Una breve sintesi e alcuni spunti di riflessione dalla conferenza che Staffan Mossenmark, soundartist svedese, ha tenuto il 18 maggio scorso alla Biblioteca Civica di Verona, nel quadro delle iniziative S.A.C.S. (Sound Art in City Spaces).
Mossenmark collabora con il Conservatorio di Musica di Verona da alcuni anni ed è uno dei principali animatori del progetto Verona Risuona, fin dalla prima edizione.
Il desiderio di annullare la distanza tra performer e spettatore hanno spinto Staffan Mossenmark ad intraprendere un cammino che da compositore di musica contemporanea l'ha portato alla SoundArt.
I luoghi tradizionali deputati all'esecuzione musicale (teatri, sale da concerto, ecc.) sono costruiti in modo che vi sia una barriera fisica che marca lo spazio e ne identifica due porzioni ben distinte per il pubblico e per il gruppo che si esibisce. Egli identifica, quali spazi più idonei per abbattere questa separazione e favorire l'incontro, i luoghi pubblici.
La piazza è nella città lo spazio simbolo della democrazia, quello dove si incontrano e dialogano le anime diverse della società. La piazza è il luogo del "free speech", cioè non solo della libertà di parola, ma anche della sua pratica.
E dove ciascuno e ciascuna pratica la libera espressione, per il sistema di dominio è impossibile esercitare il suo controllo.
Da parte del SoundArtista vi è un interesse etico per ciò che avviene in un luogo pubblico. L'arte entra nella società, ne diventa parte.
Da punto di vista della pratica artistica, Mossenmark ci ha parlato del suo interesse per i suoni ordinari, quelli così "normali" che appartengono alla conoscenza di chiunque, al di là della propria tradizione o cultura musicale. In questo, vi è un consapevole obiettivo sociale, che vuole abbattere qualsiasi tipo di confine, qualsiasi rapporto di potere.
Il suono grezzo viene poi sviluppato dal SoundArtista: elaborato, inserito in un flusso sonoro più complesso, inserito in un contesto rappresentativo, o anche solamente messo sotto una lente che lo "rivela".
Quest'ultimo tipo di intervento elementare ha dato il via al progetto della Mappa Sonora della città di Göteborg. Alla determinazione dei luoghi "interessanti" sotto l'aspetto del suono può partecipare chiunque, segnalando un determinato punto della città e dandone al gestore del progetto una descrizione emozionale attraverso elementi grafici astratti.
Ovviamente, il solo fenomeno sonoro non è estrapolabile dal contesto che lo genera. Il fatto stesso che un fatto sonoro normalmente trascurato in quanto ordinario venga considerato come episodio carico di valenze estetiche crea uno straniamento: l'atto che genera il suono (ad esempio l'uso di un motore: The Beauty and the Beast, Wroom!, Good Vibrations) assume una consapevolezza che lo fa entrare a far parte dell'atto artistico.
Ancora, sulle molteplicità offerte da questo modo di procedere ci dà interessanti spunti il progetto Iron: 20 culturisti ben oliati, a torso nudo, trascinano lungo un'ampia strada delle sottili barre di ferro lunghe 6 metri, che emettono un suono stridente ed argentino. I culturisti rappresentano con (inconsapevole?) ironia l'iconografia del muscolo, il suo culto, il suo miscuglio di brutalità e quasi femminile vanità, mentre portano non oggetti pesanti, che emettano un suono grave, violento, ma leggere barre dal suono sottile, ricco di armonici acuti.
I simboli, le implicazioni, le suggestioni sono chiare ed eloquenti. La comunicazione, diretta, immediata, non verbale.
Ho chiesto a Mossenmark come nasce un progetto e quale interesse avesse per lui il suono in quanto fenomeno astratto.
Mi ha risposto, sinteticamente, "spostando lo sguardo" in un modo che ho trovato assai efficace e chiarificante, che la cosa più importante è il luogo.
Luogo inteso nel senso più ampio di un ambiente comprendente, oltre alle sue caratteristiche "oggettive", tutta la ricchezza della dimensione umana, la presenza fisica delle persone e la funzione simbolica del loro agire e "presentarsi" nel luogo stesso.
La SoundArt è una diversa forma di democrazia.
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