L'ho barbaramente ed arbitrariamente sforbiciato, ma lo potete trovare integralmente qui.
Ci hanno raccontato frottole per trent’anni: concertazione, compatibilità, competizione, riduzione del costo del lavoro. E straordinari, contratti a tempo determinato, flessibilità, mobilità...
I sindacati hanno concertato, i padroni hanno profittato, il salario è crollato.
In termini di capacità di acquisto il salario di oggi vale la metà di quello che valeva trent’anni fa
E’ questo il progresso che ci ha garantito la democrazia concertativa?
Ma ancora non basta. Dopo averci raccontato un milione di frottole ora ci dicono: ecco c’è la crisi. Macché crisi, quella che sta sconvolgendo il sistema industriale in tutto il mondo non è una crisi, ma il collasso definitivo del capitalismo moderno.
Eppure la classe dirigente, con il suo codazzo di giornalisti sindacalisti e preti di vario genere, pur avendo fatto bancarotta non intende affatto mollare. Coloro che hanno nelle loro mani il potere economico politico mediatico e militare fanno la faccia sorridente però si cagano sotto, e cercano di rassicurarci: durerà un anno forse due... poi ci sarà la ripresa, firulì firulà.
Non ci sarà nessuna ripresa, parliamoci chiaro. Non ci sarà ripresa perché la storia della crescita è finita. E’ finita non solo perché il sistema finanziario globale è entrato in un buco nero, non solo perché l’indebitamento occidentale ha mangiato la ricchezza delle prossime due generazioni, ma anche perché le risorse fisiche del pianeta sono esauste, esaurite. E anche le risorse psichiche dei lavoratori e della società intera sono al collasso.
NERVOUS BREAKDOWN.
Per venti anni i sindacati hanno svenduto i nostri interessi in nome della concertazione. (...)
Ma oggi non basta più la concertazione. Il Ministro Sacconi esige dai sindacati la complicità. Ed ecco i Bonanno e gli Angeletti, vecchi leccaculo per professione, correre a fornire il loro sostegno.
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI LAVORATORI SONO IN CASSA INTEGRAZIONE
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PRECARI SONO RIMASTI SENZA LAVORO
Ma Bonanni e Angeletti non hanno niente da obiettare. A loro va bene così.
Nessuna forza politica sta dalla parte dei lavoratori.
La sinistra – compresa, spiace dirlo la vecchia roccia di Rifondazione – si è dissolta dopo la meritata sconfitta dell’aprile 2008. Perché ha appoggiato il governo Prodi-Mastella invece di denunciarlo e abbandonarlo? Perché ha votato l’accordo capestro sul welfare? Perché ha votato a favore di una detassazione degli straordinari?
Perché era attaccata all’ultima sdrucciolevole poltrona. Ora l’ultima sdrucciolevole poltrona è sdrucciolata. (...)
Il Partito democratico – incapace di trovare unità su qualsiasi altra cosa, trova unità soltanto nella difesa della confindustria. Il partito di Colaninno e di Caleari incita la CGIL, unico tra i sindacati storici che tenta di organizzare una resistenza, a cedere, a diventare come gli altri due un sindacato complice. L’accordo che CISL e UIL hanno sottoscritto sancisce la fine del contratto nazionale, sancisce la mano libera sulle condizioni di lavoro e sul salario. Questo à l’accordo che il PD vuole imporre alla CGIL.
La crisi che è iniziata in America e lentamente sta inghiottendo l’Europa non è una crisi come le altre. E’ il collasso del capitalismo finanziario globale ma è anche il collasso del sistema industriale globale. Il crollo del sistema industriale è un fatto irreversibile. Non torneremo mai più alle condizioni della crescita, non solo perché l’indebitamento dell’occidente non renderà possibile una ripresa della domanda e degli investimenti, ma anche perché le risorse fisiche del pianeta sono prossime all’esaurimento.
E allora? I lavoratori che sono stati costretti per trent’anni ad accettare ogni ricatto per favorire la crescita ininterrotta, ora sono lasciati da soli a gestire la bancarotta del capitalismo neoliberista.
Licenziamenti, cassa integrazione, decimazione del lavoro precario, caduta verticale del salario.
La storia è finita qui? No, la storia non è finita, perché
I LAVORATORI NON SONO SOLI QUANDO SONO UNITI.
Non c’è più bisogno dei vecchi partiti non c’è più bisogno della vecchia unità sindacale. C’è bisogno di una solidarietà di base, di una solidarietà nella vita quotidiana. I lavoratori sono la grande maggioranza della società. Possono costruire le strutture autonome della vita sociale al di fuori delle regole assassine del potere economico. Possono costruire mercati autogestiti dei beni necessari, rapporti diretti tra consumatori e produttori che permettano di eludere la catena distributiva delle corporation. Possono costruire strutture autogestite di formazione e di produzione di sapere insieme ai lavoratori della conoscenza che si mobilitano nelle università e nei centri di ricerca. Possono costruire una loro società autonoma da quella dei bancarottieri confindustriali.
Nelle grandi città europee si diffonde la pratica degli allottments, orti coltivati autonomamente negli spazi verdi della città. Bisogna moltiplicare gli orti cittadini, creare le condizioni dell’autosufficienza alimentare della società dal capitale.
E’ sul territorio urbano che si ricostruisce oggi la comunità e l’unità dei lavoratori, per rendere vivibile la vita quotidiana. (...)