisemitismo."
Chi vi scrive, ve ne sarete resi conto, è decisamente ed assolutamente antisionista. Mi riconosco negli scritti di Gilad Atzmon (ad esempio, qui e qui), di Ilan Pappé,(un suo testo su Carmilla on line), di Uri Avnery (qui qualcosa in italiano). Ancora, vi segnalo  questa riflessione sull'argomento nel blog di Sherif.

Perché il mondo ebraico considera un'opinione critica non razzista, cioè che non si basa su considerazioni di razza ma di condotta politica, altrettanto pericolosa per l'esistenza del popolo e della cultura ebraica di una basata sulla discriminazione razziale? 
In questo modo, non abbiamo svenduto l'antisemitismo, riducendolo ad una critica non razziale, non etica, non religiosa, ma generica?
Non abbiamo tradito così la memoria di tutti coloro che sono morti perché erano Ebrei? (e non perché usavano bombe al fosforo, impedivano il soccorso dei feriti in guerra, si accanivano contro i civili, azzeravano ogni opposizione politica e di pensiero)

Vogliamo veramente affermare che la mia totale irriducibile critica contro le malefatte del governo israeliano nei territori palestinesi è la stessa follia che uccise Anna Frank ed i 6 milioni di Ebrei del nazifascismo e che li ha perseguitati dalla distruzione del Tempio fino ad oggi?

.(.).